domenica 19 ottobre 2008

QUELLO CHE E' MEGLIO NON DIRE SULLA CRISI FINANZIARIA...


QUANDO parliamo di derivati (swap), pensiamo a prodotti sofisticati in mano a "esperti", o presunti tali, della finanza.
Ma quanti sanno che 560 amministrazioni locali in Italia hanno sottoscritto contratti di questo genere? Regioni, Province e singoli Comuni, dal 2000 in avanti, quando lo Stato ha alleggerito i trasferimenti, hanno abbandonato la Cassa depositi e prestiti per avventurarsi in mari decisamente più grandi di loro e pieni di squali.

Varrebbe la pena di capire ad esempio cos’è successo in Ancona all’indomani del 15 settembre, giorno del fallimento di Lehman Brothers, dove la Regione Marche, nel 2003, avrebbe stipulato un contratto su derivati da 400 milioni di euro direttamente con la filiale europea della banca d’affari fallita.

Ricordo a questo proposito una bella puntata di Report del 14/10/2007 (cioè giusto un anno fa) dove si parlava della situazione derivati comprati dalle amministrazioni locali e dove ben si capiva come il problema era sottovalutato da parte dei politici "nostrani".
Solo l' Emilia Romagna si era dotata di un consorzio con un’unica centrale d’acquisto per otto province (su nove) e 12 comuni, consorzio che secondo il vicesindaco di Reggio, Franco Ferretti, aveva ridotto l’indebitamento di oltre un punto percentuale, dal 4,9 al 3,7%.

Il problema dell'indebitamento degli enti locali è stranamente sparito, o meglio non è mai stato affrontato, dall'informazione di regime, figurarsi poi se è possibile sperare che sia "indagato" proprio in questi giorni in cui lo sport nazionale è buttare acqua sul fuoco della crisi e spandere ottimismo a piene mani.

I fondi del Sud

Inutile poi domandarsi dove saranno reperite le risorse per "andare avanti"
o meglio a chi saranno sottratte le risorse già precedentemente assegnate.

E' di ieri la notizia, quasi da tutti taciuta, che il ministro Tremonti sta studiando un mix di interventi per gli aiuti di stato che riguarderanno i settori auto (la solita Fiat...), i comparti industriali energivori (acciaio, cemento, chimica), gli elettrodomestici e l'informatica- tlc.

Per le risorse oltre ai fondi BEI si pensa di attingere al Fas (il fondo per le aree sottoutilizzate che per il periodo 2007/2013 ha una dotazione di 54 miliardi al Sud e di solo 9 miliardi al Centro-Nord), fondo da cui ultimamente si sono già prelevati i fondi per il Comune di Roma e per il Comune di Catania.
(Fonte il Sole 24 ore del 18/10/08 pag 4)

Come cambiano i tempi......una volta si facevano guerre e relative invasioni per procurarsi i denari necessari ad impiantare le industrie e per migliorare i conti dello Stato, adesso che siamo più civili basta un semplice segno di biro, nel silenzio generale.
Bisogna anche ricordare che,per anni, ci hanno raccontato che nell'economia ci vuole meno Stato e più privato,perchè il privato di solito riesce a far rendere meglio e con meno spesa la sua impresa.
Ora questo non è più valido....così... all'improvviso....o meglio la strada intrapresa è quella di socializzare le perdite e privatizzare gli utili.....basta solo non dirlo in televisione ed il gioco è fatto.

Ovviamente i beneficiari degli "aiuti di stato" saranno i soliti "noti".....
Invece per gli imprenditori titolari di PMI, soprattutto quelli del Sud, che hanno sostenuto con enormi sacrifici e super-tassati i pochi progressi che si sono avuti nel paese "reale", non è previsto al momento nessun aiuto, infatti questi non fanno parte dell'elite economica al potere e quindi si arrangino (come sempre) o chiudano, tanto di loro e dei loro dipendenti non interessa a nessuno.

Infatti per queste aziende il ricorso al credito, che era già problematico prima della attuale crisi finanziaria, ora è diventato praticamente impossibile, come denuncia infatti il Presidente della Confindustria Calabrese Umberto De Rose
( il Sole 24 ore del 18/10/08 pag11) che afferma :"Ci fa piacere costatare che il Governo sia intervenuto per scongiurare un eventuale fallimento delle banche ma, a questo punto, chi tutela le piccole e medie imprese meridionali?"

Pochi giorni fa l'imprenditore calabrese Cosimo De Tommaso denunciava "nuovi accorgimenti tecnici" che impedirebbero alle piccole e medie imprese del Sud di
" operare agevolmente nel sistema creditizio".
(Fonte il Sole 24 ore del 15/10/08).

Gli imprenditori meridionali ora temono che il quadro possa addirittura peggiorare :
" Sono convinto che i veri effetti sul credito dell'attuale crisi finanziaria dalle nostre parti non si siano ancora manifestati in tutta la loro gravità."
Dichiara (al Sole 24 del 18/10/08 pag. 11) l'imprenditore barese Michele Vinci
"La domanda si contrae e questo non è un buon segnale per lo stato di salute dell'economia meridionale".

Sempre allo stesso giornale dichiara l'economista e docente universitaro calabrese Michele Costabile:
" I principali gruppi del credito italiano hanno investito all'estero e quindi guardano con preoccupazione a quanto sta accadendo oltre i nostri confini.
Si tratta di gruppi che presidiano con posizioni di leadership il mercato meridionale ed è un'ovvia conseguenza della crisi il fatto che si muovano con enorme cautela prima di accordare nuovi prestiti alla clientela del Sud.
Il nostro è un sistema economico periferico e debole che quando la congiuntura è favorevole ne beneficia meno che il resto d' Italia, ma quando c'è crisi soffre di più."

Ricapitolando quindi abbiamo un governo che aiuta i ricchi (le industrie del Nord) sottraendo risorse ai poveri (le PMI dell'intero paese e tutte le imprese del Sud), enti pubblici indebitati, soprattutto al Sud, in un modo di cui non si conosce assolutamente la profondità, la più alta pressione fiscale d'Europa rapportata a servizi sempre più scarsi, il più alto debito pubblico d'Europa con il relativo rating fra i più bassi dei paesi sviluppati.

Altro punto: visto che la pressione fiscale è già da tempo insostenibile dove si troveranno le risorse aggiuntive, a parte quelle sottratte al Fas, per "salvare"o finanziare (in ordine di apparizione) Alitalia/Airone/Cai, le banche, Rete 4, le grandi imprese del Nord e ripianare i debiti dei comuni e dello Stato..?....
O forse si spera che le "cambiali" non giungano in scadenza tutte contemporaneamente....

Diciamo quindi che ottimisti è difficile esserlo anche perchè basta veramente poco perchè le cose prendano una deriva che,come capitò in Argentina, porti al collasso dell'economia nazionale.

In attesa quindi di nuovi fallimenti o di fallimenti evitati per "concessione divina", non resta che incrociare le dita.

Dispiace inoltre notare ancora una volta, che per il popolo del Sud, in attesa pure del federalismo leghista, la ricetta dello Stato, monarchico o repubblicano, è sempre la stessa da 150 anni: l'emigrazione .
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QUANDO parliamo di derivati (swap), pensiamo a prodotti sofisticati in mano a "esperti", o presunti tali, della finanza.
Ma quanti sanno che 560 amministrazioni locali in Italia hanno sottoscritto contratti di questo genere? Regioni, Province e singoli Comuni, dal 2000 in avanti, quando lo Stato ha alleggerito i trasferimenti, hanno abbandonato la Cassa depositi e prestiti per avventurarsi in mari decisamente più grandi di loro e pieni di squali.

Varrebbe la pena di capire ad esempio cos’è successo in Ancona all’indomani del 15 settembre, giorno del fallimento di Lehman Brothers, dove la Regione Marche, nel 2003, avrebbe stipulato un contratto su derivati da 400 milioni di euro direttamente con la filiale europea della banca d’affari fallita.

Ricordo a questo proposito una bella puntata di Report del 14/10/2007 (cioè giusto un anno fa) dove si parlava della situazione derivati comprati dalle amministrazioni locali e dove ben si capiva come il problema era sottovalutato da parte dei politici "nostrani".
Solo l' Emilia Romagna si era dotata di un consorzio con un’unica centrale d’acquisto per otto province (su nove) e 12 comuni, consorzio che secondo il vicesindaco di Reggio, Franco Ferretti, aveva ridotto l’indebitamento di oltre un punto percentuale, dal 4,9 al 3,7%.

Il problema dell'indebitamento degli enti locali è stranamente sparito, o meglio non è mai stato affrontato, dall'informazione di regime, figurarsi poi se è possibile sperare che sia "indagato" proprio in questi giorni in cui lo sport nazionale è buttare acqua sul fuoco della crisi e spandere ottimismo a piene mani.

I fondi del Sud

Inutile poi domandarsi dove saranno reperite le risorse per "andare avanti"
o meglio a chi saranno sottratte le risorse già precedentemente assegnate.

E' di ieri la notizia, quasi da tutti taciuta, che il ministro Tremonti sta studiando un mix di interventi per gli aiuti di stato che riguarderanno i settori auto (la solita Fiat...), i comparti industriali energivori (acciaio, cemento, chimica), gli elettrodomestici e l'informatica- tlc.

Per le risorse oltre ai fondi BEI si pensa di attingere al Fas (il fondo per le aree sottoutilizzate che per il periodo 2007/2013 ha una dotazione di 54 miliardi al Sud e di solo 9 miliardi al Centro-Nord), fondo da cui ultimamente si sono già prelevati i fondi per il Comune di Roma e per il Comune di Catania.
(Fonte il Sole 24 ore del 18/10/08 pag 4)

Come cambiano i tempi......una volta si facevano guerre e relative invasioni per procurarsi i denari necessari ad impiantare le industrie e per migliorare i conti dello Stato, adesso che siamo più civili basta un semplice segno di biro, nel silenzio generale.
Bisogna anche ricordare che,per anni, ci hanno raccontato che nell'economia ci vuole meno Stato e più privato,perchè il privato di solito riesce a far rendere meglio e con meno spesa la sua impresa.
Ora questo non è più valido....così... all'improvviso....o meglio la strada intrapresa è quella di socializzare le perdite e privatizzare gli utili.....basta solo non dirlo in televisione ed il gioco è fatto.

Ovviamente i beneficiari degli "aiuti di stato" saranno i soliti "noti".....
Invece per gli imprenditori titolari di PMI, soprattutto quelli del Sud, che hanno sostenuto con enormi sacrifici e super-tassati i pochi progressi che si sono avuti nel paese "reale", non è previsto al momento nessun aiuto, infatti questi non fanno parte dell'elite economica al potere e quindi si arrangino (come sempre) o chiudano, tanto di loro e dei loro dipendenti non interessa a nessuno.

Infatti per queste aziende il ricorso al credito, che era già problematico prima della attuale crisi finanziaria, ora è diventato praticamente impossibile, come denuncia infatti il Presidente della Confindustria Calabrese Umberto De Rose
( il Sole 24 ore del 18/10/08 pag11) che afferma :"Ci fa piacere costatare che il Governo sia intervenuto per scongiurare un eventuale fallimento delle banche ma, a questo punto, chi tutela le piccole e medie imprese meridionali?"

Pochi giorni fa l'imprenditore calabrese Cosimo De Tommaso denunciava "nuovi accorgimenti tecnici" che impedirebbero alle piccole e medie imprese del Sud di
" operare agevolmente nel sistema creditizio".
(Fonte il Sole 24 ore del 15/10/08).

Gli imprenditori meridionali ora temono che il quadro possa addirittura peggiorare :
" Sono convinto che i veri effetti sul credito dell'attuale crisi finanziaria dalle nostre parti non si siano ancora manifestati in tutta la loro gravità."
Dichiara (al Sole 24 del 18/10/08 pag. 11) l'imprenditore barese Michele Vinci
"La domanda si contrae e questo non è un buon segnale per lo stato di salute dell'economia meridionale".

Sempre allo stesso giornale dichiara l'economista e docente universitaro calabrese Michele Costabile:
" I principali gruppi del credito italiano hanno investito all'estero e quindi guardano con preoccupazione a quanto sta accadendo oltre i nostri confini.
Si tratta di gruppi che presidiano con posizioni di leadership il mercato meridionale ed è un'ovvia conseguenza della crisi il fatto che si muovano con enorme cautela prima di accordare nuovi prestiti alla clientela del Sud.
Il nostro è un sistema economico periferico e debole che quando la congiuntura è favorevole ne beneficia meno che il resto d' Italia, ma quando c'è crisi soffre di più."

Ricapitolando quindi abbiamo un governo che aiuta i ricchi (le industrie del Nord) sottraendo risorse ai poveri (le PMI dell'intero paese e tutte le imprese del Sud), enti pubblici indebitati, soprattutto al Sud, in un modo di cui non si conosce assolutamente la profondità, la più alta pressione fiscale d'Europa rapportata a servizi sempre più scarsi, il più alto debito pubblico d'Europa con il relativo rating fra i più bassi dei paesi sviluppati.

Altro punto: visto che la pressione fiscale è già da tempo insostenibile dove si troveranno le risorse aggiuntive, a parte quelle sottratte al Fas, per "salvare"o finanziare (in ordine di apparizione) Alitalia/Airone/Cai, le banche, Rete 4, le grandi imprese del Nord e ripianare i debiti dei comuni e dello Stato..?....
O forse si spera che le "cambiali" non giungano in scadenza tutte contemporaneamente....

Diciamo quindi che ottimisti è difficile esserlo anche perchè basta veramente poco perchè le cose prendano una deriva che,come capitò in Argentina, porti al collasso dell'economia nazionale.

In attesa quindi di nuovi fallimenti o di fallimenti evitati per "concessione divina", non resta che incrociare le dita.

Dispiace inoltre notare ancora una volta, che per il popolo del Sud, in attesa pure del federalismo leghista, la ricetta dello Stato, monarchico o repubblicano, è sempre la stessa da 150 anni: l'emigrazione .

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