venerdì 23 dicembre 2022

LA "TRUFFA" DEL PNRR

 


Le "Rubriche della Meridionalità"
LA TRUFFA DEL PNRR
di Natale Cuccurese (*)
Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) mira ad avvicinare, un po’, il Sud al resto d’Italia, un obiettivo che forse si può raggiungere ma iniziando col potenziare l’apparato produttivo meridionale, altrimenti si avrà solo spesa senza capacità di creare lavoro, e su questo fronte le notizie non sono incoraggianti. In base ai recentissimi dati del Mise, potrebbe essere allocato al Mezzogiorno al massimo un 24% anziché il 40% promesso a suo tempo dalla Ministra del Sud Carfagna, del precedente Governo Draghi. E’ sempre utile ricordare che secondo le indicazioni della Commissione europea (pag.8 e 9 del regolamento) l’Italia ha ricevuto la quota di fondi del Pnnr più alta di tutti i Paesi d’Europa (191,5 miliardi di euro) soprattutto per risolvere la situazione drammatica (maggiore disoccupazione e PIL inferiore) del Mezzogiorno. Al Sud quindi seguendo tali parametri doveva essere destinato circa il 65% del Pnrr, il Governo Draghi, a suo tempo, ha retrocesso a suo insindacabile giudizio, con un tratto di penna, questa quota al 40% (pag. 37 Pnrr), ma anche questa rischia di rimanere sulla carta senza target territoriali, come più volte abbiamo denunciato in questi ultimi mesi, riducendosi così ulteriormente all’attuale e più realistico 24% definito pochi già fa dal MISE.
Purtroppo senza un supporto alle amministrazioni con minore capacità progettuale, soprattutto per scarsità di personale, visti i continui tagli imposti da Roma negli anni precedenti in nome della spending review che discende dall’Europa, le amministrazioni del Sud, che su questo non hanno colpe, rischiano di andare seriamente in difficoltà e non riuscire a rispettare i tempi richiesti per la realizzazione delle opere (2026) per cui questa quota del 24% potrebbe diminuire ulteriormente e come sempre a favore di territori più ricchi come la Lombardia dove, non a caso, i sindaci Sala e Gori e il Presidente Fontana già si sono fatti avanti pochi mesi fa pronti ad intercettare anche quel 24% di fondi solo teoricamente destinati al Sud, ovviamente al fine di non perderli a livello nazionale totale… Ovviamente anche il governo Meloni, dopo quello Draghi, si presta a questo gioco a perdere per il Sud, dimenticando che potrebbe richiedere i poteri sostitutivi previsti dall’Art.120 della Costituzione per aiutare i Comuni in difficoltà. Potrebbe…
E’ questa una situazione denunciata a più riprese, ad esempio, anche dall’ex Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che ha spesso evidenziato come, nell'arco dei suoi due mandati alla guida della città, il personale in forze al municipio partenopeo si sia ridotto del 60% (-1.654 unità) e come "quelli che dovrebbero correre più veloci, vengano messi in condizione di non poter correre". Per quanto riguarda le amministrazioni locali, al Nord ci sono 1.471.000 dipendenti pubblici contro il 1.227.000 del Sud e delle Isole. Tra il 2011 e il 2015 il Centro-Nord ha aumentato il numero di dipendenti pubblici di 26.000 unità, mentre il Sud è stato costretto, proprio per i minori trasferimenti, a ridurlo di 14.000. Solo come ultimo esempio, oggi a Bari il numero di comunali è la metà di quelli di Bologna rispetto alla popolazione.
Il tutto imposto in base ai dettami del Razzismo di Stato, che opprimono il Mezzogiorno dal 1861, alimentati a bella posta da media di regime e politicanti compiacenti verso i centri di potere finanziario, tutti del Nord.
Se non si potenzia la capacità produttiva del Mezzogiorno, come ci ricorda la Svimez nel suo ultimo rapporto di due settimane fa, l’effetto dell’arrivo di (teorici) fondi del Pnrr rischia di ridursi ulteriormente. Non a caso con l’acuirsi della crisi economica ed energetica attualmente ben 447 sono i Comuni in dissesto al Sud, contro i 27 del Nord, confermando così anche in numeri assoluti lo squilibrio a favore del Nord e la necessità di correre da subito a riequilibrare le risorse da destinare ai territori, dove la cosiddetta “Locomotiva” del Nord fa da sempre la parte del leone.
Oltretutto il PNRR poi si coniuga molto male con l’altro progetto “spacca Italia” e cioè l’autonomia differenziata, perché il primo è un piano nazionale e centralizzato addirittura eccessivo, con limitatissimo coinvolgimento di Regioni ed enti locali. Per la prima volta, però, ha il merito di aver consentito di fare politica nazionale sulla Sanità. Con l’autonomia differenziata invece le Regioni chiedono competenze molto più larghe e da gestire in autonomia come fossero, appunto, piccole signorie. L’autonomia differenziata del Nord “virtuoso” (coi soldi degli altri), con le Regioni che vogliono trattenere fino al 90% del residuo fiscale (184 miliardi di euro su 750 totali di gettito fiscale annuo solo per le tre Regioni capofila) sarà così il colpo di grazia definitivo per i Comuni e le Regioni del Sud, che come accennato si ritrovano senza servizi, senza soldi, senza impiegati, senza tecnici.
Fatto questo primo passaggio introduttivo e certamente non esaustivo, vedremo nelle prossime “puntate” dove si individuano le altre criticità del Pnrr che ci portano a definirlo provocatoriamente “truffa”. Una “truffa” che comunque non riguarda solo il Mezzogiorno.

(*) Aderente Carta di Venosa, Presidente del Partito del Sud



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Le "Rubriche della Meridionalità"
LA TRUFFA DEL PNRR
di Natale Cuccurese (*)
Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) mira ad avvicinare, un po’, il Sud al resto d’Italia, un obiettivo che forse si può raggiungere ma iniziando col potenziare l’apparato produttivo meridionale, altrimenti si avrà solo spesa senza capacità di creare lavoro, e su questo fronte le notizie non sono incoraggianti. In base ai recentissimi dati del Mise, potrebbe essere allocato al Mezzogiorno al massimo un 24% anziché il 40% promesso a suo tempo dalla Ministra del Sud Carfagna, del precedente Governo Draghi. E’ sempre utile ricordare che secondo le indicazioni della Commissione europea (pag.8 e 9 del regolamento) l’Italia ha ricevuto la quota di fondi del Pnnr più alta di tutti i Paesi d’Europa (191,5 miliardi di euro) soprattutto per risolvere la situazione drammatica (maggiore disoccupazione e PIL inferiore) del Mezzogiorno. Al Sud quindi seguendo tali parametri doveva essere destinato circa il 65% del Pnrr, il Governo Draghi, a suo tempo, ha retrocesso a suo insindacabile giudizio, con un tratto di penna, questa quota al 40% (pag. 37 Pnrr), ma anche questa rischia di rimanere sulla carta senza target territoriali, come più volte abbiamo denunciato in questi ultimi mesi, riducendosi così ulteriormente all’attuale e più realistico 24% definito pochi già fa dal MISE.
Purtroppo senza un supporto alle amministrazioni con minore capacità progettuale, soprattutto per scarsità di personale, visti i continui tagli imposti da Roma negli anni precedenti in nome della spending review che discende dall’Europa, le amministrazioni del Sud, che su questo non hanno colpe, rischiano di andare seriamente in difficoltà e non riuscire a rispettare i tempi richiesti per la realizzazione delle opere (2026) per cui questa quota del 24% potrebbe diminuire ulteriormente e come sempre a favore di territori più ricchi come la Lombardia dove, non a caso, i sindaci Sala e Gori e il Presidente Fontana già si sono fatti avanti pochi mesi fa pronti ad intercettare anche quel 24% di fondi solo teoricamente destinati al Sud, ovviamente al fine di non perderli a livello nazionale totale… Ovviamente anche il governo Meloni, dopo quello Draghi, si presta a questo gioco a perdere per il Sud, dimenticando che potrebbe richiedere i poteri sostitutivi previsti dall’Art.120 della Costituzione per aiutare i Comuni in difficoltà. Potrebbe…
E’ questa una situazione denunciata a più riprese, ad esempio, anche dall’ex Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che ha spesso evidenziato come, nell'arco dei suoi due mandati alla guida della città, il personale in forze al municipio partenopeo si sia ridotto del 60% (-1.654 unità) e come "quelli che dovrebbero correre più veloci, vengano messi in condizione di non poter correre". Per quanto riguarda le amministrazioni locali, al Nord ci sono 1.471.000 dipendenti pubblici contro il 1.227.000 del Sud e delle Isole. Tra il 2011 e il 2015 il Centro-Nord ha aumentato il numero di dipendenti pubblici di 26.000 unità, mentre il Sud è stato costretto, proprio per i minori trasferimenti, a ridurlo di 14.000. Solo come ultimo esempio, oggi a Bari il numero di comunali è la metà di quelli di Bologna rispetto alla popolazione.
Il tutto imposto in base ai dettami del Razzismo di Stato, che opprimono il Mezzogiorno dal 1861, alimentati a bella posta da media di regime e politicanti compiacenti verso i centri di potere finanziario, tutti del Nord.
Se non si potenzia la capacità produttiva del Mezzogiorno, come ci ricorda la Svimez nel suo ultimo rapporto di due settimane fa, l’effetto dell’arrivo di (teorici) fondi del Pnrr rischia di ridursi ulteriormente. Non a caso con l’acuirsi della crisi economica ed energetica attualmente ben 447 sono i Comuni in dissesto al Sud, contro i 27 del Nord, confermando così anche in numeri assoluti lo squilibrio a favore del Nord e la necessità di correre da subito a riequilibrare le risorse da destinare ai territori, dove la cosiddetta “Locomotiva” del Nord fa da sempre la parte del leone.
Oltretutto il PNRR poi si coniuga molto male con l’altro progetto “spacca Italia” e cioè l’autonomia differenziata, perché il primo è un piano nazionale e centralizzato addirittura eccessivo, con limitatissimo coinvolgimento di Regioni ed enti locali. Per la prima volta, però, ha il merito di aver consentito di fare politica nazionale sulla Sanità. Con l’autonomia differenziata invece le Regioni chiedono competenze molto più larghe e da gestire in autonomia come fossero, appunto, piccole signorie. L’autonomia differenziata del Nord “virtuoso” (coi soldi degli altri), con le Regioni che vogliono trattenere fino al 90% del residuo fiscale (184 miliardi di euro su 750 totali di gettito fiscale annuo solo per le tre Regioni capofila) sarà così il colpo di grazia definitivo per i Comuni e le Regioni del Sud, che come accennato si ritrovano senza servizi, senza soldi, senza impiegati, senza tecnici.
Fatto questo primo passaggio introduttivo e certamente non esaustivo, vedremo nelle prossime “puntate” dove si individuano le altre criticità del Pnrr che ci portano a definirlo provocatoriamente “truffa”. Una “truffa” che comunque non riguarda solo il Mezzogiorno.

(*) Aderente Carta di Venosa, Presidente del Partito del Sud



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