Fonte:Siciliainformazioni
Se non vi accontentate del Tg1 per sapere che cosa accade fuori dalle mura di casa vostra, ed anche dentro in verità, apprenderete che il reddito degli italiani si sta dimezzando. La benzina è aumentata dell’11 per cento, il gasolio del 18, gasolio del 25, il biglietto del treno del 4, quello del traghetto del 26,2, il trasporto aereo del 7,8, le assicurazioni auto del 5,9.
E non è finita: i formaggi ed i latticini costano il 3,7 per cento in più, i farmaci dell’1,3, il pane dell’1,2, la frutta fresca del 2,4, acqua luce e gas del 4,3. Per soggiornare in una città turistica italiana – sono tantissime – pagheremo una tassa giornaliera.
Dobbiamo aspettarci inoltre che i tagli a comuni e regioni stimolino aumenti delle tasse locali perché in un modo o un altro gli enti locali debbono pur provvedere ai servizi di prima necessità dei cittadini e da qualche parte i soldi li devono prendere. Il governo non aumenta la cartella delle tasse? Ammesso che le cose stiano così, il taglio ai finanziamenti dei comuni, provocherà indirettamente un aumento delle imposte locali. Occhio che non vede, cuore che non duole: sembra questa la riflessione dei governanti. Una furbizia di bassa lega (se volete leggerlo con la “L” maiuscola, fate pure).
Bene, mentre l’apocalisse del reddito familiare si compie, la maggioranza del Parlamento sventola bandiere a Montecitorio per il voto favorevole al federalismo, del quale sanno poco o niente anche quelli che lo vogliono. I grandi obiettivi hanno questo di buono, che ci si scorda le ragioni per le quali sono stati fissati, perché prevale la necessità di arrivare fino in fondo ed intascare la gratificazione alle urne. La complessa macchina organizzativa dello Stato sta muovendosi senza sapere dove andrà, ma i federalisti della Lega sono convinti, ed hanno convinto un sacco di gente, che i padani non daranno più i loro soldi agli scansafatiche che abitano al di là della linea gotica.
Le priorità del governo sono note: il federalismo di Umberto Bossi e i processi (da scansare) di Silvio Berlusconi. Non c’è spazio per il portafogli degli italiani, sottoposti al salasso. Nei prossimi giorni il Parlamento sarà impegnato sul fronte della giustizia. Non certo per aggiustarne le inefficienze e dotarla di mezzi e risorse idonee, ma perché c’è lo spauracchio dei quattro processi in cui il Presidente del Consiglio dovrebbe presentarsi come imputato, circostanza che proprio non intende contemplare con la conseguenza che tutto il Parlamento, una volta chiusa la pratica federalista, deve girare attorno agli “scudi” possibili. Nell’agenda del governo, infatti, accanto alla riforma della giustizia (Consulta, separazione delle carriere, polizia giudiziaria, obbligatorietà dell’azione giudiziaria ecc), ci sono proposte legislative che riguardano le intercettazioni telefoniche, la prescrizione breve, il processo breve, e iniziative tendenti ad assegnare il processo “Ruby” al tribunale dei Ministri, invece che a un tribunale ordinario, in maniera da cancellarlo non concedendo l’autorizzazione a procedere (con voto della Camera dei deputati).
Il legittimo impedimento, conquistato con grande fatica qualche mese fa, infatti, non è sufficiente per mettere al riparo dai processi, il premier: sicché si devono intraprendere tutte le strade possibili per evitare il giudizio, inclusa anche la ripida “scalata” verso l’immunità parlamentare (sulla quale però Bossi si è tirato indietro). Il Parlamento sarà impegnato per mesi. Non solo, siccome si tratta di questioni sulle quali le opposizioni faranno il diavolo a quattro, aumenta la conflittualità e gli spazi per un’attività parlamentare “normale” diminuiranno considerevolmente. La gerarchia dei bisogni è chiara: da una parte un paese alle corde (disoccupazione giovanile alle stelle, 30 per cento, un tasso di inattività del 37,8 per cento, ed un Mezzogiorno che ha il doppio dei guai rispetto al resto del Paese), dall’altra i magistrati (da punire), e lo scudo per i processi (da realizzare ad ogni costo).
L’agenda del governo privilegia l’urgenza giudiziaria, naturalmente. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha annunciato tutto contento che il Consiglio dei Ministri si prepara a votare la riforma della giustizia. I suoi compatrioti siciliani non esulteranno perché le cifre del declino economico nella sua Isola, e, risalendo la Penisola, fino alle porte di Roma, non consentono esultanza. C’è poco da stare allegri con il federalismo in salsa leghista che incombe e il salasso degli aumenti dei generi di prima necessità. Salasso trainato dal balzo in avanti dei carburanti, su cui il governo fa cassa grazie all’automatismo percentuale delle accise (le imposte su benzina, gasolio ecc).
Fonte:Siciliainformazioni
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Sì al federalismo, Berlusconi con fazzoletto Lega
Di Andrea Carugati
Fonte: L'Unità
Tanto rumore per nulla, dunque. Ma la Lega ha imposto la prova di forza, ammaccata dal voto della Bicamerale, timorosa che la crisi di Berlusconi possa trascinare a fondo anche il federalismo. «Un giro di mattoni in più, siamo quasi al tetto», commenta soddisfatto Bossi, che però, sulla durata della legislatura, resta prudentissimo: «Vogliamo completare il federalismo, poi vediamo. Stiamo coi piedi per terra».
LA PROROGA DI CALDEROLI
E infatti Calderoli annuncia che, dopo l’ok al federalismo regionale (che dovrebbe arrivare entro fine marzo) proporrà al Consiglio dei ministri una proroga di 4 mesi della delega sul federalismo, una proposta che le opposizioni avevano avanzatoda mesi. Tradotto: invece che il 20 maggio, il pacchetto di decreti dovrà essere pronto entro il 20 settembre. Una scelta della Lega per riaprire un filo di dialogo con le opposizioni. «Quando le richieste sono fatte seriamente, noi rispondiamo seriamente», dice Calderoli. Berlusconi gongola: «Sono tranquillo. Sappiamo che ci sono diverse persone in missione e due malati, la maggioranza è di 322».Ma Bossi è assaimenoentusiasta: ribadisce che «Berlusconi è l’unico che ci ha dato i voti», ma non si sottrae al dialogo con Bersani. «Gli altri - dice citando il leader Pd - mi hanno detto “Fai saltare il miliardario e domani ti votiamo il federalismo”, ma Berlusconi i voti in Bicamerale me li dava subito. Non ci possono chiedere di mettere a repentaglio unrisultato acquisito. Se uno accetta di far pace vota a favore, poi puòessere che si aprono degli spazi...». Non a caso a domande su possibili intese con la sinistra, il Senatur dice: «Non precludo mai niente...».
La Lega aveva bisogno come l’aria diuna prova d’immagine sul federalismo, anche in vista della festa di Bergamo con Bossi e tutti i big prevista per sabato sera, cui parteciperanno migliaia di militanti. Quella base che, nelle ultime settimane, ha manifestato più di un malumore per l’asse con il premier. In vista anche il cambio alla guida del gruppo alla Camera: al posto di Marco Reguzzoni arriverà a breve Giacomo Stucchi, quarantenne bergamasco, considerato molto meno “berlusconiano”.
Bersani ha dedicato quasi tutto il suo intervento in aula a un dialogo “a distanza con la Lega”: «Possiamo fare un federalismo fatto bene per il Nord e per il Sud. Fermatevi, altrimenti la riforma deraglia. Questo decreto è una patrimoniale per la piccola impresa che pagherà il doppio di Ici, se volete scambiare il guscio vuoto della riforma con il sostegno a Berlusconi per i suoi processi noi lo andremo a dire in tutti i posti». «Ma non dite che lo fate per il federalismo, è una balla. Se volete reggere il moccolo al miliardario e mettere il Carroccio al servizio dell’Imperatore non trovate scuse». Davanti alle proteste dei deputati leghisti, Bersani non si è scomposto: «Io parlo dritto come la gente del popolo: se un artigiano del Nord viene accusato di prostituzione minorile al processo ci va».
Fonte: L'Unità
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SCHEDA
Federalismo, ecco il testo
approvato dall'esecutivo
Fonte: La Repubblica
ROMA - Nessun aggravio per i cittadini, autonomia impositiva, perequazione, garanzie per gli enti locali, commissione paritetica e cabina di regia, roma capitale e città metropolitane, compatibilità con gli impegni assunti con il patto europeo di stabilità. E' sotto questi capitoli che il governo, nel comunicato finale di Palazzo Chigi del consiglio dei ministri, riassume i principi e i punti cardine del ddl sul federalismo fiscale approvato stamane nella riunione di governo.
Il disegno di legge, si spiega, reca una delega per dare attuazione all'articolo 119 della costituzione, 'con cui è stata in particolare stabilita l'autonomia di entrata e di spesa di comuni, province, città metropolitane e regioni, con l'attribuzione a tali enti di tributi propri e di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibili al loro territorio, oltre a un fondo perequativo statale, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Con l'attuazione dell'articolo 119, cioè, 'sara' superato il sistema di finanza regionale e locale ancora improntato a meccanismi di trasferimento, in cui le risorse finanziarie di regioni ed enti locali non sono stabilite e raccolte dagli enti che erogano i servizi ma derivano loro, in misura significativa, dallo statò. In questo modo tuttavia, è l'analisi, 'il sistema di finanza derivata non favorisce la responsabilizzazione degli amministratori, ne' il controllo dei cittadini. Inoltre, i trasferimenti si sono spesso realizzati sulla base della spesa storica; è quindi mancato qualsiasi meccanismo premiante o qualsiasi incentivo all'efficienza.
A giudizio del governo, in altre parole, 'sono venuti a mancare alcuni elementi essenziali per un armonico funzionamento del sistema secondo l'articolo 119: la responsabilizzazione dei centri di spesa; la trasparenza dei meccanismi finanziari; il controllo democratico dei cittadini nei confronti degli eletti e dei propri amministratori pubblici.
- Nessun aggravio per i cittadini. Si spiega nel comunicato di palazzo chigi: 'il passaggio al nuovo sistema non puo' produrre aggravi del carico fiscale nei confronti dei cittadini; alla maggiore autonomia impositiva di regioni ed enti locali corrisponderà una riduzione dell'imposizione statale. La pressione fiscale complessiva dovrà anzi ridursi e ad ogni trasferimento di funzioni dallo stato alle autonomie dovranno corrispondere trasferimenti di personale, in modo da evitare duplicazioni di funzioni o costi aggiuntivi.
- Autonomia impositiva. 'Finisce il sistema di finanza derivata, sulla base della spesa storica, e si passera' gradualmente- si prosegue nel comunicato- all'autonomia impositiva e al criterio dei costi standard; in luogo del finanziamento della spesa storica, che può consentire anche sprechi o inefficienze, si farà riferimento ai costi corrispondenti ad una media buona amministrazione (costi standard).
Nel ddl sul federalismo fiscale, cioè, 'viene prevista un'effettiva autonomia di entrata e di spesa di regioni ed enti locali. Ci saranno quindi tributi di cui le amministrazioni regionali e locali potranno determinare autonomamente i contenuti, nella cornice e nei limiti fissati dalle leggì. I tributi, si precisa, 'dovranno garantire flessibilita', manovrabilità e territorialità; le amministrazioni più efficienti, che sanno contenere i costi a parità di servizi, potranno così ridurre i propri tributi.
Le regioni 'disporranno, per il finanziamento delle spese connesse ai livelli essenziali delle prestazioni (in specie: sanita', istruzione, assistenza e, in modo analogo, trasporto pubblico locale), di tributi regionali da individuare in base al principio di correlazione tra il tipo di tributo e il servizio erogato; di una aliquota o addizionale irpef; della compartecipazione regionale all'iva; di quote specifiche del fondo perequativo. In via transitoria, le spese saranno finanziate anche con il gettito dell'irap fino alla data della sua sostituzione con altri tributi. Per le altre spese le regioni disporranno di tributi propri.
I comuni 'disporranno di tributi propri derivanti da tributi gia' erariali. In particolare, per le funzioni fondamentali usufruiranno della compartecipazione e dell'addizionale all'irpef. Disporranno anche di tributi di scopo legati ad esempio ai flussi turistici o alla mobilità urbana. Le province 'disporranno di tributi propri e di tributi di scopo; in particolare, le funzioni fondamentali saranno finanziate da una compartecipazione all'Irpef.
- Perequazione. 'Nel quadro del superamento del criterio della spesa storica- si spiega nella nota di palazzo chigi- si fara' riferimento ai costi standard; sarà assicurata l'integrale perequazione per gli enti con minore capacità fiscale per abitante, per le spese riconducibili ai livelli essenziali, per le regioni, ed alle funzioni fondamentali, per gli enti locali.
Il fondo perequativo per i livelli essenziali delle prestazioni 'sara' alimentato, per le regioni, dalla compartecipazione all'Iva; per le altre spese dall'addizionale regionale all'Irpef'. La perequazione, ne è convinto il governo, 'ridurra' le differenze delle capacità fiscali senza alterarne l'ordine e senza impedirne la modifica nel tempo secondo l'evoluzione del quadro economico. Le regioni potranno ridefinire la perequazione degli enti locali fissata dallo stato, d'intesa con gli stessi enti.
- Garanzie per gli enti locali. I tributi degli enti locali 'saranno stabiliti dallo stato o dalla regione, in quanto titolari del potere legislativo, con garanzia di un significativo margine di flessibilita' e nel rispetto dell'autonomia propria dell'ente locale, il quale disporrà di compartecipazioni al gettito di tributi erariali e regionali, a garanzia della sua stabilità".
- Città metropolitane e roma capitale. 'Sono previste specifiche disposizioni per le aree metropolitane, la cui autonomia di entrata e di spesa dovra' essere commisurata alla complessità delle più ampie funzionì. Con specifico decreto legislativo 'sara' disciplinata l'attribuzione delle risorse alla città di roma, conseguenti al ruolo di capitale della repubblica e sarà inoltre disciplinata l'attribuzione a roma di un proprio patrimoniò. Il consiglio dei ministri, si sottolinea nella nota, 'ha gia' autorizzato la presentazione di un apposito emendamento su tale problematica.
- Coordinamento dei diversi livelli di governo. 'Dovra' essere garantita la trasparenza delle diverse capacità fiscali per abitante prima e dopo la perequazione, in modo da rendere evidente i diversi flussi finanziari tra gli enti; è stabilito il concorso all'osservanza del patto di stabilità per ciascuna regione e ciascun ente locale nonchè l'introduzione a favore degli enti più virtuosi e meno virtuosi di un sistema rispettivamente premiante e sanzionatorio.
- Attuazione dell'articolo 119, quinto e sesto comma, della costituzione. 'E' prevista una specifica disciplina per l'attribuzione di risorse aggiuntive e interventi speciali- si spiega- in favore di determinati enti locali e regioni; gli interventi sono finanziati con contributi speciali dal bilancio dello stato, con i finanziamenti dell'unione europea e con i cofinanziamenti nazionali. E' prevista anche la possibilità di forme di fiscalità di sviluppò. Viene data inoltre attuazione al sesto comma dell'articolo 119 sul trasferimento di beni dallo stato al patrimonio di regioni ed enti locali.
- Sedi di coordinamento. Si prevede per la prima fase attuativa 'l'istituzione di una commissione paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale, della quale faranno parte i rappresentanti dei diversi livelli istituzionalì. La commissione 'dovra' raccogliere ed elaborare i dati in vista della predisposizione dei decreti legislativi da parte del governo, in un quadro di complessiva collaborazione e condivisione tra stato, regioni ed enti localì. Sull'esempio di importanti paesi europei di ispirazione federale (spagna, germania), inoltre, 'si prevede l'istituzione di una cabina di regia (denominata 'conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica'), quale sede condivisa tra tutti gli attori istituzionali coinvolti, con funzioni di verifica del funzionamento del nuovo sistema a regime e del corretto utilizzo del fondo perequativò.
- Regioni speciali. I decreti di attuazione dei rispettivi statuti 'dovranno assicurare il concorso delle regioni speciali al conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarieta' ed all'esercizio dei diritti e doveri da essi derivantì. Specifiche modalità saranno individuate per le regioni a statuto speciale i cui livelli di reddito pro-capite siano inferiori alla media nazionale.
- Fase transitoria. Saranno garantite, si puntualizza nella nota di palazzo chigi, 'la gradualita' del passaggio, in modo non traumatico, dal vecchio sistema basato sulla spesa storica al nuovo sistema fondato sul criterio dei costi standard; la sostenibilità del passaggio da parte di tutti i soggetti istituzionali; la congruità delle risorse a disposizione di ogni livello di governò.
- Salvaguardia. L'attuazione della legge 'deve essere compatibile con gli impegni finanziari assunti con il patto europeo di stabilita' e crescita. Le maggiori risorse finanziarie rese disponibili a seguito della riduzione delle spese determineranno una riduzione della pressione fiscale dei diversi livelli di governò.
Fonte: La Repubblica
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