Offensiva straordinaria per nascondere crisi, Finanziaria e processi scomodi.
Ha detto ieri il ministro della Giustizia Angelino Alfano: “La mafia è in ginocchio, i suoi leader storici sono tutti in carcere con il 41-bis e gli astri nascenti sono già decaduti e anche loro sono al 41-bis in carcere. Poichè è in ginocchio, il nostro obiettivo è stenderla a terra e liberarci della mafia il prima possibile”.
Il suo collega dell’Interno Maroni ha aggiunto: “Vogliamo sconfiggere la mafia, abbiamo la straordinaria ambizione di voler mettere fine a questo capitolo orribile della storia italiana e col piano straordinario di contrasto in dieci punti che approveremo nel prossimo gennaio faremo l’affondo definitivo”.
Il ministro famoso per il suo ‘lodo’ ha poi continuato: “Grazie all’antimafia delle leggi e ai risultati ottenuti grazie alle leggi varate in questa legislatura viviamo una delle stagioni più gloriose di lotta alla mafia da quando è iniziata la sfida aperta dello Stato alla criminalità organizzata”. Alfano ha evidenziato che non solo i numeri uno sono stati arrestati ma ormai “anche le seconde file della mafia sono state azzoppate” al punto che “la graduatoria dei 30 superlatitanti deve essere continuamente aggiornata perchè il ministro Maroni ne ha già arrestati 21 sui 30 iniziali». Il Guardasigilli si è mostrato inoltre orgoglioso del fatto che anche a livello di G8 è stato riconosciuto «il modello italiano di contrasto globale alla criminalità organizzata come la rotta da seguire in ambito europeo e internazionale”.
Infine, il titolare della Giustizia ha ricordato ai magistrati che la mafia “si può combattere senza andare in tv o a fare convegni” ed ha sollecitato i giudici a stare lontani dalla ribalta dei mezzi di informazione. “Lavorando di più in Procura e senza le luci delle telecamere si arresta qualche latitante in più, quindi con qualche convegno in meno e qualche latitante in più si fa il bene del Paese”.
Riassunti gli elementi centrali della propaganda governativa alcuni dati concreti. La mafia ‘alle corde’ in realtà gode di spazi di manovra infiniti, se si pensa che nei primi giorni del mese una indagine di Polizia e Carabinieri ha scoperto che persino nel piccolo paesino di Ficarazzi, 10.938 abitanti in provincia di Palermo, un gruppo di ‘picciotti’ sarebbe arrivato ad imporre il ‘pizzo’ addirittura nei lavori per la realizzazione di una novantina di tombe. I mafiosi avrebbero chiesto un ‘modico’ 3 per cento sull’importo dell’appalto di aggiudicazione dei lavori. ”Quante sono queste tombe, novanta? Sono trecentosessanta mila euro, mettiamo al tre per cento sono diecimila euro, lui gli ha fatto fare lo sconto di altri mille euro, se io parlo con chi devo parlare, mi fate fare brutta figura per cinquemila euro? Gli ho detto le faccio fare metà a Natale e metà a Pasqua” hanno ascoltato in una intercettazione gli investigatori. In alcune conversazioni registrate tra i criminali gli inquirenti avrebbero anche trovato riscontri sull’esistenza di un arsenale, nascosto in più località, composto da mitragliatori, pistole e munizioni in dotazione alla cosca.
In un articolo a firma Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo, pubblicato il 5 ottobre scorso su Antimafia2000, si legge: “Se da una parte il ministro della giustizia rivendica di aver inasprito il 41 bis aumentando a quattro anni la durata dei provvedimenti restrittivi per chi è accusato di reati di mafia, si continuano a verificare falle pericolosissime, vedi l’esempio di un boss del calibro di Piddu Madonia che dal 41 bis continuava ad impartire ordini. E soprattutto quando si parla di 41 bis, quasi trasversalmente, la politica non accetta di rimettere in discussione la riapertura delle carceri di Pianosa e dell’Asinara. Dove il principale obiettivo del 41 bis, cioè l’isolamento al fine di recidere il legame con la famiglia mafiosa, era reale ed effettivo”.
Ma non finisce qui. I successi vantati dai due ministri ieri, secondo Antimafia2000, hanno uno scopo preciso: “La maggioranza degli italiani disconosce i decreti di archiviazione di Firenze (1998) e di Caltanissetta (2002) per le stragi del ‘92 e del ‘93 nelle quali Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi vengono scagionati per mancanza di prove dalle accuse gravissime di essere complici di mafiosi “stragisti”, ma vengono altresì “segnati” in maniera indelebile per avere intrattenuto “rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato, all’essere tali rapporti compatibili con il fine perseguito dal progetto”. Una definizione che in un paese “civile” avrebbe impedito a chiunque di continuare la propria carriera politica. E’ evidente quindi perché Berlusconi sia allarmato per quei magistrati che continuano a indagare sul biennio stragista ‘92/’93. L’8 settembre scorso, intervenendo alla Fiera del Levante (in realtà si trattava della Fiera tessile milanese, ndr) aveva dichiarato di sapere che “ci sono fermenti in procura, a Palermo e a Milano. Si ricominciano a guardare i fatti del ‘93, del ‘94 e del ‘92. Mi fa male che queste persone, con i soldi di tutti, facciano cose cospirando contro di noi, che lavoriamo per il bene del Paese”. Il premier aveva poi definito queste nuove indagini dei magistrati “follia pura” e tre giorni dopo, nel pieno delle polemiche politiche a riguardo, Angelino Alfano affermava invece di essere d’accordo sulla riapertura delle indagini di mafia sulle stragi degli anni ‘90 qualora ci fossero stati nuovi elementi su cui indagare. Entrando poi nello specifico Alfano si diceva sicuro che “i magistrati lo faranno con zelo e coscienza e siamo convinti che nessuno abbia intenzione di inseguire disegni politici, ma solo un disegno di verità”.
Bongiovanni e Baldo hanno inoltre raccolto alcuni numeri che al ministro della Giustizia debbono essere sfuggiti durante la conferenza stampa di ieri: “Prendiamo ad esempio alcune città simbolo nella lotta alla mafia come Palermo, Caltanissetta e Trapani. Nel capoluogo siciliano mancano 17 magistrati, a Caltanissetta dopo le denunce e i ripetuti appelli del procuratore Lari ne sono arrivati 4, si è quindi in parte tamponata l’emorragia senza però risolvere del tutto il problema visto che allo stato i buchi d’organico per una procura come quella di Caltanissetta sono comunque del 30-35 per cento. Per non parlare della Dia nissena, oberata di lavoro nella collaborazione con la procura della Repubblica nelle indagini sulle stragi in primis, che può contare però su rinforzi di uomini e mezzi a corrente alternata”.
L’articolo di Antimafia2000 continua citando altri numeri: “Nella città di Trapani si stanno celebrando processi delicatissimi di mafia e politica mentre l’organico giudiziario si svuota inesorabilmente; in procura su un optimum di 11 magistrati (+ il procuratore capo e il procuratore aggiunto) vi lavorano in realtà 6 Pm, di cui 3 hanno già chiesto il trasferimento. Secondo i dati riportati nel Libro Bianco sulla scopertura degli organici negli uffici di procura realizzato da Md (Magistratura democratica, ndr) e pubblicati un paio di mesi fa sul quotidiano di informazione giuridica Diritto e Giustizi@, questi incentivi non risolvono definitivamente il problema. Al momento della stesura del Libro Bianco erano infatti solo 29 le disponibilità offerte da magistrati che attualmente svolgono funzioni di giudice, mentre 48 erano quelle rese da magistrati già assegnati a funzioni requirenti. Un’inezia di fronte alla gravità del problema. A tuttoggi mancano all’appello gli uditori giudiziari, tagliati via in seguito all’articolo 13 comma 2 del D.Lgs 160/06, e cioè la norma che vieta di destinare alle procure i magistrati di prima nomina. Non ci dimentichiamo che negli ultimi anni erano stati soprattutto i giovani a rinforzare gli uffici di frontiera: fra il 2002 e oggi, negli ultimi tre concorsi per uditori, su un totale di 1.047 magistrati reclutati, 618 sono stati destinati ad uffici giudiziari situati nelle quattro regioni meridionali a rischio; di questi 244 sono stati assegnati a uffici requirenti. Quindi pochissime nuove immissioni a fronte dell’età pensionabile che è salita da 72 a 75 anni”.
I due articolisti dell’associazione antimafia hanno pubblicato altri dati ancora: “Sfogliando poi il Dossier Anm su situazione organico uffici giudiziari Calabria e Sicilia (2008) ci si rende conto che siamo di fronte ad una situazione già nota che via via si sta incancrenendo. Nell’incipit del documento si legge che “l’obiettivo del dossier è di denuncia delle allarmanti carenze di risorse umane destinate nei distretti calabresi e siciliani per l’esercizio della giurisdizione, ritenendo che solo attraverso questo indispensabile strumento di analisi e riflessione possano essere rappresentate le reali situazioni che rendono inefficiente il servizio garantito ai cittadini”.
Scorrendo alcuni numeri riportati nel documento dell’Anm dello scorso anno troviamo che la scopertura di organico per la Procura di Palermo era al 14%; per quanto riguarda Messina sotto del 15 per cento; a Catania andava ancora peggio con il suo – 17,6 per cento. A Gela la percentuale in negativo scendeva al 60 per cento, fino ad arrivare ad Enna con una scopertura che arrivava al 75 per cento”.
Dov’è allora nella realtà la ‘lotta senza quartiere’ alla mafia sbandierata da Alfano e Maroni? Nel rilanciare una notizia che per nulla descrive la situazione reale i telegiornali a reti unificate avrebbero dovuto almeno porsi lo scrupolo di non tradire i cittadini onesti, nascondendo loro fatti e situazioni del tutto distanti dai proclami governativi.
L’Anm, nel suo dossier dello scorso anno, aveva spiegato cosa fare, ma è rimasta inascoltata. E ieri i giudici si sono anche sentiti dire che partecipando a dibattiti e convegni perdono tempo e non arrestano i criminali.
L’Associazione nazionale magistrati aveva avvertito l’anno scorso: “Nel prossimo quinquennio la maggioranza dei piccoli e medi uffici requirenti cesseranno di contrastare in maniera efficace la criminalità locale per carenza di organico, e basti citare le Procure di Siracusa, Gela, Caltanissetta, Locri, Palmi” e concludevano: “Una risposta ai cittadini ancora più adeguata potrebbe essere data se solo si decidesse di investire maggiormente nel settore giustizia, sia con maggiori risorse, e non effettuando tagli alle spese, sia attraverso gli ampliamenti degli organici, la copertura dei posti vacanti e soprattutto la possibilità di destinare alle funzioni monocratiche giudicanti e requirenti anche i magistrati di prima nomina”.
Nulla di tutto questo è stato ‘ricordato’ agli italiani, nessuno ha rilevato che i tagli alla giustizia hanno limitato l’attività delle procure, i tg si sono ben guardati dal ‘commentare’ le parole dei ministri Alfano e Maroni.
I mafiosi, forse, adesso staranno ridendo sereni, perchè sanno bene qual’è la situazione ed anche quanto il loro potere si sia esteso oltre le ‘regioni di appartenenza’. Da tempo, infatti, i capitali di cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra girano per l’Italia e per il mondo, ‘ripulendosi’ in banche insospettabili, nutrendo aziende e società finanziarie, inquinando in profondità il tessuto produttivo ed economico italiano ed europeo.
Questo non importa al governo: conta disinformare, promuoversi, allontanare i sospetti da premier e nutrire la già grave mancanza di conoscenza dei cittadini. E, soprattutto, continuare a ‘regnare’ senza problemi.
Fonte:Inviatospeciale
Segnalazione ASDS
.
Nessun commento:
Posta un commento