Delle nostre considerazioni, suscitate dal pezzo di Zenone di Elea (alias Mino Errico) dal titolo : "Stringiamoci a coorte" che potete leggere in home page sul sito da lui gestito http://www.eleaml.org/ che fu voce delle acute e lucide riflessione del maestro di tutti noi Nicola Zitara.
di Andrea Balìa
Entriamo ...a coorte
Mi ripeterò nel dire, e non per spirito d’inutile piaggerìa o per comprovata amicizia, che le riflessioni di Zenone di Elea (alias Mino Errico) le leggo sempre con estremo interesse e curiosità, così come non mi succede spesso con altri, mentre mi succedeva ugualmente – con in aggiunta una susseguiosa ammirazione – per quelli di Nicola Zitara.
Mi riferisco, ovviamente, all’ultimo titolato “ Stringiamoci a coorte”, e mi piacerebbe fare delle modeste considerazioni.
Non credo il problema sia se fosse più risorgimentalista la destra o la sinistra. Entrambi hanno succhiato alla mammella italica, una con i valori esaltati della patria, dello stato unito sotto una bandiera ritenuta gloriosa, della “razza” italiana portati fino alla fanatica lettura e propaganda date dal fascismo, massima espressione della destra in Italia.
L’altra con il mito di Garibaldi, della rivoluzione popolare, un anticlericalismo latente in una troppo accentuata idea di laicità, come dice Zenone di Elea parlando della sinistra.
D’altro canto è vero che la destra , per ragioni connaturate al suo essere, s’è fatta paladina dei valori della tradizione, e che – come ha scritto Ruggero Guarini su “il Tempo” del 19 Febbraio c.m. in una lettera intestata a Napolitano dal titolo: "Napolitano citi Gramsci sull'Unità d'Italia : per i comunisti il Risorgimento fu solo una disgrazia!" citando per l’appunto Gramsci : «L'unità d'Italia non è avvenuta su basi di uguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno, nel rapporto territoriale città-campagna. Cioè, il Nord concretamente era una “piovra” che si è arricchita a spese del Sud e il suo incremento economico-industriale è stato in rapporto diretto con l'impoverimento dell'economia e dell'agricoltura meridionale. L'Italia settentrionale ha soggiogato l'Italia meridionale e le isole, riducendole a colonie di sfruttamento” e il progressista Salvemini : “Se dall'unità d'Italia il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata. E' caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone» o ancora il militante Pci Nicola Chiaromonte «L’impeto nazionale costringe gli italiani a rinunciare a una vera rivoluzione: gridando "Italia, Italia", si finisce col costringere le masse depauperate del popolo italiano a fuggire come "emigranti" dall'"Italia libera"». Dicendo al Presidente che : “Non posso, tuttavia, sottrarmi al dovere di ricordarle che a maledire lo stato che nacque dal Risorgimento non furono soltanto molti parrucconi reazionari ma anche alcune grosse menti di sinistra.”
Questo per dire che non esiste un primato di risorgimentalismo in nessuna dei due pensieri forti della politica.
Ciò detto il problema è un altro, volendolo portare ai nostri giorni, al procedere del meridionalismo e alle strade percorribili per portare il nostro Sud al riscatto e a far sì che si doti d’una ormai improcrastinabile rappresentatività politica.
Zitara ci ha dato perle di lettura ed analisi politica ed economica, come forse nessun altro e come giustamente Zenone di Elea ce ne ricorda nei titoli dei testi menzionati. Zitara, altresì, stupendo molti ed anche (per carità di patria ed onestà intellettuale vado a ricordarlo) il sottoscritto che d’impeto gli scrisse, fece nell’ultimo anno della sua vita delle considerazioni strategiche. Il Sud non può attendere ancora molto, di tempo non gliene resta granchè, pena la sua sopravvivenza, il suo esistere. L’invito, quindi, del maestro, a valutare strade di confronto anche con l’odiata politica istituzionale pur di “Entrare …a coorte”.
E qui l’argomento diventa ancor più delicato, dovendo entrare nel merito di valutazioni estremamente difficili. Di conseguenza steccati non potremo alzarne se non legati ad una lettura molto real politik : i nemici e le strade impercorribili sono tutto sommato non difficilmente individuabili. Chi fa dell’antimeridionalismo la sua bandiera, chi ne è alleato e da spazio e voce a tale posizione, ci mette nella condizione di doverlo aprioristicamente escludere. Chi vuole accoglierti, senza far troppe domande, pur di averti con sé sul carrozzone del vincitore da difendere e accrescere non lascia margini alle nostre idee. Tale sirena canta un canto adulatore che trova facili sponde in un meridionalismo d’accatto che s’allea col suo carnefice, con chi in un modo xenofobo e prevaricatore, d’un irrisolta avidità, ti sottrae ad esempio i Fondi Fas. Dovresti assumere un iter simile a “guardie e ladri”. Vedi l’esempio d’un Miccichè, sottosegretario al Cipe (erogatore dei Fondi Fas) che crea un movimento denominato Forza Sud, alleato col governo, per chiedere ciò che egli non ha dato. Pura follia da gioco napoletano, tristemente noto, delle tre carte.
E su posizioni simili s’attestano altre pseudo forze meridionaliste come quella del pivello ottantaduenne Scotti con Noi Sud, riscopertosi meridionalista in giovine età e anche lui accorso alla corte del capo, così come la Poli Bortone con Io Sud che, candidamente, dichiara : “si, sono per il Sud, ma il mio cuore batte sempre e solo a destra”. Insomma un appiattimento codino che non ci lascia grandi spazi operativi, se non con qualcuno che almeno a discuterci ti tratta con l’intento di voler capire e con dignità del tuo essere. Se son rose fioriranno…
Mi riferisco, ovviamente, all’ultimo titolato “ Stringiamoci a coorte”, e mi piacerebbe fare delle modeste considerazioni.
Non credo il problema sia se fosse più risorgimentalista la destra o la sinistra. Entrambi hanno succhiato alla mammella italica, una con i valori esaltati della patria, dello stato unito sotto una bandiera ritenuta gloriosa, della “razza” italiana portati fino alla fanatica lettura e propaganda date dal fascismo, massima espressione della destra in Italia.
L’altra con il mito di Garibaldi, della rivoluzione popolare, un anticlericalismo latente in una troppo accentuata idea di laicità, come dice Zenone di Elea parlando della sinistra.
D’altro canto è vero che la destra , per ragioni connaturate al suo essere, s’è fatta paladina dei valori della tradizione, e che – come ha scritto Ruggero Guarini su “il Tempo” del 19 Febbraio c.m. in una lettera intestata a Napolitano dal titolo: "Napolitano citi Gramsci sull'Unità d'Italia : per i comunisti il Risorgimento fu solo una disgrazia!" citando per l’appunto Gramsci : «L'unità d'Italia non è avvenuta su basi di uguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno, nel rapporto territoriale città-campagna. Cioè, il Nord concretamente era una “piovra” che si è arricchita a spese del Sud e il suo incremento economico-industriale è stato in rapporto diretto con l'impoverimento dell'economia e dell'agricoltura meridionale. L'Italia settentrionale ha soggiogato l'Italia meridionale e le isole, riducendole a colonie di sfruttamento” e il progressista Salvemini : “Se dall'unità d'Italia il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata. E' caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone» o ancora il militante Pci Nicola Chiaromonte «L’impeto nazionale costringe gli italiani a rinunciare a una vera rivoluzione: gridando "Italia, Italia", si finisce col costringere le masse depauperate del popolo italiano a fuggire come "emigranti" dall'"Italia libera"». Dicendo al Presidente che : “Non posso, tuttavia, sottrarmi al dovere di ricordarle che a maledire lo stato che nacque dal Risorgimento non furono soltanto molti parrucconi reazionari ma anche alcune grosse menti di sinistra.”
Questo per dire che non esiste un primato di risorgimentalismo in nessuna dei due pensieri forti della politica.
Ciò detto il problema è un altro, volendolo portare ai nostri giorni, al procedere del meridionalismo e alle strade percorribili per portare il nostro Sud al riscatto e a far sì che si doti d’una ormai improcrastinabile rappresentatività politica.
Zitara ci ha dato perle di lettura ed analisi politica ed economica, come forse nessun altro e come giustamente Zenone di Elea ce ne ricorda nei titoli dei testi menzionati. Zitara, altresì, stupendo molti ed anche (per carità di patria ed onestà intellettuale vado a ricordarlo) il sottoscritto che d’impeto gli scrisse, fece nell’ultimo anno della sua vita delle considerazioni strategiche. Il Sud non può attendere ancora molto, di tempo non gliene resta granchè, pena la sua sopravvivenza, il suo esistere. L’invito, quindi, del maestro, a valutare strade di confronto anche con l’odiata politica istituzionale pur di “Entrare …a coorte”.
E qui l’argomento diventa ancor più delicato, dovendo entrare nel merito di valutazioni estremamente difficili. Di conseguenza steccati non potremo alzarne se non legati ad una lettura molto real politik : i nemici e le strade impercorribili sono tutto sommato non difficilmente individuabili. Chi fa dell’antimeridionalismo la sua bandiera, chi ne è alleato e da spazio e voce a tale posizione, ci mette nella condizione di doverlo aprioristicamente escludere. Chi vuole accoglierti, senza far troppe domande, pur di averti con sé sul carrozzone del vincitore da difendere e accrescere non lascia margini alle nostre idee. Tale sirena canta un canto adulatore che trova facili sponde in un meridionalismo d’accatto che s’allea col suo carnefice, con chi in un modo xenofobo e prevaricatore, d’un irrisolta avidità, ti sottrae ad esempio i Fondi Fas. Dovresti assumere un iter simile a “guardie e ladri”. Vedi l’esempio d’un Miccichè, sottosegretario al Cipe (erogatore dei Fondi Fas) che crea un movimento denominato Forza Sud, alleato col governo, per chiedere ciò che egli non ha dato. Pura follia da gioco napoletano, tristemente noto, delle tre carte.
E su posizioni simili s’attestano altre pseudo forze meridionaliste come quella del pivello ottantaduenne Scotti con Noi Sud, riscopertosi meridionalista in giovine età e anche lui accorso alla corte del capo, così come la Poli Bortone con Io Sud che, candidamente, dichiara : “si, sono per il Sud, ma il mio cuore batte sempre e solo a destra”. Insomma un appiattimento codino che non ci lascia grandi spazi operativi, se non con qualcuno che almeno a discuterci ti tratta con l’intento di voler capire e con dignità del tuo essere. Se son rose fioriranno…
Andrea Balìa Partito del Sud - Napoli
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