mercoledì 6 aprile 2011

Come si dice ”Fuori dalle balle” in tunisino?


Di Beppe Giulietti

Fuori dalle balle!
così aveva tuonato, con la consueta finezza e delicatezza d’animo, il ministroBossi all’indirizzo dei disperati che stanno raggiungendo l’Italia per sfuggire agli orrori provocati da regimi per anni e anni sostenuti e foraggiati dall’Italia.

Queste maschie espressioni padane sono andate in onda in molti paesi arabi e in tutti i paesi della costa nord africana. Allo stesso modo, nelle scorse settimane, milioni di persone in quelle terre hanno potuto apprezzare il bacio dell’anello di Gheddafi da parte del comico di Arcore, e i suoi ripetuti apprezzamenti per il saggio Mubarak e per il prudente Ben Alì, per altro amico dell’amico Tarek Ben Ammar, socio d’affari del nostro presidente del consiglio.

Con queste credenziali Berlusconi e Maroni si sono presentati a Tunisi per chiedere una mano e per auspicare un sostegno di quel governo ai rimpatri di massa che l’Italia avrebbe in animo di eseguire, magari con tanto di set televisivo allestito dal polo Raiset, per far capire alla plebe che, qui da noi, non si scherza e che i nostri governanti ce l’hanno davvero duro, tanto per usare un’altra metafora bossiana… Purtroppo per loro, il nuovo governo tunisino ha ben altri problemi da risolvere che perdere tempo con le esigenze della propaganda italica, e così, almeno per il momento, hanno deciso di rimpatriare Berlusconi e Maroni.

Il macho urlo padano “Fuori dalle balle!” non fa effetto fuori dai confini padani, e non c’è più neppure un colonnello libico al quale offrire 50 vergini cristiane da convertire. Prima o poi, è solo questione di tempo, l’invito bossiano sarà rivolto a tutti in una molteplicità di lingue e di dialetti. Anche per questo vanno ringraziate quelle donne e quegli uomini che, pure oggi, davanti alla Camera dei deputati, continueranno a manifestare il loro amore per la legalità repubblicana e a reclamare le dimissioni di questi veri e propri clandestini della democrazia e della costituzione.

Chi sa se i nuovi governanti tunisini sarebbero disposti ad accoglierli, magari anche solo per qualche mese?


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Di Beppe Giulietti

Fuori dalle balle!
così aveva tuonato, con la consueta finezza e delicatezza d’animo, il ministroBossi all’indirizzo dei disperati che stanno raggiungendo l’Italia per sfuggire agli orrori provocati da regimi per anni e anni sostenuti e foraggiati dall’Italia.

Queste maschie espressioni padane sono andate in onda in molti paesi arabi e in tutti i paesi della costa nord africana. Allo stesso modo, nelle scorse settimane, milioni di persone in quelle terre hanno potuto apprezzare il bacio dell’anello di Gheddafi da parte del comico di Arcore, e i suoi ripetuti apprezzamenti per il saggio Mubarak e per il prudente Ben Alì, per altro amico dell’amico Tarek Ben Ammar, socio d’affari del nostro presidente del consiglio.

Con queste credenziali Berlusconi e Maroni si sono presentati a Tunisi per chiedere una mano e per auspicare un sostegno di quel governo ai rimpatri di massa che l’Italia avrebbe in animo di eseguire, magari con tanto di set televisivo allestito dal polo Raiset, per far capire alla plebe che, qui da noi, non si scherza e che i nostri governanti ce l’hanno davvero duro, tanto per usare un’altra metafora bossiana… Purtroppo per loro, il nuovo governo tunisino ha ben altri problemi da risolvere che perdere tempo con le esigenze della propaganda italica, e così, almeno per il momento, hanno deciso di rimpatriare Berlusconi e Maroni.

Il macho urlo padano “Fuori dalle balle!” non fa effetto fuori dai confini padani, e non c’è più neppure un colonnello libico al quale offrire 50 vergini cristiane da convertire. Prima o poi, è solo questione di tempo, l’invito bossiano sarà rivolto a tutti in una molteplicità di lingue e di dialetti. Anche per questo vanno ringraziate quelle donne e quegli uomini che, pure oggi, davanti alla Camera dei deputati, continueranno a manifestare il loro amore per la legalità repubblicana e a reclamare le dimissioni di questi veri e propri clandestini della democrazia e della costituzione.

Chi sa se i nuovi governanti tunisini sarebbero disposti ad accoglierli, magari anche solo per qualche mese?


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