giovedì 8 maggio 2008

Il crimine fatto Istituzione


Di Giovanni Palmieri:


Chi governerà l’Italia nel corso dei prossimi anni? Chi rappresenterà talune Istituzioni del Bel Paese? Chi avrà il difficile compito di garantire e di affermare i valori e i principi sanciti dalla nostra Carta Costituzionale? La criminalità organizzata: la mafia, la ‘ndrangheta.
La penetrazione della criminalità nelle Istituzioni è, oggi, ancor più forte e incisiva di ieri. Ieri avevamo dei condannati e dei pregiudicati in Parlamento. Oggi abbiamo Istituzioni sporcate, macchiate da personaggi che non hanno senso dello Stato, personaggi dal passato e dalle amicizie inaccettabili per chi riveste una delle più alte cariche dello Stato. Personaggi siffatti rappresentano l’incarnazione perfetta di una mafia che entra nelle viscere delle Istituzioni, le rivolta e ne fa quel che vuole. Costoro rappresentano la mafia che si fa antimafia ed esalta nel proprio discorso di insediamento Falcone e Borsellino. Senza vergognarsi. Senza affliggersi.
Uomini senza dignità e senza morale dovrebbero avere almeno il coraggio di tacere e di inchinarsi dinanzi all’operato dei giudici del pool antimafia di Palermo degli anni ‘80 e ’90.
Eppure non hanno la dignità di star zitti e di lasciare che Paolo, Giovanni e gli altri martiri riposino in pace. Continuano ad ammazzarli ogni giorno e lo fanno dalle loro poltrone. Da quelle stesse poltrone sulle quali adagiavano e tacevano quando sarebbe stato necessario agire per salvare la vita di quei grandi uomini e per dare il colpo finale e mortale alla mafia.
Mentre la criminalità di ieri si infiltrava nelle Istituzioni, la criminalità di oggi dimora in esse. E se oggi un personaggio sospetto riesce ad imporsi ai vertici dello Stato, a farsi Istituzione, domani sicuramente riuscirà a sopraffare e a devastare quelle garanzie costituzionali e quella impalcatura democratica dell’Italia che dovrebbero rendere il nostro Paese libero. Speriamo non sia mai così!

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Di Giovanni Palmieri:


Chi governerà l’Italia nel corso dei prossimi anni? Chi rappresenterà talune Istituzioni del Bel Paese? Chi avrà il difficile compito di garantire e di affermare i valori e i principi sanciti dalla nostra Carta Costituzionale? La criminalità organizzata: la mafia, la ‘ndrangheta.
La penetrazione della criminalità nelle Istituzioni è, oggi, ancor più forte e incisiva di ieri. Ieri avevamo dei condannati e dei pregiudicati in Parlamento. Oggi abbiamo Istituzioni sporcate, macchiate da personaggi che non hanno senso dello Stato, personaggi dal passato e dalle amicizie inaccettabili per chi riveste una delle più alte cariche dello Stato. Personaggi siffatti rappresentano l’incarnazione perfetta di una mafia che entra nelle viscere delle Istituzioni, le rivolta e ne fa quel che vuole. Costoro rappresentano la mafia che si fa antimafia ed esalta nel proprio discorso di insediamento Falcone e Borsellino. Senza vergognarsi. Senza affliggersi.
Uomini senza dignità e senza morale dovrebbero avere almeno il coraggio di tacere e di inchinarsi dinanzi all’operato dei giudici del pool antimafia di Palermo degli anni ‘80 e ’90.
Eppure non hanno la dignità di star zitti e di lasciare che Paolo, Giovanni e gli altri martiri riposino in pace. Continuano ad ammazzarli ogni giorno e lo fanno dalle loro poltrone. Da quelle stesse poltrone sulle quali adagiavano e tacevano quando sarebbe stato necessario agire per salvare la vita di quei grandi uomini e per dare il colpo finale e mortale alla mafia.
Mentre la criminalità di ieri si infiltrava nelle Istituzioni, la criminalità di oggi dimora in esse. E se oggi un personaggio sospetto riesce ad imporsi ai vertici dello Stato, a farsi Istituzione, domani sicuramente riuscirà a sopraffare e a devastare quelle garanzie costituzionali e quella impalcatura democratica dell’Italia che dovrebbero rendere il nostro Paese libero. Speriamo non sia mai così!

1 commento:

Orazio Vasta ha detto...

Peppino Impastato,oltre i cento passi...
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Nato a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa (il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso con una giulietta al tritolo nel 1963). Ancora ragazzo, rompe con il padre, che lo caccia via di casa, e avvia un’attività politico-culturale antimafiosa.
Nel 1965 fonda il giornalino "L'Idea socialista" e aderisce al Psiup. Dal 1968 in poi partecipa, con ruolo dirigente, alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Nel 1975 costituisce il gruppo "Musica e cultura", che svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti ecc.); nel 1976 fonda "Radio Aut", radio privata autofinanziata, con cui denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Il programma più seguito era "Onda pazza", trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo al Consiglio comunale. Stampa, forze dell'ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima, di suicidio. Grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta Impastato, che rompono pubblicamente con la parentela mafiosa, dei compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo, nato nel 1977 e che nel 1980 si sarebbe intitolato a Giuseppe Impastato, viene individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l’inchiesta giudiziaria. Il 9 maggio del 1979 il Centro siciliano di documentazione organizza, con Democrazia Proletaria, la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d’Italia, a cui parteciparono 2000 persone provenienti da tutto il Paese. Nel maggio del 1984 l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza, firmata dal Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti. Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia di vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume La mafia in casa mia, e il dossier Notissimi ignoti, indicando come mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel processo alla "Pizza Connection". La madre rivela un episodio che sarà decisivo: il viaggio negli Stati Uniti del marito Luigi, dopo un incontro con Badalamenti in seguito alla diffusione di un volantino particolarmente duro di Peppino. Durante il viaggio Luigi dice a una parente: "Prima di uccidere Peppino devono uccidere me".
Morirà nel settembre del 1977 in un incidente stradale.Nel gennaio 1988 il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 il Tribunale di Palermo decide l’archiviazione del "caso Impastato", ribadendo la matrice mafiosa del delitto ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei "corleonesi". Nel maggio del 1994 il Centro Impastato presenta un’istanza per la riapertura dell’inchiesta, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venga interrogato sul delitto Impastato il nuovo collaboratore della giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto. Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Salvatore Palazzolo, che indica in Badalamenti il mandante dell’omicidio assieme al suo vice Vito Palazzolo, l’inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto.
Il 10 marzo 1999 si svolge l’udienza preliminare del processo contro Vito Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata. I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il Comune di Cinisi e l’Ordine dei giornalisti chiedono di costituirsi parte civile e la loro richiesta viene accolta.
Il 23 novembre 1999 Gaetano Badalamenti rinuncia alla udienza preliminare e chiede il giudizio immediato. Nell’udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in video-conferenza.
Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell’Ordine dei giornalisti.
Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 Dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini.
Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione.
L'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo. Badalamenti e Palazzolo sono successivamente deceduti.
Il 7 dicembre 2004 è morta Felicia Bartolotta, madre di Peppino.
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Bibliografia su Giuseppe Impastato
Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia. Intervista a cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna, Palermo 1986, 2000, 2003. Eu. 13,50. Da chiedere al Centro Impastato.
Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli. Peppino Impastato, una vita contro la mafia, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995, 2002. In libreria.
Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio. Atti relativi all'omicidio di Giuseppe Impastato, Centro Impastato, Palermo 1998. Esaurito.
Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio. Relazione della Commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006. Eu. 14. In libreria.
Giuseppe Impastato, Lunga è la notte. Poesie, scritti, documenti, a cura di U. Santino, Centro Impastato, Palermo 2002-2006. Eu. 10. Da chiedere al Centro Impastato.
Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro Impastato, Palermo 2005. Eu. 10. Da chiedere al Centro Impastato.
Mostra fotografica Peppino Impastato. Ricordare per continuare, Centro Impastato, Palermo 2006, 24 poster formato 70X100. Eu. 100 (più spese di spedizione). Cartella-catalogo. Eu 10. Da chiedere al Centro Impastato o alla Casa memoria di Cinisi (tel. 0918666233 - 3341689181 - e-mail: giovannimpastato@gmail.com).
Copyright © 2007 Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa Sperlinga 15, I-90144 Palermo.
TF 0916259789, Fax 0917301490
E-mail: csdgi@tin.it
Web: http:// www.centroimpastato.it/

Pubblicato da Orazio Vasta- a rarika blog-giovedì, maggio 08, 2008

 
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