venerdì 14 agosto 2009

Lega : dopo la propaganda i fatti...




Di Claudio Del Frate



BUSTO ARSIZIO - Come si dice in vernacolo lombardo «desaparecido»? Forse per saperlo può bastare almeno una manciata dei 280 mila euro stanziati per il centro di documentazione dei dialetti, una istituzione nata per esaltare le radici della cultura locale ma che oggi giace dimenticata e più sola di una zitella al secondo piano dell' ex fabbrica Molini Marzoli, dependance del municipio di Busto Arsizio che ospita tra gli altri anche il distaccamento locale dell' Università dell' Insubria.
All' ingresso la targa del centro, con tanto di logo della Regione Lombardia, è bella lucida, ma varcata la soglia e salite le scale la situazione cambia di colpo: vuoto l' ufficio del presidente del centro, l' ex sindaco leghista di Busto Arsizio, Gianfranco Tosi, vuota la poltrona del direttore, idem quella del bibliotecario e della segretaria. Buia e sprangata è anche la biblioteca del centro. Qui dovrebbero essere conservati volumi e pubblicazioni in grado di perpetuare la memoria e l' uso dei dialetti locali. E invece i poster alle pareti datano 2003 e del cospicuo finanziamento nulla si conosce.
Si potrebbero chiedere delucidazioni all' impiegate dell' ufficio patrimonio del Comune di Busto, che dividono le stanze dell' edificio con la «casa del dialetto». «Qui non vediamo mai nessuno» dicono gentili le coinquiline del centro, comprensibilmente in altre faccende affaccendate. Si potrebbe allora provare a chiedere collaborazione all' ufficio relazioni col pubblico del municipio di Busto, ma non va meglio. «Gli orari di apertura del centro? Non siamo in grado di dare questo tipo di informazioni, non le sappiamo nemmeno noi» è la sconsolante ma sincera risposta della centralinista.
Eppure il centro era nato con ben alte e altre ambizioni: presidente onorario Umberto Bossi, locali messi a disposizione gratuitamente dal Comune fin dal 2003, con distacco di tre impiegate comunali che aveva fatto sobbalzare le opposizioni(«Perché questo trattamento di favore ad una associazione privata»?). Fino alla ciliegina sulla torta: nel 2005 lo Stato aveva finanziato il centro bustese con una elargizione di 280 mila euro «spalmati» su dieci anni.
«Anche in occasione dell' ultimo bilancio - racconta Alessandro Berteotti, consigliere Pd di minoranza a Busto - abbiamo chiesto di dirottare quei soldi ad altre destinazioni ma non si può: occorrerebbe cassare la delibera originaria con cui il Comune ha recepito i 280 mila euro.
A conti fatti il centro si è rivelato solo un' operazione di propaganda leghista». «Non possiamo mettere mano a quei soldi - conferma Claudio Fantinati, assessore alla cultura del Comune di Busto - perché sono un contributo dato a una associazione, uno dei tanti che distribuiamo. Se poi ci si chiede se il centro di documentazione sul dialetto sia una delle associazioni più solerti, beh, questo proprio non possiamo dirlo...»

Fonte:Corriere della Sera- Pagina 11 del 25 marzo 2009

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Di Claudio Del Frate



BUSTO ARSIZIO - Come si dice in vernacolo lombardo «desaparecido»? Forse per saperlo può bastare almeno una manciata dei 280 mila euro stanziati per il centro di documentazione dei dialetti, una istituzione nata per esaltare le radici della cultura locale ma che oggi giace dimenticata e più sola di una zitella al secondo piano dell' ex fabbrica Molini Marzoli, dependance del municipio di Busto Arsizio che ospita tra gli altri anche il distaccamento locale dell' Università dell' Insubria.
All' ingresso la targa del centro, con tanto di logo della Regione Lombardia, è bella lucida, ma varcata la soglia e salite le scale la situazione cambia di colpo: vuoto l' ufficio del presidente del centro, l' ex sindaco leghista di Busto Arsizio, Gianfranco Tosi, vuota la poltrona del direttore, idem quella del bibliotecario e della segretaria. Buia e sprangata è anche la biblioteca del centro. Qui dovrebbero essere conservati volumi e pubblicazioni in grado di perpetuare la memoria e l' uso dei dialetti locali. E invece i poster alle pareti datano 2003 e del cospicuo finanziamento nulla si conosce.
Si potrebbero chiedere delucidazioni all' impiegate dell' ufficio patrimonio del Comune di Busto, che dividono le stanze dell' edificio con la «casa del dialetto». «Qui non vediamo mai nessuno» dicono gentili le coinquiline del centro, comprensibilmente in altre faccende affaccendate. Si potrebbe allora provare a chiedere collaborazione all' ufficio relazioni col pubblico del municipio di Busto, ma non va meglio. «Gli orari di apertura del centro? Non siamo in grado di dare questo tipo di informazioni, non le sappiamo nemmeno noi» è la sconsolante ma sincera risposta della centralinista.
Eppure il centro era nato con ben alte e altre ambizioni: presidente onorario Umberto Bossi, locali messi a disposizione gratuitamente dal Comune fin dal 2003, con distacco di tre impiegate comunali che aveva fatto sobbalzare le opposizioni(«Perché questo trattamento di favore ad una associazione privata»?). Fino alla ciliegina sulla torta: nel 2005 lo Stato aveva finanziato il centro bustese con una elargizione di 280 mila euro «spalmati» su dieci anni.
«Anche in occasione dell' ultimo bilancio - racconta Alessandro Berteotti, consigliere Pd di minoranza a Busto - abbiamo chiesto di dirottare quei soldi ad altre destinazioni ma non si può: occorrerebbe cassare la delibera originaria con cui il Comune ha recepito i 280 mila euro.
A conti fatti il centro si è rivelato solo un' operazione di propaganda leghista». «Non possiamo mettere mano a quei soldi - conferma Claudio Fantinati, assessore alla cultura del Comune di Busto - perché sono un contributo dato a una associazione, uno dei tanti che distribuiamo. Se poi ci si chiede se il centro di documentazione sul dialetto sia una delle associazioni più solerti, beh, questo proprio non possiamo dirlo...»

Fonte:Corriere della Sera- Pagina 11 del 25 marzo 2009

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