domenica 4 ottobre 2009

Restituzione dei Beni demaniali alla Città di Gaeta, ritenuta dal Demanio Centrale dello Stato Punto di Eccellenza Regionale

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Cavalli e zoccoli di cavalli, o di muli o di asini, ma sempre zoccoli erano, fatto sta che il pavimento policromo porta il segno dei barbari che profanarono tale Chiesa, e non furono i Borbone a farlo.
Nell'anno 1788 il convento benedettino di San Michele, quasi abbandonato dai monaci in quanto trasferitisi a Montecassino fu soppresso come luogo sacro da Ferdinando IV di Borbone, che, con decreto reale del 5 dicembre, lo soppresse destinandolo a caserma militare, salvando il quadro della Madonna degli Angeli,trasportato nella sacrestia del Vescovato. Al convento furono aggiunte altre costruzioni.
La Chiesa di San Michele rimase integra, dipendente dalla caserma, ma Ferdinando II di Borbone adibì la Caserma a collegio di un battaglione di allievi militari, figli di ufficiali ed onesti borghesi, dal quale venivano restituiti all'esercito col grado di sott'ufficiali.
Nel 1851 Ferdinando II di Borbone, con proprio denaro fece decorare la Chiesa, facendovi il pavimento di marmi policromi, con cornicioni ed arabeschi di stucco dorato alla volta; restaurò i sette altari, tutti in marmo pregiato.
Vi fece porre anche due statue bellissime, in marmo, la prima di San Michele, opera del De Crescenzo, e l'altra, più piccola della Madonna Concezione,opera del Della Rocca, che tutt'ora esistono.
Ferdinando II fece porre anche bellissimi dipinti dei migliori artisti napoletani del tempo:Il Maldarelli,Guerra,Morano.Tutto d'intorno Ferdinando II fece costruire da Capitano del Genio Giacomo Guarinelli una villa favolosa che ragalò alla città.

Il Guarinelli così scriveva a pag.14 dei suoi"Brevi cenni sulle costruzioni militari, civili ed ecclesiastiche eseguite a Gaeta dal 1835 al 1853"...fu perciò d'ordine del Sovrano disposto che per le cure del Genio si rendesse a coltura tutto il terreno limitrofo al Gren Quartiere di S.Angelo, ossia sul Monte detto di Orlando, costituendone una pubblica Villa per comodo e diletto degli abitanti di Gaeta..."Alla pagina successiva, sempre il Guarinelli aggiungeva"...un gran numero di alberi a frutto dolce di specie diversa, di viti e piante odorifere, decoreranno quella villa pubblica, già ridotta ad ameno e delizioso giardino inglese..."

Questa felice realtà ebbe breve vita perchè il 14 febbraio del 1861, data dell'occupazione militare di Gaeta da parte del più grande criminale di guerra che la storia ricordi, il generale Enrico Cialdini, dopo le resa onorevole della Piazzaforte,la villa è stata compresa tra i beni militari dello Stato Unitario, fu requisita e assegnata al regno di Sardegna..
Nel 1863 la caserma fu trasformata in carcere militare, tra i più terribili e duri al mondo,diventato luogo di pena, le cui celle possono essere visitate finalmente dagli italiani. Celle di due metri di lunghezza, ed un metro e mezzo di larghezza, fornite di tavolaccio e cuscino di legno, senza finestre e al buio più completo. Questa era barbarie.

Nel 2011, qualcuno vorrebbe festeggiare i 150 anni dell'unità d'Italia.
A Gaeta ricorderemo l'assedio,le 160 mila bombe che rasero al suolo la città, l'economia del luogo distrutta per sempre, e da allora le olive di gaeta trasmigrarono nei paesi vcini in quanto furono distrutti oltre centomila ulivi che servirono a riscaldare la truppa piemontese dato l'inverno siberiano di quell'anno. Ricorderemo i 4 mila morti civili, gli 850 morti borbonici e i 41 piemontesi.
A Gaeta ricorderemo le stragi e gli eccidi dei Savoia, il milione di morti, o 30 milioni di emigranti scacciati dal Sud.

Quella savoiarda fu una pulòizia etnica senza precedenti, una diaspora biblica che nemmeno gli ebrei hanno avuto.
L'Amministrazione Raimondi ha posto al primo posto del programma amministrativo il recupero dei beni demaniali. Dopo un anno e mezzo dal suo insediamento, dopo decine di Viaggi a Via Piacenza, dopo numerosi incontri con la Dott. Rodriguez, allora direttrice del demanio Lazio, dopo interminabili incontri con i dirigenti dell'assessorato al demanio della regione, allora condotto dall'Assesore Di Stefano, tutto si decise a palazzo Barberini nel Novembre del 2008.
Gaeta fu considerata dai dirigenti nazionali del Demanio "città punto di eccellenza", in quanto aveva portato sui tavoli e della Regione e del Demanio studi e mappe per la restituzione dei beni che un tempo appartenevano alla città e al Regno delle Due Sicilie.
Parteciparono a quella riunione storica il Sindaco di Gaeta, il dott Antonio Raimondi e l'Assessore al demanio Antonio Ciano, vero motore dell'operazione, i massimi dirigenti del Demanio nazionale, la dott.essa Rodriguez e il suo staff, la Regione Lazio rappresentata dal Dott Raniero De Filippis e dall'Ing. Bartolomeo Bove, che ha sempre fatto da cerniera per collegare le esigenze della nostra città e quelle del Demanio. In quella riunione si stabilì l'estrapolazione dai PUV, di alcuni beni demaniali, e cioè la Caserma di Sant'Angelo Basso, la Villa Reale Borbonica, la casina Rossa da dare in dotazione al Parco Riviera di Ulisse in quanto inclusa nell'area parco, Il Convento di San Domenico e relativa chiesa per farne un laboratorio di Arte internazionale, Casa Tosti per consegnarla all'Ater di Latina per costruirvi mini appartamenti per giovani coppie.
Il 30 di luglio è stata firmata dal Dott. Renzo Pini e il Dott. Raniero De Filippis la cessione della Caserma Sant'Angelo al Parco Riviera di Ulisse, e il 29 dicembre è stata aperta al pubblico. Come ci hanno ricordato il Sindaco Raimondi e il Dott. Renzo Pini durante il convegno sulla "Green Economy", fra pochi giorni saranno restituiti al Parco anche la Casina Rossa e la Villa Reale Borbonica. E entro la fine dell'anno ritorneranno al comune Casa Tosti e il Convento di San Domenico, visitato giorno 29 dal direttore del Demanio, dall'Ing. Marmo e dalla dottoressa Laura Valentini, accompagnati dall'assessore Ciano. Grande meraviglia ha destato la struttura del convento.

Al Piemonte il presidente del consiglio ha ragalato, nel 1999, ben mille miliardi per il riattamento dei beni dei Savoia.
Gaeta è stata di nuovo abbandonata al suo destino.
Vedere i bastioni di Gaeta pieni di erbacce è da orrore, significa che questo stato ci considera ancora colonia di sfruttamento.
Sotto la spinta del nostro Partito, siamo sicuri, che tutti i beni che i nostri avi ci hanno consegnati in eredità, saranno nostri. O ce li danno o ce li riprenderemo, è la storia di Gaeta e del Sud che grida vendetta.
Un grido di dolore si sta levando dal Sud, il nostro Partito sta crescendo molto, il 17 e il 18 ottobre si terrà a Gaeta il primo convegno nazionale dei delegati meridionalisti.
Verranno dal Nord, dal Centro e dal Sud Italia.
Diciamo a qualche giornalista sprovveduto che gli zoccoli dei cavalli che calpestarono Chiese e Conventi appartenevano ai barbari savoiardi, i Borbone si dannarono l'anima per la cattolicità in tutto il Regno, allora felice, ancora oggi terra di emigrazione giovanile dovuto al risorgimento piemontese, vero cancro del Sud.


Il Parito del Sud
Via Rimini,1-3 Gaeta
.
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Cavalli e zoccoli di cavalli, o di muli o di asini, ma sempre zoccoli erano, fatto sta che il pavimento policromo porta il segno dei barbari che profanarono tale Chiesa, e non furono i Borbone a farlo.
Nell'anno 1788 il convento benedettino di San Michele, quasi abbandonato dai monaci in quanto trasferitisi a Montecassino fu soppresso come luogo sacro da Ferdinando IV di Borbone, che, con decreto reale del 5 dicembre, lo soppresse destinandolo a caserma militare, salvando il quadro della Madonna degli Angeli,trasportato nella sacrestia del Vescovato. Al convento furono aggiunte altre costruzioni.
La Chiesa di San Michele rimase integra, dipendente dalla caserma, ma Ferdinando II di Borbone adibì la Caserma a collegio di un battaglione di allievi militari, figli di ufficiali ed onesti borghesi, dal quale venivano restituiti all'esercito col grado di sott'ufficiali.
Nel 1851 Ferdinando II di Borbone, con proprio denaro fece decorare la Chiesa, facendovi il pavimento di marmi policromi, con cornicioni ed arabeschi di stucco dorato alla volta; restaurò i sette altari, tutti in marmo pregiato.
Vi fece porre anche due statue bellissime, in marmo, la prima di San Michele, opera del De Crescenzo, e l'altra, più piccola della Madonna Concezione,opera del Della Rocca, che tutt'ora esistono.
Ferdinando II fece porre anche bellissimi dipinti dei migliori artisti napoletani del tempo:Il Maldarelli,Guerra,Morano.Tutto d'intorno Ferdinando II fece costruire da Capitano del Genio Giacomo Guarinelli una villa favolosa che ragalò alla città.

Il Guarinelli così scriveva a pag.14 dei suoi"Brevi cenni sulle costruzioni militari, civili ed ecclesiastiche eseguite a Gaeta dal 1835 al 1853"...fu perciò d'ordine del Sovrano disposto che per le cure del Genio si rendesse a coltura tutto il terreno limitrofo al Gren Quartiere di S.Angelo, ossia sul Monte detto di Orlando, costituendone una pubblica Villa per comodo e diletto degli abitanti di Gaeta..."Alla pagina successiva, sempre il Guarinelli aggiungeva"...un gran numero di alberi a frutto dolce di specie diversa, di viti e piante odorifere, decoreranno quella villa pubblica, già ridotta ad ameno e delizioso giardino inglese..."

Questa felice realtà ebbe breve vita perchè il 14 febbraio del 1861, data dell'occupazione militare di Gaeta da parte del più grande criminale di guerra che la storia ricordi, il generale Enrico Cialdini, dopo le resa onorevole della Piazzaforte,la villa è stata compresa tra i beni militari dello Stato Unitario, fu requisita e assegnata al regno di Sardegna..
Nel 1863 la caserma fu trasformata in carcere militare, tra i più terribili e duri al mondo,diventato luogo di pena, le cui celle possono essere visitate finalmente dagli italiani. Celle di due metri di lunghezza, ed un metro e mezzo di larghezza, fornite di tavolaccio e cuscino di legno, senza finestre e al buio più completo. Questa era barbarie.

Nel 2011, qualcuno vorrebbe festeggiare i 150 anni dell'unità d'Italia.
A Gaeta ricorderemo l'assedio,le 160 mila bombe che rasero al suolo la città, l'economia del luogo distrutta per sempre, e da allora le olive di gaeta trasmigrarono nei paesi vcini in quanto furono distrutti oltre centomila ulivi che servirono a riscaldare la truppa piemontese dato l'inverno siberiano di quell'anno. Ricorderemo i 4 mila morti civili, gli 850 morti borbonici e i 41 piemontesi.
A Gaeta ricorderemo le stragi e gli eccidi dei Savoia, il milione di morti, o 30 milioni di emigranti scacciati dal Sud.

Quella savoiarda fu una pulòizia etnica senza precedenti, una diaspora biblica che nemmeno gli ebrei hanno avuto.
L'Amministrazione Raimondi ha posto al primo posto del programma amministrativo il recupero dei beni demaniali. Dopo un anno e mezzo dal suo insediamento, dopo decine di Viaggi a Via Piacenza, dopo numerosi incontri con la Dott. Rodriguez, allora direttrice del demanio Lazio, dopo interminabili incontri con i dirigenti dell'assessorato al demanio della regione, allora condotto dall'Assesore Di Stefano, tutto si decise a palazzo Barberini nel Novembre del 2008.
Gaeta fu considerata dai dirigenti nazionali del Demanio "città punto di eccellenza", in quanto aveva portato sui tavoli e della Regione e del Demanio studi e mappe per la restituzione dei beni che un tempo appartenevano alla città e al Regno delle Due Sicilie.
Parteciparono a quella riunione storica il Sindaco di Gaeta, il dott Antonio Raimondi e l'Assessore al demanio Antonio Ciano, vero motore dell'operazione, i massimi dirigenti del Demanio nazionale, la dott.essa Rodriguez e il suo staff, la Regione Lazio rappresentata dal Dott Raniero De Filippis e dall'Ing. Bartolomeo Bove, che ha sempre fatto da cerniera per collegare le esigenze della nostra città e quelle del Demanio. In quella riunione si stabilì l'estrapolazione dai PUV, di alcuni beni demaniali, e cioè la Caserma di Sant'Angelo Basso, la Villa Reale Borbonica, la casina Rossa da dare in dotazione al Parco Riviera di Ulisse in quanto inclusa nell'area parco, Il Convento di San Domenico e relativa chiesa per farne un laboratorio di Arte internazionale, Casa Tosti per consegnarla all'Ater di Latina per costruirvi mini appartamenti per giovani coppie.
Il 30 di luglio è stata firmata dal Dott. Renzo Pini e il Dott. Raniero De Filippis la cessione della Caserma Sant'Angelo al Parco Riviera di Ulisse, e il 29 dicembre è stata aperta al pubblico. Come ci hanno ricordato il Sindaco Raimondi e il Dott. Renzo Pini durante il convegno sulla "Green Economy", fra pochi giorni saranno restituiti al Parco anche la Casina Rossa e la Villa Reale Borbonica. E entro la fine dell'anno ritorneranno al comune Casa Tosti e il Convento di San Domenico, visitato giorno 29 dal direttore del Demanio, dall'Ing. Marmo e dalla dottoressa Laura Valentini, accompagnati dall'assessore Ciano. Grande meraviglia ha destato la struttura del convento.

Al Piemonte il presidente del consiglio ha ragalato, nel 1999, ben mille miliardi per il riattamento dei beni dei Savoia.
Gaeta è stata di nuovo abbandonata al suo destino.
Vedere i bastioni di Gaeta pieni di erbacce è da orrore, significa che questo stato ci considera ancora colonia di sfruttamento.
Sotto la spinta del nostro Partito, siamo sicuri, che tutti i beni che i nostri avi ci hanno consegnati in eredità, saranno nostri. O ce li danno o ce li riprenderemo, è la storia di Gaeta e del Sud che grida vendetta.
Un grido di dolore si sta levando dal Sud, il nostro Partito sta crescendo molto, il 17 e il 18 ottobre si terrà a Gaeta il primo convegno nazionale dei delegati meridionalisti.
Verranno dal Nord, dal Centro e dal Sud Italia.
Diciamo a qualche giornalista sprovveduto che gli zoccoli dei cavalli che calpestarono Chiese e Conventi appartenevano ai barbari savoiardi, i Borbone si dannarono l'anima per la cattolicità in tutto il Regno, allora felice, ancora oggi terra di emigrazione giovanile dovuto al risorgimento piemontese, vero cancro del Sud.


Il Parito del Sud
Via Rimini,1-3 Gaeta
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