mercoledì 31 maggio 2023

LA TRUFFA DEL PNRR (20) ”…i fondi del Pnrr si sperperino in armi sottraendoli alla spesa sociale e al Sud, ce lo chiede l’Europa…"

 Di Natale Cuccurese*

Interessante articolo di Federico Fubini, sul Corriere del 9 maggio in edicola, sullo stato miserabile dell’avanzamento del Pnrr.
Ovviamente l’autore tace sul fatto che dal 2001 al 2021, i dipendenti comunali grazie alla spending review sono diminuiti da 450.000 a 320.000, un calo avvenuto, grazie alla propaganda leghista, in larghissima parte nel Mezzogiorno dove gli uffici pubblici locali non hanno più personale per servizi essenziali e mancano i tecnici per il Pnrr.
Evidentemente si è giocato su questo per favorire i soliti territori della “Locomotiva” in preparazione all’Autonomia differenziata, non a caso nell’articolo si pone in evidenza come: ”Circa 28mila progetti valgono fra 70 e 180 mila euro, per esempio. Gli appalti più piccoli peraltro sono concentrati non solo nelle regioni tirreniche del Sud (quelle con le amministrazioni più fragili), ma anche in Piemonte, Lombardia, Lazio e Marche”.

Questi mini appalti concentrati al Sud sono contrapposti a più efficienti ed efficaci (ovviamente) mega appalti concentrati al Nord. Il che è perfettamente in linea con la strategia del governo Meloni e cioè dare di più a chi ha già di più.

“Decine di migliaia di appalti minimi valgono in aggregato appena due dei 108 miliardi di euro del Pnrr dedicati a progetti di costruzione, eppure impegnano le amministrazioni coinvolte al di là dei loro mezzi. Esistono invece solo 3.300 appalti del Pnrr da più di cinque milioni di euro e valgono nel complesso 76 miliardi. Così ogni dirigente comunale in Italia gestisce in media oltre tre progetti e fondi per 772 mila euro, ma in alcuni territori — specie del Sud — la sproporzione fra risorse umane e appalti è più accentuata. Quasi 500 comuni contano decine di progetti per dipendente. Altomonte e Montanino suggeriscono un rimedio: spostare molti dei microprogetti sui fondi europei ordinari, per concentrare le forze sui grandi piani del Pnrr che fanno davvero la differenza”.

In altre parole spostare i fondi a Nord, così come richiesto a gran voce dalla Lega Nord e dai suoi governatori e sindaci, leghisti e protoleghisti.
Resta inteso che nei prossimi decenni i cittadini del Sud, che riceveranno molto meno di quelli del Nord, dovranno ripagare il debito in egual misura.

Notare bene che per quanto riguarda i dirigenti tecnici, il Sole 24 ore di sabato scorso ci informa che dopo che i politici gli hanno affidato piani irrealizzabili data la scarsità di tecnici provocata dalle richieste della commissione europea di questi ultimi anni in virtù dei tagli indiscriminati di personale, adesso la Corte dei Conti pensa di sanzionare i dirigenti tecnici con i progetti in ritardo.
Sanzioni che andrebbero girate ai politicanti del centrosinistradestra per avere eseguito pedissequamente le balzane indicazioni della commissione Ue di questi ultimi anni in tema di spending review. E’ giusto ricordare che la responsabilità è politica per aver messo i tecnici in queste condizioni disastrate, il che che dovrebbe portare a sanzioni per danno erariale ai politici responsabili di queste improvvide decisioni e non il contrario.

Ecco perché la definizione “la truffa del Pnrr “ è la più appropriata e resta calzante anche in riferimento alla decisione presa dal sempre più screditato parlamento europeo (un vero verminaio come ha dimostrato il Qatargate) che, come si legge sul Manifesto, “ha approvato martedì scorso a larghissima maggioranza la procedura d’urgenza che consente agli stati membri di impiegare le risorse del Fondo di coesione sociale e del Pnrr per sostenere l’industria militare, cioè di cancellare i fondi europei dai programmi di spesa sociali e dello stesso Pnrr per destinarli a nuove e massicce munizioni all’Ucraina. Hanno votato a favore anche i parlamentari europei del gruppo dei Socialisti e Democratici, cui aderiscono gli eletti del Pd. Gli unici a distinguersi, tra gli eletti nelle liste dem, sono stati l’indipendente Massimiliano Smeriglio, che ha espresso la propria contrarietà, e Pietro Bartolo, che non ha partecipato al voto. Contrari anche i parlamentari delle sinistre riuniti nel Gue e quelli del Movimento 5 Stelle”.
In poche parole si sottrae ancora una volta a chi ha meno, come il Mezzogiorno a cui nella teoria dovevano essere destinati la gran parte di questi fondi, per sperperare soldi in armi, mentre i soldi per il RdC, la Sanità, la Scuola, le pensioni, il welfare per questa Europa della finanza non ci sono mai, ma per le ricche lobby delle armi sì, chissà perché…

La decisione del parlamento europeo non è secondaria perché si innesta in una precisa strategia tesa alla privatizzazione di tutto il possibile a partire dalla Sanità. Affamare la Sanità pubblica per dare tutto in mano ai privati, se poi sono oligarchi amici ancora meglio. Lo scopo è di guadagnare facendo sanità di serie A per i ricchi che possono pagare e sanità di serie B, col servizio sanitario pubblico, per chi non può proprio pagare. È il “modello Lombardia”, base dell’Autonomia differenziata, per cui se paghi prenoti e fai velocemente le visite specialistiche e relativi esami diagnostici, altrimenti affronti mesi e mesi di attesa e se nel frattempo muori amen…
La prossima frontiera sarà colpevolizzare tramite i media chi "non è stato previdente" facendosi un'assicurazione sanitaria. Della serie: non puoi curarti? Colpa tua ci potevi pensare prima. E così faranno con la scuola, con l'acqua e con tutto quel poco che ancora resta di pubblico.

Intanto, anche per distrarre dal “sacco” dei beni comuni in corso, su tutti i media impazza la decisione di Meloni di procedere a passi ben distesi verso il presidenzialismo, visto il mercimonio in atto con la Lega Nord in cambio dell’Autonomia differenziata, ed è utile ricordare, in riferimento alle parole di Meloni, a proposito di riforma costituzionale in senso presidenzialista, che, come spiegò Aldo Moro durante la seduta per la Costituzione del 3/12/1946, «si precisa come al singolo o alla collettività, spetti la resistenza contro lo Stato, se esso avvalendosi della sua veste di sovranità, tenta di menomare i diritti sanciti dalla Costituzione e dalle leggi».

(*) Presidente del Partito del Sud




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 Di Natale Cuccurese*

Interessante articolo di Federico Fubini, sul Corriere del 9 maggio in edicola, sullo stato miserabile dell’avanzamento del Pnrr.
Ovviamente l’autore tace sul fatto che dal 2001 al 2021, i dipendenti comunali grazie alla spending review sono diminuiti da 450.000 a 320.000, un calo avvenuto, grazie alla propaganda leghista, in larghissima parte nel Mezzogiorno dove gli uffici pubblici locali non hanno più personale per servizi essenziali e mancano i tecnici per il Pnrr.
Evidentemente si è giocato su questo per favorire i soliti territori della “Locomotiva” in preparazione all’Autonomia differenziata, non a caso nell’articolo si pone in evidenza come: ”Circa 28mila progetti valgono fra 70 e 180 mila euro, per esempio. Gli appalti più piccoli peraltro sono concentrati non solo nelle regioni tirreniche del Sud (quelle con le amministrazioni più fragili), ma anche in Piemonte, Lombardia, Lazio e Marche”.

Questi mini appalti concentrati al Sud sono contrapposti a più efficienti ed efficaci (ovviamente) mega appalti concentrati al Nord. Il che è perfettamente in linea con la strategia del governo Meloni e cioè dare di più a chi ha già di più.

“Decine di migliaia di appalti minimi valgono in aggregato appena due dei 108 miliardi di euro del Pnrr dedicati a progetti di costruzione, eppure impegnano le amministrazioni coinvolte al di là dei loro mezzi. Esistono invece solo 3.300 appalti del Pnrr da più di cinque milioni di euro e valgono nel complesso 76 miliardi. Così ogni dirigente comunale in Italia gestisce in media oltre tre progetti e fondi per 772 mila euro, ma in alcuni territori — specie del Sud — la sproporzione fra risorse umane e appalti è più accentuata. Quasi 500 comuni contano decine di progetti per dipendente. Altomonte e Montanino suggeriscono un rimedio: spostare molti dei microprogetti sui fondi europei ordinari, per concentrare le forze sui grandi piani del Pnrr che fanno davvero la differenza”.

In altre parole spostare i fondi a Nord, così come richiesto a gran voce dalla Lega Nord e dai suoi governatori e sindaci, leghisti e protoleghisti.
Resta inteso che nei prossimi decenni i cittadini del Sud, che riceveranno molto meno di quelli del Nord, dovranno ripagare il debito in egual misura.

Notare bene che per quanto riguarda i dirigenti tecnici, il Sole 24 ore di sabato scorso ci informa che dopo che i politici gli hanno affidato piani irrealizzabili data la scarsità di tecnici provocata dalle richieste della commissione europea di questi ultimi anni in virtù dei tagli indiscriminati di personale, adesso la Corte dei Conti pensa di sanzionare i dirigenti tecnici con i progetti in ritardo.
Sanzioni che andrebbero girate ai politicanti del centrosinistradestra per avere eseguito pedissequamente le balzane indicazioni della commissione Ue di questi ultimi anni in tema di spending review. E’ giusto ricordare che la responsabilità è politica per aver messo i tecnici in queste condizioni disastrate, il che che dovrebbe portare a sanzioni per danno erariale ai politici responsabili di queste improvvide decisioni e non il contrario.

Ecco perché la definizione “la truffa del Pnrr “ è la più appropriata e resta calzante anche in riferimento alla decisione presa dal sempre più screditato parlamento europeo (un vero verminaio come ha dimostrato il Qatargate) che, come si legge sul Manifesto, “ha approvato martedì scorso a larghissima maggioranza la procedura d’urgenza che consente agli stati membri di impiegare le risorse del Fondo di coesione sociale e del Pnrr per sostenere l’industria militare, cioè di cancellare i fondi europei dai programmi di spesa sociali e dello stesso Pnrr per destinarli a nuove e massicce munizioni all’Ucraina. Hanno votato a favore anche i parlamentari europei del gruppo dei Socialisti e Democratici, cui aderiscono gli eletti del Pd. Gli unici a distinguersi, tra gli eletti nelle liste dem, sono stati l’indipendente Massimiliano Smeriglio, che ha espresso la propria contrarietà, e Pietro Bartolo, che non ha partecipato al voto. Contrari anche i parlamentari delle sinistre riuniti nel Gue e quelli del Movimento 5 Stelle”.
In poche parole si sottrae ancora una volta a chi ha meno, come il Mezzogiorno a cui nella teoria dovevano essere destinati la gran parte di questi fondi, per sperperare soldi in armi, mentre i soldi per il RdC, la Sanità, la Scuola, le pensioni, il welfare per questa Europa della finanza non ci sono mai, ma per le ricche lobby delle armi sì, chissà perché…

La decisione del parlamento europeo non è secondaria perché si innesta in una precisa strategia tesa alla privatizzazione di tutto il possibile a partire dalla Sanità. Affamare la Sanità pubblica per dare tutto in mano ai privati, se poi sono oligarchi amici ancora meglio. Lo scopo è di guadagnare facendo sanità di serie A per i ricchi che possono pagare e sanità di serie B, col servizio sanitario pubblico, per chi non può proprio pagare. È il “modello Lombardia”, base dell’Autonomia differenziata, per cui se paghi prenoti e fai velocemente le visite specialistiche e relativi esami diagnostici, altrimenti affronti mesi e mesi di attesa e se nel frattempo muori amen…
La prossima frontiera sarà colpevolizzare tramite i media chi "non è stato previdente" facendosi un'assicurazione sanitaria. Della serie: non puoi curarti? Colpa tua ci potevi pensare prima. E così faranno con la scuola, con l'acqua e con tutto quel poco che ancora resta di pubblico.

Intanto, anche per distrarre dal “sacco” dei beni comuni in corso, su tutti i media impazza la decisione di Meloni di procedere a passi ben distesi verso il presidenzialismo, visto il mercimonio in atto con la Lega Nord in cambio dell’Autonomia differenziata, ed è utile ricordare, in riferimento alle parole di Meloni, a proposito di riforma costituzionale in senso presidenzialista, che, come spiegò Aldo Moro durante la seduta per la Costituzione del 3/12/1946, «si precisa come al singolo o alla collettività, spetti la resistenza contro lo Stato, se esso avvalendosi della sua veste di sovranità, tenta di menomare i diritti sanciti dalla Costituzione e dalle leggi».

(*) Presidente del Partito del Sud




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