venerdì 21 novembre 2008

Perchè delegare ai politici il nostro futuro?”


Di Maria Petronio


Quando si parla di responsabilità personale, ci fa comodo delegare ai politici di turno l’onere di elaborare soluzioni e costruirci il futuro, lamentandoci poi della tirannia avida, e ormai stereotipata, che caratterizza il sistema: delegittimando i diritti del singolo cittadino, a favore, come sempre, dei poteri forti.

Il qualunquismo di fondo fa si che, al momento della corsa alle urne, ci si lasci stordire dalla solita overdose di slogan preelettorali, il cui artificio è arcinoto, e tuttavia ci accontentiamo semplicisticamente di tutto ciò, perché paradossalmente, corrisponde anche al massimo sforzo mentale dell’elettore medio.

I fatti e le controversie della storia della politica italiana degli ultimi trent’anni, sono misconosciuti alla maggior parte dei votanti, non c’è concreta consapevolezza per ciò che riguarda la memoria di ciò che è stato il percorso di ogni singolo partito, e vengono così dimenticati i tradimenti, gli inciuci, gli scandali, e le contraddizioni che invece dovrebbero metterci in guardia dal votare i soliti furbetti.

Si vota, quindi, prigionieri di una sorta di masochistico atteggiamento nei confronti di chi può fare politica al nostro posto, restando nella situazione stagnante di sempre; irretiti, stupidamente, dalla inconsistente fascinazione di quei politici, che più di altri, hanno saputo interpretare al meglio il ruolo salvifico del semidio, e nel contempo, ha saputo anche mantenere immutate le regole del gioco dei compromessi, degli inciuci, delle mance e regalie, promozioni sul campo, consulenze ed appalti milionari agli amici del partito.

Il masochismo degli italiani è frutto degenere di una politica ipocrita, che da decenni si impegna a spacciarci ideali fondanti, quali libertà, democrazia, giustizia; e poi dopo aver mandato, teatralmente, al massacro, qualche tutore dell’ordine, qualche giudice o magistrato, continua, sottobanco, ed imperterrita a fare affari d’oro con le lobbies criminali, con un ingiustificabile cinismo machiavellico.

Ogni giorno incontro gente all’iper, al bar, o all’edicola, che si lamenta furiosamente del sistema e sembra pronta a buttare giù il mondo con più di mille argomenti da rinfacciare ai politici… e poi, quando la ritrovo in pubblica assemblea, quella stessa gente, che si accalora per gli atti di eroismo di qualche partigiano, quando è ora di trovare il coraggio per denunciare quello che non va, si trincera dietro a falsi moralismi, e docile come uno scolaretto ubbidiente, si giustifica come persona corretta che non può dare dimostrazioni di prepotenza e di rabbia, anche se più che legittima.

A questo punto inutile piangersi addosso, inutile sperare di trovare il coraggio di cambiare, inutile criticare l’omertà dei palermitani o dei casertani, inutile credersi diversi da coloro che soggiacciono alle grandi dittature, perché siamo un popolo che merita di essere sfruttato, raggirato, e ricattato dai potenti a cui ci siamo venduti.

Fonte: ReggioNelWeb.it n. 293 del 18/11/2008
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Di Maria Petronio


Quando si parla di responsabilità personale, ci fa comodo delegare ai politici di turno l’onere di elaborare soluzioni e costruirci il futuro, lamentandoci poi della tirannia avida, e ormai stereotipata, che caratterizza il sistema: delegittimando i diritti del singolo cittadino, a favore, come sempre, dei poteri forti.

Il qualunquismo di fondo fa si che, al momento della corsa alle urne, ci si lasci stordire dalla solita overdose di slogan preelettorali, il cui artificio è arcinoto, e tuttavia ci accontentiamo semplicisticamente di tutto ciò, perché paradossalmente, corrisponde anche al massimo sforzo mentale dell’elettore medio.

I fatti e le controversie della storia della politica italiana degli ultimi trent’anni, sono misconosciuti alla maggior parte dei votanti, non c’è concreta consapevolezza per ciò che riguarda la memoria di ciò che è stato il percorso di ogni singolo partito, e vengono così dimenticati i tradimenti, gli inciuci, gli scandali, e le contraddizioni che invece dovrebbero metterci in guardia dal votare i soliti furbetti.

Si vota, quindi, prigionieri di una sorta di masochistico atteggiamento nei confronti di chi può fare politica al nostro posto, restando nella situazione stagnante di sempre; irretiti, stupidamente, dalla inconsistente fascinazione di quei politici, che più di altri, hanno saputo interpretare al meglio il ruolo salvifico del semidio, e nel contempo, ha saputo anche mantenere immutate le regole del gioco dei compromessi, degli inciuci, delle mance e regalie, promozioni sul campo, consulenze ed appalti milionari agli amici del partito.

Il masochismo degli italiani è frutto degenere di una politica ipocrita, che da decenni si impegna a spacciarci ideali fondanti, quali libertà, democrazia, giustizia; e poi dopo aver mandato, teatralmente, al massacro, qualche tutore dell’ordine, qualche giudice o magistrato, continua, sottobanco, ed imperterrita a fare affari d’oro con le lobbies criminali, con un ingiustificabile cinismo machiavellico.

Ogni giorno incontro gente all’iper, al bar, o all’edicola, che si lamenta furiosamente del sistema e sembra pronta a buttare giù il mondo con più di mille argomenti da rinfacciare ai politici… e poi, quando la ritrovo in pubblica assemblea, quella stessa gente, che si accalora per gli atti di eroismo di qualche partigiano, quando è ora di trovare il coraggio per denunciare quello che non va, si trincera dietro a falsi moralismi, e docile come uno scolaretto ubbidiente, si giustifica come persona corretta che non può dare dimostrazioni di prepotenza e di rabbia, anche se più che legittima.

A questo punto inutile piangersi addosso, inutile sperare di trovare il coraggio di cambiare, inutile criticare l’omertà dei palermitani o dei casertani, inutile credersi diversi da coloro che soggiacciono alle grandi dittature, perché siamo un popolo che merita di essere sfruttato, raggirato, e ricattato dai potenti a cui ci siamo venduti.

Fonte: ReggioNelWeb.it n. 293 del 18/11/2008

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