A differenza di quanto avviene nel resto d’Europa, in Italia non si registra alcun allineamento dei valori del Pil pro capite delle varie Regioni. Nel periodo 2000-2008 non si evince alcuna riduzione della distanza tra le regioni in ritardo di sviluppo e quelle più ricche.
Un dato che deve far riflettere anche i più scettici sul fatto che la cosiddetta “questione meridionale” sia un problema al quale non si trovino contromisure di nessun tipo. Dal 1861, anno dell’unificazione del paese in cui i Pil del Nord e del Sud erano livellati, si è assistito ad uno sbilanciamento a favore del Centro-Nord, soprattutto nel periodo tra il 1880 e il 1951. Da allora nessun governo ha mai provveduto a ridurre il divario creatosi.
Il prodotto interno lordo, nel Sud Italia, equivale praticamente alla metà di quello del Nord: a fronte dei 17.900 euro pro-capite di ricchezza prodotta nel Mezzogiorno, al Nord l'economia è di oltre 31.000 euro a persona.
Alcune regioni settentrionali piazzano bene i loro prodotti fuori dai confini territoriali mentre altre del meridione con valori di dipendenza dall'esterno oltre il 30%.
Tra le Province, quella di Bolzano con i suoi 34.400 euro, é prima in Italia nella classifica del Pil pro capite. Tra le Regioni, fanalino di coda è la Campania dove il Pil pro-capite è pari a 16.900 euro, preceduta dalla Calabria con 17.000 euro a persona. In testa, invece, la Lombardia con 33.600 euro a testa. I dati si riferiscono al 2008, prima dunque della grande crisi che ha visto lasciare sul terreno qualche punto di ricchezza a livello nazionale.
Se si considera il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, al Mezzogiorno si registra un valore pari al 64,1% rispetto a quello del Centro-Nord, il che significa che un abitante del Sud può spendere e investire quasi il 36% in meno di quanto può spendere un abitante del Nord.
In Campania la disponibilità di reddito lordo pro-capite è di 12.100 euro in un anno, in Sicilia di 12.200 euro, contro i 20.600 euro della Lombardia.
Fonte:Napoli.com
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