sabato 26 dicembre 2009

Ponte sullo stretto, ReteNoPonte: «E' una provocazione, al Sud manca l'essenziale»


Massimo Camarata «A Sud di Messina gli alluvionati aspettano ancora di rientrare in casa»

Di Valentina Venturi

Sono partiti i lavori del primo cantiere per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, con la deviazione della linea ferroviaria tirrenica in corrispondenza di Cannitello, necessaria per risolvere le interferenze con il futuro cantiere della torre del ponte lato Calabria, che costerà 26 milioni di euro. Questa fase - si legge in una nota della società Stretto di Messina - rappresenta la prima tappa del più ampio progetto di spostamento a monte della linea ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria. Massimo Camarata (intervista audio) della Rete No Ponte, assicura che ci saranno «nuove manifestazioni pacifiche».

Dalla Rete No Ponte giungono precisazioni ed attacchi sull'«ennesima cattedrale nel deserto, costruita a scapito di migliaia di cittadini». Massimo Camarata, componente del comitato che manifesta da mesi per scongiurare l'edificazione del Ponte sullo Stretto, non ultima la protesta del 19 dicembre che ha visto la morte di Franco Nisticò, oratore accasciatosi al suolo senza che un'ambulanza fosse presente sul posto, ha ben chiari i rischi derivanti dall'edificazione della «grossa matrioska ponte».

«La questione ponte ha un'infinità di sfaccettature, ma a noi preme il blocco immediato dei cantieri. L'effettiva realizzabilità dell'opera non è ancora chiara; noi temiamo comunque che i cantieri possano partorire, come già accaduto a Saline Joniche e tra la Sicilia e la Calabria, altre grandiose cattedrali nel deserto. E ancora una volta ne pagherebbero le spese migliaia di cittadini. È intollerabile».

La Rete No Ponte, gemellata con il movimento No Tav, esprime molti dubbi sulla «fattività tecnica del ponte. Non lo vogliamo: sarebbe la devastazione definitiva di un territorio dove esistono ben altre priorità. Il ponte suona come una provocazione, visto che qui manca l'essenziale. Ad esempio nella zona sud di Messina colpita dall'alluvione (il 1° ottobre sono morte 30 persone, ndr), non ci sono ancora i soldi per i primi interventi e centinaia di persone sono tutt'ora in attesa di rientrare nelle loro case».

Fonte:AMI

Segnalazione ASDS



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Massimo Camarata «A Sud di Messina gli alluvionati aspettano ancora di rientrare in casa»

Di Valentina Venturi

Sono partiti i lavori del primo cantiere per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, con la deviazione della linea ferroviaria tirrenica in corrispondenza di Cannitello, necessaria per risolvere le interferenze con il futuro cantiere della torre del ponte lato Calabria, che costerà 26 milioni di euro. Questa fase - si legge in una nota della società Stretto di Messina - rappresenta la prima tappa del più ampio progetto di spostamento a monte della linea ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria. Massimo Camarata (intervista audio) della Rete No Ponte, assicura che ci saranno «nuove manifestazioni pacifiche».

Dalla Rete No Ponte giungono precisazioni ed attacchi sull'«ennesima cattedrale nel deserto, costruita a scapito di migliaia di cittadini». Massimo Camarata, componente del comitato che manifesta da mesi per scongiurare l'edificazione del Ponte sullo Stretto, non ultima la protesta del 19 dicembre che ha visto la morte di Franco Nisticò, oratore accasciatosi al suolo senza che un'ambulanza fosse presente sul posto, ha ben chiari i rischi derivanti dall'edificazione della «grossa matrioska ponte».

«La questione ponte ha un'infinità di sfaccettature, ma a noi preme il blocco immediato dei cantieri. L'effettiva realizzabilità dell'opera non è ancora chiara; noi temiamo comunque che i cantieri possano partorire, come già accaduto a Saline Joniche e tra la Sicilia e la Calabria, altre grandiose cattedrali nel deserto. E ancora una volta ne pagherebbero le spese migliaia di cittadini. È intollerabile».

La Rete No Ponte, gemellata con il movimento No Tav, esprime molti dubbi sulla «fattività tecnica del ponte. Non lo vogliamo: sarebbe la devastazione definitiva di un territorio dove esistono ben altre priorità. Il ponte suona come una provocazione, visto che qui manca l'essenziale. Ad esempio nella zona sud di Messina colpita dall'alluvione (il 1° ottobre sono morte 30 persone, ndr), non ci sono ancora i soldi per i primi interventi e centinaia di persone sono tutt'ora in attesa di rientrare nelle loro case».

Fonte:AMI

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