giovedì 27 gennaio 2011

MAIPIUSOLI: il gruppo d'acquisto meridionalista più forte di obiezioni e pregiudizi


Di Ivan Esposito

Da quando è cominciata l'avventura di MAIPIUSOLI, il gruppo d'acquisto meridionalista, le obiezioni ricevute sono state sostanzialmente due. Una sciocca, e l'altra pure.

La prima è quella integralista, quella per cui nessun prodotto, nel mondo globalizzato, può essere definito realmente meridionale. Metti la mozzarella di bufala campana, ad esempio: più Sud di così! E invece non ti sei accorto - sostengono sicuri gli integralisti - che il laccetto di plastica che sigilla la busta è stato fatto in un'altra parte del mondo. Come si fa, con un laccetto simile, a definire l'oro bianco un prodotto del Sud?

La seconda la definirei mondialista. Arriva in genere dalla sinistra di paese, da chi spiegandoti il presente e il futuro cerca disperatamente di nascondere un provincialissimo complesso d'inferiorità, senza riuscirci.

I mondialisti inorridiscono davanti ad un'iniziativa protezionistica come (loro ritengono sia) MAIPIUSOLI. Che figura ci facciamo con quelli del Nord, che hanno successo senza ricorrere a simili mezzucci?!

Ai primi è facile rispondere. Nessuno sta cercando l'impresa o il prodotto meridionale puro. La purezza - in senso etnico - lasciamola alla follia nazista e alle tragicomiche discendenze celtiche. Il nostro gruppo d'acquisto sceglie i prodotti sulla base di una semplice addizione. Sommiamo le tipologie di soggetti che ricevono valore aggiunto dalle imprese produttrici. Un'impresa che funziona infatti distribuisce ricchezza a favore di:

a. chi ci mette i soldi, proprietari e risparmiatori, pagando loro dividendi e interessi o incrementando il valore delle quote;

b. chi ci lavora: stipendi, contributi ecc.

c. le Istituzioni, soprattutto le Regioni col federalismo fiscale;

d. il sistema di imprese del territorio: l'indotto dei fornitori;

e. la comunità in senso ampio, con sponsorizzazioni e progetti di responsabilità sociale.

Tra un'impresa che ha nel Mezzogiorno queste cinque tipologie di percettori e un'altra che ne ha quattro, preferiamo la prima. Quella che ne ha quattro è sempre meglio di una che ne ha tre e così via.

Sommiamo le tipologie e non gli importi poiché dà più garanzie di continuità e di investimenti una proprietà meridionale di quante possa fornirne un mega stabilimento con tanti dipendenti che rispondono ad interessi e strategie altre. Inseguire i grandi numeri in termini di posti di lavoro è stata una delle ragioni del fallimento delle politiche meridionaliste del Novecento, dall'Ilva di Bagnoli ai contratti d'area.

Veniamo ai mondialisti. Questi valutano le cose al di fuori del tempo e dello spazio. Non considerano cioè l'impatto del federalismo fiscale di prossima attuazione in Italia, nel 2011. Se lo facessero, saprebbero che inviare risorse dal Sud al Nord sottoforma di acquisti, e contemporaneamente ricevere molto meno dallo Stato per i servizi pubblici (sanità, scuola, trasporti etc.), non è sostenibile. Significa avere più uscite e meno entrate.

Quanto alla presunta contrapposizione di iniziative come MAIPIUSOLI verso il Nord, essa semplicemente non esiste. Un sud più povero è un sud che compra meno prodotti settentrionali, comunque. Ci siano o meno iniziative come la nostra. Al contrario, un Mezzogiorno con un sistema di imprese salde e autonome - autonome dalla spesa pubblica e dalla monocommittenza dei grandi gruppi industriali e distributivi che oggi alimenta tante piccole ditte contoterziste, come per la pasta e le conserve di pomodoro - richiede un minore intervento perequativo dello Stato e mantiene la volontà di acquistare tanti ottimi prodotti tipici settentrionali. MAIPIUSOLI dice agli italiani del Nord: pagate meno tasse, mangiate più mozzarella e tornate più spesso a visitarci. Altro che razzisti alla rovescia!


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Di Ivan Esposito

Da quando è cominciata l'avventura di MAIPIUSOLI, il gruppo d'acquisto meridionalista, le obiezioni ricevute sono state sostanzialmente due. Una sciocca, e l'altra pure.

La prima è quella integralista, quella per cui nessun prodotto, nel mondo globalizzato, può essere definito realmente meridionale. Metti la mozzarella di bufala campana, ad esempio: più Sud di così! E invece non ti sei accorto - sostengono sicuri gli integralisti - che il laccetto di plastica che sigilla la busta è stato fatto in un'altra parte del mondo. Come si fa, con un laccetto simile, a definire l'oro bianco un prodotto del Sud?

La seconda la definirei mondialista. Arriva in genere dalla sinistra di paese, da chi spiegandoti il presente e il futuro cerca disperatamente di nascondere un provincialissimo complesso d'inferiorità, senza riuscirci.

I mondialisti inorridiscono davanti ad un'iniziativa protezionistica come (loro ritengono sia) MAIPIUSOLI. Che figura ci facciamo con quelli del Nord, che hanno successo senza ricorrere a simili mezzucci?!

Ai primi è facile rispondere. Nessuno sta cercando l'impresa o il prodotto meridionale puro. La purezza - in senso etnico - lasciamola alla follia nazista e alle tragicomiche discendenze celtiche. Il nostro gruppo d'acquisto sceglie i prodotti sulla base di una semplice addizione. Sommiamo le tipologie di soggetti che ricevono valore aggiunto dalle imprese produttrici. Un'impresa che funziona infatti distribuisce ricchezza a favore di:

a. chi ci mette i soldi, proprietari e risparmiatori, pagando loro dividendi e interessi o incrementando il valore delle quote;

b. chi ci lavora: stipendi, contributi ecc.

c. le Istituzioni, soprattutto le Regioni col federalismo fiscale;

d. il sistema di imprese del territorio: l'indotto dei fornitori;

e. la comunità in senso ampio, con sponsorizzazioni e progetti di responsabilità sociale.

Tra un'impresa che ha nel Mezzogiorno queste cinque tipologie di percettori e un'altra che ne ha quattro, preferiamo la prima. Quella che ne ha quattro è sempre meglio di una che ne ha tre e così via.

Sommiamo le tipologie e non gli importi poiché dà più garanzie di continuità e di investimenti una proprietà meridionale di quante possa fornirne un mega stabilimento con tanti dipendenti che rispondono ad interessi e strategie altre. Inseguire i grandi numeri in termini di posti di lavoro è stata una delle ragioni del fallimento delle politiche meridionaliste del Novecento, dall'Ilva di Bagnoli ai contratti d'area.

Veniamo ai mondialisti. Questi valutano le cose al di fuori del tempo e dello spazio. Non considerano cioè l'impatto del federalismo fiscale di prossima attuazione in Italia, nel 2011. Se lo facessero, saprebbero che inviare risorse dal Sud al Nord sottoforma di acquisti, e contemporaneamente ricevere molto meno dallo Stato per i servizi pubblici (sanità, scuola, trasporti etc.), non è sostenibile. Significa avere più uscite e meno entrate.

Quanto alla presunta contrapposizione di iniziative come MAIPIUSOLI verso il Nord, essa semplicemente non esiste. Un sud più povero è un sud che compra meno prodotti settentrionali, comunque. Ci siano o meno iniziative come la nostra. Al contrario, un Mezzogiorno con un sistema di imprese salde e autonome - autonome dalla spesa pubblica e dalla monocommittenza dei grandi gruppi industriali e distributivi che oggi alimenta tante piccole ditte contoterziste, come per la pasta e le conserve di pomodoro - richiede un minore intervento perequativo dello Stato e mantiene la volontà di acquistare tanti ottimi prodotti tipici settentrionali. MAIPIUSOLI dice agli italiani del Nord: pagate meno tasse, mangiate più mozzarella e tornate più spesso a visitarci. Altro che razzisti alla rovescia!


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