martedì 23 settembre 2014

A DIFESA DELL' ART. 18, DELLA DIGNITA' DEI LAVORATORI E DEL FUTURO DI NOI TUTTI !

Di Natale Cuccurese

Anche il più distratto tra gli italiani avrà compreso che la questione relativa dell’articolo 18, è semplicemente un gioco di potere ed equilibri che si svolge sulla testa dei lavoratori, spostando contemporaneamente l’attenzione dai veri problemi, dai veri responsabili della crisi in corso e soprattutto dalle sue reali possibili soluzioni. 

Che poi Renzi questa prova di forza la voglia imporre per amor dei giovani, come sostiene, o in realtà usando i giovani come pretesto per rendere il lavoro ancora più precario, o per ridurre il potere dei sindacati, o dell' ala sinistra del suo partito, o per offrire su un vassoio d’argento alla destra liberista la distruzione di quest’articolo, come chiede da sempre, nella speranza di poter così arrivare a governare per i prossimi,famosi, 1000 giorni, o, non ultimo, per soddisfare i diktat di Juncker e dell’europa liberista, è cosa su cui varrebbe la pena meditare. 

In tutti i casi la vera domanda è: espugnato il “fortino” dell’Art 18, complessivamente, i ceti mediobassi e bassi italiani, staranno meglio o peggio? Se c’è qualcuno che ha mantenuto in piedi questo traballante paese sicuramente sono stati gli operai, gli artigiani , i commercianti, i contadini, e tutte quelle categorie di lavoratori che oberate di tasse, e con salari o ricavi spesso da fame, continuano a lavorare a testa bassa; purtroppo per questo Governo, e per i precedenti, sembra che la colpa della crisi sia loro, e su loro si stanno quindi accanendo con pervicacia degna di miglior causa. 

Con le riforme Biagi e Fornero hanno accresciuto la precarizzazione del lavoro, spacciandolo come unica alternativa possibile alla creazione di nuovi posti di lavoro,ed ora si arriva alla stretta finale con Renzi che vuol rendere precario il lavoro molto più della famigerata riforma Hartz realizzata in Germania, con in più l’aggravante di un sistema di protezioni sociali nemmeno minimamente paragonabile ai tedeschi. Il tutto anche se, per stessa ammissione dell'attuale capo economista del FMI, vent'anni di ricerche hanno negato l'esistenza di una relazione tra maggiore precarietà del lavoro e minore disoccupazione. 

Purtroppo c’è da temere che la questione in ballo non sia solo lo smantellamento di fatto dei diritti minimi dei lavoratori. In altre parole una diga, un’icona quella dell’art. 18, da rompere, un segnale da lanciare per soddisfare la destra liberista italiana ed europea, con cui Renzi ha stipulato un patto, e che porterà la stessa destra in futuro a pretendere sempre di più in termini di riduzione di diritti. 

Una volta che la diga cede la marea montante, della negazione di ogni diritto di ogni dignità, potrebbe poi travolgere tutto e tutti in un futuro che si presenta con tinte sempre più fosche.



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Di Natale Cuccurese

Anche il più distratto tra gli italiani avrà compreso che la questione relativa dell’articolo 18, è semplicemente un gioco di potere ed equilibri che si svolge sulla testa dei lavoratori, spostando contemporaneamente l’attenzione dai veri problemi, dai veri responsabili della crisi in corso e soprattutto dalle sue reali possibili soluzioni. 

Che poi Renzi questa prova di forza la voglia imporre per amor dei giovani, come sostiene, o in realtà usando i giovani come pretesto per rendere il lavoro ancora più precario, o per ridurre il potere dei sindacati, o dell' ala sinistra del suo partito, o per offrire su un vassoio d’argento alla destra liberista la distruzione di quest’articolo, come chiede da sempre, nella speranza di poter così arrivare a governare per i prossimi,famosi, 1000 giorni, o, non ultimo, per soddisfare i diktat di Juncker e dell’europa liberista, è cosa su cui varrebbe la pena meditare. 

In tutti i casi la vera domanda è: espugnato il “fortino” dell’Art 18, complessivamente, i ceti mediobassi e bassi italiani, staranno meglio o peggio? Se c’è qualcuno che ha mantenuto in piedi questo traballante paese sicuramente sono stati gli operai, gli artigiani , i commercianti, i contadini, e tutte quelle categorie di lavoratori che oberate di tasse, e con salari o ricavi spesso da fame, continuano a lavorare a testa bassa; purtroppo per questo Governo, e per i precedenti, sembra che la colpa della crisi sia loro, e su loro si stanno quindi accanendo con pervicacia degna di miglior causa. 

Con le riforme Biagi e Fornero hanno accresciuto la precarizzazione del lavoro, spacciandolo come unica alternativa possibile alla creazione di nuovi posti di lavoro,ed ora si arriva alla stretta finale con Renzi che vuol rendere precario il lavoro molto più della famigerata riforma Hartz realizzata in Germania, con in più l’aggravante di un sistema di protezioni sociali nemmeno minimamente paragonabile ai tedeschi. Il tutto anche se, per stessa ammissione dell'attuale capo economista del FMI, vent'anni di ricerche hanno negato l'esistenza di una relazione tra maggiore precarietà del lavoro e minore disoccupazione. 

Purtroppo c’è da temere che la questione in ballo non sia solo lo smantellamento di fatto dei diritti minimi dei lavoratori. In altre parole una diga, un’icona quella dell’art. 18, da rompere, un segnale da lanciare per soddisfare la destra liberista italiana ed europea, con cui Renzi ha stipulato un patto, e che porterà la stessa destra in futuro a pretendere sempre di più in termini di riduzione di diritti. 

Una volta che la diga cede la marea montante, della negazione di ogni diritto di ogni dignità, potrebbe poi travolgere tutto e tutti in un futuro che si presenta con tinte sempre più fosche.



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