domenica 2 agosto 2009

Inchiesta: lo strano caso della "Banca del Mezzogiorno"



Di Emilia Urso Anfuso


A volte, risalire al bandolo della matassa di certi fatti, appare difficile. Lo diviene ancor più, se nel fatto coesistono interessi economici. E la difficoltà, cresce in maniera esponenziale, nel momento in cui questi interessi economici hanno commistione fra il pubblico ed il privato.

La “Banca del mezzogiorno” è uno di questi fatti. Nella Finanziaria del 2006 il Ministro Tremonti, inserì la costituzione di questa Banca, che nell’immaginario del mondo economico nazionale, doveva – e dovrebbe ancora – rappresentare un punto di riferimento per il credito agevolato delle zone cosidette “sottoutilizzate”.

Il Sud, si sa, ha perso negli anni ‘90 la propria identità territoriale bancaria con l’assorbimento del Banco di Sicilia da parte del Gruppo Unicredit e del Banco di Napoli da parte del Gruppo S. Paolo IMI.

L’identità economica del Sud, viene così inglobata nei gruppi più estesi e rappresentativi del nostro sistema bancario.

Il Mezzogiorno, rimane un’area molto importante del nostro Paese, che da sempre subisce però le storture di un Sistema socio economico che non ha mai consentito uno sviluppo omogeneo del territorio, lasciando che molte regioni camminassero come su un binario parallelo pur sullo stesso territorio.

Non si è mai fatto nulla di realmente concreto al fine di sviluppare ad esempio, le risorse agroalimentari del Sud, o lo sviluppo del settore artigianale, che avrebbe consentito a queste aree di poter rivalutare se stesse, impiegando peraltro risorse interne.

Invece, come spesso accade, per una somma di motivazioni che come sempre non vengono rese note alla nazione, il Mezzogiorno resta ed è da sempre, una sorta di “terzo mondo” nazionale, cui guardare come una sorta di un pallido ricordo di ciò per cui furono istituiti. A nulla servono peraltro, i ripetuti messaggi ed appelli delle amministrazioni locali del Mezzogiorno. Un soliloquio perenne ormai fra piccole realtà locali e Stato.

Ecco quindi, che con un progetto presentato all’interno della Finanziaria 2006, il Ministro Tremonti sortisce quella che ancor oggi appare come una mistificazione di intenti.

Ecco cosa si legge nel testo della Finanziaria in questione, datata 23 Dicembre 2005 al comma 377: “Con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo economico del Mezzogiorno è costituita, in forma di società per azioni, la Banca del Mezzogiorno, di seguito denominata «Banca». Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con il decreto di cui al comma 377, è istituito il comitato promotore con il compito di dare attuazione a quanto previsto dal presente comma.”

E’ in quel “è costituita” che si perde il senso della realtà dei fatti. E’ in quel “entro trenta giorni dalla presente è costituito il comitato promotore” che ci si comincia a perdere in un reticolato di informazioni che si perdono per poi, in maniera del tutto atipica, ritrovarle in dichiarazioni che non vengono ancor oggi – siamo nel 2009 – supportate dai fatti.

Insomma: di questa “Banca del Mezzogiorno” si è scritto e parlato, ma negli ambiti strettamente dedicati al mondo politico ed economico. Considerando che questa entità economica dovrebbe poi essere un’entità Pubblica a partecipazione privata – i cittadini acquistano quote divenendo azionisti e creando il capitale sociale – ci si chiede come, quando e con queli mezzi la cittadinanza sia stata informata.

E’ necessario fare una fitta serie di ricerche. E poi, ricerche nelle ricerche, per individuare ad esempio il “comitato promotore” nell’organizzazione di un servizio ai contribuenti che si propone sul Web col sito istituzionale www.comitatopromotorebancadelsud.it per scoprire un po’ di cose.

Fra il 2006 ed il 2007, hanno “aderito” arisorsa cui attingere attraverso una strana forma di interventi che, all’atto pratico, non sono intese al miglioramento delle aree sottoutilizzate bensì al loro sfruttamento. Utilizzate come una sorta di vessillo quando il momento storico impone strategie che portino la Comunità nazionale ed internazionale a pensare che si stia facendo qualcosa di utile per lo sviluppo economico.

Ne è un esempio, la costituzione nel 2003 degli ormai famosi F.A.S. fondi per le Aree Sottoutilizzate, che nell’atto costitutivo conservano un miraggio di progettualità di riforma e consolidamento del nostro Sud, ma che nella realtà sono divenuti subito il salvadanaio di scorta dei conti pubblici Italiani.

Dai fondi F.A.S. si attinge a piene mani. Per motivazioni che non conservano nepppure questa “Banca del Mezzogiorno” sottoscrivendo pacchetti azionari: Maurizio Romiti, figlio di quel Cesare Romiti già condannato nel 2000 irregolarità relative al periodo in cui ricopriva la carica di amministratore delegato del gruppo Fiat ed in quaklità di consigliere in Rcs MediaGroup. Ricordo peraltro, che cesare Romiti è il fondatore della Impregilo s.p.a. tristemente nota alle cronache attuali per esser stata l’impresa a partecipazione statale che creò quello scempio di non agibilità, chiamato Ospedale S. Salvatore dell’Aquila, crollato sotto il peso di appalti facili e materiali di quart’ordine.

Cesare Romiti quindi, manda avanti il figliol prodigo che acquista per nome della sua Pentar s.p.a. impresa che opera – guardacaso – nel settore finanziario, ben 250.000 euro di azioni: il massimo consentito in una unica operazione. Romiti, raddoppierà l’investimento prima della chiusura della raccolta.

Ma c’è di più. Molto di più. Dal 2006 al 2007, acquistano quote azionarie persino il Banco di Napoli (Unicredit) e la Banca Popolare di Puglia e Basilicata.

E la “chicca fra le chicche”: si scopre, con una plateale strategia che è servita a confondere ancora di più le acque che c’è un mistero nell’indicazione del nome. Nella Finaziaria del 2006, il Ministro Tremonti indicava in “Banca del Mezzogiorno” quella che, attraverso il comitato promotore della stessa viene invece chiamata “Banca del Sud” L’inghippo: lo stesso comitato promotore, peraltro designato dal Governo in carica, aveva registrato il marchio non più come “Banca del Mezzogiorno” ma come “Banca del Sud”. Un po’ di fumo in più, a rendere il tutto più oscuro.

Nesssuno poi chiarisce nulla. Scarni comunicati dello stesso Comitato Promotore che più che chiarire confondono ancor più le idee. Provate voi stessi a decifrare il contenuto di questo articolo di cui peraltro non si conosce provenienza certa: http://www.comitatopromotorebancadelsud.it/rassegna/EconomyMarzo2006.jpg

Sta di fatto che, fra “Banca del Sud” e “Banca del Mezzogiorno” si perdono i confini reali di un progetto di Stato che si confondee nelle profonde oscurità di economie private, fondi che passano di mano in mano e strategie finanziarie da azionisti di primo livello.

Ad oggi: la “Banca del Sud” è un Istituto con sedi a Napoli e Caserta, fondato nel 2007, il cui Presidente appare essere quel Giulio lanciotti facente parte del Comitato Promotore istituito da Giulio Tremonti nella finanziaria 2006.

La “Banca del Mezzogiorno” non è stata ancora costituita, se non per la proclamazione della stessa ed una confusione epocale sui nomi e la sorgente di acquiso dei pacchetti azionari.

Una “ Banca Popolare del Meridione” appare a Maggio in un articolo di “Caserta News” (apri link all’articolo: http://www.casertanews.it/public/articoli/200905/art_20090508081413.htm) e sembra avere tutte le connotazioni del progetto originario denominato “Banca del Mezzogiorno”.

Dal cappello a cilindro, dalle scatole cinesi, dale Matrioske del nostro sistema economico, una volta in più per tentare di comprendere, dobbiamo essere in grado di scavare e scavare fra brandelli di verità ed informazioni scarse e frammentate.

E sperare peraltro, di capirci qualcosa che sia utile alla comprensione.

Ciò che appare chiaro di tutta questa vicenda a mio avviso, è che si sono create più opportunità per alcune entità - che avevano probabilmente necessità di convertire parte dei propri fondi in qulacosa di diverso dalle loro imprese - e che una volta di più, il Sud rimane quel profondo mistero di una nazione che non consente sviluppo alcuno. Se non delle stesse entità istituzionali.

.....

Dal sito: “comitatopromotorebancadelsud.it) leggi gli articoli apparsi sulla Stampa nazionale: http://www.comitatopromotorebancadelsud.it/

Il Sito Istituzionale di “Banca del Sud”: http://www.bancadelsud.com/

Fonte:Gli scomunicati
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Di Emilia Urso Anfuso


A volte, risalire al bandolo della matassa di certi fatti, appare difficile. Lo diviene ancor più, se nel fatto coesistono interessi economici. E la difficoltà, cresce in maniera esponenziale, nel momento in cui questi interessi economici hanno commistione fra il pubblico ed il privato.

La “Banca del mezzogiorno” è uno di questi fatti. Nella Finanziaria del 2006 il Ministro Tremonti, inserì la costituzione di questa Banca, che nell’immaginario del mondo economico nazionale, doveva – e dovrebbe ancora – rappresentare un punto di riferimento per il credito agevolato delle zone cosidette “sottoutilizzate”.

Il Sud, si sa, ha perso negli anni ‘90 la propria identità territoriale bancaria con l’assorbimento del Banco di Sicilia da parte del Gruppo Unicredit e del Banco di Napoli da parte del Gruppo S. Paolo IMI.

L’identità economica del Sud, viene così inglobata nei gruppi più estesi e rappresentativi del nostro sistema bancario.

Il Mezzogiorno, rimane un’area molto importante del nostro Paese, che da sempre subisce però le storture di un Sistema socio economico che non ha mai consentito uno sviluppo omogeneo del territorio, lasciando che molte regioni camminassero come su un binario parallelo pur sullo stesso territorio.

Non si è mai fatto nulla di realmente concreto al fine di sviluppare ad esempio, le risorse agroalimentari del Sud, o lo sviluppo del settore artigianale, che avrebbe consentito a queste aree di poter rivalutare se stesse, impiegando peraltro risorse interne.

Invece, come spesso accade, per una somma di motivazioni che come sempre non vengono rese note alla nazione, il Mezzogiorno resta ed è da sempre, una sorta di “terzo mondo” nazionale, cui guardare come una sorta di un pallido ricordo di ciò per cui furono istituiti. A nulla servono peraltro, i ripetuti messaggi ed appelli delle amministrazioni locali del Mezzogiorno. Un soliloquio perenne ormai fra piccole realtà locali e Stato.

Ecco quindi, che con un progetto presentato all’interno della Finanziaria 2006, il Ministro Tremonti sortisce quella che ancor oggi appare come una mistificazione di intenti.

Ecco cosa si legge nel testo della Finanziaria in questione, datata 23 Dicembre 2005 al comma 377: “Con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo economico del Mezzogiorno è costituita, in forma di società per azioni, la Banca del Mezzogiorno, di seguito denominata «Banca». Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con il decreto di cui al comma 377, è istituito il comitato promotore con il compito di dare attuazione a quanto previsto dal presente comma.”

E’ in quel “è costituita” che si perde il senso della realtà dei fatti. E’ in quel “entro trenta giorni dalla presente è costituito il comitato promotore” che ci si comincia a perdere in un reticolato di informazioni che si perdono per poi, in maniera del tutto atipica, ritrovarle in dichiarazioni che non vengono ancor oggi – siamo nel 2009 – supportate dai fatti.

Insomma: di questa “Banca del Mezzogiorno” si è scritto e parlato, ma negli ambiti strettamente dedicati al mondo politico ed economico. Considerando che questa entità economica dovrebbe poi essere un’entità Pubblica a partecipazione privata – i cittadini acquistano quote divenendo azionisti e creando il capitale sociale – ci si chiede come, quando e con queli mezzi la cittadinanza sia stata informata.

E’ necessario fare una fitta serie di ricerche. E poi, ricerche nelle ricerche, per individuare ad esempio il “comitato promotore” nell’organizzazione di un servizio ai contribuenti che si propone sul Web col sito istituzionale www.comitatopromotorebancadelsud.it per scoprire un po’ di cose.

Fra il 2006 ed il 2007, hanno “aderito” arisorsa cui attingere attraverso una strana forma di interventi che, all’atto pratico, non sono intese al miglioramento delle aree sottoutilizzate bensì al loro sfruttamento. Utilizzate come una sorta di vessillo quando il momento storico impone strategie che portino la Comunità nazionale ed internazionale a pensare che si stia facendo qualcosa di utile per lo sviluppo economico.

Ne è un esempio, la costituzione nel 2003 degli ormai famosi F.A.S. fondi per le Aree Sottoutilizzate, che nell’atto costitutivo conservano un miraggio di progettualità di riforma e consolidamento del nostro Sud, ma che nella realtà sono divenuti subito il salvadanaio di scorta dei conti pubblici Italiani.

Dai fondi F.A.S. si attinge a piene mani. Per motivazioni che non conservano nepppure questa “Banca del Mezzogiorno” sottoscrivendo pacchetti azionari: Maurizio Romiti, figlio di quel Cesare Romiti già condannato nel 2000 irregolarità relative al periodo in cui ricopriva la carica di amministratore delegato del gruppo Fiat ed in quaklità di consigliere in Rcs MediaGroup. Ricordo peraltro, che cesare Romiti è il fondatore della Impregilo s.p.a. tristemente nota alle cronache attuali per esser stata l’impresa a partecipazione statale che creò quello scempio di non agibilità, chiamato Ospedale S. Salvatore dell’Aquila, crollato sotto il peso di appalti facili e materiali di quart’ordine.

Cesare Romiti quindi, manda avanti il figliol prodigo che acquista per nome della sua Pentar s.p.a. impresa che opera – guardacaso – nel settore finanziario, ben 250.000 euro di azioni: il massimo consentito in una unica operazione. Romiti, raddoppierà l’investimento prima della chiusura della raccolta.

Ma c’è di più. Molto di più. Dal 2006 al 2007, acquistano quote azionarie persino il Banco di Napoli (Unicredit) e la Banca Popolare di Puglia e Basilicata.

E la “chicca fra le chicche”: si scopre, con una plateale strategia che è servita a confondere ancora di più le acque che c’è un mistero nell’indicazione del nome. Nella Finaziaria del 2006, il Ministro Tremonti indicava in “Banca del Mezzogiorno” quella che, attraverso il comitato promotore della stessa viene invece chiamata “Banca del Sud” L’inghippo: lo stesso comitato promotore, peraltro designato dal Governo in carica, aveva registrato il marchio non più come “Banca del Mezzogiorno” ma come “Banca del Sud”. Un po’ di fumo in più, a rendere il tutto più oscuro.

Nesssuno poi chiarisce nulla. Scarni comunicati dello stesso Comitato Promotore che più che chiarire confondono ancor più le idee. Provate voi stessi a decifrare il contenuto di questo articolo di cui peraltro non si conosce provenienza certa: http://www.comitatopromotorebancadelsud.it/rassegna/EconomyMarzo2006.jpg

Sta di fatto che, fra “Banca del Sud” e “Banca del Mezzogiorno” si perdono i confini reali di un progetto di Stato che si confondee nelle profonde oscurità di economie private, fondi che passano di mano in mano e strategie finanziarie da azionisti di primo livello.

Ad oggi: la “Banca del Sud” è un Istituto con sedi a Napoli e Caserta, fondato nel 2007, il cui Presidente appare essere quel Giulio lanciotti facente parte del Comitato Promotore istituito da Giulio Tremonti nella finanziaria 2006.

La “Banca del Mezzogiorno” non è stata ancora costituita, se non per la proclamazione della stessa ed una confusione epocale sui nomi e la sorgente di acquiso dei pacchetti azionari.

Una “ Banca Popolare del Meridione” appare a Maggio in un articolo di “Caserta News” (apri link all’articolo: http://www.casertanews.it/public/articoli/200905/art_20090508081413.htm) e sembra avere tutte le connotazioni del progetto originario denominato “Banca del Mezzogiorno”.

Dal cappello a cilindro, dalle scatole cinesi, dale Matrioske del nostro sistema economico, una volta in più per tentare di comprendere, dobbiamo essere in grado di scavare e scavare fra brandelli di verità ed informazioni scarse e frammentate.

E sperare peraltro, di capirci qualcosa che sia utile alla comprensione.

Ciò che appare chiaro di tutta questa vicenda a mio avviso, è che si sono create più opportunità per alcune entità - che avevano probabilmente necessità di convertire parte dei propri fondi in qulacosa di diverso dalle loro imprese - e che una volta di più, il Sud rimane quel profondo mistero di una nazione che non consente sviluppo alcuno. Se non delle stesse entità istituzionali.

.....

Dal sito: “comitatopromotorebancadelsud.it) leggi gli articoli apparsi sulla Stampa nazionale: http://www.comitatopromotorebancadelsud.it/

Il Sito Istituzionale di “Banca del Sud”: http://www.bancadelsud.com/

Fonte:Gli scomunicati
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