TERZIGNO (NA) – I comuni di Boscoreale e Terzigno hanno reso noti i risultati delle analisi biologiche eseguite nella discarica di Cava Sari.
Il dott. Michele Moscariello, biologo reclutato dall’ente per effettuarle, ha depositato la relazione e ha messo a nudo ciò che realmente nasconde il “Ground zero” vesuviano.
Metalli pesanti pericolosi, sostanze altamente cancerogene, Nichel, Zinco, Alluminio e Boro hanno superato ampiamente i limiti stabiliti dalla legge e sopportabili dal metabolismo umano.
Il dato più allarmante però riguarda le falde acquifere in cui è stata riscontrata un’ altissima percentuale di Nichel e Boro, che per gli esperti di biologia è sinonimo di veleno.
L’analisi si è concentrata su cosiddetti “pozzi spia” creati ad hoc per analizzare le falde.
Nella relazione si legge, oltre ai dati allarmanti, una forte critica alla gestione del territorio da parte degli enti preposti che hanno ignorato gli allarmi e gli studi svolti precedentemente.
La conclusione è drammatica: tali sostanze hanno compromesso in modo irreversibile tutta un’area protetta!
Il dott. Moscariello conclude il documento con una richiesta esplicita di ulteriori ed urgenti verifiche:
“Alla luce di quanto sopra espresso, si ritiene pertanto necessario, effettuare ulteriori indagini analitiche sulla falda raccogliendo una campagna di misure rappresentative delle possibili fluttuazioni della stessa, e verificando preliminarmente la corretta ubicazione dei pozzi spia attraverso un’accurata indagine idrogeologica dell’area.
Tuttavia pur ritenendo necessario approfondire lo studio anzidetto, nonostante i risultati delle analisi dell’Arpac e quelli dell’Asia abbiano puntualmente evidenziato il superamento delle Csc di molti parametri e tra questi quelli di metalli pericolosi e di sostanze fortemente cancerogene, appare grave ed incomprensibile che non siano state adottate dall’Asia e dagli organi preposti al controllo tutte le procedure operative previste dall’Art. 242 del Decreto Legislativo 152/2006.
L’adozione di tali misure andava attuata sin dai primi rilievi eseguiti dall’Arpac nel 2009 in un’area in cui lo stato ambientale risultava già fortemente compromesso. Erano auspicabili solo interventi volti al suo risanamento.
Sono invece state adottate scelte non solo in deroga alle normative vigenti, ma volte anche a compromettere in maniera irreversibile tutta un’area protetta.”
Questa relazione ha messo nero su bianco le motivazioni delle proteste dei cittadini vesuviani e ha creato ombre su tutte le discariche del territorio nazionale. Cosa si sversa realmente in questi “buchi” del terreno? L’avvelenamento dell’area e il danno irreversibile all’ecosistema è solo una questione campana o siamo tutti a rischio?
Nella foto le conclusioni delle analisi
GUARDA IL DOCUMENTO UFFICIALE RESO PUBBLICO DAL COMUNEFonte:Infooggi
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