domenica 28 febbraio 2010
La Grecia si arrende
Atene rinvia l’emissione del nuovo debito e si affida alla clemenza delle banche tedesche
Di Stefano Feltri
"La Grecia è andata”, dicono gli operatori finanziari. Tradotto: ormai è quasi sicuro che non riuscirà a vendere i suoi titoli di debito a investitori che hanno sempre meno fiducia nelle capacità del governo di Atene di avviare il piano di risanamento promesso all’Unione europea. Il Wall Street Journal di ieri ha rivelato che questa settimana era previsa un’asta di titoli di Stato, ma il governo l’ha rinviata all’ultimo minuto per timore che lo sciopero generale di mercoledì scoraggiasse i potenziali investitori. L’asta dovrebbe quindi tenersi la prossima settimana ed è considerato l’ultimo test per la Grecia: se non vende i bond sarà la bancarotta.
L’APPELLO. “Le nostre peggiori paure hanno trovato conferma nell'economia, la Grecia non deve pensare ai costi politici ma concentrarsi sulla sua sopravvivenza”, ha detto ieri il primo ministro greco George Papandreou, in un discorso che era in realtà un appello alla Germania.
Perché ormai il destino della Grecia si gioca in una partita a due con Berlino, l’Unione europea ha abdicato e ha lasciato alla cancelliera Angela Merkel la responsabilità di decidere se abbandonare Atene al collasso (così l’euro si svaluterà e i prodotti tedeschi ritroveranno competitività, ma al prezzo di una nuova crisi bancaria e forse una recessione).
La posizione tedesca oscilla: il Financial Times Deutschland scrive che le banche tedesche hanno fatto sapere di non essere interessate a comprare bond greci, posizione che equivale a una sentenza di morte finanziaria per Atene. Ma Papandreu è stato invitato a Berlino il 5 marzo, per discutere con la Merkel il destino del suo Paese.
Per guadagnare consenso in patria annuncia di reclamare "le riparazioni di guerra" che la Germania non ha mai pagato dopo il 1945. Ma in realtà il dossier da discutere è una sottoscrizione dei titoli di debito greci fatta da banche tedesche con il governo che si accolla la garanzia dei prestiti. Un’associazione dei consumatori greca ha lanciato una campagna per il boicottaggio dei prodotti tedeschi dopo la copertina della rivista Focus su cui era rappresentata la Venere di Milo con il dito medio alzato.
I DUBBI. I mercati non sanno bene a chi credere, perché nel frattempo continuano le scommesse al ribasso sull’euro, fatte dai fondi speculativi che puntano sul collasso della Grecia. Il nove marzo Papandreu poi andrà da Barack Obama. Il presidente degli Stati Uniti lo ha invitato per discutere della situazione finanziaria e valutare anche le conseguenze dei un eventuale default.
Chi scalpita per intervenire è il Fondo monetario internazionale guidato da Dominique Strauss-Khan. Ieri il direttore del Fmi ha detto che "se ci sarà chiesto di fare di più, lo faremo", visto che l’Unione europea non sembra in grado di risolvere da sola il problema nonostante le rassicurazioni del Lussemburgo che, con il suo ministro delle Finanze del Lussemburgo, Luc Frieden, ricorda come "l’Europa non permetterà che la Grecia diventi un pericolo per la zona euro".
Strauss-Khan pensa anche alla campagna elettorale del 2012 in Francia, dove è l’unico candidato del Partito socialista che potrebbe contendere l’eliseo a Nicholas Sarkozy (che nella crisi non è riuscito a imporre una reazione coordinata dell’Europa). Strauss-Khan deve però vincere le resistenze culturali europee: nessuno vuole che la crisi greca sia risolta da un organismo internazionale che, anche se guidato da un francese, ha una chiara matrice americana.
Fonte: il Fatto Quotidiano del 27 febbraio
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Atene rinvia l’emissione del nuovo debito e si affida alla clemenza delle banche tedesche
Di Stefano Feltri
"La Grecia è andata”, dicono gli operatori finanziari. Tradotto: ormai è quasi sicuro che non riuscirà a vendere i suoi titoli di debito a investitori che hanno sempre meno fiducia nelle capacità del governo di Atene di avviare il piano di risanamento promesso all’Unione europea. Il Wall Street Journal di ieri ha rivelato che questa settimana era previsa un’asta di titoli di Stato, ma il governo l’ha rinviata all’ultimo minuto per timore che lo sciopero generale di mercoledì scoraggiasse i potenziali investitori. L’asta dovrebbe quindi tenersi la prossima settimana ed è considerato l’ultimo test per la Grecia: se non vende i bond sarà la bancarotta.
L’APPELLO. “Le nostre peggiori paure hanno trovato conferma nell'economia, la Grecia non deve pensare ai costi politici ma concentrarsi sulla sua sopravvivenza”, ha detto ieri il primo ministro greco George Papandreou, in un discorso che era in realtà un appello alla Germania.
Perché ormai il destino della Grecia si gioca in una partita a due con Berlino, l’Unione europea ha abdicato e ha lasciato alla cancelliera Angela Merkel la responsabilità di decidere se abbandonare Atene al collasso (così l’euro si svaluterà e i prodotti tedeschi ritroveranno competitività, ma al prezzo di una nuova crisi bancaria e forse una recessione).
La posizione tedesca oscilla: il Financial Times Deutschland scrive che le banche tedesche hanno fatto sapere di non essere interessate a comprare bond greci, posizione che equivale a una sentenza di morte finanziaria per Atene. Ma Papandreu è stato invitato a Berlino il 5 marzo, per discutere con la Merkel il destino del suo Paese.
Per guadagnare consenso in patria annuncia di reclamare "le riparazioni di guerra" che la Germania non ha mai pagato dopo il 1945. Ma in realtà il dossier da discutere è una sottoscrizione dei titoli di debito greci fatta da banche tedesche con il governo che si accolla la garanzia dei prestiti. Un’associazione dei consumatori greca ha lanciato una campagna per il boicottaggio dei prodotti tedeschi dopo la copertina della rivista Focus su cui era rappresentata la Venere di Milo con il dito medio alzato.
I DUBBI. I mercati non sanno bene a chi credere, perché nel frattempo continuano le scommesse al ribasso sull’euro, fatte dai fondi speculativi che puntano sul collasso della Grecia. Il nove marzo Papandreu poi andrà da Barack Obama. Il presidente degli Stati Uniti lo ha invitato per discutere della situazione finanziaria e valutare anche le conseguenze dei un eventuale default.
Chi scalpita per intervenire è il Fondo monetario internazionale guidato da Dominique Strauss-Khan. Ieri il direttore del Fmi ha detto che "se ci sarà chiesto di fare di più, lo faremo", visto che l’Unione europea non sembra in grado di risolvere da sola il problema nonostante le rassicurazioni del Lussemburgo che, con il suo ministro delle Finanze del Lussemburgo, Luc Frieden, ricorda come "l’Europa non permetterà che la Grecia diventi un pericolo per la zona euro".
Strauss-Khan pensa anche alla campagna elettorale del 2012 in Francia, dove è l’unico candidato del Partito socialista che potrebbe contendere l’eliseo a Nicholas Sarkozy (che nella crisi non è riuscito a imporre una reazione coordinata dell’Europa). Strauss-Khan deve però vincere le resistenze culturali europee: nessuno vuole che la crisi greca sia risolta da un organismo internazionale che, anche se guidato da un francese, ha una chiara matrice americana.
Fonte: il Fatto Quotidiano del 27 febbraio
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