L'anticipazione della relazione annuale della Dna
Legambiente: potere dei clan alibi per le amministrazioni
CASERTA - Non si ferma il traffico illecito di rifiuti in Campania e gli affari dei clan, in primis quello dei Casalesi. È l'allarme lanciato da Legambiente Campania che anticipa e commenta alcuni stralci della relazione ecomafia della Direzione nazionale antimafia (Dna). «Una situazione che continua a vedere il predominio della camorra - si legge negli stralci del dossier -, e di quella meglio organizzata nel territorio campano che si identifica con il clan dei Casalesi, nell’ambito dei traffici illeciti dei rifiuti nel programma associativo dei sodalizi di tipo mafioso. Ed in proposito - prosegue la relazione - le attività di indagine svolte sul territorio confermano il superiore dato, sia come attualità, che come ulteriori acquisizioni investigative in questo senso relativamente al passato, grazie anche al disvelarsi da parte di collaboratori di giustizia di nuovi particolari ed elementi che hanno consentito in tempi recentissimi la scoperta di grandi siti trasformati in immense discariche di rifiuti anche pericolosi e tossici».
IL TRIANGOLO IMPRENDITORI, POLITICA, CAMORRA - Duro il giudizio della Dna sulla politica e il mondo imprenditoriale, quel fiume di rifiuti speciali arrivati negli anni, dal Nord, a inquinare la ex Campania felix. «In pratica, nei territori delle Provincie di Napoli e Caserta continuano ad emergere gli scempi del territorio frutto della sinergia tra i clan camorristici ed i trafficanti dei rifiuti provenienti soprattutto dall’Italia centro-settentrionale, mediati da quella che lo scorso anno si è definita la “élite del traffico illecito dei rifiuti del tipo di quello in cui si sostanzia l’ecomafia"; e si portano a compimento le indagini, già in parte sfociate in fase di giudizio, che hanno evidenziato le commistioni tra il potere politico-amministrativo, quello economico e quello criminale nell’ambito della emergenza rifiuti napoletana, in una situazione complessiva che ancora vede la incapacità della amministrazione locale, neppure più supportata da quella nazionale anche per le note difficoltà finanziarie, di fronteggiare in maniera definitiva e risolutiva il fenomeno. Non può, pertanto, escludersi, anzi si rende ben possibile, il rientro in posizione dominante del soggetto camorra, quale vero e proprio convitato di pietra da cui è impossibile prescindere. Presenza che fa agevolmente e comodamente cedere alla tentazione delle Autorità preposte di utilizzarla come alibi per giustificare la loro inefficienza».
LEGAMBIENTE: SCENARI PREOCCUPANTI - A proposito Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania parla di uno «scenario sempre più inquietante e preoccupante, i rifiuti sempre più core business dei clan con sempre più gravi rischi per la salute dei cittadini». «La lotta ai trafficanti di rifiuti - continua Buonomo -, lo testimoniano le parole del relatore dottor Pennisi, non si può fare senza le intercettazione telefoniche fondamentale strumento di indagine. Depotenziarne l'uso significa dunque dichiarare la resa sul fronte delle ecomafie. Inoltre – ha concluso Buonomo - i traffici di rifiuti, oltre a devastare i settori legali del turismo e delle produzioni agroalimentari di qualità e ad aumentare l’incidenza di malattie gravissime minando il futuro dell’intero Paese, sono spesso anche un reato spia, attraverso il quale si arriva a scoprire l'intera rete di affari illegali dei clan camorristici».
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
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