giovedì 28 gennaio 2010

Fiat chiude le fabbriche per due settimane




Tutti gli stabilimenti fermi. Trentamila operai in cig. A Pomigliano precari sul tetto del Comune, dopo un mese di occupazione della sala consiliare. A Termini Imerese bloccato l'ingresso dei tir. E con le tute blu protestano anche mogli e parenti


Gli stabilimenti della Fiat Auto si fermeranno due settimane, dal 22 febbraio al 7 marzo. La cassa integrazione riguarda i 30 mila lavoratori di Mirafiori, Melfi, Termini Imerese, la Sevel, Cassino e Pomigliano. Alle radici della decisione - sostiene l'azienda in un comunicato - il cattivo andamento degli ordini a gennaio: "Dopo il periodo positivo di fine 2009, si stanno drasticamente ridimensionando a un livello ancora più basso di quello registrato a gennaio dell'anno scorso, quando il mercato era in grave crisi".

"La crisi, come sapevamo - commenta all'Ansa il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - non è superata. Continua la latitanza del governo che non ha un piano autonomo sul futuro dell'auto nel Paese, è lui il vero responsabile di questa cassa integrazione".

Nel frattempo si intensifica nelle città meridionali della Fiat, Pomigliano d'Arco (Na) e Temini Imrerese (Pa), la protesta dei lavoratori contro le scelte del Lingotto. Situazione sempre più delicata in Campania, dove i 38 lavoratori della Fiat di Pomigliano cui non è stato rinnovato il contratto di lavoro occupano ormai da oltre un mese la sala consiliare del Comune. Oggi, gli operai sono saliti sul tetto del Municipio, minacciando di darsi fuoco. I lavoratori hanno acceso un fuoco ed alcuni manifestanti avrebbero portato anche alcune tende e gazebo. "Abbiamo con noi anche la benzina - hanno spiegato - siamo pronti a tutto pur di assicurarci un futuro occupazionale che ci consenta di mandare avanti le nostre famiglie".

In seguito, i 38 operai senza lavoro sono scesi dal tetto del municipio e hanno occupato la stanza del sindaco Antonio Della Ratta. Poi hanno deciso di dar vita ad un corteo per le strade della cittadina partenopea, creando notevoli disagi al traffico veicolare.

Come a Pomigliano, anche a Termini Imerese monta la protesta operaia in Fiat, diretta e dell'indotto. Diverse tute blu, soprattutto quelle del secondo turno, insieme a familiari e altri cittadini solidali stanno presidiano i cancelli impedendo l'ingresso agli automezzi che trasportano i pezzi da assemblare. In questo modo le scorte dovrebbero finire molto rapidamente nel corso della mattinata: le plance, ad esempio, sono già terminate. Lo riferisce l'agenzia Agi.

Cresce, dunque, la mobilitazione, dopo il via dato dai lavoratori della Delivery Email, licenziati a causa della revoca della commessa da parte del Lingotto. Da otto giorni sono sopra il tetto di un capannone, mentre le mogli da ieri hanno iniziato un presidio davanti ai cancelli. Antonio Tarantino, uno dei 13 di Delivery Mail, raggiunto al telefono dall'Ansa dice che "attualmente la linea di montaggio è ferma per mancanza di materiale. Gli operai non sono usciti, ma so che in questo momento non stanno lavorando".

Rinaldini, la cig è uno schiaffo ai lavoratori
"La Fiat ieri ha annunciato che distribuirà agli azionisti il dividendo di 237 milioni di euro e oggi comunica la cassa integrazione per 2 settimane di tutti gli stabilimenti dell’auto e dei veicoli commerciali. La situazione è paradossale, tenuto conto che nel frattempo l’azienda ha licenziato 38 lavoratori precari di Pomigliano e 16 di Termini Imerese”. Lo dichiara il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini. L'azienda, spiega, "da un lato licenzia, dall’altro distribuisce gli utili. Questo è uno schiaffo alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, che hanno perso il lavoro o che da tempo sono in cassa senza alcuna integrazione al reddito da parte dell’azienda. E alla vigilia dell'incontro previsto per il 29 gennaio, utilizza un’operazione di blocco della produzione come strumento di pressione nei confronti del Governo e di risparmio per quanto riguarda la liquidità finanziaria del gruppo. Nel denunciare l’atteggiamento inaccettabile della Fiat – conclude il leader delle tute blu -, ribadiamo la necessità che il confronto avvenga, a partire da Termini Imerese, sull’insieme delle aziende del gruppo e confermiamo lo sciopero unitario del 3 febbraio”.

Fonte:Rassegna.it
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Tutti gli stabilimenti fermi. Trentamila operai in cig. A Pomigliano precari sul tetto del Comune, dopo un mese di occupazione della sala consiliare. A Termini Imerese bloccato l'ingresso dei tir. E con le tute blu protestano anche mogli e parenti


Gli stabilimenti della Fiat Auto si fermeranno due settimane, dal 22 febbraio al 7 marzo. La cassa integrazione riguarda i 30 mila lavoratori di Mirafiori, Melfi, Termini Imerese, la Sevel, Cassino e Pomigliano. Alle radici della decisione - sostiene l'azienda in un comunicato - il cattivo andamento degli ordini a gennaio: "Dopo il periodo positivo di fine 2009, si stanno drasticamente ridimensionando a un livello ancora più basso di quello registrato a gennaio dell'anno scorso, quando il mercato era in grave crisi".

"La crisi, come sapevamo - commenta all'Ansa il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - non è superata. Continua la latitanza del governo che non ha un piano autonomo sul futuro dell'auto nel Paese, è lui il vero responsabile di questa cassa integrazione".

Nel frattempo si intensifica nelle città meridionali della Fiat, Pomigliano d'Arco (Na) e Temini Imrerese (Pa), la protesta dei lavoratori contro le scelte del Lingotto. Situazione sempre più delicata in Campania, dove i 38 lavoratori della Fiat di Pomigliano cui non è stato rinnovato il contratto di lavoro occupano ormai da oltre un mese la sala consiliare del Comune. Oggi, gli operai sono saliti sul tetto del Municipio, minacciando di darsi fuoco. I lavoratori hanno acceso un fuoco ed alcuni manifestanti avrebbero portato anche alcune tende e gazebo. "Abbiamo con noi anche la benzina - hanno spiegato - siamo pronti a tutto pur di assicurarci un futuro occupazionale che ci consenta di mandare avanti le nostre famiglie".

In seguito, i 38 operai senza lavoro sono scesi dal tetto del municipio e hanno occupato la stanza del sindaco Antonio Della Ratta. Poi hanno deciso di dar vita ad un corteo per le strade della cittadina partenopea, creando notevoli disagi al traffico veicolare.

Come a Pomigliano, anche a Termini Imerese monta la protesta operaia in Fiat, diretta e dell'indotto. Diverse tute blu, soprattutto quelle del secondo turno, insieme a familiari e altri cittadini solidali stanno presidiano i cancelli impedendo l'ingresso agli automezzi che trasportano i pezzi da assemblare. In questo modo le scorte dovrebbero finire molto rapidamente nel corso della mattinata: le plance, ad esempio, sono già terminate. Lo riferisce l'agenzia Agi.

Cresce, dunque, la mobilitazione, dopo il via dato dai lavoratori della Delivery Email, licenziati a causa della revoca della commessa da parte del Lingotto. Da otto giorni sono sopra il tetto di un capannone, mentre le mogli da ieri hanno iniziato un presidio davanti ai cancelli. Antonio Tarantino, uno dei 13 di Delivery Mail, raggiunto al telefono dall'Ansa dice che "attualmente la linea di montaggio è ferma per mancanza di materiale. Gli operai non sono usciti, ma so che in questo momento non stanno lavorando".

Rinaldini, la cig è uno schiaffo ai lavoratori
"La Fiat ieri ha annunciato che distribuirà agli azionisti il dividendo di 237 milioni di euro e oggi comunica la cassa integrazione per 2 settimane di tutti gli stabilimenti dell’auto e dei veicoli commerciali. La situazione è paradossale, tenuto conto che nel frattempo l’azienda ha licenziato 38 lavoratori precari di Pomigliano e 16 di Termini Imerese”. Lo dichiara il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini. L'azienda, spiega, "da un lato licenzia, dall’altro distribuisce gli utili. Questo è uno schiaffo alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, che hanno perso il lavoro o che da tempo sono in cassa senza alcuna integrazione al reddito da parte dell’azienda. E alla vigilia dell'incontro previsto per il 29 gennaio, utilizza un’operazione di blocco della produzione come strumento di pressione nei confronti del Governo e di risparmio per quanto riguarda la liquidità finanziaria del gruppo. Nel denunciare l’atteggiamento inaccettabile della Fiat – conclude il leader delle tute blu -, ribadiamo la necessità che il confronto avvenga, a partire da Termini Imerese, sull’insieme delle aziende del gruppo e confermiamo lo sciopero unitario del 3 febbraio”.

Fonte:Rassegna.it
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