mercoledì 16 luglio 2008

L’EPOCA D’ORO DELLA CIVILIZZAZIONE STA BARCOLLANDO VERSO IL COLLASSO


Il periodo che va dal 1950 al 2000 sarà ricordato come l’Epoca d’Oro della civilizzazione moderna, il pinnacolo che gli umani hanno raggiunto dopo un’evoluzione durata milioni di anni. Questo sfavillante cinquantennio è stato ampiamente sponsorizzato dai combustibili fossili, soprattutto dal petrolio, che hanno determinato una crescita economica senza precedenti, abbondanza di trasporti e uno stile di vita ricco e diverso.

Ma il nuovo millennio ha portato la fine del petrolio a buon prezzo, e improvvisamente la civilizzazione si trova ad altalenare sull’orlo del collasso. Anche se riuscissimo a farcela per un pelo (cosa che richiederebbe comunque uno sforzo eroico), la vita cambierebbe. Ci troviamo di fronte ad uno dei pi importanti punti di svolta nella storia, eppure ostinatamente ignoriamo l’imminente declino e pensiamo solo a divertirci. Nerone ne sarebbe orgoglioso.

E quindi come mai la civilizzazione sta barcollando?

In primo luogo, è arrivato il picco del petrolio [peak oil]. Non c’è miglior segnale del prezzo del petrolio, che è stato catapultato oltre i 130 dollari al barile e non mostra alcun segno di ribasso. Alcuni alzano le spalle e dicono che ci sono ancora un sacco di riserve, che la tecnologia ne troverà altro e provvederà all’estrazione. Altri, rappresentati dagli editori del settimanale Maclean’s, sentono di essere già stati alle prese con il caro-petrolio in passato e dicono che applicando determinati principi di conservazione e nuove efficienze ce la faremo. Sbagliato! Sbagliato! Sbagliato! Peak oil, questa espressione di due parole un altro modo per dire che ci troviamo alla soglia di una crisi più ampia. A partire da oggi la disponibilità di petrolio diminuirà ogni anno, ma la popolazione e la domanda continueranno a crescere.

Questo fa davvero paura perchè la nostra moderna società industriale è costruita su esso e dipende da questo combustibile versatile. Su di esso si basano i trasporti, l’industria, la pesca, l’agricoltura e molto altro. Man mano che si allarga il divario fra ciò di cui le economie e gli stati hanno bisogno e ciò che possono ottenere, scoppieranno guerre d’offerta al rialzo ( già successo) e poi guerre vere (una è già scoppiata).

Il mondo sta per affrontare tempi duri, perchè le energie rinnovabili come l’eolica e la solare semplicemente non possono essere fornite in misura sufficiente per soddisfare una domanda così enorme. Tra parentesi, le organizzazioni ambientali stanno creando un grave danno promuovendo il sogno di una energia rinnovabile possibile e di un’economia basata sull’idrogeno.

In secondo luogo, il mondo è alle prese con un’importante carenza di cibo. Ci sono voluti due secoli, ma il Diavolo malthusiano sta finalmente bussando alla porta. Per sette degli otto ultimi anni la produzione globale di cereali non ha soddisfatto il consumo. Il prezzo dei cereali, come riso, mais e frumento è duplicato nell’ultimo anno. I paesi poveri subiscono il colpo pi duro e rivolte per il cibo sono scoppiate in pi di 10 paesi, compresi Egitto, Camerun, Marocco e Indonesia.

Le Nazioni Unite hanno recentemente annunciato che ampie porzioni di mondo stanno affrontando in questo momento il problema della fame impellente e che la produzione globale di cibo dovrà essere duplicata nei prossimi 30 anni.

Ma come sarà possibile? Non ci sono terre vuote da coltivare e l’agricoltura dipende fortemente dal petrolio e dal gas per far funzionare i macchinari, per creare pesticidi e fertilizzanti e per le spedizioni. Il prezzo del cibo sta crescendo di pari passo con il prezzo del petrolio. E adesso un’altra mina scoppia: la pazza corsa alla coltivazione di cereali, come il mais, per creare automobili biofuel invece che per soddisfare i bisogni alimentari delle persone.

La situazione alimentare del mondo è spaventosamente seria e può solo peggiorare, dal momento che ogni anno 70 milioni di persone si aggiungono al pianeta. Come se la crisi del petrolio e del cibo non fossero sufficienti, ci stiamo buttando nelle braccia del riscaldamento globale, la minaccia più insidiosa mai affrontata dagli esseri umani. I nostri sforzi per contenere le emissioni di Co2 sono risibili e patetici. E’ un interessante viaggio all’interno della psiche umana vedere come riusciamo ad ignorare un problema così serio. Per questioni di spazio, non mi è possibile affrontare qui il problema dell’acqua pulita, un altra risorsa vitale il cui approvvigionamento sta diventando dolorosamente difficile.

IL FUTURO

Sono nell’aria grossi cambiamenti. Come minimo ciò implicherà per noi la necessità di contenere le nostre abitudini di vita come, ad esempio, volare e guidare di meno, cosa che metterà in pericolo il cuore del turismo, una delle aziende più grandi del mondo. Posti che vivono di turismo come Phoenix e che sono posizionati in mezzo al deserto con delle periferie incredibilmente estese sono particolarmente a rischio, e soggetti a violenza e crollo sociale.

Nel suo libro intitolato "The Long Emergency", James Kunstler prevede che gli Stati Uniti degenereranno in una serie di regioni autonome, con grossi centri urbani che prenderanno il posto di numerosi villaggi. Il crollo della società non si verificherà presto né dappertutto, ma siate sicuri di questo: il Cambiamento sta avvenendo e nonostante il fatto che le più colpite saranno le nazioni povere, l’America del nord non sarà risparmiata.

Dobbiamo per forza pensare a ridurre l’impatto ambientale con macchine ibride, case più piccole, diete con meno carne, usando di più la bicicletta e riciclando meglio i rifiuti. Se ci impegniamo tutti, questi cambiamenti ci regaleranno un po’ di tempo – ma solo poco. Se il petrolio ci ha offerto un bel trascorso, al contempo ha permesso alla popolazione di crescere al di sopra della capacità di contenimento del pianeta. Non possiamo continuare ad ignorare questo problema fondamentale. Non ci sarà un solo millimetro di progresso se riduciamo del 20 per cento l’impatto ambientale ma la popolazione cresce del 20 per cento nello stesso periodo. La situazione di crisi è irrisolvibile a meno che non ci preoccupiamo anche del problema della popolazione. E’ una logica elementare, qualcosa che non ha bisogno di spiegazione.

Limitare la popolazione umana, comunque, è una sfida scoraggiante. Mi auguro che siamo tutti d’accordo, perché l’alternativa è decisamente spiacevole.

© The Vancouver Sun 2008

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Il periodo che va dal 1950 al 2000 sarà ricordato come l’Epoca d’Oro della civilizzazione moderna, il pinnacolo che gli umani hanno raggiunto dopo un’evoluzione durata milioni di anni. Questo sfavillante cinquantennio è stato ampiamente sponsorizzato dai combustibili fossili, soprattutto dal petrolio, che hanno determinato una crescita economica senza precedenti, abbondanza di trasporti e uno stile di vita ricco e diverso.

Ma il nuovo millennio ha portato la fine del petrolio a buon prezzo, e improvvisamente la civilizzazione si trova ad altalenare sull’orlo del collasso. Anche se riuscissimo a farcela per un pelo (cosa che richiederebbe comunque uno sforzo eroico), la vita cambierebbe. Ci troviamo di fronte ad uno dei pi importanti punti di svolta nella storia, eppure ostinatamente ignoriamo l’imminente declino e pensiamo solo a divertirci. Nerone ne sarebbe orgoglioso.

E quindi come mai la civilizzazione sta barcollando?

In primo luogo, è arrivato il picco del petrolio [peak oil]. Non c’è miglior segnale del prezzo del petrolio, che è stato catapultato oltre i 130 dollari al barile e non mostra alcun segno di ribasso. Alcuni alzano le spalle e dicono che ci sono ancora un sacco di riserve, che la tecnologia ne troverà altro e provvederà all’estrazione. Altri, rappresentati dagli editori del settimanale Maclean’s, sentono di essere già stati alle prese con il caro-petrolio in passato e dicono che applicando determinati principi di conservazione e nuove efficienze ce la faremo. Sbagliato! Sbagliato! Sbagliato! Peak oil, questa espressione di due parole un altro modo per dire che ci troviamo alla soglia di una crisi più ampia. A partire da oggi la disponibilità di petrolio diminuirà ogni anno, ma la popolazione e la domanda continueranno a crescere.

Questo fa davvero paura perchè la nostra moderna società industriale è costruita su esso e dipende da questo combustibile versatile. Su di esso si basano i trasporti, l’industria, la pesca, l’agricoltura e molto altro. Man mano che si allarga il divario fra ciò di cui le economie e gli stati hanno bisogno e ciò che possono ottenere, scoppieranno guerre d’offerta al rialzo ( già successo) e poi guerre vere (una è già scoppiata).

Il mondo sta per affrontare tempi duri, perchè le energie rinnovabili come l’eolica e la solare semplicemente non possono essere fornite in misura sufficiente per soddisfare una domanda così enorme. Tra parentesi, le organizzazioni ambientali stanno creando un grave danno promuovendo il sogno di una energia rinnovabile possibile e di un’economia basata sull’idrogeno.

In secondo luogo, il mondo è alle prese con un’importante carenza di cibo. Ci sono voluti due secoli, ma il Diavolo malthusiano sta finalmente bussando alla porta. Per sette degli otto ultimi anni la produzione globale di cereali non ha soddisfatto il consumo. Il prezzo dei cereali, come riso, mais e frumento è duplicato nell’ultimo anno. I paesi poveri subiscono il colpo pi duro e rivolte per il cibo sono scoppiate in pi di 10 paesi, compresi Egitto, Camerun, Marocco e Indonesia.

Le Nazioni Unite hanno recentemente annunciato che ampie porzioni di mondo stanno affrontando in questo momento il problema della fame impellente e che la produzione globale di cibo dovrà essere duplicata nei prossimi 30 anni.

Ma come sarà possibile? Non ci sono terre vuote da coltivare e l’agricoltura dipende fortemente dal petrolio e dal gas per far funzionare i macchinari, per creare pesticidi e fertilizzanti e per le spedizioni. Il prezzo del cibo sta crescendo di pari passo con il prezzo del petrolio. E adesso un’altra mina scoppia: la pazza corsa alla coltivazione di cereali, come il mais, per creare automobili biofuel invece che per soddisfare i bisogni alimentari delle persone.

La situazione alimentare del mondo è spaventosamente seria e può solo peggiorare, dal momento che ogni anno 70 milioni di persone si aggiungono al pianeta. Come se la crisi del petrolio e del cibo non fossero sufficienti, ci stiamo buttando nelle braccia del riscaldamento globale, la minaccia più insidiosa mai affrontata dagli esseri umani. I nostri sforzi per contenere le emissioni di Co2 sono risibili e patetici. E’ un interessante viaggio all’interno della psiche umana vedere come riusciamo ad ignorare un problema così serio. Per questioni di spazio, non mi è possibile affrontare qui il problema dell’acqua pulita, un altra risorsa vitale il cui approvvigionamento sta diventando dolorosamente difficile.

IL FUTURO

Sono nell’aria grossi cambiamenti. Come minimo ciò implicherà per noi la necessità di contenere le nostre abitudini di vita come, ad esempio, volare e guidare di meno, cosa che metterà in pericolo il cuore del turismo, una delle aziende più grandi del mondo. Posti che vivono di turismo come Phoenix e che sono posizionati in mezzo al deserto con delle periferie incredibilmente estese sono particolarmente a rischio, e soggetti a violenza e crollo sociale.

Nel suo libro intitolato "The Long Emergency", James Kunstler prevede che gli Stati Uniti degenereranno in una serie di regioni autonome, con grossi centri urbani che prenderanno il posto di numerosi villaggi. Il crollo della società non si verificherà presto né dappertutto, ma siate sicuri di questo: il Cambiamento sta avvenendo e nonostante il fatto che le più colpite saranno le nazioni povere, l’America del nord non sarà risparmiata.

Dobbiamo per forza pensare a ridurre l’impatto ambientale con macchine ibride, case più piccole, diete con meno carne, usando di più la bicicletta e riciclando meglio i rifiuti. Se ci impegniamo tutti, questi cambiamenti ci regaleranno un po’ di tempo – ma solo poco. Se il petrolio ci ha offerto un bel trascorso, al contempo ha permesso alla popolazione di crescere al di sopra della capacità di contenimento del pianeta. Non possiamo continuare ad ignorare questo problema fondamentale. Non ci sarà un solo millimetro di progresso se riduciamo del 20 per cento l’impatto ambientale ma la popolazione cresce del 20 per cento nello stesso periodo. La situazione di crisi è irrisolvibile a meno che non ci preoccupiamo anche del problema della popolazione. E’ una logica elementare, qualcosa che non ha bisogno di spiegazione.

Limitare la popolazione umana, comunque, è una sfida scoraggiante. Mi auguro che siamo tutti d’accordo, perché l’alternativa è decisamente spiacevole.

© The Vancouver Sun 2008

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