domenica 5 ottobre 2008

Ci alleeremo anche con il diavolo, ma ci saremo, il sistema è imploso, tocca a noi del sud prendere le redini di questa nazione infetta dal malgoverno


Di Antonio Ciano

Il federalismo fiscale, bozza Calderoli, è valido solo per le Regioni a
grande concentrazioni industriali, Il partito del Sud,unendosi ai
compatrioti liguri del MIL ne condivide appieno le considerazioni sul
federalismo dei porti, anzi, le abbiamo riconosciute validissime più volte e le sottoscriviamo.

La Regione Lazio ha creato un Network tra i suoi porti ( Civitavecchia, Gaeta, Fiumicino), e sarebbe pronta a gestire la massa di milioni di euro che questo Stato centralista divora.
I cosiddetti porti di Roma danno allo Stato centrale milioni di euro in tasse, di cui, solo in piccola parte tornano sul territorio.

Il Partito del Sud chiede il Federalismo del Mare.

Che significa?

Oltre alle tasse portuali, il Demanio marittimo incamera milioni di euro per le concessioni demaniali sugli ottomila km di coste di cui l'Italia dispone (spiagge,porti turistici,porti pescherecci, darsene,cantieri navali,Vivai di cozze e di pesci).

Oggi il Partito del Nord è al potere ( La Pdl e la Lega Nord) e cerca, con il
federalismo fiscale alla Lumbard di disfarsi del Sud in quanto poco
industrializzato, facendo quindi pagare meno tasse ai padani e caricando il mezzogiorno d'Italia di altri fardelli, togliendo ai comuni del Sud quelle
pochissime risorse che in 147 anni ha elemosinato, dopo che ci è stata
esautorata ogni forma di economia.

Gaeta ha sempre vissuto con il mare, e con esso ha dato ricchezza e lavoro ai suoi abitanti. Nel 1861 una flotta mercantile di 300 navi dava prosperità a tutto il popolo, 64 paranze davano lavoro ai pescatori, centinaia di operai specializzati lavoravano nei cantieri navali. Mastri d'ascia, bozzellai, velai, cordai falegnami, stipettai erano il vanto delle arti e mestieri.
Avevamo imprenditori illuminati, fabbriche di sapone, di vele, di cordami. Un'agricoltura fiorente dava lavoro a duemila contadini, le nostre colline erano coltivate e mantenute come giardini in fiore.

Lo stato centralista ha affamato la nostra economia, le tasse dei gaetani, e dei meridionali, le rimesse degli emigranti, in 150 anni di cosiddetta unità d'Italia, hanno industrializzato il nord, hanno arricchito i padani.

E' giunta l'ora di tornare a contabilizzare le nostre fatiche, basta con la Milano ladrona, con la padania ladrona.

Bossi ha proprio ragione, facciamo i conti del dare ed avere, è tutto scritto al ministero del tesoro, noi non ci accontentiamo del federalismo fiscale di Calderoli, vogliamo l'antica autonomia, vogliamo il federalismo del mare e della terra.

Federiamo i nostri beni demaniali, lo abbiamo sentito dire a Tremonti.
Con le prossime elezioni europee, i partiti filorisorgimentali, vogliono far fuori il nascente orgoglio del sud, mettendo il bavaglio del 5%.

Diciamo a Berlusconi che ci alleeremo anche con il diavolo, ma ci saremo, il sistema è imploso, è alla frutta, tocca a noi del sud prendere le redini di questa nazione infetta dal malgoverno.

Chiediamo il federalismo del Mare, della terra e del cielo.

L'etere deve essere governato dalle regioni e dai comuni, bisogna dismettere i distretti territoriali del ministero delle telecomunicazioni, veri centri del malessere nazionale.

La vicenda di TMO Gaeta è emblematica: è stata oscurata e nonostante abbia vinto una causa contro Europa tv, è ancora spenta.

La polizia postale di Roma, con la Digos, il 17 luglio voleva perquisire la sede del partito del Sud, voleva sequestrare il trasmettitore televisivo della prima telesctreet italiana.
Dobbiamo ringraziare il buonsenso del giudice Miliano di Latina e delll'ispettore Colasanti se non è successo l'irreparabile.
Fuori la sede del partito del Sud c'erano oltre cento tra donne e ragazzi, tutti decisi a difendere la loro tv.

L'ufficio di Roma, incompetente, aveva decretato che TMO non è una telestreet, lo ha deciso un dirigente, sostituendosi al giudice del tribunale di Ancona e al Parlamento italiano.
Agisce ancora leggendo una circolare ministeriale, sorpassata dagli eventi e dalla tecnologia, dalle sentenze che sono leggi in mancanza di esse.
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Di Antonio Ciano

Il federalismo fiscale, bozza Calderoli, è valido solo per le Regioni a
grande concentrazioni industriali, Il partito del Sud,unendosi ai
compatrioti liguri del MIL ne condivide appieno le considerazioni sul
federalismo dei porti, anzi, le abbiamo riconosciute validissime più volte e le sottoscriviamo.

La Regione Lazio ha creato un Network tra i suoi porti ( Civitavecchia, Gaeta, Fiumicino), e sarebbe pronta a gestire la massa di milioni di euro che questo Stato centralista divora.
I cosiddetti porti di Roma danno allo Stato centrale milioni di euro in tasse, di cui, solo in piccola parte tornano sul territorio.

Il Partito del Sud chiede il Federalismo del Mare.

Che significa?

Oltre alle tasse portuali, il Demanio marittimo incamera milioni di euro per le concessioni demaniali sugli ottomila km di coste di cui l'Italia dispone (spiagge,porti turistici,porti pescherecci, darsene,cantieri navali,Vivai di cozze e di pesci).

Oggi il Partito del Nord è al potere ( La Pdl e la Lega Nord) e cerca, con il
federalismo fiscale alla Lumbard di disfarsi del Sud in quanto poco
industrializzato, facendo quindi pagare meno tasse ai padani e caricando il mezzogiorno d'Italia di altri fardelli, togliendo ai comuni del Sud quelle
pochissime risorse che in 147 anni ha elemosinato, dopo che ci è stata
esautorata ogni forma di economia.

Gaeta ha sempre vissuto con il mare, e con esso ha dato ricchezza e lavoro ai suoi abitanti. Nel 1861 una flotta mercantile di 300 navi dava prosperità a tutto il popolo, 64 paranze davano lavoro ai pescatori, centinaia di operai specializzati lavoravano nei cantieri navali. Mastri d'ascia, bozzellai, velai, cordai falegnami, stipettai erano il vanto delle arti e mestieri.
Avevamo imprenditori illuminati, fabbriche di sapone, di vele, di cordami. Un'agricoltura fiorente dava lavoro a duemila contadini, le nostre colline erano coltivate e mantenute come giardini in fiore.

Lo stato centralista ha affamato la nostra economia, le tasse dei gaetani, e dei meridionali, le rimesse degli emigranti, in 150 anni di cosiddetta unità d'Italia, hanno industrializzato il nord, hanno arricchito i padani.

E' giunta l'ora di tornare a contabilizzare le nostre fatiche, basta con la Milano ladrona, con la padania ladrona.

Bossi ha proprio ragione, facciamo i conti del dare ed avere, è tutto scritto al ministero del tesoro, noi non ci accontentiamo del federalismo fiscale di Calderoli, vogliamo l'antica autonomia, vogliamo il federalismo del mare e della terra.

Federiamo i nostri beni demaniali, lo abbiamo sentito dire a Tremonti.
Con le prossime elezioni europee, i partiti filorisorgimentali, vogliono far fuori il nascente orgoglio del sud, mettendo il bavaglio del 5%.

Diciamo a Berlusconi che ci alleeremo anche con il diavolo, ma ci saremo, il sistema è imploso, è alla frutta, tocca a noi del sud prendere le redini di questa nazione infetta dal malgoverno.

Chiediamo il federalismo del Mare, della terra e del cielo.

L'etere deve essere governato dalle regioni e dai comuni, bisogna dismettere i distretti territoriali del ministero delle telecomunicazioni, veri centri del malessere nazionale.

La vicenda di TMO Gaeta è emblematica: è stata oscurata e nonostante abbia vinto una causa contro Europa tv, è ancora spenta.

La polizia postale di Roma, con la Digos, il 17 luglio voleva perquisire la sede del partito del Sud, voleva sequestrare il trasmettitore televisivo della prima telesctreet italiana.
Dobbiamo ringraziare il buonsenso del giudice Miliano di Latina e delll'ispettore Colasanti se non è successo l'irreparabile.
Fuori la sede del partito del Sud c'erano oltre cento tra donne e ragazzi, tutti decisi a difendere la loro tv.

L'ufficio di Roma, incompetente, aveva decretato che TMO non è una telestreet, lo ha deciso un dirigente, sostituendosi al giudice del tribunale di Ancona e al Parlamento italiano.
Agisce ancora leggendo una circolare ministeriale, sorpassata dagli eventi e dalla tecnologia, dalle sentenze che sono leggi in mancanza di esse.

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