sabato 17 aprile 2010

Nel Palazzo cresce la voglia di elezioni anticipate


Come finirà lo scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini? Tutto è possibile, ascoltando i parlamentari del Popolo della Libertà e della Lega Nord. Affaritaliani.it ha fatto una serie di telefonate per capire l'umore del Palazzo. Punto primo. Se i due leader del Pdl ricuciono è perché il presidente della Camera fa marcia indietro. Almeno parziale. Il Cavaliere questa volta non intende cedere. Ma se l'ex leader di Alleanza Nazionale resterà sulle sue posizioni, e quindi darà vita a gruppi autonomi in Parlamento, l'ipotesi più probabile e che si vada alla rottura. Molti deputati e senatori di Centrodestra, esclusi i finiani, stanno seriamente pensando alle elezioni politiche anticipate a giugno. Un modo per liberarsi dell'ormai scomodo alleato, "sempre più simile a Casini", spiega un ex Forza Italia. Il problema è che per tornare alle urne la palla non è in mano, o meglio non solo, al premier.

Il capo dello Stato prima di sciogliere le Camere per la seconda volta nel suo mandato ci penserà bene. E i finiani tenteranno di mettere in piedi un governo di unità nazionale. Con la sponda del Pd, visto che Bersani ha definito il voto "una pazzia". Ma i numeri - assicurano dal Pdl - non ci sono. Anche perché l'Idv di Antonio Di Pietro si è sempre detto contrario a esecutivi di transizione. L'Udc, soprattutto al Senato, non è sufficiente. I finiani sono troppo pochi e perfino la minoranza del Partito Democratico potrebbe tentare la carta delle urne. Umberto Bossi è stato il primo a parlare di elezioni, probabilmente anche per cercare di mettere paura a Fini. Ma anche la Lega sa che forse è meglio perdere un paio di mesi o tre piuttosto che mettere a rischio le riforme. Federalismo in testa. La tentazione del Cavaliere e del Senatùr di ricorrere al voto per poi governare tranquilli è forte. I sondaggi sono dalla loro parte. Ma è anche vero che gli italiani sono anche stanchi di votare, come ha dimostrato l'alta astensione alle ultime Regionali. E non sarebbe certo una passeggiata...

Fonte:Affaritaliani
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Come finirà lo scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini? Tutto è possibile, ascoltando i parlamentari del Popolo della Libertà e della Lega Nord. Affaritaliani.it ha fatto una serie di telefonate per capire l'umore del Palazzo. Punto primo. Se i due leader del Pdl ricuciono è perché il presidente della Camera fa marcia indietro. Almeno parziale. Il Cavaliere questa volta non intende cedere. Ma se l'ex leader di Alleanza Nazionale resterà sulle sue posizioni, e quindi darà vita a gruppi autonomi in Parlamento, l'ipotesi più probabile e che si vada alla rottura. Molti deputati e senatori di Centrodestra, esclusi i finiani, stanno seriamente pensando alle elezioni politiche anticipate a giugno. Un modo per liberarsi dell'ormai scomodo alleato, "sempre più simile a Casini", spiega un ex Forza Italia. Il problema è che per tornare alle urne la palla non è in mano, o meglio non solo, al premier.

Il capo dello Stato prima di sciogliere le Camere per la seconda volta nel suo mandato ci penserà bene. E i finiani tenteranno di mettere in piedi un governo di unità nazionale. Con la sponda del Pd, visto che Bersani ha definito il voto "una pazzia". Ma i numeri - assicurano dal Pdl - non ci sono. Anche perché l'Idv di Antonio Di Pietro si è sempre detto contrario a esecutivi di transizione. L'Udc, soprattutto al Senato, non è sufficiente. I finiani sono troppo pochi e perfino la minoranza del Partito Democratico potrebbe tentare la carta delle urne. Umberto Bossi è stato il primo a parlare di elezioni, probabilmente anche per cercare di mettere paura a Fini. Ma anche la Lega sa che forse è meglio perdere un paio di mesi o tre piuttosto che mettere a rischio le riforme. Federalismo in testa. La tentazione del Cavaliere e del Senatùr di ricorrere al voto per poi governare tranquilli è forte. I sondaggi sono dalla loro parte. Ma è anche vero che gli italiani sono anche stanchi di votare, come ha dimostrato l'alta astensione alle ultime Regionali. E non sarebbe certo una passeggiata...

Fonte:Affaritaliani
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1 commento:

Gianfranco Lillo ha detto...

...E speriamo veramnente di andare ad elezioni anticipate per anticipare l'indipendenza del Sud.
La maggioranza, così com'è, non può andare lontano, visto lo spadroneggiare di Bossi che, incurante di tutto, tratta Fini come il servo sciocco dell'alleanza, con il consenso di Berlusconi.
A questo punto, Fini dovrà decidere : o rimanere nella maggioranza con un ruolo ridimensionato e appiattito su Lega e F.I.(padroni incontrastati del potere), oppure fare il passo che fece Bertinotti, facendo cadere il governo Prodi, e dare una spallata alla maggioranza, riaffermando il ruolo politico dell'ex A.N.. Per il Sud non cambia assolutamente nulla fra PDL e PD.
La cosa interessante è che, se la maggioranza và a gambe all'aria, la lega vedrà interrotte le sue strategie anti-Sud e potrà reagire facendo passi azzardati e forzando i tempi della politica parlamentare, potendo contare sul controllo totale delle regioni del Nord.
Quello che potrebbe fare, è tutto da vedere...certo, non starà con le mani in mano e subire uno stop all'egemonia settentrionale sul resto della penisola.
Se invece si va ad elezioni e vince la destra ma senza AN, avremo un'accelerata del distacco del Nord e un veloce radicamento di AN nei territori del Sud, in funzione anti-lega e in chaive retorica-risorgimentale incentrata sull'unità italiana messa in pericolo dalla Lega.
Il PD non ha ruolo, è fuori da ogni gioco, sia al Sud che al Nord, con qualche speranza al centro, con Toscana e Emilia-Romagna.
Conseguenza di tutto questo, contrapposizione frontale SUD-Nord in uno scontro che potrebbe riservare sorprese di spessore.
Dunque, prepariamoci a soluzioni che potrebbero avere il campo di disputa anche fuori dai "normali" luoghi deputati per la politica.
In tutto questo, il Sud resterà a guardare e si schiererà con i tricolorati di AN che, a quel punto, non potranno che sfoggiare tutto l'armamentario dei "fratelli d'italia", in perfetto stile tricolorato e risorgimentale.
Oggi più che mai, il SUD, quello vero, quello che non si riconosce in destre, sinistre e centri di nulla, prenda coscienza e si prepari a scendere in piazza con attivisti di polso, per lanciare il messaggio di INDIPENDEZA ORA E SUBITO, contro ogni imbroglio truffaldino.
Se il Sud non si muoverà subito, correrà il rischio di dover riconquistare, nei prossimi anni, l'unità dello stivale pagando col proprio sangue per l'ennesima volta e fare il gioco dei padroni del vapore.

 
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