sabato 29 maggio 2010

La grande bugia del Sud evasore


di Lino Patruno


Questa non vuol essere una difesa dell’economia sommersa del Sud. Ma vuole essere l’ennesima sconcertata difesa di un Sud che prima o poi sarà considerato la causa di tutti i mali terreni: compresa l’attuale crisi finanziaria planetaria. Dire che nel Sud ci sono percentuali «inaccettabili» di evasione fiscale, come l’85 per cento in Calabria e il 63 in Sicilia, è dire probabilmente la verità. Ma dirlo dopo averlo detto altre mille volte è dire un’altra verità: nulla è stato fatto finora per impedirlo. Soprattutto significa trovare sempre il cattivo di tutte le situazioni, il Sud che andava eliminato alla nascita perché non facesse danni.

Ora c’è sommerso e sommerso. L’idraulico che viene dopo averlo implorato per settimane, sta dieci minuti e si becca 40 euro senza ricevuta, ci fa arrabbiare tutti. Ma l’alternativa è il rubinetto che continua a perdere. E se potessimo mettere in detrazione quella spesa, anche l’idraulico non avrebbe scappatoie.
E così con l’estetista dei massaggi a domicilio. E con l’infermiere che viene a fare l’iniezione. E col medico dalla doppia tariffa, fattura o no? Ma in Italia è più facile che Simona Ventura diventi una gentildonna che non un controllo incrociato del fisco fra chi incassa e chi spende. Ciò che è normale nel resto del mondo.

Poi c’è il sommerso di chi prende mille euro al mese e deve arrotondare. Più che dell’arrotondamento in nero, cioè dell’evasione, dovremmo indignarci dei mille euro al mese nel Paese coi più bassi salari in Europa. C’è il sommerso delle pizzerie e dei bar che non staccano uno scontrino fiscale neanche sotto tortura, ma tu non glielo chiedi per quieto vivere e lui è spesso uno sfessato che ha aperto per campare. C’è il sommerso della piccola impresa edile che ristruttura, ripara, fa manutenzione, quelle «invisibili» in cui ci sono più incidenti sul lavoro che fatture. Andrebbero combattute e basta, benché se spariscono è complicato trovare una azienda più grande e in regola ma agli stessi prezzi. E c’è il sommerso dell’agricoltura, dove ribattono che se pagassero tutto (soprattutto i contributi) diventeremmo un deserto di terre abbandonate e mangeremmo solo banane tropicali.

Che tutto il sommerso sia una grande evasione, è vero come è vero che con Lippi la nostra nazionale di calcio sarà eliminata al primo turno mondiale. Ma tacciarlo di grande illegalità come se dietro al sommerso al Sud ci sia solo la malavita comincia a essere antimeridionalismo. È una concorrenza inaccettabile per chi rispetta le leggi e paga tutto. Ma molto spesso è l’alternativa a un lavoro che non si trova. E un’alternativa alla difficoltà di sopravvivere in un Sud in cui 150 di storia dell’Unità non hanno ancora dato parità di condizioni rispetto al Nord per avviare un’attività. E forse un’alternativa a una rivolta sociale. Anche i sindacati, sapendolo, chiudono un occhio.

Ecco perché sembriamo più ricchi di quanto dicono le cifre, e probabilmente lo siamo. Ecco perché in giro si vede un livello di consumi altrimenti inspiegabile. Ecco perché in Puglia, il cui reddito individuale è del 30 per cento in meno del Nord, il 30 per cento di economia sommersa quasi compensa.

Il sommerso andrebbe spazzato via senza tentennamenti, anche perché in molti casi nasconde sfruttamenti se non schiavismi. Ma allora spetta allo Stato creare le condizioni perché investire al Sud non sia più costoso che al Nord: insomma perché sia possibile emergere. Come avvenuto nel mitico Nordest, esploso da una evasione fiscale molto più ampia. Ma dove tutto attorno, dalle banche alla pubblica amministrazione ai servizi, ha consentito alle fabbrichette di diventare fabbriche. Mentre da noi, più che fabbrichette, ci sono singoli lavoratori in nero. E nulla che li aiuti se volessero fare il grande passo e crescere alla luce del sole.

E poi, questo Sud presunto più evasore del Nord. È improbabile che siano soprattutto sudisti quei furbetti che hanno portato i soldi nei paradisi fiscali all’estero e ci hanno fatto il favore di rientrare pagando solo il 5 per cento. Sono per due terzi lombardi i nomi della attuale lista Falciani da 6 miliardi di euro. È impossibile che parli sudista un’evasione fiscale da 120 miliardi l’anno e senza pari nel mondo. È impossibile che siano molto sudiste le grandi rendite finanziarie graziosamente tassate solo con la miseria del 12 per cento. Perché sarebbe l’unico caso nella storia universale in cui i poveri non solo evadono più dei ricchi, ma hanno tanti soldi da evadere tanto.

È più probabile che, visto che ci sono questi brutti sporchi e cattivi dei meridionali, sia comodo dargli addosso anche per questo. E poi piazzargli la soluzione finale del federalismo fiscale, si arrangino coi loro soldi visto che ne hanno tanti per evadere. Verrebbe voglia di dire che un giorno pagheranno tutto, ma quel giorno non arriva mai e la grande menzogna continua.

Fonte:La Gazzetta del Mezzogiorno del 28/05/2008
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di Lino Patruno


Questa non vuol essere una difesa dell’economia sommersa del Sud. Ma vuole essere l’ennesima sconcertata difesa di un Sud che prima o poi sarà considerato la causa di tutti i mali terreni: compresa l’attuale crisi finanziaria planetaria. Dire che nel Sud ci sono percentuali «inaccettabili» di evasione fiscale, come l’85 per cento in Calabria e il 63 in Sicilia, è dire probabilmente la verità. Ma dirlo dopo averlo detto altre mille volte è dire un’altra verità: nulla è stato fatto finora per impedirlo. Soprattutto significa trovare sempre il cattivo di tutte le situazioni, il Sud che andava eliminato alla nascita perché non facesse danni.

Ora c’è sommerso e sommerso. L’idraulico che viene dopo averlo implorato per settimane, sta dieci minuti e si becca 40 euro senza ricevuta, ci fa arrabbiare tutti. Ma l’alternativa è il rubinetto che continua a perdere. E se potessimo mettere in detrazione quella spesa, anche l’idraulico non avrebbe scappatoie.
E così con l’estetista dei massaggi a domicilio. E con l’infermiere che viene a fare l’iniezione. E col medico dalla doppia tariffa, fattura o no? Ma in Italia è più facile che Simona Ventura diventi una gentildonna che non un controllo incrociato del fisco fra chi incassa e chi spende. Ciò che è normale nel resto del mondo.

Poi c’è il sommerso di chi prende mille euro al mese e deve arrotondare. Più che dell’arrotondamento in nero, cioè dell’evasione, dovremmo indignarci dei mille euro al mese nel Paese coi più bassi salari in Europa. C’è il sommerso delle pizzerie e dei bar che non staccano uno scontrino fiscale neanche sotto tortura, ma tu non glielo chiedi per quieto vivere e lui è spesso uno sfessato che ha aperto per campare. C’è il sommerso della piccola impresa edile che ristruttura, ripara, fa manutenzione, quelle «invisibili» in cui ci sono più incidenti sul lavoro che fatture. Andrebbero combattute e basta, benché se spariscono è complicato trovare una azienda più grande e in regola ma agli stessi prezzi. E c’è il sommerso dell’agricoltura, dove ribattono che se pagassero tutto (soprattutto i contributi) diventeremmo un deserto di terre abbandonate e mangeremmo solo banane tropicali.

Che tutto il sommerso sia una grande evasione, è vero come è vero che con Lippi la nostra nazionale di calcio sarà eliminata al primo turno mondiale. Ma tacciarlo di grande illegalità come se dietro al sommerso al Sud ci sia solo la malavita comincia a essere antimeridionalismo. È una concorrenza inaccettabile per chi rispetta le leggi e paga tutto. Ma molto spesso è l’alternativa a un lavoro che non si trova. E un’alternativa alla difficoltà di sopravvivere in un Sud in cui 150 di storia dell’Unità non hanno ancora dato parità di condizioni rispetto al Nord per avviare un’attività. E forse un’alternativa a una rivolta sociale. Anche i sindacati, sapendolo, chiudono un occhio.

Ecco perché sembriamo più ricchi di quanto dicono le cifre, e probabilmente lo siamo. Ecco perché in giro si vede un livello di consumi altrimenti inspiegabile. Ecco perché in Puglia, il cui reddito individuale è del 30 per cento in meno del Nord, il 30 per cento di economia sommersa quasi compensa.

Il sommerso andrebbe spazzato via senza tentennamenti, anche perché in molti casi nasconde sfruttamenti se non schiavismi. Ma allora spetta allo Stato creare le condizioni perché investire al Sud non sia più costoso che al Nord: insomma perché sia possibile emergere. Come avvenuto nel mitico Nordest, esploso da una evasione fiscale molto più ampia. Ma dove tutto attorno, dalle banche alla pubblica amministrazione ai servizi, ha consentito alle fabbrichette di diventare fabbriche. Mentre da noi, più che fabbrichette, ci sono singoli lavoratori in nero. E nulla che li aiuti se volessero fare il grande passo e crescere alla luce del sole.

E poi, questo Sud presunto più evasore del Nord. È improbabile che siano soprattutto sudisti quei furbetti che hanno portato i soldi nei paradisi fiscali all’estero e ci hanno fatto il favore di rientrare pagando solo il 5 per cento. Sono per due terzi lombardi i nomi della attuale lista Falciani da 6 miliardi di euro. È impossibile che parli sudista un’evasione fiscale da 120 miliardi l’anno e senza pari nel mondo. È impossibile che siano molto sudiste le grandi rendite finanziarie graziosamente tassate solo con la miseria del 12 per cento. Perché sarebbe l’unico caso nella storia universale in cui i poveri non solo evadono più dei ricchi, ma hanno tanti soldi da evadere tanto.

È più probabile che, visto che ci sono questi brutti sporchi e cattivi dei meridionali, sia comodo dargli addosso anche per questo. E poi piazzargli la soluzione finale del federalismo fiscale, si arrangino coi loro soldi visto che ne hanno tanti per evadere. Verrebbe voglia di dire che un giorno pagheranno tutto, ma quel giorno non arriva mai e la grande menzogna continua.

Fonte:La Gazzetta del Mezzogiorno del 28/05/2008
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