06.08.2011
Stamani a Pietrarsa si è svolta una breve ma significante celebrazione dei primi martiri lavoratori uccisi per difendere il proprio lavoro e la propria fabbrica, dunque la proprio dignità.
Forse sono stati i primi martiri in Italia ma credo i primi in tutto il mondo. Era il 1863.
Meglio di me, da altri giungeranno giudizi e note sull’evento e sul senso simbolico e politico della manifestazione.
Scattavo delle foto per eternare il momento che , d’un tratto s’e fatto silenzioso perché giungevano i nomi dei caduti e, non lo nascondo, mi son sentito preso, una stretta al petto.
Mi son chiesto, … ed è sempre così quando si perde un proprio caro. Dove sarà, che farà adesso? E questi dove saranno!
In Paradiso!? Ma come è quello dei morti ammazzati ingiustamente?
Meglio di me, da altri giungeranno giudizi e note sull’evento e sul senso simbolico e politico della manifestazione.
Scattavo delle foto per eternare il momento che , d’un tratto s’e fatto silenzioso perché giungevano i nomi dei caduti e, non lo nascondo, mi son sentito preso, una stretta al petto.
Mi son chiesto, … ed è sempre così quando si perde un proprio caro. Dove sarà, che farà adesso? E questi dove saranno!
In Paradiso!? Ma come è quello dei morti ammazzati ingiustamente?
Forse d’oro o forse “sporchi del freddo che blocca la mente (..) della malsana follia che rende normali i più eroici(…) degli atti. Risalgono storditi il freddo fiume del coraggio (…) dove esiste lo schermo di chi vede riflesso nel loro coraggio la propria incolpevole viltà.”
Ho Voglia di essere “retorico”.
Ho Voglia di essere “retorico”.
A volta bisogna esserlo! Certe cose e certe parole devono assumere più efficacia dove la risposta al dire diventa scontata e noi, adesso, ne abbiamo bisogno. Parole che devono cogliere e colpire come sassi.
Io, di certo, non son bravo ma credo che quella pallottola di piombo bruciato la cui punta sconquassata come un fiore aperto, conficcato nella schiena di un giovane di quattordici anni, vittima di quell’eccidio, e della viltà del suo carnefice, forse un bersagliere, sia diventato da quel giorno oro, oro lucente come il suo e il nostro giglio.
Io, di certo, non son bravo ma credo che quella pallottola di piombo bruciato la cui punta sconquassata come un fiore aperto, conficcato nella schiena di un giovane di quattordici anni, vittima di quell’eccidio, e della viltà del suo carnefice, forse un bersagliere, sia diventato da quel giorno oro, oro lucente come il suo e il nostro giglio.
di Bruno Pappalardo, SUDVOX , Partito del Sud
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