sabato 21 marzo 2009

Numeri, indicatori e tendenze: il Lazio è nel gotha criminale.I dati confermano: la Quinta mafia è in forte espansione (Parte5)


I numeri non mentono: la Quinta mafia laziale è nel ghota della criminalità organizzata. Tutti gli indicatori danno il Lazio ai primi posti nelle classifiche relative alla penetrazione mafiosa, subito dopo le quattro regioni meridionali a “occupazione” consolidata. Spesso addirittura davanti a Puglia, Campania, Sicilia e Calabria.

Un dato su tutto: nel 2005 i procedimenti avviati dalla Dda di Roma sono stati 204 (droga, tratta e associazione mafiosa), più che a Reggio Calabria (189). Il Lazio è secondo solo alla Sicilia. Le cifre della Direzione nazionale antimafia (relazione annuale luglio 2006/giugno 2007) confermano la tendenza: a Roma sono 143 i fascicoli aperti dall’antimafia, inferiori alle sole procure del Sud e alla Dda di Milano.

Anche sul fronte dei beni confiscati alle mafie e destinati al riuso sociale il Lazio è tra le prime regioni per numero di sequestri. Fino al dicembre 2006 sono stati apposti 322 sigilli , il 4% del totale (oltre 7mila). Davanti di gran lunga ci sono Sicilia, Calabria e Campania, a distanza ridotta Puglia e Lombardia. Il dato assume un peso diverso considerando le aziende sottratte ai boss: sono 90 (l’11%), segno che il Lazio è terra di investimenti e riciclaggio.

Lo confermano le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette che l’Uic ha inviato alla Dda di Roma. Nel periodo ’77-’04 la regione è al quarto posto. Nel 2005 le segnalazioni sono state il 19% del totale, con il Lazio al secondo posto. Nel 2006 sono state 1.604 (16,8%), ma la regione è prima per segnalazioni trattenute, cioè per le operazioni finanziarie sulle quali la Dda ha avviato indagini. Nel primo semestre 2007, secondo la relazione della Dia, le cose vanno allo stesso modo.

Droga, usura, racket delle estorsioni, le statistiche vanno in un’unica direzione. E indicano anche nuove tendenze: è sulla vendita di prodotti contraffatti (sono sei i processi in corso, più altri otto associati), sullo spaccio al dettaglio e sulla prostituzione che le cosche laziali creano alleanze con le organizzazioni straniere. Cinesi, russi, albanesi, rumeni e nigeriani su tutti. L’aggressione all’ambiente (ecomafia, abusivismo, incendi dolosi, speculazioni) è un altra delle attività su cui si insiste con forza per arricchirsi

La Quinta mafia cresce, il tessuto sociale si sfalda. C’è sempre più spazio per le truffe, un affare da 9 milioni di euro. Dalle clonazioni delle carte di credito ( +20% nell’ultimo anno) al pishing (300mila casi solo a Roma), le e-mail capestro che succhiano denaro dai conti degli utenti web. Addirittura crescono i furti di bestiame (+20%). Il Lazio è anche la regione dei creduloni e dei maghi senza scrupoli: al secondo posto per truffe legate all’occultismo.

Una presenza, quella criminale, che degrada le comunità. Cresce l’incertezza economica, aumentano gli episodi di violenza e i procedimenti giudiziari, le imprese vanno in crisi per la concorrenza mafiosa, impossibile da reggere. È così a Latina, Roma e Frosinone. E a sorpresa gli indicatori segnalano Rieti come provincia più a rischio. Un ex oasi felice assaltata dalle cosche, la prova di come la Quinta mafia riesca ad espandersi senza rumore, ma con grande efficacia.


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I numeri non mentono: la Quinta mafia laziale è nel ghota della criminalità organizzata. Tutti gli indicatori danno il Lazio ai primi posti nelle classifiche relative alla penetrazione mafiosa, subito dopo le quattro regioni meridionali a “occupazione” consolidata. Spesso addirittura davanti a Puglia, Campania, Sicilia e Calabria.

Un dato su tutto: nel 2005 i procedimenti avviati dalla Dda di Roma sono stati 204 (droga, tratta e associazione mafiosa), più che a Reggio Calabria (189). Il Lazio è secondo solo alla Sicilia. Le cifre della Direzione nazionale antimafia (relazione annuale luglio 2006/giugno 2007) confermano la tendenza: a Roma sono 143 i fascicoli aperti dall’antimafia, inferiori alle sole procure del Sud e alla Dda di Milano.

Anche sul fronte dei beni confiscati alle mafie e destinati al riuso sociale il Lazio è tra le prime regioni per numero di sequestri. Fino al dicembre 2006 sono stati apposti 322 sigilli , il 4% del totale (oltre 7mila). Davanti di gran lunga ci sono Sicilia, Calabria e Campania, a distanza ridotta Puglia e Lombardia. Il dato assume un peso diverso considerando le aziende sottratte ai boss: sono 90 (l’11%), segno che il Lazio è terra di investimenti e riciclaggio.

Lo confermano le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette che l’Uic ha inviato alla Dda di Roma. Nel periodo ’77-’04 la regione è al quarto posto. Nel 2005 le segnalazioni sono state il 19% del totale, con il Lazio al secondo posto. Nel 2006 sono state 1.604 (16,8%), ma la regione è prima per segnalazioni trattenute, cioè per le operazioni finanziarie sulle quali la Dda ha avviato indagini. Nel primo semestre 2007, secondo la relazione della Dia, le cose vanno allo stesso modo.

Droga, usura, racket delle estorsioni, le statistiche vanno in un’unica direzione. E indicano anche nuove tendenze: è sulla vendita di prodotti contraffatti (sono sei i processi in corso, più altri otto associati), sullo spaccio al dettaglio e sulla prostituzione che le cosche laziali creano alleanze con le organizzazioni straniere. Cinesi, russi, albanesi, rumeni e nigeriani su tutti. L’aggressione all’ambiente (ecomafia, abusivismo, incendi dolosi, speculazioni) è un altra delle attività su cui si insiste con forza per arricchirsi

La Quinta mafia cresce, il tessuto sociale si sfalda. C’è sempre più spazio per le truffe, un affare da 9 milioni di euro. Dalle clonazioni delle carte di credito ( +20% nell’ultimo anno) al pishing (300mila casi solo a Roma), le e-mail capestro che succhiano denaro dai conti degli utenti web. Addirittura crescono i furti di bestiame (+20%). Il Lazio è anche la regione dei creduloni e dei maghi senza scrupoli: al secondo posto per truffe legate all’occultismo.

Una presenza, quella criminale, che degrada le comunità. Cresce l’incertezza economica, aumentano gli episodi di violenza e i procedimenti giudiziari, le imprese vanno in crisi per la concorrenza mafiosa, impossibile da reggere. È così a Latina, Roma e Frosinone. E a sorpresa gli indicatori segnalano Rieti come provincia più a rischio. Un ex oasi felice assaltata dalle cosche, la prova di come la Quinta mafia riesca ad espandersi senza rumore, ma con grande efficacia.


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