domenica 7 febbraio 2010

Nucleare, il 'no' del ministro leghista e i timori delle regioni meridionali


Santochirico: «Vorremmo conoscere la politica energetica del governo, un piano complessivo e non la legge 99 che ritorna al nucleare senza sapere quando, dove e come stabilirlo»

Il governo vuole il nucleare, ma nessuna regione da la disponibilità ad accogliere impianti o siti di scorie. È il caso del Veneto del candidato governatore e ministro leghista Luca Zaia: «Il Veneto la sua parte l'ha già fatta con il rigassificatore al largo delle coste e con la riconversione al carbone di Porto Tolle. Da quel che ci dicono i tecnici, il nostro bilancio è positivo». Atteggiamento che preoccupa non poco gli amministratori meridionali. L'assessore all'ambiente della Regione Basilicata Vincenzo Santochirico lancia l'allarme: «Temiamo che alcune scelte negative possano ricadere sul Mezzogiorno. Anziché essere destinatari di risorse per lo sviluppo rischiamo di diventare destinatari di scelte che altre regioni del nord non vogliono. Abbiamo rafforzato le linee di tutela e difesa della nostra sovranità e autonomia. Per capirci: Noi non ci fidiamo!».

Inevitabilmente il dibattito sul nucleare si interseca con la campagna elettorale per le regionali, mostrando tutta la fragilità del centrodestra. Fragilità che da un luogo a un timore ben definito, che l'attuale baricentro della dialettica politica possa far cadere la scelta tutta dell'esecutivo nazionale di ritorno al nucleare sul Mezzogiorno. Timore espresso senza possibili fraintendimenti da Vincenzo Santochirico, assessore all'Ambiente della Basilicata: «Temiamo che alcune scelte negative possano ricadere sul Mezzogiorno. Anziché essere destinatari di risorse per lo sviluppo rischiamo di diventare destinatari di scelte che altre regioni del nord non vogliono. Abbiamo rafforzato le linee di tutela e difesa della nostra sovranità e autonomia», spiega l'assessore e ambientalista, «Non ci fidiamo per capirci». E una controprova della ragione di Santochirico sono le dichiarazioni del ministro Zaia: «Il Veneto la sua parte l'ha già fatta con il rigassificatore al largo delle coste e con la riconversione al carbone di Porto Tolle. Da quel che ci dicono i tecnici, il nostro bilancio è positivo», afferma il ministro candidato alla presidenza della Regione Veneto. Ma la nota che allarma i governatori meridionali è nel merito della localizzazione di possibili centrali e depositi di scorie. «Il federalismo bisogna meritarselo», profetizza Zaia, «se il diritto all'autonomia di una comunità viene invocato da chi ha sommerso intere città di rifiuti, il sospetto di strumentalità è legittimo», quindi «il futuro non sono le leggi quadro - spiega - ma le trattative bilaterali condotte tra Stato e Regioni responsabili». Con queste dichiarazioni si delinea la strategia dell'esecutivo nazionale per il ritorno al nucleare. E nel caso di una delle tre regioni autrici di una giurisdizione federalista in materia, l'assessore Santochirico parla di «un accanimento contro la Regione Basilicata, contro i suoi cittadini e le sue istituzioni». Non è un atto di rispetto verso le autonomie locali che si vanno sbandierando «impugnare una legge nella quale noi abbiamo riaffermato il principio molto semplice: non ci possono essere centrali e depositi di scorie senza una intesa con la Regione». Per Santochirico «il provvedimento di Scajola, sollecitato al cdm, testimonia che c'è una volontà di sovrapporre la sovranità regionale alle decisioni del governo su una materia che ci ha visti contro a Scanzano Jonico e ci vedrà contro anche nelle prossime ore, disponibili a resistere se vogliono portare in Basilicata scorie o centrali». Un piano energetico nazionale che fa acqua da tutte le parti. «Saremmo curiosi di conoscere qual'è il piano del governo, se queste decisioni spettano loro. Noi ci siamo dati un piano energetico regionale con una opzione chiara: tutta la produzione energetica per soddisfare il fabbisogno verrà tutta da fonti rinnovabili. Vorremmo sapere qual'è la politica energetica dell'Italia in un piano complessivo e non solo con la legge 99 che ritorna al nucleare senza fissare il quando e il dove di come fissare queste scelte». Una forzatura il ricorso alla Corte Costituzionale senza aspettare che la medesima si pronunci su un altro ricorso: «Noi avevamo impugnato già la legge 99 e sarebbe stato sensato attendere il responso prima di intraprendere questa iniziativa. Se non lo si è fatto è perché si vuole forzare la mano».

Fonte: AMI
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Santochirico: «Vorremmo conoscere la politica energetica del governo, un piano complessivo e non la legge 99 che ritorna al nucleare senza sapere quando, dove e come stabilirlo»

Il governo vuole il nucleare, ma nessuna regione da la disponibilità ad accogliere impianti o siti di scorie. È il caso del Veneto del candidato governatore e ministro leghista Luca Zaia: «Il Veneto la sua parte l'ha già fatta con il rigassificatore al largo delle coste e con la riconversione al carbone di Porto Tolle. Da quel che ci dicono i tecnici, il nostro bilancio è positivo». Atteggiamento che preoccupa non poco gli amministratori meridionali. L'assessore all'ambiente della Regione Basilicata Vincenzo Santochirico lancia l'allarme: «Temiamo che alcune scelte negative possano ricadere sul Mezzogiorno. Anziché essere destinatari di risorse per lo sviluppo rischiamo di diventare destinatari di scelte che altre regioni del nord non vogliono. Abbiamo rafforzato le linee di tutela e difesa della nostra sovranità e autonomia. Per capirci: Noi non ci fidiamo!».

Inevitabilmente il dibattito sul nucleare si interseca con la campagna elettorale per le regionali, mostrando tutta la fragilità del centrodestra. Fragilità che da un luogo a un timore ben definito, che l'attuale baricentro della dialettica politica possa far cadere la scelta tutta dell'esecutivo nazionale di ritorno al nucleare sul Mezzogiorno. Timore espresso senza possibili fraintendimenti da Vincenzo Santochirico, assessore all'Ambiente della Basilicata: «Temiamo che alcune scelte negative possano ricadere sul Mezzogiorno. Anziché essere destinatari di risorse per lo sviluppo rischiamo di diventare destinatari di scelte che altre regioni del nord non vogliono. Abbiamo rafforzato le linee di tutela e difesa della nostra sovranità e autonomia», spiega l'assessore e ambientalista, «Non ci fidiamo per capirci». E una controprova della ragione di Santochirico sono le dichiarazioni del ministro Zaia: «Il Veneto la sua parte l'ha già fatta con il rigassificatore al largo delle coste e con la riconversione al carbone di Porto Tolle. Da quel che ci dicono i tecnici, il nostro bilancio è positivo», afferma il ministro candidato alla presidenza della Regione Veneto. Ma la nota che allarma i governatori meridionali è nel merito della localizzazione di possibili centrali e depositi di scorie. «Il federalismo bisogna meritarselo», profetizza Zaia, «se il diritto all'autonomia di una comunità viene invocato da chi ha sommerso intere città di rifiuti, il sospetto di strumentalità è legittimo», quindi «il futuro non sono le leggi quadro - spiega - ma le trattative bilaterali condotte tra Stato e Regioni responsabili». Con queste dichiarazioni si delinea la strategia dell'esecutivo nazionale per il ritorno al nucleare. E nel caso di una delle tre regioni autrici di una giurisdizione federalista in materia, l'assessore Santochirico parla di «un accanimento contro la Regione Basilicata, contro i suoi cittadini e le sue istituzioni». Non è un atto di rispetto verso le autonomie locali che si vanno sbandierando «impugnare una legge nella quale noi abbiamo riaffermato il principio molto semplice: non ci possono essere centrali e depositi di scorie senza una intesa con la Regione». Per Santochirico «il provvedimento di Scajola, sollecitato al cdm, testimonia che c'è una volontà di sovrapporre la sovranità regionale alle decisioni del governo su una materia che ci ha visti contro a Scanzano Jonico e ci vedrà contro anche nelle prossime ore, disponibili a resistere se vogliono portare in Basilicata scorie o centrali». Un piano energetico nazionale che fa acqua da tutte le parti. «Saremmo curiosi di conoscere qual'è il piano del governo, se queste decisioni spettano loro. Noi ci siamo dati un piano energetico regionale con una opzione chiara: tutta la produzione energetica per soddisfare il fabbisogno verrà tutta da fonti rinnovabili. Vorremmo sapere qual'è la politica energetica dell'Italia in un piano complessivo e non solo con la legge 99 che ritorna al nucleare senza fissare il quando e il dove di come fissare queste scelte». Una forzatura il ricorso alla Corte Costituzionale senza aspettare che la medesima si pronunci su un altro ricorso: «Noi avevamo impugnato già la legge 99 e sarebbe stato sensato attendere il responso prima di intraprendere questa iniziativa. Se non lo si è fatto è perché si vuole forzare la mano».

Fonte: AMI
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