giovedì 9 ottobre 2008

Crisi mondiale: l'urlo degli ultimi




Di Franco Londei




Ormai la frase “crisi mondiale” non è più un tabù, nonostante per molto tempo sia stata accuratamente evitata dai maggiori leader mondiali.


Gli ultimi avvenimenti dimostrano senza ombra di dubbio che il mondo occidentale sta vivendo la peggiore crisi finanziaria dal 1929. In questo caos dove tutto appare buio, dove il futuro sembra incerto, sono gli ultimi che pagheranno, alla lunga, il prezzo più alto.
Gli ultimi sono quei popoli, milioni e milioni di persone, che oggi vivono con meno di un dollaro al giorno e per questo dipendono dagli aiuti (di emergenza e allo sviluppo) dei Paesi ricchi, che però così ricchi non lo sono più, se mai lo sono stati.
C'è un terribile paradosso in tutto questo, un paradosso che troppo spesso viene dimenticato: i Paesi poveri producono o detengono l'80% delle risorse mondiali di materiale prezioso per l'occidente, dal petrolio ai minerali indispensabili alle moderne tecnologie. Ebbene di questa immensa fortuna prendono solo le briciole lasciando il resto della ricchezza prodotta proprio a quell'occidente che oggi vive una crisi di cui non si vede il fondo e che immancabilmente finirà per riversarsi proprio sui Paesi poveri.
Abbiamo già assistito a notevoli tagli dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, non solo in Italia. Nei prossimi mesi questi tagli si faranno immancabilmente più corposi, giustificati dalla crisi che attanaglia l'occidente.

Quello che invece non diminuirà in proporzione sarà lo sfruttamento delle risorse provenienti dai Paesi poveri, anzi, con molta probabilità aumenterà lo sfruttamento e, sempre a casa della crisi, diminuiranno i prezzi pagati ai “produttori” accentuando ancora di più quel paradosso di cui si parlava poco sopra.
Lo scenario che ci aspetta è terrificante. Masse di persone che si dovranno spostare dalle loro terre di origine per cercare luoghi dove poter sopravvivere, milioni di esseri umani sfruttati ancora più di quanto avviene ora dai ricchi Paesi occidentali e dalle multinazionali che, come sempre, saranno le uniche a beneficiare del malgoverno mondiale e del caos.
E chi non riuscirà a spostarsi dovrà combattere per riuscire a sopravvivere, per sfamare le proprie famiglie e i propri figli. Si combatterà per il controllo delle risorse ancora più di quanto si sta facendo ora innescando una serie di guerre tra poveri dove gli unici vincitori saranno sempre e solo loro: le ricche multinazionali.

Se ciò può apparire come una visione catastrofica invito a pensare a quanto sta avvenendo da un po' di mesi, sulle coste italiane. Quegli esseri umani che quotidianamente arrivano su vecchie barche fatiscenti dopo aver attraversato mezzo continente africano in cerca di una speranza, sono solo l'avanguardia di coloro che attualmente in Africa e in Asia non hanno alcuna aspettativa di vita.

La crisi mondiale e il conseguente (immancabile) taglio dei fondi destinati allo sviluppo renderà la vita di milioni di persone povere un vero e proprio inferno costringendole, anche solo per puro istinto di sopravvivenza, a cercare altre terre, altri posti dove riuscire a vivere, dove avere una speranza.

Le guerre faranno il resto.
Non sottovalutiamo il grido degli ultimi, non sottovalutiamo le conseguenze di questa crisi sui Paesi poveri, potremmo ben presto renderci conto che proprio con quelle conseguenze dovremo confrontarci in un prossimo, molto prossimo, futuro.

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Di Franco Londei




Ormai la frase “crisi mondiale” non è più un tabù, nonostante per molto tempo sia stata accuratamente evitata dai maggiori leader mondiali.


Gli ultimi avvenimenti dimostrano senza ombra di dubbio che il mondo occidentale sta vivendo la peggiore crisi finanziaria dal 1929. In questo caos dove tutto appare buio, dove il futuro sembra incerto, sono gli ultimi che pagheranno, alla lunga, il prezzo più alto.
Gli ultimi sono quei popoli, milioni e milioni di persone, che oggi vivono con meno di un dollaro al giorno e per questo dipendono dagli aiuti (di emergenza e allo sviluppo) dei Paesi ricchi, che però così ricchi non lo sono più, se mai lo sono stati.
C'è un terribile paradosso in tutto questo, un paradosso che troppo spesso viene dimenticato: i Paesi poveri producono o detengono l'80% delle risorse mondiali di materiale prezioso per l'occidente, dal petrolio ai minerali indispensabili alle moderne tecnologie. Ebbene di questa immensa fortuna prendono solo le briciole lasciando il resto della ricchezza prodotta proprio a quell'occidente che oggi vive una crisi di cui non si vede il fondo e che immancabilmente finirà per riversarsi proprio sui Paesi poveri.
Abbiamo già assistito a notevoli tagli dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, non solo in Italia. Nei prossimi mesi questi tagli si faranno immancabilmente più corposi, giustificati dalla crisi che attanaglia l'occidente.

Quello che invece non diminuirà in proporzione sarà lo sfruttamento delle risorse provenienti dai Paesi poveri, anzi, con molta probabilità aumenterà lo sfruttamento e, sempre a casa della crisi, diminuiranno i prezzi pagati ai “produttori” accentuando ancora di più quel paradosso di cui si parlava poco sopra.
Lo scenario che ci aspetta è terrificante. Masse di persone che si dovranno spostare dalle loro terre di origine per cercare luoghi dove poter sopravvivere, milioni di esseri umani sfruttati ancora più di quanto avviene ora dai ricchi Paesi occidentali e dalle multinazionali che, come sempre, saranno le uniche a beneficiare del malgoverno mondiale e del caos.
E chi non riuscirà a spostarsi dovrà combattere per riuscire a sopravvivere, per sfamare le proprie famiglie e i propri figli. Si combatterà per il controllo delle risorse ancora più di quanto si sta facendo ora innescando una serie di guerre tra poveri dove gli unici vincitori saranno sempre e solo loro: le ricche multinazionali.

Se ciò può apparire come una visione catastrofica invito a pensare a quanto sta avvenendo da un po' di mesi, sulle coste italiane. Quegli esseri umani che quotidianamente arrivano su vecchie barche fatiscenti dopo aver attraversato mezzo continente africano in cerca di una speranza, sono solo l'avanguardia di coloro che attualmente in Africa e in Asia non hanno alcuna aspettativa di vita.

La crisi mondiale e il conseguente (immancabile) taglio dei fondi destinati allo sviluppo renderà la vita di milioni di persone povere un vero e proprio inferno costringendole, anche solo per puro istinto di sopravvivenza, a cercare altre terre, altri posti dove riuscire a vivere, dove avere una speranza.

Le guerre faranno il resto.
Non sottovalutiamo il grido degli ultimi, non sottovalutiamo le conseguenze di questa crisi sui Paesi poveri, potremmo ben presto renderci conto che proprio con quelle conseguenze dovremo confrontarci in un prossimo, molto prossimo, futuro.

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