venerdì 25 marzo 2011

Il Garigliano non è il Giappone, ma l'ex centrale è sommersa

Le foto-choc della centrale nucleare chiusa nell'82 invasa dalle acque dopo l'ultima esondazione del fiume Garigliano.
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centrale garigliano
centrale garigliano
Sessa Aurunca: Sono state le piogge intense e l'esondazione del fiume Garigliano dell'ultimo weekend autunnale a fare piazza pulita delle ultime tentazioni «nucleari» che si erano rivolte al confine fra Campania e Lazio. La zona era la stessa immortalata in queste immagini diffuse dal partito dei Verdi in Campania, lì dove sorge la centrale che aveva cominciato l'attività commerciale il 1° giugno del 1964 (la costruzione è durata cinque anni dal 1959 al primo gennaio del 1964) e che ha chiuso definitivamente i battenti il 1° marzo del 1982.
L'esondazione dell'ultimo fine settimana ha stravolto l'area della centrale che è «spenta», ma che contiene decine di quintali di materiale irradiato che non si sa, ancora, come e dove smaltire, e ricorda quelli che fra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 coinvolsero l'area.

Il terremoto dell'80, e anche le precedenti esondazioni del vicino corso d'acqua l'avevano messa in ginocchio. La centrale aveva un unico reattore da 150 megawatt che funzionava con barre di uranio leggermente arricchito ed era stata progettata su tecnologia della General Elettric per conto della Società Elettronucleare Nazionale Spa. Una controllata del gruppo Iri-Finelettrica che vedeva la compartecipazione di Finmeccanica e Finsider.

LO SMANTELLAMENTO - La centrale durante i suoi 18 anni di vita travagliata aveva avuto almeno sette incidenti con l'emissione conseguente di vapore acqueo nell'atmosfera o di acqua nel Garigliano. L'Enel ha sempre sostenuto che non c'è stato rilascio di radiazioni o di materiale inquinato dalle radiazioni, ma le associazioni ecologiste della zona hanno sostenuto il contrario. Dopo la tragedia di Chernobyl nella centrale c'erano ancora barre di uranio leggermente arricchite trasferite solo a cavallo degli anni Novanta a Trino Vercellese. Resta a tutt'oggi però il problema del «nuclear decommissioning», vale a dire del completo smantellamento della centrale, finora non è stata trovata difatti una soluzione per le scorie radioattive. La Sogin, società nata nel 1999, ha il compito di controllare, smantellare, decontaminare e gestire i rifiuti radioattivi degli impianti nucleari italiani dovrebbe provvedere allo smantellamento.

IL SARCOFAGO - L'unica idea portata avanti sembra sia quella immaginata anche nell'ultima crisi giapponese, ovvero costruire nell'area della centrale di un sarcofago di cemento armato dove stipare le scorie per poi fare del sito del Garigliano un laboratorio di ricerca per lo stoccaggio dei materiali irradiati. Solo qualche giorno fa la zona del Garigliano e quella del Sele erano state indicate dal governatore Caldoro come una possibile zona per l'insediamento delle nuove centrali che il Governo italiano ha in mente di costruire. Ora i Verdi domandano al governatore l'istituzione di una Commissione di inchiesta che faccia luce sulla situazione attuale del sito mentre l'ultimo allagamento dimostra senza se e senza ma che lì quella centrale «non s'ha da fare».

[Corriere del Mezzogiorno]

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FOTO/ Garigliano, l'ex centrale sommersa dall'acqua

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Fonte:Telefree
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Le foto-choc della centrale nucleare chiusa nell'82 invasa dalle acque dopo l'ultima esondazione del fiume Garigliano.
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Sessa Aurunca: Sono state le piogge intense e l'esondazione del fiume Garigliano dell'ultimo weekend autunnale a fare piazza pulita delle ultime tentazioni «nucleari» che si erano rivolte al confine fra Campania e Lazio. La zona era la stessa immortalata in queste immagini diffuse dal partito dei Verdi in Campania, lì dove sorge la centrale che aveva cominciato l'attività commerciale il 1° giugno del 1964 (la costruzione è durata cinque anni dal 1959 al primo gennaio del 1964) e che ha chiuso definitivamente i battenti il 1° marzo del 1982.
L'esondazione dell'ultimo fine settimana ha stravolto l'area della centrale che è «spenta», ma che contiene decine di quintali di materiale irradiato che non si sa, ancora, come e dove smaltire, e ricorda quelli che fra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 coinvolsero l'area.

Il terremoto dell'80, e anche le precedenti esondazioni del vicino corso d'acqua l'avevano messa in ginocchio. La centrale aveva un unico reattore da 150 megawatt che funzionava con barre di uranio leggermente arricchito ed era stata progettata su tecnologia della General Elettric per conto della Società Elettronucleare Nazionale Spa. Una controllata del gruppo Iri-Finelettrica che vedeva la compartecipazione di Finmeccanica e Finsider.

LO SMANTELLAMENTO - La centrale durante i suoi 18 anni di vita travagliata aveva avuto almeno sette incidenti con l'emissione conseguente di vapore acqueo nell'atmosfera o di acqua nel Garigliano. L'Enel ha sempre sostenuto che non c'è stato rilascio di radiazioni o di materiale inquinato dalle radiazioni, ma le associazioni ecologiste della zona hanno sostenuto il contrario. Dopo la tragedia di Chernobyl nella centrale c'erano ancora barre di uranio leggermente arricchite trasferite solo a cavallo degli anni Novanta a Trino Vercellese. Resta a tutt'oggi però il problema del «nuclear decommissioning», vale a dire del completo smantellamento della centrale, finora non è stata trovata difatti una soluzione per le scorie radioattive. La Sogin, società nata nel 1999, ha il compito di controllare, smantellare, decontaminare e gestire i rifiuti radioattivi degli impianti nucleari italiani dovrebbe provvedere allo smantellamento.

IL SARCOFAGO - L'unica idea portata avanti sembra sia quella immaginata anche nell'ultima crisi giapponese, ovvero costruire nell'area della centrale di un sarcofago di cemento armato dove stipare le scorie per poi fare del sito del Garigliano un laboratorio di ricerca per lo stoccaggio dei materiali irradiati. Solo qualche giorno fa la zona del Garigliano e quella del Sele erano state indicate dal governatore Caldoro come una possibile zona per l'insediamento delle nuove centrali che il Governo italiano ha in mente di costruire. Ora i Verdi domandano al governatore l'istituzione di una Commissione di inchiesta che faccia luce sulla situazione attuale del sito mentre l'ultimo allagamento dimostra senza se e senza ma che lì quella centrale «non s'ha da fare».

[Corriere del Mezzogiorno]

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