mercoledì 3 gennaio 2024

Cuccurese: “Questione meridionale rimossa anche a sinistra. Sud senza rappresentanza”

Mentre le classi dominanti ed estrattive meridionali sono sistematicamente dedite alla promozione dei loro interessi “particulari”, l’attuale Governo Meloni, in perfetta continuità con gli esecutivi precedenti, punta all’istituzionalizzazione dello storico divario tra le “due Italie” mediante la discussione in Parlamento del ddl Calderoli sul regionalismo differenziato, che, se approvato, finirebbe con il legare, definitivamente, la fruizione dei più basilari diritti di cittadinanza – lavoro, salute, istruzione, trasporti – allo ius domicili, ossia alla ricchezza legata al proprio CAP di residenza.

Contro questo passaggio epocale per la storia del nostro Paese, che minerebbe irreversibilmente i fondamentali principi costituzionali di solidarietà, uguaglianza e giustizia sociale, sostituendoli con il principio neo-liberista dell’egoismo dei ricchi, balbetta, tranne rare eccezioni, anche la sinistra radicale, che, sebbene, per alcune sue componenti, si sia decisamente schierata contro l’autonomia differenziata, mostra nel suo insieme di avere non pochi problemi anche solo a pronunciare la locuzione questione meridionale, nonché il sostantivo meridionalismo.

Questione meridionale che, lo si ricordi en passant, storicamente è stata agitata da diverse culture politiche sui versanti del meridionalismo liberale, democratico-radicale, repubblicano, socialista e comunista, come questione sociale, economica e morale di portata nazionale e non certo come mera questione identitaria di matrice filo-borbonica. Quest’ultima versione del meridionalismo, che, in realtà non ha nulla a che vedere col meridionalismo classico, è il fantoccio costruito ad arte, anche con la complicità di alcuni intellettuali e settori sociali meridionali, al fine di derubricare e screditare le lotte orientate costituzionalmente per l’unificazione sociale, economica, civile ed infrastrutturale tra le “due Italie” come lotte reazionarie e passatiste. Complimenti a chi è caduto nel tranello, parlando, se va bene, d’idea di Sud arretrato e non anche di Sud arretrato.

Contro tale rimozione e svilimento della questione meridionale a sola lotta, tutt’al più, culturale è intervenuto per l’ennesima volta il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, che, tramite i canali social, ha denunciato: “Come vado ripetendo da tempo una sinistra che non si dichiara (anche) meridionalista, una sinistra che mai cita la Questione meridionale, non si sa cos’è. Appare sempre più slegata dalla realtà e dai bisogni dei cittadini. Quanto accaduto non è che l’ennesima conferma di uno stato di cose, di un disinteresse, sempre più evidente e malsano”.


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




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Mentre le classi dominanti ed estrattive meridionali sono sistematicamente dedite alla promozione dei loro interessi “particulari”, l’attuale Governo Meloni, in perfetta continuità con gli esecutivi precedenti, punta all’istituzionalizzazione dello storico divario tra le “due Italie” mediante la discussione in Parlamento del ddl Calderoli sul regionalismo differenziato, che, se approvato, finirebbe con il legare, definitivamente, la fruizione dei più basilari diritti di cittadinanza – lavoro, salute, istruzione, trasporti – allo ius domicili, ossia alla ricchezza legata al proprio CAP di residenza.

Contro questo passaggio epocale per la storia del nostro Paese, che minerebbe irreversibilmente i fondamentali principi costituzionali di solidarietà, uguaglianza e giustizia sociale, sostituendoli con il principio neo-liberista dell’egoismo dei ricchi, balbetta, tranne rare eccezioni, anche la sinistra radicale, che, sebbene, per alcune sue componenti, si sia decisamente schierata contro l’autonomia differenziata, mostra nel suo insieme di avere non pochi problemi anche solo a pronunciare la locuzione questione meridionale, nonché il sostantivo meridionalismo.

Questione meridionale che, lo si ricordi en passant, storicamente è stata agitata da diverse culture politiche sui versanti del meridionalismo liberale, democratico-radicale, repubblicano, socialista e comunista, come questione sociale, economica e morale di portata nazionale e non certo come mera questione identitaria di matrice filo-borbonica. Quest’ultima versione del meridionalismo, che, in realtà non ha nulla a che vedere col meridionalismo classico, è il fantoccio costruito ad arte, anche con la complicità di alcuni intellettuali e settori sociali meridionali, al fine di derubricare e screditare le lotte orientate costituzionalmente per l’unificazione sociale, economica, civile ed infrastrutturale tra le “due Italie” come lotte reazionarie e passatiste. Complimenti a chi è caduto nel tranello, parlando, se va bene, d’idea di Sud arretrato e non anche di Sud arretrato.

Contro tale rimozione e svilimento della questione meridionale a sola lotta, tutt’al più, culturale è intervenuto per l’ennesima volta il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, che, tramite i canali social, ha denunciato: “Come vado ripetendo da tempo una sinistra che non si dichiara (anche) meridionalista, una sinistra che mai cita la Questione meridionale, non si sa cos’è. Appare sempre più slegata dalla realtà e dai bisogni dei cittadini. Quanto accaduto non è che l’ennesima conferma di uno stato di cose, di un disinteresse, sempre più evidente e malsano”.


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




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