sabato 14 maggio 2022

CULTURA BENE COMUNE

Di Antonio Luongo

Ieri pomeriggio sono stato al PAN Palazzo delle Arti Napoli, per partecipare all'assemblea pubblica contro la privatizzazione del beni culturali, in rappresentanza del Partito del Sud.


Oggi la crisi economica che attanaglia il Comune di Napoli rischia di trasformarsi in un cavallo di Troia per scardinare gli ultimi spazi che ancora resistono in un regime di bene pubblico in città, soprattutto all'interno del nostro patrimonio artistico culturale.

La nuova Giunta si sta mostrando latitante e lontana dal pragmatismo che tanto era stato pubblicizzato in campagna elettorale. Lo avevamo anticipato: governare senza soldi è quasi impossibile e per ora, guarda caso, nonostante un atteggiamento governativo ben più morbido, verso il nuovo sindaco, la realtà quotidiana dei napoletani peggiora e non migliora.
Dobbiamo tristemente prendere atto che la nuova maggioranza politica sembra avvolta da una passività e un'inerzia che Napoli non può assolutamente permettersi. Bisogna mettersi pancia a terra a lavorare per limitare i danni ORA, non mettersi alla finestra ad aspettare se e quando arriveranno degli aiuti.
Anche perchè, aspetto su cui più volte sto mettendo in guardia i miei concittadini, IL PATTO DI DRAGHI CON NAPOLI È SOLO UNA TRAPPOLA: dare due minuti di ossigeno e poi soffocare per sempre. In cambio si chiede di piegare la città a schemi neoliberisti che non le sono mai appartenuti storicamente, laddove la città ha sempre avuto un tessuto di energie dal basso, esperienze collettive, di condivisione sempre in movimento, ben al di là delle etichette dei partiti.
E' per dar voce a questa sensibilità trasversale che nel 2011 istituimmo l' Assessorato ai Beni Comuni. Negli anni successivi, rivoluzionammo l'ordinamento del Comune istituendo la categoria giuridica del "Bene Comune" con un delibera che ancora oggi è studiata nelle università di mezza Europa e ispira nuove forme organizzative in tantissimi enti locali, nazionali e non.

Il nuovo corso sta costruendo la strada per la privatizzazione della cultura. Questa "svendita" è davvero il futuro che auspichiamo per una città con uno dei patrimoni artistico culturali più grandi d'Italia? 





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Di Antonio Luongo

Ieri pomeriggio sono stato al PAN Palazzo delle Arti Napoli, per partecipare all'assemblea pubblica contro la privatizzazione del beni culturali, in rappresentanza del Partito del Sud.


Oggi la crisi economica che attanaglia il Comune di Napoli rischia di trasformarsi in un cavallo di Troia per scardinare gli ultimi spazi che ancora resistono in un regime di bene pubblico in città, soprattutto all'interno del nostro patrimonio artistico culturale.

La nuova Giunta si sta mostrando latitante e lontana dal pragmatismo che tanto era stato pubblicizzato in campagna elettorale. Lo avevamo anticipato: governare senza soldi è quasi impossibile e per ora, guarda caso, nonostante un atteggiamento governativo ben più morbido, verso il nuovo sindaco, la realtà quotidiana dei napoletani peggiora e non migliora.
Dobbiamo tristemente prendere atto che la nuova maggioranza politica sembra avvolta da una passività e un'inerzia che Napoli non può assolutamente permettersi. Bisogna mettersi pancia a terra a lavorare per limitare i danni ORA, non mettersi alla finestra ad aspettare se e quando arriveranno degli aiuti.
Anche perchè, aspetto su cui più volte sto mettendo in guardia i miei concittadini, IL PATTO DI DRAGHI CON NAPOLI È SOLO UNA TRAPPOLA: dare due minuti di ossigeno e poi soffocare per sempre. In cambio si chiede di piegare la città a schemi neoliberisti che non le sono mai appartenuti storicamente, laddove la città ha sempre avuto un tessuto di energie dal basso, esperienze collettive, di condivisione sempre in movimento, ben al di là delle etichette dei partiti.
E' per dar voce a questa sensibilità trasversale che nel 2011 istituimmo l' Assessorato ai Beni Comuni. Negli anni successivi, rivoluzionammo l'ordinamento del Comune istituendo la categoria giuridica del "Bene Comune" con un delibera che ancora oggi è studiata nelle università di mezza Europa e ispira nuove forme organizzative in tantissimi enti locali, nazionali e non.

Il nuovo corso sta costruendo la strada per la privatizzazione della cultura. Questa "svendita" è davvero il futuro che auspichiamo per una città con uno dei patrimoni artistico culturali più grandi d'Italia? 





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