sabato 17 luglio 2010
Le domande di un meridionalista antipatico
Di Ivan Esposito
Proprio non ce la faccio. Le iniziative antileghiste di queste ultime settimane - dai cartelli ai negozi "Leghisti non graditi" ai dossier sulle schifezze che fanno laddove comandano - non riesco a vederle come un'azione politica meridionalista. Anzi, mi ispirano una certa diffidenza.
Sia chiaro: ce ne sono eccome di cose da obiettare ai leghisti, anche a muso duro.
Ma alla fine, dopo che gliene avremo contate quattro, che cosa ci rimarrà? il sollievo fugace di di esserci sfogati?
E queste innumerevoli rievocazioni delle virtù delle Due Sicilie, cosa apportano? Non c'è dubbio che tutti i meridionalisti comincino da lì, dal conoscere la vera storia della malaunità. Senza una rilettura del passato, rimani inevitabilmente preda della propaganda "italiana" e finisci col credere che i torti subiti siano colpa tua e dei tuoi conterranei, passati presenti e futuri. Nessun dubbio quindi che il revisionismo sia la chiave per attrarre nuove persone alla causa della liberazione del Sud.
Ma se quelli che meridionalisti lo sono già, si rimpallano citazioni, video, particolari, chicche storiografiche etc. , un passo avanti, magari piccolino, quando lo facciamo? Mi viene in mente un film di Nanni Moretti: davanti a un ortodosso marxista che gli sciorina tutte le fasi che la storia attraverserà fino al comunismo, lui timidamente chiede: ma noi almeno un po' della dittatura del proletariato riusciremo a vederla? Moretti è spaventato di impanatanarsi in una battaglia decisamente al di sopra della sua esistenza terrena. E un po' lo sono anch'io.
A costo di diventare antipatico a buona parte dei compatrioti, propongo - invece di guardare agli altri, anche quando il loro marciume rende difficile pensare ad altro; oppure di crogliolarci in ricordi che non sono i nostri - di lavorare su di noi e di chiederci:
1. quali sono i punti di forza del sud di oggi? e non parlo di aspetti veri ma generici, tipo: agricoltura, natura, arte ecc. chiedo nome, indirizzo e telefono delle imprese, delle scuole, dei reparti ospedalieri, dei centri di ricerca, degli uffici pubblici, dei teatri, dei giornali, delle televisioni, dei gruppi di volontariato di cui possiamo essere fieri e da cui gli altri possono trarre esempio.
2. quali sono le prime 5 cose che ogni cittadino del sud deve avere? i meridionalisti quale idea hanno del SUD MADE IN SUD? detto altrimenti: se non fossimo una colonia, cosa ci procureremmo prima di tutto, visto che non potremmo avere tutto? La lista delle cose che ci hanno sottratto non finisce più, ma quella delle priorità da raggiungere è breve e sofferta, ma una classe dirigente che non sa stilarla e attrarvi consenso non è una classe dirigente, e senza classe dirigente tanto vale rimanere colonia.
Davanti ad un supermercato dove ditribuivo i volantini CompraSud, una signora mi dice: ok, ma allora che latte devo prendere? Sul latte me la sono cavata, ma su molto altro avrei avuto serie difficoltà e quella avrebbe potuto chiedermi legittimamente: ma se non lo sai neanche tu, che si sei venuto a fare qui?!
Risposte. Dobbiamo dare risposte, su un presente che c'è e che va solo diffuso, realizzato come normalità. Nel 1861 i briganti controllavano quasi tutto il sud, ma hanno perso perché non lo sapevano, perché non avevano un quadro di insieme. Facile che anche nel 2010, il meglio di noi stessi rappresenta la gran parte della nostra realtà. Allora è su questo che dovremmo concentrarci. Per vincere.
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Di Ivan Esposito
Proprio non ce la faccio. Le iniziative antileghiste di queste ultime settimane - dai cartelli ai negozi "Leghisti non graditi" ai dossier sulle schifezze che fanno laddove comandano - non riesco a vederle come un'azione politica meridionalista. Anzi, mi ispirano una certa diffidenza.
Sia chiaro: ce ne sono eccome di cose da obiettare ai leghisti, anche a muso duro.
Ma alla fine, dopo che gliene avremo contate quattro, che cosa ci rimarrà? il sollievo fugace di di esserci sfogati?
E queste innumerevoli rievocazioni delle virtù delle Due Sicilie, cosa apportano? Non c'è dubbio che tutti i meridionalisti comincino da lì, dal conoscere la vera storia della malaunità. Senza una rilettura del passato, rimani inevitabilmente preda della propaganda "italiana" e finisci col credere che i torti subiti siano colpa tua e dei tuoi conterranei, passati presenti e futuri. Nessun dubbio quindi che il revisionismo sia la chiave per attrarre nuove persone alla causa della liberazione del Sud.
Ma se quelli che meridionalisti lo sono già, si rimpallano citazioni, video, particolari, chicche storiografiche etc. , un passo avanti, magari piccolino, quando lo facciamo? Mi viene in mente un film di Nanni Moretti: davanti a un ortodosso marxista che gli sciorina tutte le fasi che la storia attraverserà fino al comunismo, lui timidamente chiede: ma noi almeno un po' della dittatura del proletariato riusciremo a vederla? Moretti è spaventato di impanatanarsi in una battaglia decisamente al di sopra della sua esistenza terrena. E un po' lo sono anch'io.
A costo di diventare antipatico a buona parte dei compatrioti, propongo - invece di guardare agli altri, anche quando il loro marciume rende difficile pensare ad altro; oppure di crogliolarci in ricordi che non sono i nostri - di lavorare su di noi e di chiederci:
1. quali sono i punti di forza del sud di oggi? e non parlo di aspetti veri ma generici, tipo: agricoltura, natura, arte ecc. chiedo nome, indirizzo e telefono delle imprese, delle scuole, dei reparti ospedalieri, dei centri di ricerca, degli uffici pubblici, dei teatri, dei giornali, delle televisioni, dei gruppi di volontariato di cui possiamo essere fieri e da cui gli altri possono trarre esempio.
2. quali sono le prime 5 cose che ogni cittadino del sud deve avere? i meridionalisti quale idea hanno del SUD MADE IN SUD? detto altrimenti: se non fossimo una colonia, cosa ci procureremmo prima di tutto, visto che non potremmo avere tutto? La lista delle cose che ci hanno sottratto non finisce più, ma quella delle priorità da raggiungere è breve e sofferta, ma una classe dirigente che non sa stilarla e attrarvi consenso non è una classe dirigente, e senza classe dirigente tanto vale rimanere colonia.
Davanti ad un supermercato dove ditribuivo i volantini CompraSud, una signora mi dice: ok, ma allora che latte devo prendere? Sul latte me la sono cavata, ma su molto altro avrei avuto serie difficoltà e quella avrebbe potuto chiedermi legittimamente: ma se non lo sai neanche tu, che si sei venuto a fare qui?!
Risposte. Dobbiamo dare risposte, su un presente che c'è e che va solo diffuso, realizzato come normalità. Nel 1861 i briganti controllavano quasi tutto il sud, ma hanno perso perché non lo sapevano, perché non avevano un quadro di insieme. Facile che anche nel 2010, il meglio di noi stessi rappresenta la gran parte della nostra realtà. Allora è su questo che dovremmo concentrarci. Per vincere.
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