sabato 21 novembre 2009

FERDINANDO II DI BORBONE



Il nuovo saggio dell’Editoriale Il Giglio

Ferdinando II di Borbone

La patria delle Due Sicilie


di Gennaro De Crescenzo


Una data, il 22 maggio 1859, è il punto di partenza del nuovo saggio di Gennaro De Crescenzo. In quella domenica di 150 anni fa, intorno all’una e trenta del pomeriggio, nella reggia di Caserta, spirò S.M. il Re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone.

La sua morte era il segnale che liberali e massoni attendevano per attuare finalmente i loro piani di conquista, già elaborati fin nei dettagli: neppure un anno dopo, l’11 maggio 1860, Garibaldi sbarcava a Marsala.

In quei dodici mesi, liberali e massoni ebbero un gran daffare: chiamare a raccolta i “fratelli d’Italia”; far viaggiare in valige diplomatiche le “piastre turche” da Londra a Torino; “congedare” gli ufficiali dell’esercito piemontese per arruolarli come “volontari” dell’esercito rivoluzionario; corrompere generali e ministri pronti a tradire, i cui nomi erano da tempo nei taccuini degli agenti segreti; recapitare ordini e mappe a quei ministri e generali che già avevano tradito, giurando nelle logge; ingaggiare un falso generale dal passato losco e preparare la stampa a spacciarlo per eroe; acquistare armi e battelli a vapore; attendere l’arrivo di navigli e cannoni inglesi nel Tirreno; garantirsi che le potenze europee rimanessero inerti, perse in inconcludenti discussioni nelle corti e nei parlamenti.

Ma tutto questo poté avvenire soltanto dopo quel fatidico 22 maggio del ’59. Con Ferdinando ancora in vita e nel pieno vigore dei suoi 49 anni, le speranze di riuscire ad invadere le Due Sicilie, sconfiggere il maggiore esercito della penisola e ridurre il regno più antico, popoloso, stabile e ricco a provincia piemontese erano davvero minime.

Molti dubbi sorsero intorno alla morte di Ferdinando, causata da una misteriosa malattia. Si parlò con insistenza di avvelenamento ma né documenti né prove convalidarono questa congettura.

Nell’appendice al saggio, Nuove ipotesi sulla morte di un Re, Gennaro De Crescenzo considera invece un'altra ipotesi, avvalorata da nuovi inediti dati scientifici: il Re potrebbe essere morto per una setticemia con decorso lento e silente, causata dall'infezione alla ferita infertagli da Agesilao Milano nell’attentato dell’8 dicembre del 1856.

Assume dunque un rilievo particolare la figura di Milano, troppo presto liquidato come un povero esaltato isolato. Le ricerche d'archivio, invece, provano i legami con ambienti massonici e i verbali del processo, troppo rapido e superficiale, sollevano inquietanti sospetti sulla vicenda, terminata con una precipitosa esecuzione capitale.

La conclusione di De Crescenzo è semplice: l’attentato di Milano non fallì, piuttosto ebbe un esito differito e l’unificazione dell’Italia, che era prevista per il 1857, slittò di tre anni.

leggi la scheda completa



L’Editoriale Il Giglio è lieta di invitarla alla presentazione di

€ 12,00 più spese postali


ordinalo ora

Ferdinando II di Borbone


La patria delle Due Sicilie

scarica l’invito



Venerdì 27 novembre 2009, ore 18.00


Sala Gigante, Hotel Oriente


Via Diaz 44, Napoli




prof. Miguel Ayuso


Universidad Comillas, Madrid


dott. Guido Vignelli


Vicepresidente Centro Culturale Lepanto


dott. Giuseppe Nuzzo, dott. Marina Carrese


Editoriale Il Giglio




sarà presente l'Autore




al termine:


Nicla Cesaro


brani scelti da


‘O Surdato ‘e Gaeta


di Ferdinando Russo




Musica per le Due Sicilie


Ida Tramontano, Concetta Di Somma, Stefania Tedesco

Leggi tutto »



Il nuovo saggio dell’Editoriale Il Giglio

Ferdinando II di Borbone

La patria delle Due Sicilie


di Gennaro De Crescenzo


Una data, il 22 maggio 1859, è il punto di partenza del nuovo saggio di Gennaro De Crescenzo. In quella domenica di 150 anni fa, intorno all’una e trenta del pomeriggio, nella reggia di Caserta, spirò S.M. il Re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone.

La sua morte era il segnale che liberali e massoni attendevano per attuare finalmente i loro piani di conquista, già elaborati fin nei dettagli: neppure un anno dopo, l’11 maggio 1860, Garibaldi sbarcava a Marsala.

In quei dodici mesi, liberali e massoni ebbero un gran daffare: chiamare a raccolta i “fratelli d’Italia”; far viaggiare in valige diplomatiche le “piastre turche” da Londra a Torino; “congedare” gli ufficiali dell’esercito piemontese per arruolarli come “volontari” dell’esercito rivoluzionario; corrompere generali e ministri pronti a tradire, i cui nomi erano da tempo nei taccuini degli agenti segreti; recapitare ordini e mappe a quei ministri e generali che già avevano tradito, giurando nelle logge; ingaggiare un falso generale dal passato losco e preparare la stampa a spacciarlo per eroe; acquistare armi e battelli a vapore; attendere l’arrivo di navigli e cannoni inglesi nel Tirreno; garantirsi che le potenze europee rimanessero inerti, perse in inconcludenti discussioni nelle corti e nei parlamenti.

Ma tutto questo poté avvenire soltanto dopo quel fatidico 22 maggio del ’59. Con Ferdinando ancora in vita e nel pieno vigore dei suoi 49 anni, le speranze di riuscire ad invadere le Due Sicilie, sconfiggere il maggiore esercito della penisola e ridurre il regno più antico, popoloso, stabile e ricco a provincia piemontese erano davvero minime.

Molti dubbi sorsero intorno alla morte di Ferdinando, causata da una misteriosa malattia. Si parlò con insistenza di avvelenamento ma né documenti né prove convalidarono questa congettura.

Nell’appendice al saggio, Nuove ipotesi sulla morte di un Re, Gennaro De Crescenzo considera invece un'altra ipotesi, avvalorata da nuovi inediti dati scientifici: il Re potrebbe essere morto per una setticemia con decorso lento e silente, causata dall'infezione alla ferita infertagli da Agesilao Milano nell’attentato dell’8 dicembre del 1856.

Assume dunque un rilievo particolare la figura di Milano, troppo presto liquidato come un povero esaltato isolato. Le ricerche d'archivio, invece, provano i legami con ambienti massonici e i verbali del processo, troppo rapido e superficiale, sollevano inquietanti sospetti sulla vicenda, terminata con una precipitosa esecuzione capitale.

La conclusione di De Crescenzo è semplice: l’attentato di Milano non fallì, piuttosto ebbe un esito differito e l’unificazione dell’Italia, che era prevista per il 1857, slittò di tre anni.

leggi la scheda completa



L’Editoriale Il Giglio è lieta di invitarla alla presentazione di

€ 12,00 più spese postali


ordinalo ora

Ferdinando II di Borbone


La patria delle Due Sicilie

scarica l’invito



Venerdì 27 novembre 2009, ore 18.00


Sala Gigante, Hotel Oriente


Via Diaz 44, Napoli




prof. Miguel Ayuso


Universidad Comillas, Madrid


dott. Guido Vignelli


Vicepresidente Centro Culturale Lepanto


dott. Giuseppe Nuzzo, dott. Marina Carrese


Editoriale Il Giglio




sarà presente l'Autore




al termine:


Nicla Cesaro


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‘O Surdato ‘e Gaeta


di Ferdinando Russo




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Ida Tramontano, Concetta Di Somma, Stefania Tedesco

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