sabato 20 dicembre 2008

Gli affari di Romeo in Puglia e Basilicata


Di NICOLA PEPE

BARI - «Global service», «facility management degli uffici» o «altri servizi». Nel paniere della convenzione «Consip», la centrale acquisti della pubblica amministrazione, questi termini valgono centinaia di milioni di euro. Sulla carta è tutto regolare, il sistema è ormai collaudato ma a spartirsi la torta degli affari (o dei «lotti») sono pochi gruppi che hanno conquistato contratti al Nord, al Centro e al Sud.

La «Romeo Gestioni», l’azienda che fa capo ad Alfredo Romeo, l’imprenditore finito in cella nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta Tantentopoli napoletana, gestisce un piccolo impero di commesse anche in Puglia e Basilicata. Spulciando l’elenco dei contratti in corso attraverso il sistema Consip, si scopre che la «Romeo» ha le mani un po’ dappertutto: non solo le amministrazioni periferiche dello Stato, gli istituti di previdenza, ma anche enti locali (Comune di Bari), Corte dei Conti, Università, Iacp, uffici della Regione Puglia, Tar. Una ragnatela di servizi all’interno degli edifici pubblici controllati da un sistema legale che garantisce contratti di durata anche pluriennale: dai 6 centesimi a metro quadrato/anno per la manutenzione di una rete telefonica, ai 32 centesimi a metro quadrato per la pulizia di una parete, ai 14,10 euro all’ora per un servizio di facchinaggio.

Secondo quanto emerge dai dati a disposizione della «Gazzetta», l’azienda napoletana si è aggiudicata tre lotti nel Meridione per prestazioni di servizi mentre un quarto è di «fresca» aggiudicazione.

Un lotto riguarda la cosiddetta attività di «global service» (manutenzione impianti, centralino, pulizia, giardinaggio, facchinaggio, ecc.) per un valore di 97 milioni di euro in tre regioni (Campania, Puglia e Molise) ed è ormai scaduto; altri due, di «facility management» (gestione del patrimonio immobiliare, manutenzione, pulizia e altri servizi) riguardano le regioni Puglia-Molise (lotto 11) per 44 milioni di euro, e Basilicata-Campania (lotto 10) per un totale di 80 milioni di euro. Di questi ultimi lotti, uno è ormai esaurito (quello che comprende la Basilicata), mentre per quello più «piccolo» da 40 milioni di euro, è stato disposto un «ampliamento» di altri 8 milioni di euro.

Ma la «Romeo», grazie al sistema Consip, ha recentemente vinto altri tre lotti nell’ambito di una maxi commessa per gli ospedali: uno riguarda le regioni Basilicata, Calabria e Puglia. Per l’esattezza, il bando ha per oggetto il «sistema integrato di servizi per la gestione e la conduzione degli impianti tecnologici». Un affaire , anche in questo caso, da diversi milioni di euro, per il quale la Regione Puglia e la Regione Basilicata dovranno decidere se avvalersi o no di tali servizi.

Il grafico che pubblichiamo indica chiaramente come le amministrazioni periferiche dello Stato si avvalgano essenzialmente di servizi della «Romeo gestioni» (a Bari ha sede nel centralissimo corso Vittorio Emanuele) attraverso la convenzioni Consip. La procedura, ricordiamo, non è obbligatoria per le pubbliche amministrazione: fatta eccezione per taluni acquisti per i quali gli enti pubblici devono utilizzare il sistema «Consip» (contenuti in un decreto firmato dall’ex ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa a gennaio del 2008), per altri vi è solo una facoltà. L’unico obbligo è quello di prendere come riferimento il valore di mercato stabilito da «Consip».

Ma gli addetti ai lavori sanno perfettamente che il «sistema» consente di raggirare le regole Consip. Per bypassare infatti il listino prezzi imposto dal sistema degli acquisti della pubblica amministrazione, basta sfoderare un po’ di professionalità nella «richiesta» dei servizi. Limando qualche parola o modificando nella forma (e non nella sostanza) la necessità di un determinato servizio per il quale ci si vuol rivolgere all’esterno, si ha di fatto mano libera nella determinazione del prezzo. «Anche perchè - mormora qualche dirigente pubblico - non sempre il sistema Consip è così conveniente come si vuol far credere».

Di certo, la «Romeo», azienda nata verso la fine degli anni Ottanta, è riuscita a ritagliarsi una cospicua fetta di mercato nel settore degli appalti pubblici, controllando numerose commesse nelle regioni del Sud e stringendo intese anche con altre aziende operanti sul territorio. E che Bari, e la Puglia, potessero essere ulteriore oggetto di interesse da parte di Romeo, ciò sarebbe testimoniato non solo dagli appalti in corso ma anche da alcune intercettazioni telefoniche emerse nell’ambito dell’inchiesta della magistratura partenopea.

• Interrogazione di Ruocco (An): i costi sono triplicati


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Di NICOLA PEPE

BARI - «Global service», «facility management degli uffici» o «altri servizi». Nel paniere della convenzione «Consip», la centrale acquisti della pubblica amministrazione, questi termini valgono centinaia di milioni di euro. Sulla carta è tutto regolare, il sistema è ormai collaudato ma a spartirsi la torta degli affari (o dei «lotti») sono pochi gruppi che hanno conquistato contratti al Nord, al Centro e al Sud.

La «Romeo Gestioni», l’azienda che fa capo ad Alfredo Romeo, l’imprenditore finito in cella nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta Tantentopoli napoletana, gestisce un piccolo impero di commesse anche in Puglia e Basilicata. Spulciando l’elenco dei contratti in corso attraverso il sistema Consip, si scopre che la «Romeo» ha le mani un po’ dappertutto: non solo le amministrazioni periferiche dello Stato, gli istituti di previdenza, ma anche enti locali (Comune di Bari), Corte dei Conti, Università, Iacp, uffici della Regione Puglia, Tar. Una ragnatela di servizi all’interno degli edifici pubblici controllati da un sistema legale che garantisce contratti di durata anche pluriennale: dai 6 centesimi a metro quadrato/anno per la manutenzione di una rete telefonica, ai 32 centesimi a metro quadrato per la pulizia di una parete, ai 14,10 euro all’ora per un servizio di facchinaggio.

Secondo quanto emerge dai dati a disposizione della «Gazzetta», l’azienda napoletana si è aggiudicata tre lotti nel Meridione per prestazioni di servizi mentre un quarto è di «fresca» aggiudicazione.

Un lotto riguarda la cosiddetta attività di «global service» (manutenzione impianti, centralino, pulizia, giardinaggio, facchinaggio, ecc.) per un valore di 97 milioni di euro in tre regioni (Campania, Puglia e Molise) ed è ormai scaduto; altri due, di «facility management» (gestione del patrimonio immobiliare, manutenzione, pulizia e altri servizi) riguardano le regioni Puglia-Molise (lotto 11) per 44 milioni di euro, e Basilicata-Campania (lotto 10) per un totale di 80 milioni di euro. Di questi ultimi lotti, uno è ormai esaurito (quello che comprende la Basilicata), mentre per quello più «piccolo» da 40 milioni di euro, è stato disposto un «ampliamento» di altri 8 milioni di euro.

Ma la «Romeo», grazie al sistema Consip, ha recentemente vinto altri tre lotti nell’ambito di una maxi commessa per gli ospedali: uno riguarda le regioni Basilicata, Calabria e Puglia. Per l’esattezza, il bando ha per oggetto il «sistema integrato di servizi per la gestione e la conduzione degli impianti tecnologici». Un affaire , anche in questo caso, da diversi milioni di euro, per il quale la Regione Puglia e la Regione Basilicata dovranno decidere se avvalersi o no di tali servizi.

Il grafico che pubblichiamo indica chiaramente come le amministrazioni periferiche dello Stato si avvalgano essenzialmente di servizi della «Romeo gestioni» (a Bari ha sede nel centralissimo corso Vittorio Emanuele) attraverso la convenzioni Consip. La procedura, ricordiamo, non è obbligatoria per le pubbliche amministrazione: fatta eccezione per taluni acquisti per i quali gli enti pubblici devono utilizzare il sistema «Consip» (contenuti in un decreto firmato dall’ex ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa a gennaio del 2008), per altri vi è solo una facoltà. L’unico obbligo è quello di prendere come riferimento il valore di mercato stabilito da «Consip».

Ma gli addetti ai lavori sanno perfettamente che il «sistema» consente di raggirare le regole Consip. Per bypassare infatti il listino prezzi imposto dal sistema degli acquisti della pubblica amministrazione, basta sfoderare un po’ di professionalità nella «richiesta» dei servizi. Limando qualche parola o modificando nella forma (e non nella sostanza) la necessità di un determinato servizio per il quale ci si vuol rivolgere all’esterno, si ha di fatto mano libera nella determinazione del prezzo. «Anche perchè - mormora qualche dirigente pubblico - non sempre il sistema Consip è così conveniente come si vuol far credere».

Di certo, la «Romeo», azienda nata verso la fine degli anni Ottanta, è riuscita a ritagliarsi una cospicua fetta di mercato nel settore degli appalti pubblici, controllando numerose commesse nelle regioni del Sud e stringendo intese anche con altre aziende operanti sul territorio. E che Bari, e la Puglia, potessero essere ulteriore oggetto di interesse da parte di Romeo, ciò sarebbe testimoniato non solo dagli appalti in corso ma anche da alcune intercettazioni telefoniche emerse nell’ambito dell’inchiesta della magistratura partenopea.

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