lunedì 9 febbraio 2009

Gli infoibati, i fucilati, i lager italiani in Jugoslavia


50 ostaggi per un italiano

L’esercito piemontese e savoiardo
( rifiutiamo di chiamarlo italiano) nasconde colpe tremende negli armadi della Storia. Nel dopoguerra i nostri governanti ci hanno coperto di menzogne e la cultura semi ufficiale ci ha letteralmente abbagliati. A scuola era impossibile studiare il fascismo e le sue colpe; settimanali e quotidiani quasi tutti ad esaltare il nostro Regio Esercito, quasi tutti a giustificare la merda che era scivolata sulle nostre teste per colpa di quei mostri criminali di guerra. “…L’armadio della vergogna potrebbe contenere un milione di vittime di crimini di guerra. Questo era il dato calcolato da Michael Palumbo, autore di un libro mai edito. Sono note invece le ricerche di Angelo Del Boca sulle violenze italiane in Africa. Fra i tanti episodi di massacro di centinaia di monaci copti dopo l’attentato a Rodolfo Graziani. Spaventoso l’elenco delle atrocità compiute in Jugoslavia e Grecia, con centinaia di villaggi distrutti, migliaia di civili deportati, ordini di rappresaglia di stampo nazista: fino a 50 ostaggi per un italiano. Nella sua Storia d’Italia nella guerra fascista, Giorgio Bocca cita stralci di lettere di soldati:<>.( La Stampa, giovedì 24 maggio 2001, pag 25)

Chi scrive, da piccolo ha sentito storie allucinanti da parenti inviati a fare la guerra in Russia o in Grecia o in Africa, storie stomachevoli, fuori dalla realtà civile, crimini che nemmeno i barbari hanno mai osato. Un nostro congiunto diretto ci ha descritto di fucilazioni di russi, messi in fila e fatti cadere nelle fosse da loro stessi scavate, solo perché la truppa non trovava di che mangiare nei villaggi; abbiamo sentito racconti di stupri, di violenze, ma nelle versioni ufficiali dei nostri governanti e dei nostri militari abbiamo sempre sentito giustificare e magnificare le gesta del Regio Esercito. Gli aggressori passavano per vittime e gli aggrediti per barbari. Come nel 1860.

“Uccisione di prigionieri, uccisione di feriti, prelievo ed uccisioni di ostaggi, violenze sulla popolazione femminile, rastrellamenti e deportazioni, massacri di popolazione non combattente, saccheggio di quartieri e villaggi: i crimini di guerra, per cui giustamente si perseguono militari delle SS e della Wermacht, riguardano anche ufficiali e soldati dell’esercito italiano (noi rifiutiamo di chiamarlo italiano) nell’ultima guerra, oltre i rappresentanti del governo fascista in territori d’occupazione…ciò è possibile saperlo grazie ad una ricerca di un giovane studioso, Filippo Focardi di Firenze…( La Stampa, giovedì 24 maggio,anno 2001, pag 25)

L’articolo de La Stampa a firma di Alberto Papuzzi ci fa sapere cose che già sapevamo, ma, vivaddio! la verità, dopo oltre mezzo secolo, sta venendo a galla. Focardi ci fa sapere che una commissione dopo un anno di inchieste a partire dal sei maggio del 1946 deferì alla giustizia militare 26 persone fra i quali figuravano alti ufficiali come i generali Roatta, Robotti, Gambara, Costurri, Pirzio Biroli e il colonnello Sorrentino; diplomatici, prefetti e governatori di province come Giuseppe Bastianini, Francesco Giunta, Temistocle Testa, Emilio Grazioli); sottufficiali dell’esercito, semplici carabinieri, membri della milizia” Questi personaggi non sono mai stati processati. Grazie a Focardi la vera storia comincia a filtrare.

Fra il 1945 e il 1948 giunsero centinaia di richieste presso la commissione alleata per i crimini di guerra di Londra: 729 cittadini italiani erano richiesti dalla Jugoslavia per poterli processare, 111 dalla Grecia, 30 dalla Francia, 12 dall’URSS, e 3 dall’Albania. (La Stampa, giovedì 24 maggio, anno 2001, pag 25)

Robotti: Si ammazza troppo poco

<> è il titolo di uno sconvolgente saggio dello storico sloveno Tone Ferenc.( Tone Ferenc, Si ammazza troppo poco, Istituto per la storia moderna e dalla Società degli scrittori della storia della lotta di Liberazione di Lubiana)Chi pronunciò quella frase fu il generale di corpo d’armata Mario Robotti a commento di un notiziario del 4 agosto del 1942. L’annotazione si trova a margine di un rapporto del comando della divisione dei Cacciatori delle Alpi che riferiva come fossero state catturate dieci persone in località Ledenik e altre 63 a Rekitnica, tutti sospettati di fornire appoggio ai partigiani, ma non fucilati perchè le prove a carico dei catturati non risultavano sufficienti. rivolgendosi al colonnello Annibale Gallo, suo sottoposto, Robotti scriveva:<<>>. In un’altra ordinanza del Comando dell’XI Corpo d’Armata, lo stesso generale affermava che<<>>…il territorio della provincia di Lubiana al 31 luglio del ’41 era popolato da 336.279, in maggioranza di etnia slovena. Entro l’8 settembre del ’43 il tribunale militare di guerra che aveva sede a Lubiana trattò 8.737 cause a carico di 13.186 imputati. Le condanne a morte furono 83. Il numero più alto di pene capitali riguardò il 7 marzo del 1942 quando 28 cittadini del tutto estranei ai fatti imputabili furono fucilati. Gli ostaggi fucilati furono 146. Ma un numero incomparabilmente superiore fu quello delle persone passate per le armi senza una qualsivoglia condanna formale o, solo in casi rarissimi, sulla scorta di sentenze sommarie. I colpiti furono, nella sostanza, i partigiani catturati, i militanti del Fronte di Liberazione, gli abitanti delle località sospettati di sostenere il movimento di liberazione e anche cittadini inermi e politicamente non schierati. Le istruzioni del generale Vittorio Ambrosio prevedevano inoltre che alla fucilazione dei prigionieri facesse seguito la distruzione delle loro case.

Un altro generale, Mario Roatta in una circolare del 19 aprile del 1942 dedicata al trattamento da riservare ai ribelli e alla popolazione civile contemplava l’incendio di case e di interi villaggi, la deportazione degli abitanti, l’internamento, il fermo e la fucilazione di ostaggi…Roatta era ritenuto criminale di guerra dal governo jugoslavo…in una relazione <> rivolta all’Alto commissario per la provincia di Lubiana del 30 luglio ’42, il commissario Umberto Rosin scriveva: La situazione attuale rende necessario far presente ai nostri superiori che noi non abbiamo più alcun potere per farci ascoltare. Non ci è più possibile aiutare la popolazione inerme bistrattata dalle autorità militari le quali hanno perduto anche il più elementare buon senso. I militari non potendo prendere i ribelli si sfogano contro la popolazione non facendo alcuna differenza fra il buono ed il cattivo…Nonostante le assicurazioni datemi dai Comandi di rispettare la povera gente e di non distruggere le propretà private, vennero incendiate diverse case e fucilate ben 25 persone…un primo bilancio dà 20 case bruciate a Sv.Trojica, 15 a Metulje, 3 a Kramplje, 12 a Mramorovo, 8 a Gradisko, 9 a Hiteno, 16 a Zavth, 3 a Nova Vas, 31 a Ravne e alcune a Grahovo, paesi questi rimasti sempre tranquilli per quanto, purtroppo, infestati sempre di partigiani che vi prevelavano viveri ed uomini…a Nova Vas la furia devastatrice dei granatieri è stata impressionante. Prima di incendiare le case i soldati si dettero al saccheggio…a Grahovo i granatieri procedettero subito dopo l’arrivo e senza alcun motivo a fucilazioni ed arresti…le fucilazioni in massa fatte a casaccio e gli incendi di paesi fatti per il solo gusto di distruggere hanno si prodotto nella gente un sacro timore, ma ci hanno anche tolto molta simpatia e molta fiducia…la frase” gli italiani sono diventati peggio dei tedeschi” che si sente mormorare dappertutto e che si riferisce alle note azioni germaniche nell’Alta Slovenia nel periodo immediatamente successivo all’occupazione, compendia i sentimenti degli sloveni verso di noi>> ( Ibio Paolucci, l’Unità, martedì 14 agosto 2001, pag. 25)

Fini e Storace continuano a fare i fessi, continuano a parlare di esercito italiano, noi diciamo che quello non è mai stato un esercito italiano, era piemontese come piemontesi erano i suoi ufficiali assatanati e assetati di sangue e di danaro; si comportarono proprio come i soldati savoiardi nel 1860 e dintorni nel Regno delle Due Sicilie, cioè da barbari quali erano. A guerra persa i fascisti padani( per favore, finiamola di dire che il fascismo è italiano, è nato in Padania fomentato dagli industriali e latifondisti di quelle lande) si sono lamentati che molti di loro furono infoibati.

Fonte:Partito del Sud Gaeta
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50 ostaggi per un italiano

L’esercito piemontese e savoiardo
( rifiutiamo di chiamarlo italiano) nasconde colpe tremende negli armadi della Storia. Nel dopoguerra i nostri governanti ci hanno coperto di menzogne e la cultura semi ufficiale ci ha letteralmente abbagliati. A scuola era impossibile studiare il fascismo e le sue colpe; settimanali e quotidiani quasi tutti ad esaltare il nostro Regio Esercito, quasi tutti a giustificare la merda che era scivolata sulle nostre teste per colpa di quei mostri criminali di guerra. “…L’armadio della vergogna potrebbe contenere un milione di vittime di crimini di guerra. Questo era il dato calcolato da Michael Palumbo, autore di un libro mai edito. Sono note invece le ricerche di Angelo Del Boca sulle violenze italiane in Africa. Fra i tanti episodi di massacro di centinaia di monaci copti dopo l’attentato a Rodolfo Graziani. Spaventoso l’elenco delle atrocità compiute in Jugoslavia e Grecia, con centinaia di villaggi distrutti, migliaia di civili deportati, ordini di rappresaglia di stampo nazista: fino a 50 ostaggi per un italiano. Nella sua Storia d’Italia nella guerra fascista, Giorgio Bocca cita stralci di lettere di soldati:<>.( La Stampa, giovedì 24 maggio 2001, pag 25)

Chi scrive, da piccolo ha sentito storie allucinanti da parenti inviati a fare la guerra in Russia o in Grecia o in Africa, storie stomachevoli, fuori dalla realtà civile, crimini che nemmeno i barbari hanno mai osato. Un nostro congiunto diretto ci ha descritto di fucilazioni di russi, messi in fila e fatti cadere nelle fosse da loro stessi scavate, solo perché la truppa non trovava di che mangiare nei villaggi; abbiamo sentito racconti di stupri, di violenze, ma nelle versioni ufficiali dei nostri governanti e dei nostri militari abbiamo sempre sentito giustificare e magnificare le gesta del Regio Esercito. Gli aggressori passavano per vittime e gli aggrediti per barbari. Come nel 1860.

“Uccisione di prigionieri, uccisione di feriti, prelievo ed uccisioni di ostaggi, violenze sulla popolazione femminile, rastrellamenti e deportazioni, massacri di popolazione non combattente, saccheggio di quartieri e villaggi: i crimini di guerra, per cui giustamente si perseguono militari delle SS e della Wermacht, riguardano anche ufficiali e soldati dell’esercito italiano (noi rifiutiamo di chiamarlo italiano) nell’ultima guerra, oltre i rappresentanti del governo fascista in territori d’occupazione…ciò è possibile saperlo grazie ad una ricerca di un giovane studioso, Filippo Focardi di Firenze…( La Stampa, giovedì 24 maggio,anno 2001, pag 25)

L’articolo de La Stampa a firma di Alberto Papuzzi ci fa sapere cose che già sapevamo, ma, vivaddio! la verità, dopo oltre mezzo secolo, sta venendo a galla. Focardi ci fa sapere che una commissione dopo un anno di inchieste a partire dal sei maggio del 1946 deferì alla giustizia militare 26 persone fra i quali figuravano alti ufficiali come i generali Roatta, Robotti, Gambara, Costurri, Pirzio Biroli e il colonnello Sorrentino; diplomatici, prefetti e governatori di province come Giuseppe Bastianini, Francesco Giunta, Temistocle Testa, Emilio Grazioli); sottufficiali dell’esercito, semplici carabinieri, membri della milizia” Questi personaggi non sono mai stati processati. Grazie a Focardi la vera storia comincia a filtrare.

Fra il 1945 e il 1948 giunsero centinaia di richieste presso la commissione alleata per i crimini di guerra di Londra: 729 cittadini italiani erano richiesti dalla Jugoslavia per poterli processare, 111 dalla Grecia, 30 dalla Francia, 12 dall’URSS, e 3 dall’Albania. (La Stampa, giovedì 24 maggio, anno 2001, pag 25)

Robotti: Si ammazza troppo poco

<> è il titolo di uno sconvolgente saggio dello storico sloveno Tone Ferenc.( Tone Ferenc, Si ammazza troppo poco, Istituto per la storia moderna e dalla Società degli scrittori della storia della lotta di Liberazione di Lubiana)Chi pronunciò quella frase fu il generale di corpo d’armata Mario Robotti a commento di un notiziario del 4 agosto del 1942. L’annotazione si trova a margine di un rapporto del comando della divisione dei Cacciatori delle Alpi che riferiva come fossero state catturate dieci persone in località Ledenik e altre 63 a Rekitnica, tutti sospettati di fornire appoggio ai partigiani, ma non fucilati perchè le prove a carico dei catturati non risultavano sufficienti. rivolgendosi al colonnello Annibale Gallo, suo sottoposto, Robotti scriveva:<<>>. In un’altra ordinanza del Comando dell’XI Corpo d’Armata, lo stesso generale affermava che<<>>…il territorio della provincia di Lubiana al 31 luglio del ’41 era popolato da 336.279, in maggioranza di etnia slovena. Entro l’8 settembre del ’43 il tribunale militare di guerra che aveva sede a Lubiana trattò 8.737 cause a carico di 13.186 imputati. Le condanne a morte furono 83. Il numero più alto di pene capitali riguardò il 7 marzo del 1942 quando 28 cittadini del tutto estranei ai fatti imputabili furono fucilati. Gli ostaggi fucilati furono 146. Ma un numero incomparabilmente superiore fu quello delle persone passate per le armi senza una qualsivoglia condanna formale o, solo in casi rarissimi, sulla scorta di sentenze sommarie. I colpiti furono, nella sostanza, i partigiani catturati, i militanti del Fronte di Liberazione, gli abitanti delle località sospettati di sostenere il movimento di liberazione e anche cittadini inermi e politicamente non schierati. Le istruzioni del generale Vittorio Ambrosio prevedevano inoltre che alla fucilazione dei prigionieri facesse seguito la distruzione delle loro case.

Un altro generale, Mario Roatta in una circolare del 19 aprile del 1942 dedicata al trattamento da riservare ai ribelli e alla popolazione civile contemplava l’incendio di case e di interi villaggi, la deportazione degli abitanti, l’internamento, il fermo e la fucilazione di ostaggi…Roatta era ritenuto criminale di guerra dal governo jugoslavo…in una relazione <> rivolta all’Alto commissario per la provincia di Lubiana del 30 luglio ’42, il commissario Umberto Rosin scriveva: La situazione attuale rende necessario far presente ai nostri superiori che noi non abbiamo più alcun potere per farci ascoltare. Non ci è più possibile aiutare la popolazione inerme bistrattata dalle autorità militari le quali hanno perduto anche il più elementare buon senso. I militari non potendo prendere i ribelli si sfogano contro la popolazione non facendo alcuna differenza fra il buono ed il cattivo…Nonostante le assicurazioni datemi dai Comandi di rispettare la povera gente e di non distruggere le propretà private, vennero incendiate diverse case e fucilate ben 25 persone…un primo bilancio dà 20 case bruciate a Sv.Trojica, 15 a Metulje, 3 a Kramplje, 12 a Mramorovo, 8 a Gradisko, 9 a Hiteno, 16 a Zavth, 3 a Nova Vas, 31 a Ravne e alcune a Grahovo, paesi questi rimasti sempre tranquilli per quanto, purtroppo, infestati sempre di partigiani che vi prevelavano viveri ed uomini…a Nova Vas la furia devastatrice dei granatieri è stata impressionante. Prima di incendiare le case i soldati si dettero al saccheggio…a Grahovo i granatieri procedettero subito dopo l’arrivo e senza alcun motivo a fucilazioni ed arresti…le fucilazioni in massa fatte a casaccio e gli incendi di paesi fatti per il solo gusto di distruggere hanno si prodotto nella gente un sacro timore, ma ci hanno anche tolto molta simpatia e molta fiducia…la frase” gli italiani sono diventati peggio dei tedeschi” che si sente mormorare dappertutto e che si riferisce alle note azioni germaniche nell’Alta Slovenia nel periodo immediatamente successivo all’occupazione, compendia i sentimenti degli sloveni verso di noi>> ( Ibio Paolucci, l’Unità, martedì 14 agosto 2001, pag. 25)

Fini e Storace continuano a fare i fessi, continuano a parlare di esercito italiano, noi diciamo che quello non è mai stato un esercito italiano, era piemontese come piemontesi erano i suoi ufficiali assatanati e assetati di sangue e di danaro; si comportarono proprio come i soldati savoiardi nel 1860 e dintorni nel Regno delle Due Sicilie, cioè da barbari quali erano. A guerra persa i fascisti padani( per favore, finiamola di dire che il fascismo è italiano, è nato in Padania fomentato dagli industriali e latifondisti di quelle lande) si sono lamentati che molti di loro furono infoibati.

Fonte:Partito del Sud Gaeta

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