Di Tommaso Sodano
Una
notizia che non è apparsa sui grandi organi di informazione ma che è paradigmatica del gravissimo deficit democratico che sta vivendo il nostro
Paese. Tre giovani
studenti, animati dalla voglia di costruire un pezzo di verità attorno alla
discarica della vergogna costruita all’interno del Parco nazionale del
Vesuvio, con una telecamerina si sono recati presso la ex Sari di località
Pozzelle, nel comune di
Terzigno per riprendere il pattume lì sversato.
Ma forse non tutti sanno che nell’anno di grazia 2010, nel Paese del duo
Bertolaso & Berlusconi filmare o fotografare un sito come quello di Terzigno, catalogato come “area di interesse strategico nazionale”, è reato, è vietato dalla legge. E infatti puntuale sul posto arriva una pattuglia dei
carabinieri che ferma i tre giovani e li porta in
Caserma e i tre giovani vengono denunciati a a piede libero per la violazione dell’articolo 650 del codice penale: “
inosservanza dei provvedimenti dell’autorità“.
È accaduto mercoledi 23 giugno nel pomeriggio a
Terzigno: gli studenti erano saliti fino alla discarica per filmare l’attività dell’
impianto, almeno dall’esterno. “L’ intenzione era quella di girare un documentario in grado di sensibilizzare quella parte di popolazione che pare non interessarsi affatto al problema delle
discariche, inconsapevole dei gravi rischi di salute a cui va incontro. Volevo portare il documentario in visione nelle scuole, dargli risalto tramite
internet: è assurdo ma già a partire da
Pompei molta gente non è a conoscenza nè della discarica nè dei disagi che tanti cittadini di
Boscoreale e Terzigno stanno vivendo.”
Questa la volontà dichiarata da Francesco
Servino, uno dei tre giovani fermati. Volevano realizzare un documentario, una sorta di
reportage amatoriale che, tuttavia, sarebbe servito a denunciare il paradosso di un sito di immondizia in una
riserva naturale. I carabinieri che li hanno incrociati , glielo hanno impedito e li hanno formalmente denunciati alla procura della
Repubblica. Il fatto grave ha creato una forte mobilitazione, attestati di solidarietà e tanta preoccupazione per questa
limitazione della libertà di espressione .
In realtà il fatto rende esplicito quello che è avvenuto in
Campania con la equiparazione,voluta da Bertolaso, degli impianti per la gestione dei rifiuti a siti militari strategici, facendo venir meno la possibilità di vigilanza e controllo da parte dei
cittadini e delle stesse istituzioni locali. Una sorta di
extraterritorialità che espropria le comunità locali da qualsiasi azione di tutela e che rappresenta il modello sperimentale su cui nei prossimi anni a il
Governovorrà cimentarsi con la realizzazione delle centrali
nucleari. In realtà questo episodio rappresenta l’anticipazione della legge bavaglio, una intimidazione inaudita contro cui bisogna reagire energicamente. Ma in reltà dobbiamo porci anche una semplice domanda: ma cosa si vuole
nascondere nella discarica di Terzigno? E oltre alla solidarietà ai giovani bisogna che sulla questione si apra una discussione nazionale e se c’è qualche oppositore in
Parlamento batta un colpo!
Fonte: Il fatto quotidiano.
Di Tommaso Sodano
Una
notizia che non è apparsa sui grandi organi di informazione ma che è paradigmatica del gravissimo deficit democratico che sta vivendo il nostro
Paese. Tre giovani
studenti, animati dalla voglia di costruire un pezzo di verità attorno alla
discarica della vergogna costruita all’interno del Parco nazionale del
Vesuvio, con una telecamerina si sono recati presso la ex Sari di località
Pozzelle, nel comune di
Terzigno per riprendere il pattume lì sversato.
Ma forse non tutti sanno che nell’anno di grazia 2010, nel Paese del duo
Bertolaso & Berlusconi filmare o fotografare un sito come quello di Terzigno, catalogato come “area di interesse strategico nazionale”, è reato, è vietato dalla legge. E infatti puntuale sul posto arriva una pattuglia dei
carabinieri che ferma i tre giovani e li porta in
Caserma e i tre giovani vengono denunciati a a piede libero per la violazione dell’articolo 650 del codice penale: “
inosservanza dei provvedimenti dell’autorità“.
È accaduto mercoledi 23 giugno nel pomeriggio a
Terzigno: gli studenti erano saliti fino alla discarica per filmare l’attività dell’
impianto, almeno dall’esterno. “L’ intenzione era quella di girare un documentario in grado di sensibilizzare quella parte di popolazione che pare non interessarsi affatto al problema delle
discariche, inconsapevole dei gravi rischi di salute a cui va incontro. Volevo portare il documentario in visione nelle scuole, dargli risalto tramite
internet: è assurdo ma già a partire da
Pompei molta gente non è a conoscenza nè della discarica nè dei disagi che tanti cittadini di
Boscoreale e Terzigno stanno vivendo.”
Questa la volontà dichiarata da Francesco
Servino, uno dei tre giovani fermati. Volevano realizzare un documentario, una sorta di
reportage amatoriale che, tuttavia, sarebbe servito a denunciare il paradosso di un sito di immondizia in una
riserva naturale. I carabinieri che li hanno incrociati , glielo hanno impedito e li hanno formalmente denunciati alla procura della
Repubblica. Il fatto grave ha creato una forte mobilitazione, attestati di solidarietà e tanta preoccupazione per questa
limitazione della libertà di espressione .
In realtà il fatto rende esplicito quello che è avvenuto in
Campania con la equiparazione,voluta da Bertolaso, degli impianti per la gestione dei rifiuti a siti militari strategici, facendo venir meno la possibilità di vigilanza e controllo da parte dei
cittadini e delle stesse istituzioni locali. Una sorta di
extraterritorialità che espropria le comunità locali da qualsiasi azione di tutela e che rappresenta il modello sperimentale su cui nei prossimi anni a il
Governovorrà cimentarsi con la realizzazione delle centrali
nucleari. In realtà questo episodio rappresenta l’anticipazione della legge bavaglio, una intimidazione inaudita contro cui bisogna reagire energicamente. Ma in reltà dobbiamo porci anche una semplice domanda: ma cosa si vuole
nascondere nella discarica di Terzigno? E oltre alla solidarietà ai giovani bisogna che sulla questione si apra una discussione nazionale e se c’è qualche oppositore in
Parlamento batta un colpo!
Fonte: Il fatto quotidiano.
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