Parte da oggi il mio blog sul sito del Mattino. Si chiama "Controstorie", appuntamento quotidiano su storie, attualità, curiosità, polemiche con attenzione, naturalmente, al Mezzogiorno. Si parte con il museo Lombroso, il cranio del brigante Villella e le teorie antimeridionali. Augh! - Gigi Di Fiore
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di Gigi Di Fiore
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La memoria storica è solo ozioso esercizio per rimestare vecchie vicende da dimenticare? C’è chi lo pensa. Poi si riscopre, ma guarda un po', che la lettura anche dei più piccoli episodi della storia suscita sempre curiosità e poi, udite udite, anche discussioni d’attualità politico-culturale. Così può diventare questione, da discutere in Consiglio comunale, l’attività di un museo di storia scientifica: quello che Cesare Lombroso volle a Torino per raccogliere 904 tra crani, scheletri, cervelli e maschere in cera. Era l’origine dell’antropologia criminale, del brigante e delinquente predestinato per tare ereditarie o condizionamenti climatici. Teorie superate dalla scienza, che radicarono la convinzione che, al sud, i briganti fossero il risultato di degenerazioni etniche. Meridionali delinquenti per nascita. C’è chi vorrebbe che il museo chiudesse, in testa il comitato No-Lombroso con migliaia di adesioni. Su sollecitazioni varie, a maggioranza il Consiglio comunale di Torino ha approvato pochi giorni fa un documento che chiede al museo la restituzione dei reperti agli eredi. Tra scapole e ossa sconosciute, c’è anche il cranio del brigante Giuseppe Villella, calabrese sui cui resti Lombroso eseguì minuziose autopsie nel 1872. La “fossetta del suo cranio era espressione dell’uomo primitivo”, sentenziò il medico torinese. Nessun museo deve chiudere, nessun libro deve essere bruciato, perché per criticare bisogna prima conoscere. Eppure, sul museo e la sua eventuale chiusura va avanti una causa e c'è chi sostiene che i reperti esposti al museo esprimano e radichino pericolosi pregiudizi antimeridionali: il terrone sempre e comunque delinquente predestinato. Insomma, la vicenda non è per nulla una polverosa polemica tra accademici che si parlano addosso. Dietro la superficie, c’è materia pulsante: le discussioni sulle giustificazioni delle discriminazioni razziali e i pregiudizi anti meridionali ancora vivi tra senza cervello travestiti da tifosi negli stadi, come nella recente partita tra la Juventus e l'Udinese. Non è roba da poco, se crediamo ancora che esista qualche motivo per difendere l’unità del nostro Paese. Meditiamoci. Ahimé, ancora una volta.
Fonte: Il Mattino
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Parte da oggi il mio blog sul sito del Mattino. Si chiama "Controstorie", appuntamento quotidiano su storie, attualità, curiosità, polemiche con attenzione, naturalmente, al Mezzogiorno. Si parte con il museo Lombroso, il cranio del brigante Villella e le teorie antimeridionali. Augh! - Gigi Di Fiore
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di Gigi Di Fiore
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La memoria storica è solo ozioso esercizio per rimestare vecchie vicende da dimenticare? C’è chi lo pensa. Poi si riscopre, ma guarda un po', che la lettura anche dei più piccoli episodi della storia suscita sempre curiosità e poi, udite udite, anche discussioni d’attualità politico-culturale. Così può diventare questione, da discutere in Consiglio comunale, l’attività di un museo di storia scientifica: quello che Cesare Lombroso volle a Torino per raccogliere 904 tra crani, scheletri, cervelli e maschere in cera. Era l’origine dell’antropologia criminale, del brigante e delinquente predestinato per tare ereditarie o condizionamenti climatici. Teorie superate dalla scienza, che radicarono la convinzione che, al sud, i briganti fossero il risultato di degenerazioni etniche. Meridionali delinquenti per nascita. C’è chi vorrebbe che il museo chiudesse, in testa il comitato No-Lombroso con migliaia di adesioni. Su sollecitazioni varie, a maggioranza il Consiglio comunale di Torino ha approvato pochi giorni fa un documento che chiede al museo la restituzione dei reperti agli eredi. Tra scapole e ossa sconosciute, c’è anche il cranio del brigante Giuseppe Villella, calabrese sui cui resti Lombroso eseguì minuziose autopsie nel 1872. La “fossetta del suo cranio era espressione dell’uomo primitivo”, sentenziò il medico torinese. Nessun museo deve chiudere, nessun libro deve essere bruciato, perché per criticare bisogna prima conoscere. Eppure, sul museo e la sua eventuale chiusura va avanti una causa e c'è chi sostiene che i reperti esposti al museo esprimano e radichino pericolosi pregiudizi antimeridionali: il terrone sempre e comunque delinquente predestinato. Insomma, la vicenda non è per nulla una polverosa polemica tra accademici che si parlano addosso. Dietro la superficie, c’è materia pulsante: le discussioni sulle giustificazioni delle discriminazioni razziali e i pregiudizi anti meridionali ancora vivi tra senza cervello travestiti da tifosi negli stadi, come nella recente partita tra la Juventus e l'Udinese. Non è roba da poco, se crediamo ancora che esista qualche motivo per difendere l’unità del nostro Paese. Meditiamoci. Ahimé, ancora una volta.
Fonte: Il Mattino
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