sabato 12 dicembre 2015

IL PARTITO DEL SUD NON PUÒ DIMENTICARE


Di Bruno Pappalardo
Il 12 Dicembre 1969, ore 16:37, venne fatta esplodere una bomba nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano.
Lo spregevole atto di inusitata ferocia uccise 16 persone ferendone 88.
Fu lo spartiacque che chiuse la stagione di un riscatto del Paese Italia in piena evoluzione produttiva che generava già da tempo lotte proletarie e di quella una piccola parte venne a trasformarsi in terrorismo politico.
Fatua fu la pista anarchica che si volle perseguire. L’attentato ebbe una sola matrice, quella nera. Emerse prepotente la partecipazione certa, strategica e materiale, di una cellula eversiva di Ordine Nuovo (gruppo di estrema destra di stampo neofascista costituitosi a Padova )
I mandanti e gli esecutori vennero sempre assolti e allora nulla riesce a cancellare e strappare i nostri ricordi la vicenda dell’anarchico Pinelli e del commissario Luigi Calabresi.
Il 15 dicembre, infatti, a poche ore dalla strage, venne fermato e interrogato, nei locali della Questura di Milano da tre sottufficiali di Polizia, un ufficiale dei Carabinieri, un agente e il commissario Luigi Calabresi. Calabresi fu ritenuto colpevole di quella morte e successivamente venne ucciso in un attentato da terroristi di sinistra il 17 maggio 1972.
Vennero riconosciuti responsabili alcuni esponenti di Lotta Continua.
Ecco, Il PARTITO DEL SUD che, pur notando l’assenza quasi totale di quel giorno, dalle pagine di oggi, dei media,... incuriosite solo di processi di cronaca nera, NON ACCETTA L’OBLIO il silenzio forse strumentale di quei morti.
NON DIMENTICA quel tragico periodo della storia politica d’Italia ch’ebbe un sol colore, una lunga striscia di rossa segnata col sangue da parte delle vittime del terrorismo, di uomini dello Stato, dalla morte di Moro e di tanti altri amministratori ma primariamente quella di tanti giovani studenti e operai che lasciarono la propria vita nelle mani di vergognosi maneggi nelle istituzioni, massonerie e lobby che conducevano la costruzione di muri contro l’opposizione autentica e autorevole, quella volgente al processo civile ed umano di una giovane generazione che credeva risolutamente in un futuro migliore.
In 35 anni e sette processi tutti gli accusati dell’eccidio saranno sempre assolti. Nel 2005 la Corte di Cassazione concluderà sostenendo che la strage di piazza Fontana, realizzata da “un gruppo eversivo” e non più processabili.
NON DIMENTICHIAMO MAI!
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Di Bruno Pappalardo
Il 12 Dicembre 1969, ore 16:37, venne fatta esplodere una bomba nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano.
Lo spregevole atto di inusitata ferocia uccise 16 persone ferendone 88.
Fu lo spartiacque che chiuse la stagione di un riscatto del Paese Italia in piena evoluzione produttiva che generava già da tempo lotte proletarie e di quella una piccola parte venne a trasformarsi in terrorismo politico.
Fatua fu la pista anarchica che si volle perseguire. L’attentato ebbe una sola matrice, quella nera. Emerse prepotente la partecipazione certa, strategica e materiale, di una cellula eversiva di Ordine Nuovo (gruppo di estrema destra di stampo neofascista costituitosi a Padova )
I mandanti e gli esecutori vennero sempre assolti e allora nulla riesce a cancellare e strappare i nostri ricordi la vicenda dell’anarchico Pinelli e del commissario Luigi Calabresi.
Il 15 dicembre, infatti, a poche ore dalla strage, venne fermato e interrogato, nei locali della Questura di Milano da tre sottufficiali di Polizia, un ufficiale dei Carabinieri, un agente e il commissario Luigi Calabresi. Calabresi fu ritenuto colpevole di quella morte e successivamente venne ucciso in un attentato da terroristi di sinistra il 17 maggio 1972.
Vennero riconosciuti responsabili alcuni esponenti di Lotta Continua.
Ecco, Il PARTITO DEL SUD che, pur notando l’assenza quasi totale di quel giorno, dalle pagine di oggi, dei media,... incuriosite solo di processi di cronaca nera, NON ACCETTA L’OBLIO il silenzio forse strumentale di quei morti.
NON DIMENTICA quel tragico periodo della storia politica d’Italia ch’ebbe un sol colore, una lunga striscia di rossa segnata col sangue da parte delle vittime del terrorismo, di uomini dello Stato, dalla morte di Moro e di tanti altri amministratori ma primariamente quella di tanti giovani studenti e operai che lasciarono la propria vita nelle mani di vergognosi maneggi nelle istituzioni, massonerie e lobby che conducevano la costruzione di muri contro l’opposizione autentica e autorevole, quella volgente al processo civile ed umano di una giovane generazione che credeva risolutamente in un futuro migliore.
In 35 anni e sette processi tutti gli accusati dell’eccidio saranno sempre assolti. Nel 2005 la Corte di Cassazione concluderà sostenendo che la strage di piazza Fontana, realizzata da “un gruppo eversivo” e non più processabili.
NON DIMENTICHIAMO MAI!

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