domenica 30 gennaio 2011

Oltre la metà dei giovani vorrebbe andar via. Al Sud la maggioranza non espatrierebbe

Il 50,9% della fascia 25-34 anni si trasferirebbe volentieri all'estero. A preoccupare soprattutto la precarietà del lavoro, seguita dalla mancanza di senso civico e dalla corruzione. La stragrande maggioranza dei meridionali non lascerebbe invece mai il proprio Paese, i più insoddisfatti vivono al Centrodi ROSARIA AMATO

ROMA - Una volta era il Belpaese. Ma adesso le cose sono un po' cambiate, soprattutto per i giovani, e infatti il 50,9% tra i 25 e i 34 anni si trasferirebbe volentieri all'estero, secondo il Rapporto Eurispes 2011. Oltre il 60% degli italiani ritiene che vivere in Italia sia una fortuna, ma questa percentuale si riduce gradualmente man mano che dalle fasce di età più anziane si arriva ai giovani: quasi il 40% dei 25-34enni ritiene che vivere in Italia sia una sfortuna, e ben il 40,6% degli intervistati (di tutte le fasce di età) si traferirebbe volentieri all'estero, una percentuale superiore al 37,8% rilevata dall'Eurispes nell'analogo sondaggio condotto nel 2006. Oltre la maggioranza degli italiani (51,8%) considera la situazione economica del nostro Paese nettamente peggiorata (+4,7% rispetto al 2010). Un dato così significativo si era registrato solo nel 2005 (54%).

La disillusione si consuma a partire dai 25 anni, soprattutto quando c'è l'impatto con il mondo del lavoro. Infatti la percentuale di chi ritiene che vivere in Italia sia una sfortuna è un po' più bassa nella fascia d'età 18-24 (37,1%) e scende al 26% per quel che riguarda la popolazione di 65 anni e oltre. La precarietà lavorativa è indicata al primo posto tra i mali italiani, dal 29,1% degli intervistati. Ma per i giovani la precarietà lavorativa è un problema di gran lunga più pesante: lo sottolinea il 43,5% dei 18-24enni e il 33,6% dei 25-34enni. La percentuale scende gradualmente per poi risalire, a sorpresa, tra gli ultrasessantacinquenni, che evidentemente non sono indenni dalle preoccupazioni per le giovani generazioni.

Al secondo posto tra i mali italiani c'è la mancanza di senso civico (20,6%), mentre il 19,1% giudica eccessivo il livello di corruzione, il 15,2% ritiene che il peggiore problema per l'Italia sia rappresentato dalla classe politica, l'8,6% dalle condizioni dell'economia, il 3,9% dal tasso di criminalità e l'1,3% dallo stato del welfare. Per quanto riguarda in particolare la politica, il 68,2% degli intervistati si è dichiarato contrario a candidare alle elezioni un indagato, mentre il 21,5% si è dichiarato favorevole, e il 10,3% non ha espresso alcuna opinione.

La preoccupazione per la precarietà nel lavoro è più diffusa nel Mezzogiorno (43,2% nelle Isole e 42,4% nel resto del Sud) contro il 30% del Nord-Est, il 25,6% del Nord-Ovest e il 18,9% del Centro, mentre per gli altri problemi denunciati dagli intervistati c'è una certa uniformità nelle risposte nelle varie aree geografiche. Eppure, di fronte alla domanda: "Si trasferirebbe all'estero?", la situazione si ribalta. Il 62,9% degli abitanti delle Isole non lo farebbe mai (nonostante le preoccupazioni per il lavoro e tutti i problemi reali dell'area geografica, dall'economia alla criminalità), contro il 49,1% degli abitanti del Nord-Ovest. I più disposti a trasferirsi vivono al Centro (49,4%, mentre solo il 40% ha dichiarato che non cambierebbe mai Paese). Guardando alle fasce di età, i più bendisposti ad andarsene hanno tra i 25 e i 34 anni (50,9%).

Ma dove si trasferirebbero gli aspiranti emigranti? In Francia (16,5%), Stati Uniti (16,1%), Spagna (14,3%), Paese che peraltro ha un tasso di disoccupazione che supera il 20%, Inghilterra (11,9%) e Germania (10,1%). Seguono Svizzera, Austria, Svezia, Canada, Olanda, Brasile, Danimarca, Norvegia.

Chi invece non si trasferirebbe mai dall'Italia ne apprezza soprattutto la libertà di opinione e di espressione (26,8%), la tradizione artistico-culturale (20,8%), il clima mediterraneo (17,3%), le bellezze naturali (16,6%), e poi la simpatia della gente, la buona cucina e, buon ultimo, il benessere economico (3,1%). Ancora una volta, sono i meridionali a sentirsi in grande maggioranza fortunati a vivere nel Belpaese (nonostante le classifiche indichino regolarmente le città del Nord come le più vivibili, e quelle del Sud siano sempre in coda alle varie graduatorie): si dichiarano felici di vivere nel proprio Paese il 74,1% degli abitanti delle Isole e il 66,7% del Mezzogiorno, contro solo il 54,4% degli abitanti del Centro.

Eppure, anche il Rapporto Eurispes (se ce ne fosse bisogno) conferma che è al Sud che si concentrano i problemi economici più gravi. Arrivare a fine mese è "uno scoglio insormontabile" per il 35,1% delle famiglie, e nel 2011 "sono in diminuzione le famiglie italiane che nonostante tutto riescono a risparmiare qualcosa (26,2% contro il 30,8% del 2010) e a raggiungere l'ormai ambito traguardo della fine del mese (61% contro 66% del 2010)". Il disagio aumenta però vertiginosamente al Sud (43%), pur essendo acuto anche nel Nord-Est (37%) e nelle Isole (36,5%). il 40% delle famiglie dichiara inoltre di avere difficoltà a pagare rate e canoni.

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Il 50,9% della fascia 25-34 anni si trasferirebbe volentieri all'estero. A preoccupare soprattutto la precarietà del lavoro, seguita dalla mancanza di senso civico e dalla corruzione. La stragrande maggioranza dei meridionali non lascerebbe invece mai il proprio Paese, i più insoddisfatti vivono al Centrodi ROSARIA AMATO

ROMA - Una volta era il Belpaese. Ma adesso le cose sono un po' cambiate, soprattutto per i giovani, e infatti il 50,9% tra i 25 e i 34 anni si trasferirebbe volentieri all'estero, secondo il Rapporto Eurispes 2011. Oltre il 60% degli italiani ritiene che vivere in Italia sia una fortuna, ma questa percentuale si riduce gradualmente man mano che dalle fasce di età più anziane si arriva ai giovani: quasi il 40% dei 25-34enni ritiene che vivere in Italia sia una sfortuna, e ben il 40,6% degli intervistati (di tutte le fasce di età) si traferirebbe volentieri all'estero, una percentuale superiore al 37,8% rilevata dall'Eurispes nell'analogo sondaggio condotto nel 2006. Oltre la maggioranza degli italiani (51,8%) considera la situazione economica del nostro Paese nettamente peggiorata (+4,7% rispetto al 2010). Un dato così significativo si era registrato solo nel 2005 (54%).

La disillusione si consuma a partire dai 25 anni, soprattutto quando c'è l'impatto con il mondo del lavoro. Infatti la percentuale di chi ritiene che vivere in Italia sia una sfortuna è un po' più bassa nella fascia d'età 18-24 (37,1%) e scende al 26% per quel che riguarda la popolazione di 65 anni e oltre. La precarietà lavorativa è indicata al primo posto tra i mali italiani, dal 29,1% degli intervistati. Ma per i giovani la precarietà lavorativa è un problema di gran lunga più pesante: lo sottolinea il 43,5% dei 18-24enni e il 33,6% dei 25-34enni. La percentuale scende gradualmente per poi risalire, a sorpresa, tra gli ultrasessantacinquenni, che evidentemente non sono indenni dalle preoccupazioni per le giovani generazioni.

Al secondo posto tra i mali italiani c'è la mancanza di senso civico (20,6%), mentre il 19,1% giudica eccessivo il livello di corruzione, il 15,2% ritiene che il peggiore problema per l'Italia sia rappresentato dalla classe politica, l'8,6% dalle condizioni dell'economia, il 3,9% dal tasso di criminalità e l'1,3% dallo stato del welfare. Per quanto riguarda in particolare la politica, il 68,2% degli intervistati si è dichiarato contrario a candidare alle elezioni un indagato, mentre il 21,5% si è dichiarato favorevole, e il 10,3% non ha espresso alcuna opinione.

La preoccupazione per la precarietà nel lavoro è più diffusa nel Mezzogiorno (43,2% nelle Isole e 42,4% nel resto del Sud) contro il 30% del Nord-Est, il 25,6% del Nord-Ovest e il 18,9% del Centro, mentre per gli altri problemi denunciati dagli intervistati c'è una certa uniformità nelle risposte nelle varie aree geografiche. Eppure, di fronte alla domanda: "Si trasferirebbe all'estero?", la situazione si ribalta. Il 62,9% degli abitanti delle Isole non lo farebbe mai (nonostante le preoccupazioni per il lavoro e tutti i problemi reali dell'area geografica, dall'economia alla criminalità), contro il 49,1% degli abitanti del Nord-Ovest. I più disposti a trasferirsi vivono al Centro (49,4%, mentre solo il 40% ha dichiarato che non cambierebbe mai Paese). Guardando alle fasce di età, i più bendisposti ad andarsene hanno tra i 25 e i 34 anni (50,9%).

Ma dove si trasferirebbero gli aspiranti emigranti? In Francia (16,5%), Stati Uniti (16,1%), Spagna (14,3%), Paese che peraltro ha un tasso di disoccupazione che supera il 20%, Inghilterra (11,9%) e Germania (10,1%). Seguono Svizzera, Austria, Svezia, Canada, Olanda, Brasile, Danimarca, Norvegia.

Chi invece non si trasferirebbe mai dall'Italia ne apprezza soprattutto la libertà di opinione e di espressione (26,8%), la tradizione artistico-culturale (20,8%), il clima mediterraneo (17,3%), le bellezze naturali (16,6%), e poi la simpatia della gente, la buona cucina e, buon ultimo, il benessere economico (3,1%). Ancora una volta, sono i meridionali a sentirsi in grande maggioranza fortunati a vivere nel Belpaese (nonostante le classifiche indichino regolarmente le città del Nord come le più vivibili, e quelle del Sud siano sempre in coda alle varie graduatorie): si dichiarano felici di vivere nel proprio Paese il 74,1% degli abitanti delle Isole e il 66,7% del Mezzogiorno, contro solo il 54,4% degli abitanti del Centro.

Eppure, anche il Rapporto Eurispes (se ce ne fosse bisogno) conferma che è al Sud che si concentrano i problemi economici più gravi. Arrivare a fine mese è "uno scoglio insormontabile" per il 35,1% delle famiglie, e nel 2011 "sono in diminuzione le famiglie italiane che nonostante tutto riescono a risparmiare qualcosa (26,2% contro il 30,8% del 2010) e a raggiungere l'ormai ambito traguardo della fine del mese (61% contro 66% del 2010)". Il disagio aumenta però vertiginosamente al Sud (43%), pur essendo acuto anche nel Nord-Est (37%) e nelle Isole (36,5%). il 40% delle famiglie dichiara inoltre di avere difficoltà a pagare rate e canoni.

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