sabato 30 aprile 2011

Da Prometeo a Fukushima, passando per Chernobyl



Di Lucio Garofalo


In occasione del 25esimo anniversario del disastro di Chernobyl, che ricorreva esattamente il 26 aprile scorso, è tornato in mente un accostamento con il 1986, in modo particolare per la coincidenza di due eventi: l’attacco militare contro la Libia (per la cronaca, ricordo che nel 1986 l’amministrazione presieduta da Ronald Reagan ordinò il bombardamento di Tripoli e Bengasi) e l’incidente nucleare nella cittadina ucraina.

L’attuale situazione politica ed economica mondiale è inasprita da numerosi altri fattori, a cominciare dalla gravissima recessione internazionale, paragonabile alla “grande depressione” del 1929, indubbiamente peggiore rispetto alla crisi petrolifera del 1974.

Non c’è dubbio che il regime libico di Gheddafi non abbia mai svolto un ruolo effettivamente “critico” o “antagonista” rispetto alle ingerenze dell’Occidente, tanto nel 1986 quanto nel 2011, ma è stato sempre funzionale agli interessi di supremazia economica, politica e militare, cari alle potenze imperialistiche del Nord del mondo.

Peraltro l’atteggiamento ambiguo e controverso della Libia ha sempre fatto comodo alla Cia e al militarismo Usa, al Mossad e al terrorismo sionista, ed ha sempre osteggiato, di fatto, la causa palestinese, soprattutto quando il colonnello Gheddafi ha armato e appoggiato le fazioni palestinesi più estremiste e violente, come il gruppo paramilitare fondato e guidato da Abu Abbas, il Fronte per la Liberazione della Palestina, che non a caso si rese responsabile dell’eliminazione fisica di numerosi esponenti dell’OLP di Arafat, quasi quanti ne abbiano assassinati gli agenti dei servizi segreti israeliani.

L’anno prima della tragedia di Chernobyl, ossia nel 1985, un commando che faceva capo al FLP realizzò, al largo delle coste egiziane, il dirottamento dell’Achille Lauro, una nave da crociera italiana, sequestrando l’equipaggio e i passeggeri. Nel corso dell'azione perse la vita Leon Klinghoffer, un disabile di religione ebraica e cittadinanza statunitense. La vicenda fu all’origine della “crisi di Sigonella” esplosa tra il governo italiano, guidato all’epoca da Bettino Craxi, e l’amministrazione Usa di Ronald Reagan.

La “guerra umanitaria” in Libia e la catastrofe di Fukushima sono due avvenimenti inquietanti che fotografano in modo emblematico l’incombente crisi energetica planetaria, che dovrebbe indurre i governi ad intraprendere strade alternative rispetto alla dipendenza dalle fonti petrolifere e nucleari, per orientarsi verso la ricerca e lo sfruttamento di risorse energetiche più pulite e rinnovabili. Esistono mille ragioni per farlo, anzitutto di convenienza pratica, ma anche pulsioni di tipo basico, come la salvaguardia del genere umano. Ci dovrebbe spingere in tale direzione l’istinto di autoconservazione della specie, o il buon senso, eppure prevalgono altre spinte, senza dubbio autodistruttive, interessi affaristici che sono appannaggio di una ristretta cerchia di compagnie economiche multinazionali che agiscono a danno della sopravvivenza dell’umanità e delle principali forme di vita sul nostro pianeta, cioè a nostro discapito.

Oggi più che nel passato, sin dai tempi mitici e primordiali di Prometeo, l’eroe titanico che rubò il fuoco agli dei per donarlo all’umanità, questa è seriamente minacciata da molti fattori di rischio, e non mi riferisco semplicemente ad un’eventuale “apocalisse atomica” o ad immani devastazioni belliche, né solo alla crisi che investe il capitalismo.


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Di Lucio Garofalo


In occasione del 25esimo anniversario del disastro di Chernobyl, che ricorreva esattamente il 26 aprile scorso, è tornato in mente un accostamento con il 1986, in modo particolare per la coincidenza di due eventi: l’attacco militare contro la Libia (per la cronaca, ricordo che nel 1986 l’amministrazione presieduta da Ronald Reagan ordinò il bombardamento di Tripoli e Bengasi) e l’incidente nucleare nella cittadina ucraina.

L’attuale situazione politica ed economica mondiale è inasprita da numerosi altri fattori, a cominciare dalla gravissima recessione internazionale, paragonabile alla “grande depressione” del 1929, indubbiamente peggiore rispetto alla crisi petrolifera del 1974.

Non c’è dubbio che il regime libico di Gheddafi non abbia mai svolto un ruolo effettivamente “critico” o “antagonista” rispetto alle ingerenze dell’Occidente, tanto nel 1986 quanto nel 2011, ma è stato sempre funzionale agli interessi di supremazia economica, politica e militare, cari alle potenze imperialistiche del Nord del mondo.

Peraltro l’atteggiamento ambiguo e controverso della Libia ha sempre fatto comodo alla Cia e al militarismo Usa, al Mossad e al terrorismo sionista, ed ha sempre osteggiato, di fatto, la causa palestinese, soprattutto quando il colonnello Gheddafi ha armato e appoggiato le fazioni palestinesi più estremiste e violente, come il gruppo paramilitare fondato e guidato da Abu Abbas, il Fronte per la Liberazione della Palestina, che non a caso si rese responsabile dell’eliminazione fisica di numerosi esponenti dell’OLP di Arafat, quasi quanti ne abbiano assassinati gli agenti dei servizi segreti israeliani.

L’anno prima della tragedia di Chernobyl, ossia nel 1985, un commando che faceva capo al FLP realizzò, al largo delle coste egiziane, il dirottamento dell’Achille Lauro, una nave da crociera italiana, sequestrando l’equipaggio e i passeggeri. Nel corso dell'azione perse la vita Leon Klinghoffer, un disabile di religione ebraica e cittadinanza statunitense. La vicenda fu all’origine della “crisi di Sigonella” esplosa tra il governo italiano, guidato all’epoca da Bettino Craxi, e l’amministrazione Usa di Ronald Reagan.

La “guerra umanitaria” in Libia e la catastrofe di Fukushima sono due avvenimenti inquietanti che fotografano in modo emblematico l’incombente crisi energetica planetaria, che dovrebbe indurre i governi ad intraprendere strade alternative rispetto alla dipendenza dalle fonti petrolifere e nucleari, per orientarsi verso la ricerca e lo sfruttamento di risorse energetiche più pulite e rinnovabili. Esistono mille ragioni per farlo, anzitutto di convenienza pratica, ma anche pulsioni di tipo basico, come la salvaguardia del genere umano. Ci dovrebbe spingere in tale direzione l’istinto di autoconservazione della specie, o il buon senso, eppure prevalgono altre spinte, senza dubbio autodistruttive, interessi affaristici che sono appannaggio di una ristretta cerchia di compagnie economiche multinazionali che agiscono a danno della sopravvivenza dell’umanità e delle principali forme di vita sul nostro pianeta, cioè a nostro discapito.

Oggi più che nel passato, sin dai tempi mitici e primordiali di Prometeo, l’eroe titanico che rubò il fuoco agli dei per donarlo all’umanità, questa è seriamente minacciata da molti fattori di rischio, e non mi riferisco semplicemente ad un’eventuale “apocalisse atomica” o ad immani devastazioni belliche, né solo alla crisi che investe il capitalismo.


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CASERTA: VOTA PARTITO DEL SUD


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IL PARTITO DEL SUD ALLE ELEZIONI COMUNALI DI BOLOGNA CON IL PROPRIO CANDIDATO INDIPENDENTE FABRIZIO BENSAI

CANDIDATO INDIPENDENTE DEL PARTITO DEL SUD

IL PARTITO DEL SUD ALLE ELEZIONI COMUNALI DI BOLOGNA
Il Partito del Sud è presente da anni a Bologna, per queste elezioni comunali abbiamo deciso di presentare un
nostro candidato nella figura di Fabrizio Bensai , Segretario Comunale di Bologna del nostro Partito ( riferimenti di contatto – e mail: partitodelsud.bologna@gmail.com), come indipendente nella lista “Laici Socialisti Riformisti per Bologna”, lista espressione di movimenti e partiti con i quali abbiamo molti punti di politica sociale in comune. Questa collaborazione va intesa come un contributo che l’avanguardia meridionalista in nord Italia vuole dare a sostegno delle tesi di quelle liste, partiti o movimenti alternativi agli interessi dell’attuale Governo e dei partiti che lo sostengono ( Governo per noi troppo legato ad interessi, “caini”, di una parte del paese sull’altra) per far così fronte comune, anche a livello locale, ed opporci alla deriva egoistica e qualunquistica che ci vogliono imporre, come ad esempio il tanto decantato federalismo fiscale leghista che acuirà sicuramente il già ampio divario economico e sociale fra il nord ed il sud del paese. Ricordiamo a questo proposito che L’Italia è l’unico paese al mondo che detiene il vergognoso primato di avere, all’interno della stessa nazione che dicono unita, la regione più ricca del continente , la Lombardia, e quella più povera della stesso continente, la Calabria. Interessante poi notare che fino al 1860 il rapporto fra queste due regioni, all’interno della penisola allora non ancora unita, era l’esatto opposto.Lo stesso dicasi per il fenomeno dell’emigrazione interna dal sud al nord del paese o verso l’estero; fenomeno che è dato per acquisito e naturale, ignorato completamente dall’agenda politica nazionale, così come per le soluzioni da studiare per la cessazione di questa vera e propria emergenza che impoverisce della migliore gioventù i territori meridionali.
Il contributo meridionalista si incentra portando all’interno del programma politico della lista ed a vantaggio di tutti i cittadini bolognesi, a prescindere dalla loro origine, le seguenti tematiche:
A) Sostegno alle aziende del territorio in relazione alla perdurante crisi economica, prevedendo strumenti al loro sostegno quali un premio di defiscalizzazione totale dei contributi per i primi due anni per i nuovi assunti.
B) Percorso di sostegno e reintroduzione al lavoro per le persone che perdano il posto di lavoro; prevedendo anche la sospensione del pagamento dei mutui contratti con le banche fino all’avvenuta riassunzione del lavoratore, con rimodulazione del tasso di interesse dell’eventuale mutuo in essere.
C) Sostegno alle famiglie con a carico anziani, disabili, bambini, prevedendo convenzioni comunali con le strutture sul territorio (case di riposo, strutture di sostegno, asili, ecc.). Assegno si sostegno alle giovani coppie per la prima casa ed i nascituri, per un aiuto concreto alle famiglie.
D) Sostegno alle lotte dei precari della scuola per contrastare le perverse logiche della “Riforma Gelmini”.
E) Opposizione intransigente alla costruzione di nuovi inceneritori nel Comune di Bologna, proponendo in alternativa la raccolta differenziata porta a porta, così come per la costruzione di centrali nucleari, proponendo in alternativa le energie naturali (solare/eolico ecc.); così come ci opporremo alla privatizzazione dell’acqua che deve restare di gestione pubblica.
F)Storico Culturale: In una rilettura delle tematiche storiche risorgimentali, e non solo, la rivisitazione della toponomastica locale, proponendo di eliminare l’intitolazione di strade e piazze a personaggi le cui responsabilità in merito a massacri nel paese sono ormai universalmente accertate.Primo fra tutti quel Vittorio Emanuele III che, oltretutto, firmò e fece applicare le vergognose leggi razziali.
G)Prevedendo conferenze tematiche all’interno delle scuole di ogni ordine e grado sui temi della lotta alle mafie. Nonché corsi di approfondimento su tematiche politico comunicative .
H) Rinnovamento del sistema di pagamento dei mezzi pubblici , con l’introduzione del biglietto a tempo.


Il manifesto della lista "Laici Socialisti e Riformisti per Bologna" affisso in città per le prossime comunali.

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IL PARTITO DEL SUD ALLE COMUNALI DI BOLOGNA - CON FABRIZIO BENSAI




http://www.youtube.com/watch?v=mgM8S_dM8iI

La parte finale dell'intervento di Natale Cuccurese, Coord. Nord Italia del PdSUD, alla presentazione della lista civica "Laici Socialisti Riformisti per Bologna ", svoltasi alla fiera di Bologna il 16 aprile 2011.


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In questi giorni si parla molto, e spesso a sproposito, di "Partito del Sud"...tutto nasce da recenti dichiarazioni di “vecchi dinosauri” della partitocrazia italiana, da Micciche', a Poli Bortone, a Mastella, a Scotti e ad altri.

IL VERO PARTITO DEL SUD NON HA NIENTE A CHE FARE CON QUESTI MOVIMENTI DI CUI SI PARLA IN QUESTI GIORNI SU TV E GIORNALI COME PARTITI O INTENZIONI DI NUOVI PSEUDO MOVIMENTI MERIDIONALISTI !

Siamo nati, con questo nome, come movimento locale nel 2001 trasformatosi poi in nazionale nel 2007 a Gaeta su iniziativa di Antonio Ciano, assessore al Demanio in quel comune, autore del libro “ I Savoia e il massacro del sud”, in un luogo storico e "sacro" per la storia e la memoria del sud.

Da quel momento abbiamo aperto sezioni in varie regioni e città italiane e abbiamo partecipato ad elezioni politiche nel 2008, amministrative nel 2008/2009/2010 sempre da soli e autonomi dai partiti tradizionali di destra , di centro e di sinistra.

Antonio Ciano è Presidente Onorario del Partito di cui è diventato Segretario politico nazionale Beppe De Santis, eletto nel corso del II Congresso Nazionale il 25 settembre 2010 a Napoli.
Dimostrano il nostro impegno, le nostre idee, federaliste cattaneane, e soprattutto la voglia di lottare davvero non per una "poltrona" ma per un sud diverso da quello che DEVE apparire di continuo nei media nazionali, un sud sempre assistito, illegale e criminale, insomma "palla al piede , "problema", "negativo"...noi intendiamo lottare per difendere i diritti del popolo meridionale, ovunque esso si trovi, soprattutto il suo diritto ad un futuro diverso dall'emigrazione, dall'emarginazione e sottosviluppo già deciso per noi, così come fu stabilito nel 1861, con la nascita della questione meridionale e la crescita metastatica delle mafie.

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CANDIDATO INDIPENDENTE DEL PARTITO DEL SUD

IL PARTITO DEL SUD ALLE ELEZIONI COMUNALI DI BOLOGNA
Il Partito del Sud è presente da anni a Bologna, per queste elezioni comunali abbiamo deciso di presentare un
nostro candidato nella figura di Fabrizio Bensai , Segretario Comunale di Bologna del nostro Partito ( riferimenti di contatto – e mail: partitodelsud.bologna@gmail.com), come indipendente nella lista “Laici Socialisti Riformisti per Bologna”, lista espressione di movimenti e partiti con i quali abbiamo molti punti di politica sociale in comune. Questa collaborazione va intesa come un contributo che l’avanguardia meridionalista in nord Italia vuole dare a sostegno delle tesi di quelle liste, partiti o movimenti alternativi agli interessi dell’attuale Governo e dei partiti che lo sostengono ( Governo per noi troppo legato ad interessi, “caini”, di una parte del paese sull’altra) per far così fronte comune, anche a livello locale, ed opporci alla deriva egoistica e qualunquistica che ci vogliono imporre, come ad esempio il tanto decantato federalismo fiscale leghista che acuirà sicuramente il già ampio divario economico e sociale fra il nord ed il sud del paese. Ricordiamo a questo proposito che L’Italia è l’unico paese al mondo che detiene il vergognoso primato di avere, all’interno della stessa nazione che dicono unita, la regione più ricca del continente , la Lombardia, e quella più povera della stesso continente, la Calabria. Interessante poi notare che fino al 1860 il rapporto fra queste due regioni, all’interno della penisola allora non ancora unita, era l’esatto opposto.Lo stesso dicasi per il fenomeno dell’emigrazione interna dal sud al nord del paese o verso l’estero; fenomeno che è dato per acquisito e naturale, ignorato completamente dall’agenda politica nazionale, così come per le soluzioni da studiare per la cessazione di questa vera e propria emergenza che impoverisce della migliore gioventù i territori meridionali.
Il contributo meridionalista si incentra portando all’interno del programma politico della lista ed a vantaggio di tutti i cittadini bolognesi, a prescindere dalla loro origine, le seguenti tematiche:
A) Sostegno alle aziende del territorio in relazione alla perdurante crisi economica, prevedendo strumenti al loro sostegno quali un premio di defiscalizzazione totale dei contributi per i primi due anni per i nuovi assunti.
B) Percorso di sostegno e reintroduzione al lavoro per le persone che perdano il posto di lavoro; prevedendo anche la sospensione del pagamento dei mutui contratti con le banche fino all’avvenuta riassunzione del lavoratore, con rimodulazione del tasso di interesse dell’eventuale mutuo in essere.
C) Sostegno alle famiglie con a carico anziani, disabili, bambini, prevedendo convenzioni comunali con le strutture sul territorio (case di riposo, strutture di sostegno, asili, ecc.). Assegno si sostegno alle giovani coppie per la prima casa ed i nascituri, per un aiuto concreto alle famiglie.
D) Sostegno alle lotte dei precari della scuola per contrastare le perverse logiche della “Riforma Gelmini”.
E) Opposizione intransigente alla costruzione di nuovi inceneritori nel Comune di Bologna, proponendo in alternativa la raccolta differenziata porta a porta, così come per la costruzione di centrali nucleari, proponendo in alternativa le energie naturali (solare/eolico ecc.); così come ci opporremo alla privatizzazione dell’acqua che deve restare di gestione pubblica.
F)Storico Culturale: In una rilettura delle tematiche storiche risorgimentali, e non solo, la rivisitazione della toponomastica locale, proponendo di eliminare l’intitolazione di strade e piazze a personaggi le cui responsabilità in merito a massacri nel paese sono ormai universalmente accertate.Primo fra tutti quel Vittorio Emanuele III che, oltretutto, firmò e fece applicare le vergognose leggi razziali.
G)Prevedendo conferenze tematiche all’interno delle scuole di ogni ordine e grado sui temi della lotta alle mafie. Nonché corsi di approfondimento su tematiche politico comunicative .
H) Rinnovamento del sistema di pagamento dei mezzi pubblici , con l’introduzione del biglietto a tempo.


Il manifesto della lista "Laici Socialisti e Riformisti per Bologna" affisso in città per le prossime comunali.

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IL PARTITO DEL SUD ALLE COMUNALI DI BOLOGNA - CON FABRIZIO BENSAI




http://www.youtube.com/watch?v=mgM8S_dM8iI

La parte finale dell'intervento di Natale Cuccurese, Coord. Nord Italia del PdSUD, alla presentazione della lista civica "Laici Socialisti Riformisti per Bologna ", svoltasi alla fiera di Bologna il 16 aprile 2011.


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In questi giorni si parla molto, e spesso a sproposito, di "Partito del Sud"...tutto nasce da recenti dichiarazioni di “vecchi dinosauri” della partitocrazia italiana, da Micciche', a Poli Bortone, a Mastella, a Scotti e ad altri.

IL VERO PARTITO DEL SUD NON HA NIENTE A CHE FARE CON QUESTI MOVIMENTI DI CUI SI PARLA IN QUESTI GIORNI SU TV E GIORNALI COME PARTITI O INTENZIONI DI NUOVI PSEUDO MOVIMENTI MERIDIONALISTI !

Siamo nati, con questo nome, come movimento locale nel 2001 trasformatosi poi in nazionale nel 2007 a Gaeta su iniziativa di Antonio Ciano, assessore al Demanio in quel comune, autore del libro “ I Savoia e il massacro del sud”, in un luogo storico e "sacro" per la storia e la memoria del sud.

Da quel momento abbiamo aperto sezioni in varie regioni e città italiane e abbiamo partecipato ad elezioni politiche nel 2008, amministrative nel 2008/2009/2010 sempre da soli e autonomi dai partiti tradizionali di destra , di centro e di sinistra.

Antonio Ciano è Presidente Onorario del Partito di cui è diventato Segretario politico nazionale Beppe De Santis, eletto nel corso del II Congresso Nazionale il 25 settembre 2010 a Napoli.
Dimostrano il nostro impegno, le nostre idee, federaliste cattaneane, e soprattutto la voglia di lottare davvero non per una "poltrona" ma per un sud diverso da quello che DEVE apparire di continuo nei media nazionali, un sud sempre assistito, illegale e criminale, insomma "palla al piede , "problema", "negativo"...noi intendiamo lottare per difendere i diritti del popolo meridionale, ovunque esso si trovi, soprattutto il suo diritto ad un futuro diverso dall'emigrazione, dall'emarginazione e sottosviluppo già deciso per noi, così come fu stabilito nel 1861, con la nascita della questione meridionale e la crescita metastatica delle mafie.

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Appello per Luigi de Magistris sindaco per Napoli

La battaglia per affermare una nuova politica e una nuova cultura amministrativa a Napoli ha un assoluto rilievo nazionale. Sotto gli occhi dell'opinione pubblica italiana e internazionale, infatti, Napoli sta vivendo in questi anni una gravissima emergenza politica, sociale, economica, ambientale e culturale. Ma Napoli non è soltanto la terza città d'Italia, è anche la capitale del Mezzogiorno, di quella parte d'Italia abbandonata a sè stessa e cancellata dalle priorità nazionali nell'ultimo quindicennio di confuse riforme istituzionali e di falso federalismo. I tagli dei trasferimenti e la compressione degli investimenti per il Mezzogiorno, le tante promesse tradite, come la soluzione dell'emergenza rifiuti, svelano l'abisso in cui è caduto il governo Berlusconi, caratterizzato dalla propaganda leghista sulla "questione settentrionale". E' urgente battersi contro questa politica. Non solo per ribadire i fondamentali principi di uguaglianza nei diritti di cittadinanza sull'intero territorio nazionale stabiliti dalla Costituzione, ma anche perchè non potrà esserci un reale sviluppo del Paese senza un rilancio del Mezzogiorno. Questa battaglia non può che partire da Napoli. Il Paese ha bisogno di una nuova politica nazionale per Napoli e la Città ha bisogno di una nuova stagione amministrativa per ispirare quella politica. Per questo è necessario impedire che la destra conquisti il governo della Città.

Tuttavia, battere la destra è necessario ma non sufficiente. Nell'ultimo decennio, infatti, le forze del governo locale hanno raccolto istanze che nulla hanno a che vedere con una prospettiva riformistica. Da visione pragmatica, il riformismo si è trasformato in una mera copertura ideologica per nascondere la reale impotenza nell'interpretare i cambiamenti della società e proporre risposte adeguate. Ora occorre che le forze progressiste e democratiche napoletane mettano in campo una profonda innovazione nei programmi, nei metodi di governo e nella cultura amministrativa. Serve una svolta nella direzione del rigore e della efficienza, della lotta alle clientele, della difesa degli assets pubblici contro le privatizzazioni selvagge, per il rispetto del piano regolatore e il rilancio di una programmazione industriale finalizzata allo sviluppo sostenibile e alla difesa della buona occupazione, per l'energia pulita e contro il ricorso al nucleare, contro gli inceneritori, per la dignità delle periferie, per l'acqua pubblica e la difesa dei ceti deboli minacciati dalla crisi. Ebbene, noi riteniamo che la candidatura di Luigi de Magistris sia quella maggiormente in grado di ridare voce autorevole ai napoletani nel Paese e impedire la vittoria delle destre in Città. Per queste ragioni, invitiamo tutte e tutti a sostenere la candidatura di Luigi de Magistris sindaco per Napoli.

Primi firmatari:

Dario Fo (premio Nobel per la letteratura)

Daniel Cohn-Bendit (ecologista leader del maggio francese)

Giorgio Cremaschi (presidente della Fiom)

Paolo Flores D'Arcais (filosofo direttore di Micromega)

Luciano Gallino (sociologo Università di Torino)

don Andrea Gallo (sacerdote)

Ferdinando Imposimato (magistrato)

Gerardo Marotta (presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici)

Citto Maselli (regista)

Giorgio Parisi (fisico National Academy of Sciences)

Franca Rame (attrice e drammaturga)

Ermanno Rea (scrittore)

Riccardo Realfonzo (economista Università del Sannio)

Paolo Rossi (attore e regista)

Gianni Vattimo (filosofo Università di Torino)

Dario Vergassola (attore)

Enzo Albano (presidente del Tribunale di Torre Annunziata)

Nerino Allocati (avvocato lavorista)

Andrea Amendola (segretario generale Fiom Napoli-Campania)

Vincenzo Argentato (Fiom Napoli)

Gianluca Attanasio (campione italiano di nuoto paralimpico)

Enzo Avitabile (cantante e compositore)

Davide Barba (giurista Università del Molise)

Oliviero Beha (giornalista)

Rosario Boenzi (architetto)

Gianfranco Borrelli (filosofo Università di Napoli "Federico II")

Salvatore Borsellino (Movimento delle Agende Rosse)

Massimo Brancato (coordinatore nazionale Fiom Mezzogiorno)

Alberto Burgio (filosofo Università di Bologna)

Antonio Casagrande (attore regista)

Sergio Caserta (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra)

Dario Castaldi (Rsu Fiom Alenia Capodichino)

Salvatore Cavallo (Rsu Fiom Ansaldo Trasporti)

Domenico Ciruzzi (avvocato penalista)

Giancarlo Cosenza (urbanista)

Ciro Costabile (produttore artistico)

Lilia Costabile (economista Università "Federico II" di Napoli)

Ettore Cucari (presidente della Federazione Imprese Viaggi e Turismo)

Wanda d'Alessio (giurista Università "Federico II" di Napoli)

Riccardo Dalisi (architetto artista)

Rosaria De Cicco (attrice)

Michele Della Morte (costituzionalista Università del Molise)

Giancarlo de Vivo (economista, Università "Federico II" di Napoli)

Antonio Di Luca (operaio FIAT Pomigliano)

don Vitaliano Della Sala (parroco della Chiesa madre di Mercogliano)

Marinella de Nigris (avvocato)

Francesco De Notaris (Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia)

Antonella Di Nocera (produttice presidenza nazionale Arci-Ucca)

Luciano Ferrara (fotografo)

Gigi De Falco (presidente Italia Nostra Campania)

Lucia di Pace (linguista Università di Napoli "l'Orientale")

Guido Donatone (presidente Italia Nostra sez. "A. Iannello")

Eugenio Donise (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra)

Nino Ferraiuolo (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra)

Paola Giros (Presidente direttivo Fiom Napoli)

Enzo Gragnaniello (cantante e compositore)

Giovanni Impastato (Centro Documentazione Antimafia Peppino Impastato)

Bruno Jossa (economista Università di Napoli "Federico II")

Peppe Lanzetta (attore e scrittore)

Lucio Leombruno (avvocato)

Ugo Marani (economista presidente Ires-Cgil Campania)

Sergio Marotta (giurista Università Suor Orsola Benincasa di Napoli)

Maurizio Mascoli (Fiom Campania)

Claudio Massari (ispettore editoriale)

Loris Mazzetti (giornalista scrittore)

Emilio Molinari (Contratto mondiale sull'acqua)

Andrea Morniroli (operatore sociale)

Salvatore Morra (Rsu Fiom Whirlpool)

Enzo Morreale (Comitato Civico di San Giovanni a Teduccio)

Walter Palmieri (storico CNR-Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo)

Rosario Patalano (economista Università "Federico II" di Napoli)

Francesco Percuoco (Rsu Fiom FIAT Pomigliano)

Ciro Pesacane (forum ambientalista)

Marco Pezzella (filosofo

Scuola Normale Superiore di Pisa)

Raffaele Porta (biochimico Università "Federico II" di Napoli)

Giuliana Quattromini (avvocato lavorista)

Giulio Raio (filosofo Università di Napoli l'Orientale)

Carla Ravaioli (saggista ambientalista)

Diego Risi (Rsu Fiom IBM Napoli)

Giorgio Salerno (direttore Istituti di Cultura italiani all'estero)

Tommaso Sinigallia (direttore libreria Ubik)

Massimo Squillante (matematico Università del Sannio)

Carlo Starace (imprenditore)

Salvatore Vitagliano (artista).


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La battaglia per affermare una nuova politica e una nuova cultura amministrativa a Napoli ha un assoluto rilievo nazionale. Sotto gli occhi dell'opinione pubblica italiana e internazionale, infatti, Napoli sta vivendo in questi anni una gravissima emergenza politica, sociale, economica, ambientale e culturale. Ma Napoli non è soltanto la terza città d'Italia, è anche la capitale del Mezzogiorno, di quella parte d'Italia abbandonata a sè stessa e cancellata dalle priorità nazionali nell'ultimo quindicennio di confuse riforme istituzionali e di falso federalismo. I tagli dei trasferimenti e la compressione degli investimenti per il Mezzogiorno, le tante promesse tradite, come la soluzione dell'emergenza rifiuti, svelano l'abisso in cui è caduto il governo Berlusconi, caratterizzato dalla propaganda leghista sulla "questione settentrionale". E' urgente battersi contro questa politica. Non solo per ribadire i fondamentali principi di uguaglianza nei diritti di cittadinanza sull'intero territorio nazionale stabiliti dalla Costituzione, ma anche perchè non potrà esserci un reale sviluppo del Paese senza un rilancio del Mezzogiorno. Questa battaglia non può che partire da Napoli. Il Paese ha bisogno di una nuova politica nazionale per Napoli e la Città ha bisogno di una nuova stagione amministrativa per ispirare quella politica. Per questo è necessario impedire che la destra conquisti il governo della Città.

Tuttavia, battere la destra è necessario ma non sufficiente. Nell'ultimo decennio, infatti, le forze del governo locale hanno raccolto istanze che nulla hanno a che vedere con una prospettiva riformistica. Da visione pragmatica, il riformismo si è trasformato in una mera copertura ideologica per nascondere la reale impotenza nell'interpretare i cambiamenti della società e proporre risposte adeguate. Ora occorre che le forze progressiste e democratiche napoletane mettano in campo una profonda innovazione nei programmi, nei metodi di governo e nella cultura amministrativa. Serve una svolta nella direzione del rigore e della efficienza, della lotta alle clientele, della difesa degli assets pubblici contro le privatizzazioni selvagge, per il rispetto del piano regolatore e il rilancio di una programmazione industriale finalizzata allo sviluppo sostenibile e alla difesa della buona occupazione, per l'energia pulita e contro il ricorso al nucleare, contro gli inceneritori, per la dignità delle periferie, per l'acqua pubblica e la difesa dei ceti deboli minacciati dalla crisi. Ebbene, noi riteniamo che la candidatura di Luigi de Magistris sia quella maggiormente in grado di ridare voce autorevole ai napoletani nel Paese e impedire la vittoria delle destre in Città. Per queste ragioni, invitiamo tutte e tutti a sostenere la candidatura di Luigi de Magistris sindaco per Napoli.

Primi firmatari:

Dario Fo (premio Nobel per la letteratura)

Daniel Cohn-Bendit (ecologista leader del maggio francese)

Giorgio Cremaschi (presidente della Fiom)

Paolo Flores D'Arcais (filosofo direttore di Micromega)

Luciano Gallino (sociologo Università di Torino)

don Andrea Gallo (sacerdote)

Ferdinando Imposimato (magistrato)

Gerardo Marotta (presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici)

Citto Maselli (regista)

Giorgio Parisi (fisico National Academy of Sciences)

Franca Rame (attrice e drammaturga)

Ermanno Rea (scrittore)

Riccardo Realfonzo (economista Università del Sannio)

Paolo Rossi (attore e regista)

Gianni Vattimo (filosofo Università di Torino)

Dario Vergassola (attore)

Enzo Albano (presidente del Tribunale di Torre Annunziata)

Nerino Allocati (avvocato lavorista)

Andrea Amendola (segretario generale Fiom Napoli-Campania)

Vincenzo Argentato (Fiom Napoli)

Gianluca Attanasio (campione italiano di nuoto paralimpico)

Enzo Avitabile (cantante e compositore)

Davide Barba (giurista Università del Molise)

Oliviero Beha (giornalista)

Rosario Boenzi (architetto)

Gianfranco Borrelli (filosofo Università di Napoli "Federico II")

Salvatore Borsellino (Movimento delle Agende Rosse)

Massimo Brancato (coordinatore nazionale Fiom Mezzogiorno)

Alberto Burgio (filosofo Università di Bologna)

Antonio Casagrande (attore regista)

Sergio Caserta (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra)

Dario Castaldi (Rsu Fiom Alenia Capodichino)

Salvatore Cavallo (Rsu Fiom Ansaldo Trasporti)

Domenico Ciruzzi (avvocato penalista)

Giancarlo Cosenza (urbanista)

Ciro Costabile (produttore artistico)

Lilia Costabile (economista Università "Federico II" di Napoli)

Ettore Cucari (presidente della Federazione Imprese Viaggi e Turismo)

Wanda d'Alessio (giurista Università "Federico II" di Napoli)

Riccardo Dalisi (architetto artista)

Rosaria De Cicco (attrice)

Michele Della Morte (costituzionalista Università del Molise)

Giancarlo de Vivo (economista, Università "Federico II" di Napoli)

Antonio Di Luca (operaio FIAT Pomigliano)

don Vitaliano Della Sala (parroco della Chiesa madre di Mercogliano)

Marinella de Nigris (avvocato)

Francesco De Notaris (Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia)

Antonella Di Nocera (produttice presidenza nazionale Arci-Ucca)

Luciano Ferrara (fotografo)

Gigi De Falco (presidente Italia Nostra Campania)

Lucia di Pace (linguista Università di Napoli "l'Orientale")

Guido Donatone (presidente Italia Nostra sez. "A. Iannello")

Eugenio Donise (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra)

Nino Ferraiuolo (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra)

Paola Giros (Presidente direttivo Fiom Napoli)

Enzo Gragnaniello (cantante e compositore)

Giovanni Impastato (Centro Documentazione Antimafia Peppino Impastato)

Bruno Jossa (economista Università di Napoli "Federico II")

Peppe Lanzetta (attore e scrittore)

Lucio Leombruno (avvocato)

Ugo Marani (economista presidente Ires-Cgil Campania)

Sergio Marotta (giurista Università Suor Orsola Benincasa di Napoli)

Maurizio Mascoli (Fiom Campania)

Claudio Massari (ispettore editoriale)

Loris Mazzetti (giornalista scrittore)

Emilio Molinari (Contratto mondiale sull'acqua)

Andrea Morniroli (operatore sociale)

Salvatore Morra (Rsu Fiom Whirlpool)

Enzo Morreale (Comitato Civico di San Giovanni a Teduccio)

Walter Palmieri (storico CNR-Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo)

Rosario Patalano (economista Università "Federico II" di Napoli)

Francesco Percuoco (Rsu Fiom FIAT Pomigliano)

Ciro Pesacane (forum ambientalista)

Marco Pezzella (filosofo

Scuola Normale Superiore di Pisa)

Raffaele Porta (biochimico Università "Federico II" di Napoli)

Giuliana Quattromini (avvocato lavorista)

Giulio Raio (filosofo Università di Napoli l'Orientale)

Carla Ravaioli (saggista ambientalista)

Diego Risi (Rsu Fiom IBM Napoli)

Giorgio Salerno (direttore Istituti di Cultura italiani all'estero)

Tommaso Sinigallia (direttore libreria Ubik)

Massimo Squillante (matematico Università del Sannio)

Carlo Starace (imprenditore)

Salvatore Vitagliano (artista).


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Elezioni Comunali di Grosseto 2011: I Candidati del Partito del Sud


Angelo Modaffari, Agostino Livorno, Luca Orazio Romani, Annunziata Livorno, Andrea Rossi, Giuseppe Di Mattia, Antonio Livorno, Lucia La Montagna, Paolo Ciampa, Luigi Livorno, Emanuele Mazzuoccolo, Gennaro Livorno, Teresa Martina Genovese, Domenica Guido, Marco Del Giudice, Gianfrancesco Romano, Gennaro Improta, Assunta Molinaro, Mario Macri, Giacomo Coppola, Serena Vergiglio, Celestino Marcello.

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Angelo Modaffari, Agostino Livorno, Luca Orazio Romani, Annunziata Livorno, Andrea Rossi, Giuseppe Di Mattia, Antonio Livorno, Lucia La Montagna, Paolo Ciampa, Luigi Livorno, Emanuele Mazzuoccolo, Gennaro Livorno, Teresa Martina Genovese, Domenica Guido, Marco Del Giudice, Gianfrancesco Romano, Gennaro Improta, Assunta Molinaro, Mario Macri, Giacomo Coppola, Serena Vergiglio, Celestino Marcello.

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venerdì 29 aprile 2011

Dal Banco di Sicilia all'Unicredit La fine di un punto di riferimento per tutti i siciliani

(Pasquale Hamel) C'era una volta il Banco. Potrebbe essere questa l'epigrafe di una storia aziendale che ha segnato il percorso di questo ultimo secolo e mezzo della nostra terra. Perché, checche se ne dica, il Banco di Sicilia ha condizionato nel bene o nel male lo sviluppo culturale ed economico dell'isola accompagnando, e non solo sul piano finanziario, speranze e delusioni del popolo siciliano. Il Banco, infatti, ha costituito un riferimento certo che, seppure mal gestito e spesso (ahime') ricettacolo di malaffare, aveva pero' operativamente la capacita' di relazionarsi, anche positivamente, col territorio e con i bisogni che lo stesso esprimeva. Un istituto di credito che, nonostante le considerevoli dimensioni (si trattava pur sempre di una grande banca nazionale con sedi, nei tempi migliori, anche all'estero), riusciva ad offrire un profilo non freddo o arido, tipico dei rapporti formali, ma, direi, quasi umano, cioè non lontano dagli stili di vita tipici della cultura locale.


In poche parole un istituto di credito che adottava il criterio del buon padre di famiglia: un modo di operare che consentiva di superare la contrapposizione dialettica fra creditore e debitore per riproporre un modello che potremmo definire paternalistico e collaborativo inteso a sostituire al conflitto la buona mediazione. Dirigenti, funzionari e dipendenti avevano, infatti, in modo più o meno evidente, tutti un volto, una voce, una capacita' di interlocuzione con la clientela che non si fermava alla verifica dei conti economici ma che s'immedesimava nelle vicende personali dei clienti che andava, cioè, oltre, confrontandosi con la situazione complessiva di colui che con cui si entrava in rapporto.

Il cliente era visto come persona e non come numero di pratica. Uno stile che faceva del Banco il riferimento locale, che ne faceva elemento imprescindibile, mi si consenta l'esagerazione, della vita dei siciliani. Da qualche anno, purtroppo, quel riferimento non c'è più. La poca lungimiranza politica di chi ha governato, maggioranza e opposizione compresa, e l'avventurismo di qualche dirigente, uniti al cupio dissolvi praticato da irresponsabili pezzi della società siciliana, ha consentito la sua liquidazione per pochi spiccioli giustificando come necessaria un'operazione che ha avuto tutta l'aria, e non sono il solo a scriverlo, di un regalo fatto a chi avrebbe dovuto salvarlo dal dissesto ma che, in realta', non si trovava in migliori condizioni dello stesso Banco.

Il Banco di Sicilia di oggi, ma quella e' solo una sigla che manterrà ancora per poco tempo, ha poco a che fare con il suo travagliato passato, ha infatti tutt'altra connotazione, tutt'altro stile, uno stile improntato a un professionalismo manageriale anonimo, che riduce tutto ai numeri, che non guarda in faccia nessuno, a cui, ci sembra, delle sorti del territorio non interessi più di tanto. Potrebbe, non me ne vogliano gli interessati, essere definito una dependance senza autonomia, popolata da un personale frustrato, e direttamente guidata da un grande fratello che da lontano, senza comprendere valori e pesi, indica linee aziendali (che a considerare come vanno le cose non sembrano poi essere cosi' brillanti), del gruppo stesso. Un istituto diverso, dunque, che anche per quanto sopra detto, perde perfino competitività rispetto a gruppi locali e che,mi si consenta la provocazione, sarebbe meglio che dismettesse subito quella sigla Banco di Sicilia, perché continuare a tenerla in vita, mi pare, costituisca ed e' in effetti e' tale, una provocatoria beffa per la nostra Sicilia.

Fonte: SiciliaInformazioni.com
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(Pasquale Hamel) C'era una volta il Banco. Potrebbe essere questa l'epigrafe di una storia aziendale che ha segnato il percorso di questo ultimo secolo e mezzo della nostra terra. Perché, checche se ne dica, il Banco di Sicilia ha condizionato nel bene o nel male lo sviluppo culturale ed economico dell'isola accompagnando, e non solo sul piano finanziario, speranze e delusioni del popolo siciliano. Il Banco, infatti, ha costituito un riferimento certo che, seppure mal gestito e spesso (ahime') ricettacolo di malaffare, aveva pero' operativamente la capacita' di relazionarsi, anche positivamente, col territorio e con i bisogni che lo stesso esprimeva. Un istituto di credito che, nonostante le considerevoli dimensioni (si trattava pur sempre di una grande banca nazionale con sedi, nei tempi migliori, anche all'estero), riusciva ad offrire un profilo non freddo o arido, tipico dei rapporti formali, ma, direi, quasi umano, cioè non lontano dagli stili di vita tipici della cultura locale.


In poche parole un istituto di credito che adottava il criterio del buon padre di famiglia: un modo di operare che consentiva di superare la contrapposizione dialettica fra creditore e debitore per riproporre un modello che potremmo definire paternalistico e collaborativo inteso a sostituire al conflitto la buona mediazione. Dirigenti, funzionari e dipendenti avevano, infatti, in modo più o meno evidente, tutti un volto, una voce, una capacita' di interlocuzione con la clientela che non si fermava alla verifica dei conti economici ma che s'immedesimava nelle vicende personali dei clienti che andava, cioè, oltre, confrontandosi con la situazione complessiva di colui che con cui si entrava in rapporto.

Il cliente era visto come persona e non come numero di pratica. Uno stile che faceva del Banco il riferimento locale, che ne faceva elemento imprescindibile, mi si consenta l'esagerazione, della vita dei siciliani. Da qualche anno, purtroppo, quel riferimento non c'è più. La poca lungimiranza politica di chi ha governato, maggioranza e opposizione compresa, e l'avventurismo di qualche dirigente, uniti al cupio dissolvi praticato da irresponsabili pezzi della società siciliana, ha consentito la sua liquidazione per pochi spiccioli giustificando come necessaria un'operazione che ha avuto tutta l'aria, e non sono il solo a scriverlo, di un regalo fatto a chi avrebbe dovuto salvarlo dal dissesto ma che, in realta', non si trovava in migliori condizioni dello stesso Banco.

Il Banco di Sicilia di oggi, ma quella e' solo una sigla che manterrà ancora per poco tempo, ha poco a che fare con il suo travagliato passato, ha infatti tutt'altra connotazione, tutt'altro stile, uno stile improntato a un professionalismo manageriale anonimo, che riduce tutto ai numeri, che non guarda in faccia nessuno, a cui, ci sembra, delle sorti del territorio non interessi più di tanto. Potrebbe, non me ne vogliano gli interessati, essere definito una dependance senza autonomia, popolata da un personale frustrato, e direttamente guidata da un grande fratello che da lontano, senza comprendere valori e pesi, indica linee aziendali (che a considerare come vanno le cose non sembrano poi essere cosi' brillanti), del gruppo stesso. Un istituto diverso, dunque, che anche per quanto sopra detto, perde perfino competitività rispetto a gruppi locali e che,mi si consenta la provocazione, sarebbe meglio che dismettesse subito quella sigla Banco di Sicilia, perché continuare a tenerla in vita, mi pare, costituisca ed e' in effetti e' tale, una provocatoria beffa per la nostra Sicilia.

Fonte: SiciliaInformazioni.com
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Inaugurazione Partito del Sud Gruppo Sannita con il Fondatore Antonio Ciano

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Referendum, Tozzi: “Il governo vuole tutelare se stesso e le lobby”

Non solo il terrore per il quesito sul legittimo impedimento. Secondo il geologo, i piani del governo per inficiare i quesiti su nucleare e acqua servono per tutelare i gruppi industriali che trarranno beneficio dai piani del governo. Che sono sospesi solo temporaneamente

“I have a dream: un governo che, quando si trova a lagiferare su questioni di carattere energetico-ambientale, si affidi a un comitato scientifico”. A parlare così è Mario Tozzi, geologo, divulgatore e mezzobusto televisivo dell’ambientalismo italiano che sottolinea come la classe politica nostrana sia l’unica a non avvalersi di un consiglio di esperti in materia di ambiente ed energia. “Sarkozy, Obama e tutti gli altri leader – attacca Tozzi – si affidano a un comitato indipendente di scienziati che indirizza le loro politiche, il governo italiano se ne guarda bene”.

L’esempio più lampante di quanto sostiene il geologo, sono i principali maître à penser del ritorno italiano al nucleare: Chicco Testa, laureato in filosofia ed ex ambientalista convertito all’atomo, eUmberto Veronesi che invece è un oncologo. Di fisici e ingenieri neanche l’ombra. “E’ perché in Italia su energia e ambiente si seguono solamente gli interessi delle lobby, per poi fare una clamorosa marcia indietro quando si avvicinano i referendum e quindi il voto popolare”, attacca Tozzi.

Il riferimento è ovviamente alle modifiche legislative apportate al decreto Omnibus che, secondo le intenzioni della maggioranza, deve scongiurare la tornata referendaria in programma per metà giugno. Lo scorso 20 aprile, la maggioranza smentiva se stessa votando favorevolmente il pacchetto di misure che metteva nel congelatore il tanto sbandierato ritorno all’energia atomica. Nel vertice italo-francese è stato lo stesso presidente del Consiglio a chiarire le motivazioni di quel provvedimento: “Il programma nucleare italiano è stato bloccato per fare fallire il referendum”.

Come il Fatto ha scritto più volte, il terrore di Berlusconi è che gli italiani oltre dire Sì all’abrogazione dell’atomo e dell’acqua privata, votassero anche la bocciatura della legge sullegittimo impedimento. Un colpo insostenibile per chi basa la sua legittimazione sul consenso popolare. Anche Tozzi la pensa così, ma ci mette il carico: “Berlusconi dice che quanto accaduto aFukushima ha spaventato gli italiani e che la decisione della moratoria è stata fatta per permettere ai cittadini di tranquillizzarsi. Per poi, magari fra un anno, ripresentare lo stesso progetto tale e quale. Che tristezza! Il presidente del Consiglio considera il suo popolo non in grado di discernere fra emozione e ragione”. Detto in altro modo, secondo il premier, gli italiani non sono in grado di mantenere su due piani separati l’ondata emotiva per quanto accaduto a Fukushima e una seria riflessione sull’energia atomica.

Ora che il copione del nucleare si sta ripetendo anche sulle risorse idriche, con la presentazione di un decreto legge fatto ad hoc per depotenziare i due quesiti referendari, il piano del governo appare ancora più evidente. Ma, secondo Tozzi, l’imput a far saltare il voto del 12 e 13 giugno non arriva solo dal terrore di B. per il probabile raggiungimento del quorum con tanto di bocciatura della legge che lo tiene lontano dai tribunali. “I quesiti, così come sono stati formulati – sostiene il geologo – scardinano i piani di un settore importante del sistema industriale italiano: la lobby nucleare e quella dell’acqua privata. E Berlusconi, cercando di vanificare il referendum, ha voluto tutelare quei gruppi”. Non è un mistero che, ad esempio sull’acqua, i primi a parlare di manovre correttive sulla legge che privatizza le risorse idriche sono stati proprio gli imprenditori che gestiscono tale risorsa. Con Roberto Bazzano, presidente di Federutility, la federazione che riunisce i gestori degli acquedotti, che aveva detto: “Chiediamoci seriamente se non sia il caso di evitare un referendum che ha sempre più un taglio puramente ideologico”. Ma cosa vuole dire privatizzare l’acqua? “Fare pagare una bolletta maggiorata ai consumatori – risponde Tozzi – E’ già così: ad Agrigento o a Latina, dove gli acquedotti sono già in mani private il servizio costa caro. A Milano, dove l’acqua è pubblica, la bolletta è molto più leggera”.

In attesa di leggere il decreto legge che cercherà di mettere la parola fine anche al voto sull’acqua, Tozzi qualche conclusione la può già tracciare. “Berlusconi, ancora una volta, ha vinto perché è riuscito a fare passare l’idea che non ci sia più nessun bisogno di andare a votare. Che ci ha già pensato il governo ad accogliere le preoccupazioni degli italiani”.

Ma non si vuole rassegnare. Anche perché la Corte di Cassazione, l’organo che dovrà decidere se dopo le modifiche legislative i quesiti siano ancora ammissibili, non si è ancora espressa. “Nel frattempo io, come divulgatore scientifico, porto avanti la mia triplice battaglia: contro l’atomo, a favore dell’acqua pubblica e per affidare le questioni ambientali a persone con un minimo di conoscenza ed esperienza. Sarebbe davvero l’ora”.

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Non solo il terrore per il quesito sul legittimo impedimento. Secondo il geologo, i piani del governo per inficiare i quesiti su nucleare e acqua servono per tutelare i gruppi industriali che trarranno beneficio dai piani del governo. Che sono sospesi solo temporaneamente

“I have a dream: un governo che, quando si trova a lagiferare su questioni di carattere energetico-ambientale, si affidi a un comitato scientifico”. A parlare così è Mario Tozzi, geologo, divulgatore e mezzobusto televisivo dell’ambientalismo italiano che sottolinea come la classe politica nostrana sia l’unica a non avvalersi di un consiglio di esperti in materia di ambiente ed energia. “Sarkozy, Obama e tutti gli altri leader – attacca Tozzi – si affidano a un comitato indipendente di scienziati che indirizza le loro politiche, il governo italiano se ne guarda bene”.

L’esempio più lampante di quanto sostiene il geologo, sono i principali maître à penser del ritorno italiano al nucleare: Chicco Testa, laureato in filosofia ed ex ambientalista convertito all’atomo, eUmberto Veronesi che invece è un oncologo. Di fisici e ingenieri neanche l’ombra. “E’ perché in Italia su energia e ambiente si seguono solamente gli interessi delle lobby, per poi fare una clamorosa marcia indietro quando si avvicinano i referendum e quindi il voto popolare”, attacca Tozzi.

Il riferimento è ovviamente alle modifiche legislative apportate al decreto Omnibus che, secondo le intenzioni della maggioranza, deve scongiurare la tornata referendaria in programma per metà giugno. Lo scorso 20 aprile, la maggioranza smentiva se stessa votando favorevolmente il pacchetto di misure che metteva nel congelatore il tanto sbandierato ritorno all’energia atomica. Nel vertice italo-francese è stato lo stesso presidente del Consiglio a chiarire le motivazioni di quel provvedimento: “Il programma nucleare italiano è stato bloccato per fare fallire il referendum”.

Come il Fatto ha scritto più volte, il terrore di Berlusconi è che gli italiani oltre dire Sì all’abrogazione dell’atomo e dell’acqua privata, votassero anche la bocciatura della legge sullegittimo impedimento. Un colpo insostenibile per chi basa la sua legittimazione sul consenso popolare. Anche Tozzi la pensa così, ma ci mette il carico: “Berlusconi dice che quanto accaduto aFukushima ha spaventato gli italiani e che la decisione della moratoria è stata fatta per permettere ai cittadini di tranquillizzarsi. Per poi, magari fra un anno, ripresentare lo stesso progetto tale e quale. Che tristezza! Il presidente del Consiglio considera il suo popolo non in grado di discernere fra emozione e ragione”. Detto in altro modo, secondo il premier, gli italiani non sono in grado di mantenere su due piani separati l’ondata emotiva per quanto accaduto a Fukushima e una seria riflessione sull’energia atomica.

Ora che il copione del nucleare si sta ripetendo anche sulle risorse idriche, con la presentazione di un decreto legge fatto ad hoc per depotenziare i due quesiti referendari, il piano del governo appare ancora più evidente. Ma, secondo Tozzi, l’imput a far saltare il voto del 12 e 13 giugno non arriva solo dal terrore di B. per il probabile raggiungimento del quorum con tanto di bocciatura della legge che lo tiene lontano dai tribunali. “I quesiti, così come sono stati formulati – sostiene il geologo – scardinano i piani di un settore importante del sistema industriale italiano: la lobby nucleare e quella dell’acqua privata. E Berlusconi, cercando di vanificare il referendum, ha voluto tutelare quei gruppi”. Non è un mistero che, ad esempio sull’acqua, i primi a parlare di manovre correttive sulla legge che privatizza le risorse idriche sono stati proprio gli imprenditori che gestiscono tale risorsa. Con Roberto Bazzano, presidente di Federutility, la federazione che riunisce i gestori degli acquedotti, che aveva detto: “Chiediamoci seriamente se non sia il caso di evitare un referendum che ha sempre più un taglio puramente ideologico”. Ma cosa vuole dire privatizzare l’acqua? “Fare pagare una bolletta maggiorata ai consumatori – risponde Tozzi – E’ già così: ad Agrigento o a Latina, dove gli acquedotti sono già in mani private il servizio costa caro. A Milano, dove l’acqua è pubblica, la bolletta è molto più leggera”.

In attesa di leggere il decreto legge che cercherà di mettere la parola fine anche al voto sull’acqua, Tozzi qualche conclusione la può già tracciare. “Berlusconi, ancora una volta, ha vinto perché è riuscito a fare passare l’idea che non ci sia più nessun bisogno di andare a votare. Che ci ha già pensato il governo ad accogliere le preoccupazioni degli italiani”.

Ma non si vuole rassegnare. Anche perché la Corte di Cassazione, l’organo che dovrà decidere se dopo le modifiche legislative i quesiti siano ancora ammissibili, non si è ancora espressa. “Nel frattempo io, come divulgatore scientifico, porto avanti la mia triplice battaglia: contro l’atomo, a favore dell’acqua pubblica e per affidare le questioni ambientali a persone con un minimo di conoscenza ed esperienza. Sarebbe davvero l’ora”.

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Manifestazione contro pedaggi autostradali 27 aprile 2011 Palermo

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http://www.youtube.com/watch?v=qx9GT7J5fG0&feature=channel_video_title
2

http://www.youtube.com/watch?v=cgy3tSUCb3U&feature=feedu
3

http://www.youtube.com/watch?v=yU0TtalYBDY&feature=channel_video_title

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http://www.youtube.com/watch?v=qx9GT7J5fG0&feature=channel_video_title
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http://www.youtube.com/watch?v=cgy3tSUCb3U&feature=feedu
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http://www.youtube.com/watch?v=yU0TtalYBDY&feature=channel_video_title

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Quando l’estrazione del lotto dava la ’dote’ alle donne povere nel Regno delle due Sicilie e in Italia?

Nel Regno di Sicilia e successivamente nel Regno delle due Sicilie, alle donne povere il Re dava direttamente la "dote" o attraverso il gioco del Lotto, perché nessuno fosse inferiore ad un’altro nel territorio duosiciliano... . Nel Regno di Sicilia, esclusivamente dai proventi del gioco del lotto, furono destinati in parte a questo scopo... ovviamente i Savoia abolirono tale cosa, invece sarebbe interessante oggi aiutare i giovani e gli anziani destinando parte degli incassi del lotto a tal fine. Ma poi saremmo una società civile ... come dire borbonica!

STORIA D’ITALIA - L’ALTRA STORIA, QUELLA NON RACCONTATA

Di Umberto Calabrese

Estrazione delle zitelle-maritaggi

Il Gioco del Lotto ha, da sempre, alimentato speranze di un fortuito arricchimento. In origine, intorno al XVI secolo, quando veniva chiamato "Gioco del Seminario", esso si svolgeva tramite scommesse che la popolazione piazzava sui nomi dei senatori al cui nome era abbinato un numero, in seguito con l’introduzione del "Lotto della Zitella", tramite l’abbinamento ai numeri, dei nomi di ragazze bisognose. Esso nacque per volontà dei gestori delle scommesse, ed era teso a migliorare la sorte di ragazze povere e nubili con la donazione dei proventi della lotteria sotto forma di dote per il matrimonio.

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La partigiana del duo regno delle due Sicilie, "a’ brigante" Michelina

La condizione della donna, sul finire del 1600 era molto incerta - sottomessa all’uomo e prigioniera di uno status meramente strumentale - e la dote rappresentava, dunque, l’unica via d’uscita da questa situazione, e trasformava la donna in un buon partito.

Poiché senza la dote, c’erano davvero poche possibilità che essa riuscisse a sposarsi, sia lo Stato del Regno di Sicilia, che la Chiesa, s’impegnarono a favorire la costituzione dotale. Il numero delle fanciulle bisognose di dote era elevato, ed imponeva la necessità di ricorrere all’estrazione a sorte. Già prima del 1682, anno in cui venne istituito il Lotto a Napoli, erano in vigore i "maritaggi".

Troviamo infatti un precedente nel 1520, anno in cui , G.B. Cavallo organizzò una beneficiata per assicurare il maritaggio alla propria nipote Beatrice Baiola. Se in principio i nomi delle zitelle venivano scelti dalla Regia Camera (dal 1682 al 1688), in seguito la scelta passò nelle mani degli impresari; il numero delle fanciulle che l’appaltatore imbussolava non poteva essere inferiore ad 80 né superiore a 90, e a suo giudizio egli poteva accrescere o diminuire tale numero.

Per la scelta della fanciulla venivano privilegiati i conservatori.

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Partigiane del duo regno delle due Sicilie "Brigantesse" in posa

Successivamente il numero delle zitelle che potevano porsi in lista fu fissato in 90. Unitamente al numero delle fanciulle, durante gli anni cambiarono anche il numero di estrazioni che venivano effettuate durante l’anno e la determinazione dei giorni in cui veniva svolta l’estrazione.

Quando nel 1737 l’arrendamento del lotto fu demanializzato, il Re Carlo III, permise ad alcuni Conservatori e Ritiri, paragonabili agli attuali orfanotrofi, di indicare i nomi delle orfane ospitate presso gli stessi, i quali venivano scelti direttamente dal Direttore del Ritiro.

Nel 1816 una grave crisi economica colpì i luoghi pii, al punto che i Conservatori di Napoli non erano più in grado di dare aiuto alle loro alunne, cosicché Ferdinando IV, con Decreto del 29-5-1816 decise di concedere il beneficio, che permetteva alle orfane di entrare a far parte della lista delle donzelle che ricevevano il maritaggio, a tutti i Conservatori di prima classe della città, ripartendo i novanta numeri per i vari Conservatori:

• da 1 a 30 alle alunne del Reale Albergo dei Poveri

• da 31a 60 a quelle della Casa Santa dell’Annunziata

• da 61 a 70 a quelle dell’Ospizio di San Gennaro dei Poveri

• da 71 a 80 a quelli del Ritiro di San Vincenzo Ferreri e Immacolata Concezione

• da 81 a 90 a quelle del Conservatorio di Sant’Eligio e della Maddalenella.

Succedeva spesso che, molte ragazze che venivano estratte, e che godevano quindi del maritaggio, non avessero ancora trovato marito, mentre, altre che erano già state chieste in spose non avessero avuto la fortuna di essere estratte.

Queste ultime, purtroppo, rimanevano in Conservatorio anche se pronte a sposarsi.

Tale contingenza, non era gradita ai Conservatori, che erano interessati a liberare quanto prima gli alloggi per poter ospitare altre ragazze bisognose.

Per risolvere questa situazione di stallo, alcuni Istituti anticipavano le somme alle ragazze estratte, riservandosi il diritto di incassare la cifra in questione al momento della loro estrazione.

Un’altra soluzione adottata dopo il 1816 dal regno delle due Sicilie fu di devolvere il maritaggio delle ragazze estratte, ma che non avevano ancora trovato marito, alle ragazze non estratte che erano pronte a sposarsi .

Un altro problema da risolvere, era quello delle ragazze del Conservatorio che una volta estratte, invece di sposarsi entravano in convento per diventare suore.

Un decreto del 1816, stabiliva che esse non dovevano essere inserite nelle liste dell’estrazione del Gioco delle Zitelle, in quanto ad esse non spettava il maritaggio.

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Giovane "picciotta" palermitana foto d’epoco 1850 -60

I Governatori dei Conservatori però non erano d’accordo con questo provvedimento, perché sostenevano che la monacazione era paragonabile al matrimonio. La loro opposizione fu accolta, e i nomi delle ragazze che prendevano il velo furono inseriti nelle liste, ed il maritaggio loro spettante venne convertito in "monacaggio".

L’ammontare dell’importo erogato in dote, era pari a 25 ducati, e rimase immutato durante gli anni, fino alla sua soppressione nel 1865 ad opera del Regno d’Italia da Vittorio Emanuele II di Savoia.

Questa somma, che veniva corrisposta alle fanciulle, prendeva il nome di "maritaggio", e successivamente il termine diventò di uso comune nel Regno di Sicilia e successivamente nel Regno delle Due Sicilie, per indicare la dote che la donna portava con sè quando contraeva matrimonio.

Il pagamento dei maritaggi veniva effettuato tramite "bancali", dei veri e propri titoli di credito nominativi trasferibili, paragonabili agli attuali assegni di conto corrente, che venivano emessi subito dopo l’estrazione.

Le polizze di pagamento dei maritaggi alle donzelle scelte dagli appaltatori, venivano intestate alle stesse, e potevano essere riscosse a seguito dell’identificazione notarile delle beneficiarie, previa esibizione del certificato di matrimonio.

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contadina del Regno delle due Sicilie 1816 - 1861 ( regno di Sicilia 1130-1816)

Al contrario le polizze di pagamento dei maritaggi alle ragazze del Conservatorio, venivano a loro intestate, ma erano incassate dal rappresentante dell’istituto, a seguito della girata delle beneficiarie.

Il gioco delle Zitelle era accompagnato, inoltre, da molti rituali religiosi e riti propiziatori che venivano effettuati prima delle estrazioni.

Tali consuetudini non entravano in conflitto con lo spirito cristiano in quanto, oltre che per i giocatori, i quali guadagnavano unicamente del denaro, si pregava anche per delle giovinette povere, che, grazie al maritaggio ottenuto, disponevano dei mezzi necessari per poter contrarre matrimonio.

Era un culto talmente sentito che, nel 1740, il Re di Sicilia dispose che per ogni estrazione venissero prelevati dal Fondo del Lotto 20 ducati per la celebrazione di duecento messe. Con decreto del 12 dicembre 1865, le somme destinate alle opere di beneficenza della città di Napoli, vennero cancellate dal bilancio dello Stato italiano, quindi dal 1 gennaio 1866 i maritaggi non furono più concessi.

Dopo varie proteste e controversie sull’abolizione dei maritaggi, nel 1915 con Reggio decreto legge del Regno d’Italia si stabilì che i vecchi fondi dotali venissero devoluti all’Opera Nazionale Orfani di Guerra (O.N.O.G.), per consentire la "concessione di sussidi dotali ad orfane di guerra che abbiano contratto matrimonio non oltre il 25° anno di età", che "le somme eventualmente esuberanti per la concessione di sussidi dotali saranno destinate all’assistenza in genere degli orfani di guerra" ed inoltre che "quando lo scopo dell’assistenza agli orfani di guerra verrà a cessare totalmente o parzialmente, il reddito delle fondazioni dotali ritornerà alla originaria destinazione".

Il welfare italiano, ovvero lo stato sociale, è quello che si fonda sul principio di uguaglianza sostanziale, da cui deriva la finalità di ridurre le disuguaglianze sociali. In senso ampio, per Stato sociale si indica anche il sistema normativo con il quale lo Stato traduce in atti concreti tale finalità.

Potrebbe prendere a modello lo Stato borbonico, che in quanto a welfare come abbiamo visto, anche da questo piccolo esempio era all’avanguardia rispetto all’epoca, e che non finirò mai di ricordare, non aveva emigrazione, ma il sud d’Italia era noto al contrario per l’accoglienza ai migranti poveri del nord d’Italia e della vicina africa, e questo prima dell’unità d’Italia.

Se dai proventi del Lotto e delle altre lotterie e gratta e vinci lo Stato destinasse una parte a garantire un salario minimo alle giovani coppie, o alle famiglie povere mono reddito con più figli e alle migliaia di pensionati che non arrivano alla terza settimana... saremo forse una civiltà moderna e civile... come lo era lo Stato borbonico!


Fonte:Agorà Magazine

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Nel Regno di Sicilia e successivamente nel Regno delle due Sicilie, alle donne povere il Re dava direttamente la "dote" o attraverso il gioco del Lotto, perché nessuno fosse inferiore ad un’altro nel territorio duosiciliano... . Nel Regno di Sicilia, esclusivamente dai proventi del gioco del lotto, furono destinati in parte a questo scopo... ovviamente i Savoia abolirono tale cosa, invece sarebbe interessante oggi aiutare i giovani e gli anziani destinando parte degli incassi del lotto a tal fine. Ma poi saremmo una società civile ... come dire borbonica!

STORIA D’ITALIA - L’ALTRA STORIA, QUELLA NON RACCONTATA

Di Umberto Calabrese

Estrazione delle zitelle-maritaggi

Il Gioco del Lotto ha, da sempre, alimentato speranze di un fortuito arricchimento. In origine, intorno al XVI secolo, quando veniva chiamato "Gioco del Seminario", esso si svolgeva tramite scommesse che la popolazione piazzava sui nomi dei senatori al cui nome era abbinato un numero, in seguito con l’introduzione del "Lotto della Zitella", tramite l’abbinamento ai numeri, dei nomi di ragazze bisognose. Esso nacque per volontà dei gestori delle scommesse, ed era teso a migliorare la sorte di ragazze povere e nubili con la donazione dei proventi della lotteria sotto forma di dote per il matrimonio.

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La partigiana del duo regno delle due Sicilie, "a’ brigante" Michelina

La condizione della donna, sul finire del 1600 era molto incerta - sottomessa all’uomo e prigioniera di uno status meramente strumentale - e la dote rappresentava, dunque, l’unica via d’uscita da questa situazione, e trasformava la donna in un buon partito.

Poiché senza la dote, c’erano davvero poche possibilità che essa riuscisse a sposarsi, sia lo Stato del Regno di Sicilia, che la Chiesa, s’impegnarono a favorire la costituzione dotale. Il numero delle fanciulle bisognose di dote era elevato, ed imponeva la necessità di ricorrere all’estrazione a sorte. Già prima del 1682, anno in cui venne istituito il Lotto a Napoli, erano in vigore i "maritaggi".

Troviamo infatti un precedente nel 1520, anno in cui , G.B. Cavallo organizzò una beneficiata per assicurare il maritaggio alla propria nipote Beatrice Baiola. Se in principio i nomi delle zitelle venivano scelti dalla Regia Camera (dal 1682 al 1688), in seguito la scelta passò nelle mani degli impresari; il numero delle fanciulle che l’appaltatore imbussolava non poteva essere inferiore ad 80 né superiore a 90, e a suo giudizio egli poteva accrescere o diminuire tale numero.

Per la scelta della fanciulla venivano privilegiati i conservatori.

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Partigiane del duo regno delle due Sicilie "Brigantesse" in posa

Successivamente il numero delle zitelle che potevano porsi in lista fu fissato in 90. Unitamente al numero delle fanciulle, durante gli anni cambiarono anche il numero di estrazioni che venivano effettuate durante l’anno e la determinazione dei giorni in cui veniva svolta l’estrazione.

Quando nel 1737 l’arrendamento del lotto fu demanializzato, il Re Carlo III, permise ad alcuni Conservatori e Ritiri, paragonabili agli attuali orfanotrofi, di indicare i nomi delle orfane ospitate presso gli stessi, i quali venivano scelti direttamente dal Direttore del Ritiro.

Nel 1816 una grave crisi economica colpì i luoghi pii, al punto che i Conservatori di Napoli non erano più in grado di dare aiuto alle loro alunne, cosicché Ferdinando IV, con Decreto del 29-5-1816 decise di concedere il beneficio, che permetteva alle orfane di entrare a far parte della lista delle donzelle che ricevevano il maritaggio, a tutti i Conservatori di prima classe della città, ripartendo i novanta numeri per i vari Conservatori:

• da 1 a 30 alle alunne del Reale Albergo dei Poveri

• da 31a 60 a quelle della Casa Santa dell’Annunziata

• da 61 a 70 a quelle dell’Ospizio di San Gennaro dei Poveri

• da 71 a 80 a quelli del Ritiro di San Vincenzo Ferreri e Immacolata Concezione

• da 81 a 90 a quelle del Conservatorio di Sant’Eligio e della Maddalenella.

Succedeva spesso che, molte ragazze che venivano estratte, e che godevano quindi del maritaggio, non avessero ancora trovato marito, mentre, altre che erano già state chieste in spose non avessero avuto la fortuna di essere estratte.

Queste ultime, purtroppo, rimanevano in Conservatorio anche se pronte a sposarsi.

Tale contingenza, non era gradita ai Conservatori, che erano interessati a liberare quanto prima gli alloggi per poter ospitare altre ragazze bisognose.

Per risolvere questa situazione di stallo, alcuni Istituti anticipavano le somme alle ragazze estratte, riservandosi il diritto di incassare la cifra in questione al momento della loro estrazione.

Un’altra soluzione adottata dopo il 1816 dal regno delle due Sicilie fu di devolvere il maritaggio delle ragazze estratte, ma che non avevano ancora trovato marito, alle ragazze non estratte che erano pronte a sposarsi .

Un altro problema da risolvere, era quello delle ragazze del Conservatorio che una volta estratte, invece di sposarsi entravano in convento per diventare suore.

Un decreto del 1816, stabiliva che esse non dovevano essere inserite nelle liste dell’estrazione del Gioco delle Zitelle, in quanto ad esse non spettava il maritaggio.

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Giovane "picciotta" palermitana foto d’epoco 1850 -60

I Governatori dei Conservatori però non erano d’accordo con questo provvedimento, perché sostenevano che la monacazione era paragonabile al matrimonio. La loro opposizione fu accolta, e i nomi delle ragazze che prendevano il velo furono inseriti nelle liste, ed il maritaggio loro spettante venne convertito in "monacaggio".

L’ammontare dell’importo erogato in dote, era pari a 25 ducati, e rimase immutato durante gli anni, fino alla sua soppressione nel 1865 ad opera del Regno d’Italia da Vittorio Emanuele II di Savoia.

Questa somma, che veniva corrisposta alle fanciulle, prendeva il nome di "maritaggio", e successivamente il termine diventò di uso comune nel Regno di Sicilia e successivamente nel Regno delle Due Sicilie, per indicare la dote che la donna portava con sè quando contraeva matrimonio.

Il pagamento dei maritaggi veniva effettuato tramite "bancali", dei veri e propri titoli di credito nominativi trasferibili, paragonabili agli attuali assegni di conto corrente, che venivano emessi subito dopo l’estrazione.

Le polizze di pagamento dei maritaggi alle donzelle scelte dagli appaltatori, venivano intestate alle stesse, e potevano essere riscosse a seguito dell’identificazione notarile delle beneficiarie, previa esibizione del certificato di matrimonio.

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contadina del Regno delle due Sicilie 1816 - 1861 ( regno di Sicilia 1130-1816)

Al contrario le polizze di pagamento dei maritaggi alle ragazze del Conservatorio, venivano a loro intestate, ma erano incassate dal rappresentante dell’istituto, a seguito della girata delle beneficiarie.

Il gioco delle Zitelle era accompagnato, inoltre, da molti rituali religiosi e riti propiziatori che venivano effettuati prima delle estrazioni.

Tali consuetudini non entravano in conflitto con lo spirito cristiano in quanto, oltre che per i giocatori, i quali guadagnavano unicamente del denaro, si pregava anche per delle giovinette povere, che, grazie al maritaggio ottenuto, disponevano dei mezzi necessari per poter contrarre matrimonio.

Era un culto talmente sentito che, nel 1740, il Re di Sicilia dispose che per ogni estrazione venissero prelevati dal Fondo del Lotto 20 ducati per la celebrazione di duecento messe. Con decreto del 12 dicembre 1865, le somme destinate alle opere di beneficenza della città di Napoli, vennero cancellate dal bilancio dello Stato italiano, quindi dal 1 gennaio 1866 i maritaggi non furono più concessi.

Dopo varie proteste e controversie sull’abolizione dei maritaggi, nel 1915 con Reggio decreto legge del Regno d’Italia si stabilì che i vecchi fondi dotali venissero devoluti all’Opera Nazionale Orfani di Guerra (O.N.O.G.), per consentire la "concessione di sussidi dotali ad orfane di guerra che abbiano contratto matrimonio non oltre il 25° anno di età", che "le somme eventualmente esuberanti per la concessione di sussidi dotali saranno destinate all’assistenza in genere degli orfani di guerra" ed inoltre che "quando lo scopo dell’assistenza agli orfani di guerra verrà a cessare totalmente o parzialmente, il reddito delle fondazioni dotali ritornerà alla originaria destinazione".

Il welfare italiano, ovvero lo stato sociale, è quello che si fonda sul principio di uguaglianza sostanziale, da cui deriva la finalità di ridurre le disuguaglianze sociali. In senso ampio, per Stato sociale si indica anche il sistema normativo con il quale lo Stato traduce in atti concreti tale finalità.

Potrebbe prendere a modello lo Stato borbonico, che in quanto a welfare come abbiamo visto, anche da questo piccolo esempio era all’avanguardia rispetto all’epoca, e che non finirò mai di ricordare, non aveva emigrazione, ma il sud d’Italia era noto al contrario per l’accoglienza ai migranti poveri del nord d’Italia e della vicina africa, e questo prima dell’unità d’Italia.

Se dai proventi del Lotto e delle altre lotterie e gratta e vinci lo Stato destinasse una parte a garantire un salario minimo alle giovani coppie, o alle famiglie povere mono reddito con più figli e alle migliaia di pensionati che non arrivano alla terza settimana... saremo forse una civiltà moderna e civile... come lo era lo Stato borbonico!


Fonte:Agorà Magazine

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giovedì 28 aprile 2011

“L’Italia conta? Molto poco”


Fonte: “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 21 aprile 2011 pag. 15
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Fonte: “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 21 aprile 2011 pag. 15
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IL PARTITO DEL SUD ALLE ELEZIONI COMUNALI DI BOLOGNA CON IL PROPRIO CANDIDATO INDIPENDENTE FABRIZIO BENSAI

In questi giorni si parla molto, e spesso a sproposito, di "Partito del Sud"...tutto nasceda recenti dichiarazioni di “vecchi dinosauri” della partitocrazia italiana, da Micciche', a Poli Bortone, a Mastella, a Scotti e ad altri.

IL VERO PARTITO DEL SUD NON HA NIENTE A CHE FARE CON QUESTI MOVIMENTI DI CUI SI PARLA IN QUESTI GIORNI SU TV E GIORNALI COME PARTITI O INTENZIONI DI NUOVI PSEUDO MOVIMENTI MERIDIONALISTI !


Siamo nati, con questo nome, come movimento locale nel 2001 trasformatosi poi in nazionale nel 2007 a Gaeta su iniziativa di Antonio Ciano, assessore al Demanio in quel comune, autore del libro “ I Savoia e il massacro del sud”, in un luogo storico e "sacro" per la storia e la memoria del sud.

Da quel momento abbiamo aperto sezioni in varie regioni e città italiane e abbiamo partecipato ad elezioni politiche nel 2008, amministrative nel 2008/2009/2010 sempre da soli e autonomi dai partiti tradizionali di destra , di centro e di sinistra.

Antonio Ciano è Presidente Onorario del Partito di cui è diventato Segretario politico nazionale Beppe De Santis, eletto nel corso del II Congresso Nazionale il 25 settembre 2010 a Napoli.
Dimostrano il nostro impegno, le nostre idee, federaliste cattaneane, e soprattutto la voglia di lottare davvero non per una "poltrona" ma per un sud diverso da quello che DEVE apparire di continuo nei media nazionali, un sud sempre assistito, illegale e criminale, insomma "palla al piede , "problema", "negativo"...noi intendiamo lottare per difendere i diritti del popolo meridionale, ovunque esso si trovi, soprattutto il suo diritto ad un futuro diverso dall'emigrazione, dall'emarginazione e sottosviluppo già deciso per noi, così come fu stabilito nel 1861, con la nascita della questione meridionale e la crescita metastatica delle mafie.


IL PARTITO DEL SUD ALLE ELEZIONI COMUNALI DI BOLOGNA
Il Partito del Sud è presente da anni a Bologna, per queste elezioni comunali abbiamo deciso di presentare un nostro candidato nella figura di Fabrizio Bensai , Segretario Comunale di Bologna del nostro Partito ( riferimenti di contatto – e mail: partitodelsud.bologna@gmail.com), come indipendente nella lista “Laici Socialisti Riformisti per Bologna”, lista espressione di movimenti e partiti con i quali abbiamo molti punti di politica sociale in comune. Questa collaborazione va intesa come un contributo che l’avanguardia meridionalista in nord Italia vuole dare a sostegno delle tesi di quelle liste, partiti o movimenti alternativi agli interessi dell’attuale Governo e dei partiti che lo sostengono ( Governo per noi troppo legato ad interessi, “caini”, di una parte del paese sull’altra) per far così fronte comune, anche a livello locale, ed opporci alla deriva egoistica e qualunquistica che ci vogliono imporre, come ad esempio il tanto decantato federalismo fiscale leghista che acuirà sicuramente il già ampio divario economico e sociale fra il nord ed il sud del paese. Ricordiamo a questo proposito che L’Italia è l’unico paese al mondo che detiene il vergognoso primato di avere, all’interno della stessa nazione che dicono unita, la regione più ricca del continente , la Lombardia, e quella più povera della stesso continente, la Calabria. Interessante poi notare che fino al 1860 il rapporto fra queste due regioni, all’interno della penisola allora non ancora unita, era l’esatto opposto.Lo stesso dicasi per il fenomeno dell’emigrazione interna dal sud al nord del paese o verso l’estero; fenomeno che è dato per acquisito e naturale, ignorato completamente dall’agenda politica nazionale, così come per le soluzioni da studiare per la cessazione di questa vera e propria emergenza che impoverisce della migliore gioventù i territori meridionali.
Il contributo meridionalista si incentra portando all’interno del programma politico della lista ed a vantaggio di tutti i cittadini bolognesi, a prescindere dalla loro origine, le seguenti tematiche:
A) Sostegno alle aziende del territorio in relazione alla perdurante crisi economica, prevedendo strumenti al loro sostegno quali un premio di defiscalizzazione totale dei contributi per i primi due anni per i nuovi assunti.
B) Percorso di sostegno e reintroduzione al lavoro per le persone che perdano il posto di lavoro; prevedendo anche la sospensione del pagamento dei mutui contratti con le banche fino all’avvenuta riassunzione del lavoratore, con rimodulazione del tasso di interesse dell’eventuale mutuo in essere.
C) Sostegno alle famiglie con a carico anziani, disabili, bambini, prevedendo convenzioni comunali con le strutture sul territorio (case di riposo, strutture di sostegno, asili, ecc.). Assegno si sostegno alle giovani coppie per la prima casa ed i nascituri, per un aiuto concreto alle famiglie.
D) Sostegno alle lotte dei precari della scuola per contrastare le perverse logiche della “Riforma Gelmini”.
E) Opposizione intransigente alla costruzione di nuovi inceneritori nel Comune di Bologna, proponendo in alternativa la raccolta differenziata porta a porta, così come per la costruzione di centrali nucleari, proponendo in alternativa le energie naturali (solare/eolico ecc.); così come ci opporremo alla privatizzazione dell’acqua che deve restare di gestione pubblica.
F)Storico Culturale: In una rilettura delle tematiche storiche risorgimentali, e non solo, la rivisitazione della toponomastica locale, proponendo di eliminare l’intitolazione di strade e piazze a personaggi le cui responsabilità in merito a massacri nel paese sono ormai universalmente accertate.Primo fra tutti quel Vittorio Emanuele III che, oltretutto, firmò e fece applicare le vergognose leggi razziali.
G)Prevedendo conferenze tematiche all’interno delle scuole di ogni ordine e grado sui temi della lotta alle mafie. Nonché corsi di approfondimento su tematiche politico comunicative .
H) Rinnovamento del sistema di pagamento dei mezzi pubblici , con l’introduzione del biglietto a tempo.


Il manifesto della lista "Laici Socialisti e Riformisti per Bologna" affisso in città per le prossime comunali.

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In questi giorni si parla molto, e spesso a sproposito, di "Partito del Sud"...tutto nasceda recenti dichiarazioni di “vecchi dinosauri” della partitocrazia italiana, da Micciche', a Poli Bortone, a Mastella, a Scotti e ad altri.

IL VERO PARTITO DEL SUD NON HA NIENTE A CHE FARE CON QUESTI MOVIMENTI DI CUI SI PARLA IN QUESTI GIORNI SU TV E GIORNALI COME PARTITI O INTENZIONI DI NUOVI PSEUDO MOVIMENTI MERIDIONALISTI !


Siamo nati, con questo nome, come movimento locale nel 2001 trasformatosi poi in nazionale nel 2007 a Gaeta su iniziativa di Antonio Ciano, assessore al Demanio in quel comune, autore del libro “ I Savoia e il massacro del sud”, in un luogo storico e "sacro" per la storia e la memoria del sud.

Da quel momento abbiamo aperto sezioni in varie regioni e città italiane e abbiamo partecipato ad elezioni politiche nel 2008, amministrative nel 2008/2009/2010 sempre da soli e autonomi dai partiti tradizionali di destra , di centro e di sinistra.

Antonio Ciano è Presidente Onorario del Partito di cui è diventato Segretario politico nazionale Beppe De Santis, eletto nel corso del II Congresso Nazionale il 25 settembre 2010 a Napoli.
Dimostrano il nostro impegno, le nostre idee, federaliste cattaneane, e soprattutto la voglia di lottare davvero non per una "poltrona" ma per un sud diverso da quello che DEVE apparire di continuo nei media nazionali, un sud sempre assistito, illegale e criminale, insomma "palla al piede , "problema", "negativo"...noi intendiamo lottare per difendere i diritti del popolo meridionale, ovunque esso si trovi, soprattutto il suo diritto ad un futuro diverso dall'emigrazione, dall'emarginazione e sottosviluppo già deciso per noi, così come fu stabilito nel 1861, con la nascita della questione meridionale e la crescita metastatica delle mafie.


IL PARTITO DEL SUD ALLE ELEZIONI COMUNALI DI BOLOGNA
Il Partito del Sud è presente da anni a Bologna, per queste elezioni comunali abbiamo deciso di presentare un nostro candidato nella figura di Fabrizio Bensai , Segretario Comunale di Bologna del nostro Partito ( riferimenti di contatto – e mail: partitodelsud.bologna@gmail.com), come indipendente nella lista “Laici Socialisti Riformisti per Bologna”, lista espressione di movimenti e partiti con i quali abbiamo molti punti di politica sociale in comune. Questa collaborazione va intesa come un contributo che l’avanguardia meridionalista in nord Italia vuole dare a sostegno delle tesi di quelle liste, partiti o movimenti alternativi agli interessi dell’attuale Governo e dei partiti che lo sostengono ( Governo per noi troppo legato ad interessi, “caini”, di una parte del paese sull’altra) per far così fronte comune, anche a livello locale, ed opporci alla deriva egoistica e qualunquistica che ci vogliono imporre, come ad esempio il tanto decantato federalismo fiscale leghista che acuirà sicuramente il già ampio divario economico e sociale fra il nord ed il sud del paese. Ricordiamo a questo proposito che L’Italia è l’unico paese al mondo che detiene il vergognoso primato di avere, all’interno della stessa nazione che dicono unita, la regione più ricca del continente , la Lombardia, e quella più povera della stesso continente, la Calabria. Interessante poi notare che fino al 1860 il rapporto fra queste due regioni, all’interno della penisola allora non ancora unita, era l’esatto opposto.Lo stesso dicasi per il fenomeno dell’emigrazione interna dal sud al nord del paese o verso l’estero; fenomeno che è dato per acquisito e naturale, ignorato completamente dall’agenda politica nazionale, così come per le soluzioni da studiare per la cessazione di questa vera e propria emergenza che impoverisce della migliore gioventù i territori meridionali.
Il contributo meridionalista si incentra portando all’interno del programma politico della lista ed a vantaggio di tutti i cittadini bolognesi, a prescindere dalla loro origine, le seguenti tematiche:
A) Sostegno alle aziende del territorio in relazione alla perdurante crisi economica, prevedendo strumenti al loro sostegno quali un premio di defiscalizzazione totale dei contributi per i primi due anni per i nuovi assunti.
B) Percorso di sostegno e reintroduzione al lavoro per le persone che perdano il posto di lavoro; prevedendo anche la sospensione del pagamento dei mutui contratti con le banche fino all’avvenuta riassunzione del lavoratore, con rimodulazione del tasso di interesse dell’eventuale mutuo in essere.
C) Sostegno alle famiglie con a carico anziani, disabili, bambini, prevedendo convenzioni comunali con le strutture sul territorio (case di riposo, strutture di sostegno, asili, ecc.). Assegno si sostegno alle giovani coppie per la prima casa ed i nascituri, per un aiuto concreto alle famiglie.
D) Sostegno alle lotte dei precari della scuola per contrastare le perverse logiche della “Riforma Gelmini”.
E) Opposizione intransigente alla costruzione di nuovi inceneritori nel Comune di Bologna, proponendo in alternativa la raccolta differenziata porta a porta, così come per la costruzione di centrali nucleari, proponendo in alternativa le energie naturali (solare/eolico ecc.); così come ci opporremo alla privatizzazione dell’acqua che deve restare di gestione pubblica.
F)Storico Culturale: In una rilettura delle tematiche storiche risorgimentali, e non solo, la rivisitazione della toponomastica locale, proponendo di eliminare l’intitolazione di strade e piazze a personaggi le cui responsabilità in merito a massacri nel paese sono ormai universalmente accertate.Primo fra tutti quel Vittorio Emanuele III che, oltretutto, firmò e fece applicare le vergognose leggi razziali.
G)Prevedendo conferenze tematiche all’interno delle scuole di ogni ordine e grado sui temi della lotta alle mafie. Nonché corsi di approfondimento su tematiche politico comunicative .
H) Rinnovamento del sistema di pagamento dei mezzi pubblici , con l’introduzione del biglietto a tempo.


Il manifesto della lista "Laici Socialisti e Riformisti per Bologna" affisso in città per le prossime comunali.

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