Dopo l’esordio infelice a base di banane, il gaffeur Tavecchio
prosegue per la sua strada, dimostrando , come previsto e ancora una volta, tutta l'inadeguatezza al ruolo con la
decisione presa ieri dal primo consiglio federale della FIGC , da lui guidato, che
ha ammorbidito le norme contro la “discriminazione territoriale”.
In altre parole offendere l’avversario, giocatori o tifosi
che siano, ad esempio con epiteti, a cui
siamo purtroppo abituati, contro Napoli e i suoi abitanti o urla belluine contro
giocatori di colore, è da ieri meno grave e la punizione non più automatica.
Siamo
cioè tornati al concetto dello stadio “terra di nessuno” in un’inaccettabile
ritorno al passato, cioè l’esatto opposto di quanto fatto in altre nazioni per
riportare persone e famiglie allo stadio e soprattutto sradicare la violenza e
le frange del tifo che a questa fanno ricorso. In Italia si sceglie
la strada inversa malgrado gli avvertimenti di FIFA e UEFA e cioè porte aperte
alla più becera volgarità e ai soliti ignobili cori basati su triti luoghi
comuni. La discriminazione territoriale è solo l’anticamera del razzismo, il
tutto poi in una società italiana che, grazie anche ai deliri leghisti, fa da
sempre del razzismo antimeridionale una delle sue principali bandiere, in altre
parole il calcio come reale specchio del paese.
Compito di una federazione dovrebbe anche quello di educare
atleti, tesserati e di conseguenza i tifosi per rendere più civili e vivibili gli
stadi, che infatti già adesso sono spesso vuoti proprio per i rischi connessi
alla loro frequentazione.
Servirebbe prevenzione, educazione e infine, se serve, repressione
e non il vergognoso lassismo che già si intravede dalle prime dichiarazioni di Tavecchio e dalle prime stravaganti decisioni
prese dalla sua federazione.
Il razzismo ha molte sfaccettature, anche se Tavecchio
sembra non capirlo, molti degli incivili da stadio sono gli stessi che poi generano violenza e drammi
che colpiscono gli inermi, infatti non a caso l’anno scorso i feriti negli
stadi italiani sono aumentati del 68% rispetto all’anno precedente, finendo la stagione in un crescendo di
violenza che è culminato con il dramma di Roma per la finale di Coppa Italia.
Speriamo di non essere profeti di sventura ma con queste premesse non ci sarà
da attendersi nulla di buono sul fronte dell’ordine pubblico negli stadi per la
prossima stagione, nel qual caso la responsabilità ricadrà interamente su
Tavecchio e la sua federazione.
Anche di questi aspetti , oltre che a sponsor e contratti
miliardari, dovrebbe occuparsi una federazione ed il suo presidente, che si
dimostra, se mai ve ne fosse stato bisogno, a dir poco inadeguato.
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