venerdì 18 marzo 2011

Il Colle snobba Vittorio Emanuele di Savoia

Diamo atto, con piacere, al Presidente Napolitano di non avere stretto la mano ai savoia..
(PdSUD)
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Marina Doria, Vittorio Emanuele di Savoia, Emanuele Filiberto di Savoia, Clotilde Coureau

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “non ha avuto tempo di stringerci la mano”. Lo ammette senza troppi imbarazziEmanuele Filiberto di Savoia . Vista l’occasione, la mancanza di tempo del capo dello Stato può stupire: Napolitano ha deposto ieri mattina al Pantheon, nel cuore di Roma capitale, una corona d’alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II, 150 anni dopo la sua proclamazione a Re dell’Italia unita. Ma che i discendenti dei Savoia venissero a presenziare, non era così scontato.

Vittorio Emanuele di Savoia è già finito al centro di una serie di inchieste: in un video mostrato dal Fatto Quotidiano poche settimane fa è in cella a Potenza mentre ammette per la prima volta di aver sparato al 19enne Dirk Hamer nel 1978 a Cavallo in Corsica, e si vanta di aver “fregato” i giudici che l’hanno assolto a Parigi. E ridacchia ricordando la pallottola che ferì a morte il ragazzo.Birgit Hamer, sorella di Dirk, due giorni fa ha scritto sul Fatto una lettera in cui chiedeva a Napolitano di non stringere la mano di un assassino.

Dal Quirinale nessuna risposta, ma per precauzione la famiglia Savoia è arrivata oltre quaranta minuti prima di Napolitano: da un lato il duca Amedeo d’Aosta e dall’altro il trio rinnegato dal resto della famiglia: Vittorio Emanuele, Marina Doria e il figlio Emanuele Filiberto (con moglie al seguito).

Verso le 9.30 di ieri mattina le autorità, dal sottosegretario Gianni Letta al sindaco di Roma fino al presidente del Senato, arrivano al Pantheon e sfilano tra i corazzieri del Quirinale. Arriva scortatissimo anche il premier Silvio Berlusconi, che saluta con la mano la (pochissima) gente – munita di bandierine tricolore distribuite in loco – che osserva da dietro le transenne. Poi sei moto e tre auto blindate fanno strada a Napolitano, che entra al Pantheon a deporre la corona d’alloro. Il tutto non dura più di dieci minuti. Il presidente esce e se ne va. E di seguito Berlusconi e gli altri. Passa quasi un quarto d’ora e si allontana dal monumento anche Amedeo d’Aosta.

I membri più noti e discussi della famiglia Savoia invece devono aver ricevuto la preghiera di attendere un po’ più a lungo prima di farsi vedere in pubblico. Trascorsi altri dieci minuti Vittorio Emanuele e la moglie fanno capolino dalle colonne di granito che compongono il pronao, avvicinano un esiguo gruppo di nostalgici monarchici che li aspetta e applaude (una decina di persone). Montano in macchina e se ne vanno, inavvicinabili per via delle transenne.

Solo Emanuele Filiberto si offre ai giornalisti e ai fan che gli chiedono quanto tornerà a ballare sotto le stelle. “Napolitano non aveva tempo, era di fretta… ma gli altri ci hanno stretto la mano, tutti!”, racconta Savoia jr. E non ha creato neanche un po’ d’imbarazzo che centinaia di migliaia di persone abbiano ascoltato dalla viva voce del padre la confessione dell’omicidio di Dirk, nel 1978, ripresa dalle microcamere dei magistrati di Potenza? “Io non so niente di questa storia, sono appena tornato dall’estero”, glissa lui. Gli regaliamo una copia di “Delitto senza castigo”, il libro in cui la Hamer ripercorre la notte in cui il fratello fu ferito a morte: il “Re” che insulta un gruppo di ragazzi, spara due colpi, prende Dirk alla gamba, promette di mandare un elicottero per portarlo in ospedale che però non arriverà mai. Poi il processo lampo alla corte d’Assise di Parigi, il ritorno della famiglia in Italia e il video in cui lo stesso Vittorio Emanuele racconta una verità opposta a quella processuale. “Lo leggerò e vi farò sapere”, conclude Emanuele Filiberto. Chissà se Napolitano, prima di incontrare Vittorio Emanuele proprio nel giorno più significativo per il nostro Paese, ha letto almeno la parte del libro in cui l’ “erede al trono” urla: “Italiani di merda, vi ammazzo tutti”.

Da Il Fatto Quotidiano del 18 marzo 2011



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Diamo atto, con piacere, al Presidente Napolitano di non avere stretto la mano ai savoia..
(PdSUD)
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Marina Doria, Vittorio Emanuele di Savoia, Emanuele Filiberto di Savoia, Clotilde Coureau

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “non ha avuto tempo di stringerci la mano”. Lo ammette senza troppi imbarazziEmanuele Filiberto di Savoia . Vista l’occasione, la mancanza di tempo del capo dello Stato può stupire: Napolitano ha deposto ieri mattina al Pantheon, nel cuore di Roma capitale, una corona d’alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II, 150 anni dopo la sua proclamazione a Re dell’Italia unita. Ma che i discendenti dei Savoia venissero a presenziare, non era così scontato.

Vittorio Emanuele di Savoia è già finito al centro di una serie di inchieste: in un video mostrato dal Fatto Quotidiano poche settimane fa è in cella a Potenza mentre ammette per la prima volta di aver sparato al 19enne Dirk Hamer nel 1978 a Cavallo in Corsica, e si vanta di aver “fregato” i giudici che l’hanno assolto a Parigi. E ridacchia ricordando la pallottola che ferì a morte il ragazzo.Birgit Hamer, sorella di Dirk, due giorni fa ha scritto sul Fatto una lettera in cui chiedeva a Napolitano di non stringere la mano di un assassino.

Dal Quirinale nessuna risposta, ma per precauzione la famiglia Savoia è arrivata oltre quaranta minuti prima di Napolitano: da un lato il duca Amedeo d’Aosta e dall’altro il trio rinnegato dal resto della famiglia: Vittorio Emanuele, Marina Doria e il figlio Emanuele Filiberto (con moglie al seguito).

Verso le 9.30 di ieri mattina le autorità, dal sottosegretario Gianni Letta al sindaco di Roma fino al presidente del Senato, arrivano al Pantheon e sfilano tra i corazzieri del Quirinale. Arriva scortatissimo anche il premier Silvio Berlusconi, che saluta con la mano la (pochissima) gente – munita di bandierine tricolore distribuite in loco – che osserva da dietro le transenne. Poi sei moto e tre auto blindate fanno strada a Napolitano, che entra al Pantheon a deporre la corona d’alloro. Il tutto non dura più di dieci minuti. Il presidente esce e se ne va. E di seguito Berlusconi e gli altri. Passa quasi un quarto d’ora e si allontana dal monumento anche Amedeo d’Aosta.

I membri più noti e discussi della famiglia Savoia invece devono aver ricevuto la preghiera di attendere un po’ più a lungo prima di farsi vedere in pubblico. Trascorsi altri dieci minuti Vittorio Emanuele e la moglie fanno capolino dalle colonne di granito che compongono il pronao, avvicinano un esiguo gruppo di nostalgici monarchici che li aspetta e applaude (una decina di persone). Montano in macchina e se ne vanno, inavvicinabili per via delle transenne.

Solo Emanuele Filiberto si offre ai giornalisti e ai fan che gli chiedono quanto tornerà a ballare sotto le stelle. “Napolitano non aveva tempo, era di fretta… ma gli altri ci hanno stretto la mano, tutti!”, racconta Savoia jr. E non ha creato neanche un po’ d’imbarazzo che centinaia di migliaia di persone abbiano ascoltato dalla viva voce del padre la confessione dell’omicidio di Dirk, nel 1978, ripresa dalle microcamere dei magistrati di Potenza? “Io non so niente di questa storia, sono appena tornato dall’estero”, glissa lui. Gli regaliamo una copia di “Delitto senza castigo”, il libro in cui la Hamer ripercorre la notte in cui il fratello fu ferito a morte: il “Re” che insulta un gruppo di ragazzi, spara due colpi, prende Dirk alla gamba, promette di mandare un elicottero per portarlo in ospedale che però non arriverà mai. Poi il processo lampo alla corte d’Assise di Parigi, il ritorno della famiglia in Italia e il video in cui lo stesso Vittorio Emanuele racconta una verità opposta a quella processuale. “Lo leggerò e vi farò sapere”, conclude Emanuele Filiberto. Chissà se Napolitano, prima di incontrare Vittorio Emanuele proprio nel giorno più significativo per il nostro Paese, ha letto almeno la parte del libro in cui l’ “erede al trono” urla: “Italiani di merda, vi ammazzo tutti”.

Da Il Fatto Quotidiano del 18 marzo 2011



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