martedì 28 ottobre 2014

RAPPORTO SVIMEZ: SUD, DAL DISASTRO ALLA POSSIBILE RIPARTENZA

Di Natale Cuccurese

Il rapporto SVIMEZ sull’economia del Mezzogiorno pubblicato oggi ci mostra un’ Italia che continua a essere sempre più spaccata in due, con una parte del Paese sostanzialmente abbandonata a se stessa e che deve imporre una tabella di marcia diversa alla politica. 

 Passano i governi e la situazione è sempre la stessa, si va di male in peggio con un Sud che non appare in alcuna agenda politica, se non citato solo con fastidio, quasi come un dovere giaculatorio o raramente con passione da qualche isolato politico che si rende conto che la nave va a fondo e che in plancia si balla. 
Ma sono interventi isolati che si spengono presto come un bengala sparato in mare aperto. 

Nessun qualunquismo, nessuna antipolitica per carità, ma l’incoscienza della nostra classe dirigente vecchia e nuova è senza scuse ed ha raggiunto apici inimmaginabili da anni. 

A fronte di una fotografia tanto disastrosa di un’autorevole voce come lo “SVIMEZ” non è possibile pensare che si possa rispondere con un “Salva Italia” qualsiasi. 

Leggiamo infatti dal rapporto che “Il Sud è a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013), non fare figli (continuano nel 2013 a esserci più morti che nati), impoverirsi (+40% di famiglie povere nell'ultimo anno) perché manca il lavoro (al Sud perso l'80% dei posti di lavoro nazionali tra il primo trimestre del 2013 e del 2014); l'industria continua a soffrire di più (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti); i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in cinque anni; gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977 e la disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%.” 

Bisogna cambiare passo, visione, modo di pensare e progettare. Sempre lo Svimez propone nello stesso rapporto di oggi il “Rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specifica per il Sud, fiscalità di compensazione, Sono alcune delle proposte di policy che la SVIMEZ avanza nel Rapporto 2014 sull’economia del Mezzogiorno presentato oggi a Roma. Di fronte all’emergenza sociale con il crollo occupazionale e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una “logica di sistema” e un'azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro drivers di sviluppo tra loro strettamente connessi in un piano di "primo intervento": rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un'ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale” . 

Siamo d’accordo con queste proposte ma pensiamo che bisogna anche cominciare a dire con chiarezza in Italia e in Europa che il nostro Paese (sia pure con 153 anni di ritardo) ha bisogno di una politica come quella concessa alla Germania dopo la riunificazione con uno sforzo titanico di investimenti pubblici in deroga a tutti i patti, in tutto il Mezzogiorno e in tutte le aree disastrate. E’ stato concesso alla Germania di andare in deroga, dopo la caduta del Muro, deve essere concesso all’Italia e a tutti i Paesi che hanno le stesse difficoltà fino a quando in 10/15 anni la situazione non cominci a stabilizzarsi. Se non si fa così si uccide ipocritamente una parte del Paese, che non può più stare a guardare. 

A tal proposito, sempre oggi, il Sottosegretario Del Rio ha dichiarato sul Corriere del Mezzogiorno che “la fotografia del Mezzogiorno che la Svimez consegnerà oggi facilmente sarà a toni ancora più scuri, peggiorati dall’acuirsi della crisi, nazionale ed europea. L’Italia è come la Germania davanti alla riunificazione. Anche l’Italia, come la Germania allora, soffre di un grave disequilibrio.” 

Parole condivisibili , cose che diciamo da tempo, a cui aggiunge “Lo Stato, le Regioni, le città fanno parte dell’unico corpo della Repubblica Italiana e portano responsabilità verso i cittadini, pari alla autonomia finanziaria e organizzativa che gestiscono. In questa condivisione, della storia repubblicana e delle responsabilità, vorrei che ci ponessimo. L’elenco dei problemi del Sud è noto: per questo apprezzo quei movimenti spontanei che stanno cercando, piuttosto, un nuovo risveglio. Ci sono tanti giovani a Sud, tante capaci, creative, con voglia di fare e idee. “ 

Anche qui massima condivisione, certo diventa tutto però meno condivisibile se pensiamo a come siano stati gestiti gli investimenti al sud rispetto al nord da 153 anni a questa parte , cosa che Del Rio ben conosce, e come nei fatti, in contrasto alla stessa Costituzione, siano forniti, anche oggi, servizi ed investimenti diversi resi alla popolazione, che pure paga le stesse tasse, in base a criteri geografici. Problemi che si sono acuiti in questi ultimi venti anni grazie ad un politica discriminatoria portata avanti dalla lega, quella stessa lega che ora vuol scendere a sud e che trova anche movimenti ascari pronta a supportarla. 

Basta pensare al problema dei treni su cui lo stesso Sottosegretario si è espresso oggi in un’altra intervista dove Del Rio richiede la "verifica" degli investimenti da effettuare per le poche opere previste per il sud, (praticamente briciole sull'investimento complessivo Italia) mentre per il nord il via libera è automatico; le verifiche al nord evidentemente non servono... 

Infatti dichiara sul “Giornale di Sicilia” di oggi:«prima di spendere 5 miliardi per l'alta capacità Napoli-Bari occorre verificare con attenzione tutta la progettazione». «E lo stesso vale per la Salerno-Reggio Calabria. Sono opere prioritarie, le faremo come abbiamo indicato nel decreto Sblocca Italia: ma non vogliamo partire con il piede sbagliato»...insomma qualcosa non quadra nelle dichiarazioni di Del Rio, predica bene ma poi , come inevitabilmente accade da sempre in Italia, pare razzolar male. 

Andando avanti di questo passo sarà realizzata nei fatti un secessione economica. 

 E l’area progressista, nella quale ci riconosciamo, pensa a leggi elettorali e a riforme pensate per tagliare fuori le voci diverse, quelle che difendono i territori, quelle che difendono i diritti, quelle che difendono l’ambiente, i lavoratori e le nostre bellezze naturalistiche e culturali. Dov’è il progresso ci chiediamo se non nella capacità di rendere tutti i cittadini uguali, giustamente uguali, e i territori con pari opportunità in ogni angolo del Paese ? 

Le prossime regionali, da quello che si comincia a vedere saranno ancora una volta una possibile sterile lotta di potere prima interna ai partiti maggiori e poi alle coalizioni. Ci chiediamo se non sia il caso di cominciare a mettere nero su bianco e a dare le gambe a un progetto di cambiamento. 
Noi ne siamo convinti: “Con il Sud si riparte“, lo abbiamo scritto, annunciato e lo porteremo avanti con tenacia in ogni sede ed occasione. Muoviamoci, usciamo dalle nostre mura (lo diciamo a liste civiche, movimenti e associazioni progressiste) e proviamo a mettere insieme un progetto che salvi noi e questo Paese che pare unificato, ma che non è mai stato così diviso.


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Di Natale Cuccurese

Il rapporto SVIMEZ sull’economia del Mezzogiorno pubblicato oggi ci mostra un’ Italia che continua a essere sempre più spaccata in due, con una parte del Paese sostanzialmente abbandonata a se stessa e che deve imporre una tabella di marcia diversa alla politica. 

 Passano i governi e la situazione è sempre la stessa, si va di male in peggio con un Sud che non appare in alcuna agenda politica, se non citato solo con fastidio, quasi come un dovere giaculatorio o raramente con passione da qualche isolato politico che si rende conto che la nave va a fondo e che in plancia si balla. 
Ma sono interventi isolati che si spengono presto come un bengala sparato in mare aperto. 

Nessun qualunquismo, nessuna antipolitica per carità, ma l’incoscienza della nostra classe dirigente vecchia e nuova è senza scuse ed ha raggiunto apici inimmaginabili da anni. 

A fronte di una fotografia tanto disastrosa di un’autorevole voce come lo “SVIMEZ” non è possibile pensare che si possa rispondere con un “Salva Italia” qualsiasi. 

Leggiamo infatti dal rapporto che “Il Sud è a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013), non fare figli (continuano nel 2013 a esserci più morti che nati), impoverirsi (+40% di famiglie povere nell'ultimo anno) perché manca il lavoro (al Sud perso l'80% dei posti di lavoro nazionali tra il primo trimestre del 2013 e del 2014); l'industria continua a soffrire di più (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti); i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in cinque anni; gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977 e la disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%.” 

Bisogna cambiare passo, visione, modo di pensare e progettare. Sempre lo Svimez propone nello stesso rapporto di oggi il “Rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specifica per il Sud, fiscalità di compensazione, Sono alcune delle proposte di policy che la SVIMEZ avanza nel Rapporto 2014 sull’economia del Mezzogiorno presentato oggi a Roma. Di fronte all’emergenza sociale con il crollo occupazionale e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una “logica di sistema” e un'azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro drivers di sviluppo tra loro strettamente connessi in un piano di "primo intervento": rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un'ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale” . 

Siamo d’accordo con queste proposte ma pensiamo che bisogna anche cominciare a dire con chiarezza in Italia e in Europa che il nostro Paese (sia pure con 153 anni di ritardo) ha bisogno di una politica come quella concessa alla Germania dopo la riunificazione con uno sforzo titanico di investimenti pubblici in deroga a tutti i patti, in tutto il Mezzogiorno e in tutte le aree disastrate. E’ stato concesso alla Germania di andare in deroga, dopo la caduta del Muro, deve essere concesso all’Italia e a tutti i Paesi che hanno le stesse difficoltà fino a quando in 10/15 anni la situazione non cominci a stabilizzarsi. Se non si fa così si uccide ipocritamente una parte del Paese, che non può più stare a guardare. 

A tal proposito, sempre oggi, il Sottosegretario Del Rio ha dichiarato sul Corriere del Mezzogiorno che “la fotografia del Mezzogiorno che la Svimez consegnerà oggi facilmente sarà a toni ancora più scuri, peggiorati dall’acuirsi della crisi, nazionale ed europea. L’Italia è come la Germania davanti alla riunificazione. Anche l’Italia, come la Germania allora, soffre di un grave disequilibrio.” 

Parole condivisibili , cose che diciamo da tempo, a cui aggiunge “Lo Stato, le Regioni, le città fanno parte dell’unico corpo della Repubblica Italiana e portano responsabilità verso i cittadini, pari alla autonomia finanziaria e organizzativa che gestiscono. In questa condivisione, della storia repubblicana e delle responsabilità, vorrei che ci ponessimo. L’elenco dei problemi del Sud è noto: per questo apprezzo quei movimenti spontanei che stanno cercando, piuttosto, un nuovo risveglio. Ci sono tanti giovani a Sud, tante capaci, creative, con voglia di fare e idee. “ 

Anche qui massima condivisione, certo diventa tutto però meno condivisibile se pensiamo a come siano stati gestiti gli investimenti al sud rispetto al nord da 153 anni a questa parte , cosa che Del Rio ben conosce, e come nei fatti, in contrasto alla stessa Costituzione, siano forniti, anche oggi, servizi ed investimenti diversi resi alla popolazione, che pure paga le stesse tasse, in base a criteri geografici. Problemi che si sono acuiti in questi ultimi venti anni grazie ad un politica discriminatoria portata avanti dalla lega, quella stessa lega che ora vuol scendere a sud e che trova anche movimenti ascari pronta a supportarla. 

Basta pensare al problema dei treni su cui lo stesso Sottosegretario si è espresso oggi in un’altra intervista dove Del Rio richiede la "verifica" degli investimenti da effettuare per le poche opere previste per il sud, (praticamente briciole sull'investimento complessivo Italia) mentre per il nord il via libera è automatico; le verifiche al nord evidentemente non servono... 

Infatti dichiara sul “Giornale di Sicilia” di oggi:«prima di spendere 5 miliardi per l'alta capacità Napoli-Bari occorre verificare con attenzione tutta la progettazione». «E lo stesso vale per la Salerno-Reggio Calabria. Sono opere prioritarie, le faremo come abbiamo indicato nel decreto Sblocca Italia: ma non vogliamo partire con il piede sbagliato»...insomma qualcosa non quadra nelle dichiarazioni di Del Rio, predica bene ma poi , come inevitabilmente accade da sempre in Italia, pare razzolar male. 

Andando avanti di questo passo sarà realizzata nei fatti un secessione economica. 

 E l’area progressista, nella quale ci riconosciamo, pensa a leggi elettorali e a riforme pensate per tagliare fuori le voci diverse, quelle che difendono i territori, quelle che difendono i diritti, quelle che difendono l’ambiente, i lavoratori e le nostre bellezze naturalistiche e culturali. Dov’è il progresso ci chiediamo se non nella capacità di rendere tutti i cittadini uguali, giustamente uguali, e i territori con pari opportunità in ogni angolo del Paese ? 

Le prossime regionali, da quello che si comincia a vedere saranno ancora una volta una possibile sterile lotta di potere prima interna ai partiti maggiori e poi alle coalizioni. Ci chiediamo se non sia il caso di cominciare a mettere nero su bianco e a dare le gambe a un progetto di cambiamento. 
Noi ne siamo convinti: “Con il Sud si riparte“, lo abbiamo scritto, annunciato e lo porteremo avanti con tenacia in ogni sede ed occasione. Muoviamoci, usciamo dalle nostre mura (lo diciamo a liste civiche, movimenti e associazioni progressiste) e proviamo a mettere insieme un progetto che salvi noi e questo Paese che pare unificato, ma che non è mai stato così diviso.


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