giovedì 17 settembre 2009

Secessione? No, grazie! Il bluff di Bossi svelato dai numeri



di Giuseppe Di Bella


Senatore Bossi, abbiamo scoperto che il popolo della Padania non vuole la secessione

I numeri, per loro natura, non mentono mai, specialmente nelle Democrazie: restano immutabili anche quando la politica urlata dai palchi, fa la voce grossa per coprire anche il respiro di maggioranze silenziose.

Le parole e gli equilibrismi politici, così come la forza delle coalizioni, non possono mutare la ferrea realtà dei voti ottenuti da ogni partito: il fatto che una coalizione abbia la maggioranza parlamentare, non cambia il peso specifico delle singole componenti e non rende condivise ipso facto le diverse e talvolta inconciliabili ideologie. I numeri sono democratici anche all’interno delle coalizioni di governo.

Il re del Montenegro era solito affermare: “Io ed il Re d’Italia, mio consuocero, abbiamo 500.000 baionette”. In realtà Lui ne aveva 2.000 ed il consuocero 498.000.

Prima di procedere, per evitare equivoci, evidenziamo che non è in discussione il fatto che la Lega governa ed amministra in modo eccellente molti Comuni, Province e Regioni: ma oggi ci occupiamo di altri aspetti, di voti e secessione, invero di volontà popolare.

Qualche giorno fa il Ministro Umberto Bossi, ha evidenziato che il federalismo fiscale non basta e che l’obiettivo della Lega Nord è infine quello di sempre, ovvero la secessione della Padania, da conseguire “Con le buone o con le meno buone”. Tempo fa aveva detto “Con le cattive” e di avere i “Fucili caldi”, e vi era stato un gran coro di critiche.

Tralasciamo, per un momento, ogni disquisizione storica, sociale ed economica, e fingiamo di essere all’anno zero, così come la politica ci sta abituando. Senza passato e senza futuro.

La secessione, democratica e non violenta, di più Regioni che andrebbero a costituire un nuovo Stato, ovvero la Padania, si potrebbe realizzare solo con il voto favorevole della maggioranza dei cittadini che in quella parte del Paese risiedono.

Riteniamo infatti che il novello Stato ed il suo Governo, si costituirebbero in forma repubblicana parlamentare e non certo dittatoriale e che quel “Meno buone” proferito dal Senatore Bossi, certamente non allude ad atti di forza.

A questo punto è necessario andare a rivisitare i risultati delle recenti elezioni politiche del 14 aprile del 2008, per capire di quale consenso gode la Lega nel territorio interessato.

E così collegandoci col sito ufficiale del Ministero dell’Interno, abbiamo provato a fare i conti per accertare se dietro il programma politico separatista del Senatore Bossi, vi sia veramente una espressa volontà popolare maggioritaria.

Ritenendo che nel nuovo Stato confluirebbero le Regioni che fanno parte della Circoscrizione elettorale Nord, abbiamo esaminato il voto di:

Valle d’Aosta,

Piemonte

Liguria

Lombardia,

Veneto

Friuli Venezia Giulia

Trentino alto Adige

Emilia Romagna

Con riferimento ai dati relativi alla elezione della Camera dei Deputati, questi sono i risultati registrati in quel territorio:

Voti espressi numero 16.571.740

Voti ottenuti dalla Lega Nord 2.947.801

Percentuale voti Lega Nord 17,79%

Alla luce dei dati sopra riportati, nell’ambito territoriale che dovrebbe costituire il libero Stato della Padania, il partito del Senatore Bossi risulta ottenere un consenso pari al 17,79%, che non è sufficiente per la fondazione di un nuovo Stato repubblicano, a meno che appunto non si pensi ad un’altra forma di Governo.

Se invece l’alternativa è uno Stato più ristretto, anche considerando solo il Lombardo-Veneto, zona a più alta concentrazione leghista, il partito del Senatore Bossi non supera il 26% dei voti.

Solo quale ulteriore elemento matematico, ricordiamo che la percentuale nazionale della Lega è dell’8,29%.

La Lega Nord è quindi molto lontana da quel 51% che legittimerebbe la secessione della Padania dall’Italia, in forma democratica. Rimarrebbe la soluzione rivoluzionaria in cui una minoranza, “Con le meno buone” conquista il potere.

Insomma un colpo di mano contro l’Italia e in sostanza contro la volontà dell’82,21% degli stessi cittadini della erigenda Padania, che non hanno votato la Lega.

Ritornano in mente i “Volontari delle valli bergamasche” un bel dì evocati dal Ministro Bossi quali fautori della secessione, e che verosimilmente, paradossi della storia, sono i discendenti di quel nucleo di garibaldini che indossata la camicia rossa, andarono con Garibaldi ad unire le due Sicilie all’Italia. Era infatti costituito da bergamaschi il contingente più numeroso che si unì ai Mille, con oltre cento elementi.

L’eccezione che si può muovere ai nostri calcoli è che in caso di Referendum per la secessione, invero non previsto dalla Costituzione vigente, anche elettori di altri partiti voterebbero per la scissione. Ma questa ipotesi non appare verosimile.

Infatti l’elettorato “ideologico” della Lega Nord è già totalmente “fidelizzato” e coloro i quali hanno simpatie per la Lega e forse per la secessione, non ondeggiano in un campo elettorale ampio e indefinito: è possibile che un elettore di Franceschini o Berlusconi possa domani votare per Casini o Di Pietro, mentre un’oscillazione di questi verso la Lega, appare ideologicamente estremamente improbabile.

Che poi il PDL di Silvio Berlusconi, che miete, come spighe in un campo di grano, i suoi voti al Sud e nelle Isole, sia disposto a rinunciare al Governo del Paese per schierarsi a Nord con i secessionisti, appare inverosimile. E in quel caso la componente ex Alleanza nazionale, ancora ideologicamente esistente in quanto tale, e che si attesta al 10% nel Paese intero, uscirebbe da ogni coalizione secessionista.

Identico discorso vale per i separatisti del Sud, isole comprese: non ci sono né i numeri né le condizioni politiche.

L’elettorato italiano sembra attualmente saldamente schierato in modo tale da garantire un destino unitario all’Italia. Piaccia o no.

Infine, visto che in realtà non siamo all’anno zero, almeno in campo economico, vorrei evidenziare due elementi di riflessione: in caso di secessione, l’enorme debito pubblico italiano, del quale i creditori sono massimamente al Nord e i debitori al Sud, chi lo pagherebbe?

E mi chiedo ancora: gli Stati risultanti da un frazionamento in due o in tre dell’attuale Stato italiano, a prescindere dal fatto che nessuno di essi potrebbe accollarsi l’onere di rimborsare il debito pubblico ai sottoscrittori, avrebbero le specifiche economiche per rimanere nell’area Euro? O dovrebbero uscirne e svalutare la “nuova Lira” o la “Lega”, moneta padana in pectore, del 50%?

Fonte:
Siciliainformazioni
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di Giuseppe Di Bella


Senatore Bossi, abbiamo scoperto che il popolo della Padania non vuole la secessione

I numeri, per loro natura, non mentono mai, specialmente nelle Democrazie: restano immutabili anche quando la politica urlata dai palchi, fa la voce grossa per coprire anche il respiro di maggioranze silenziose.

Le parole e gli equilibrismi politici, così come la forza delle coalizioni, non possono mutare la ferrea realtà dei voti ottenuti da ogni partito: il fatto che una coalizione abbia la maggioranza parlamentare, non cambia il peso specifico delle singole componenti e non rende condivise ipso facto le diverse e talvolta inconciliabili ideologie. I numeri sono democratici anche all’interno delle coalizioni di governo.

Il re del Montenegro era solito affermare: “Io ed il Re d’Italia, mio consuocero, abbiamo 500.000 baionette”. In realtà Lui ne aveva 2.000 ed il consuocero 498.000.

Prima di procedere, per evitare equivoci, evidenziamo che non è in discussione il fatto che la Lega governa ed amministra in modo eccellente molti Comuni, Province e Regioni: ma oggi ci occupiamo di altri aspetti, di voti e secessione, invero di volontà popolare.

Qualche giorno fa il Ministro Umberto Bossi, ha evidenziato che il federalismo fiscale non basta e che l’obiettivo della Lega Nord è infine quello di sempre, ovvero la secessione della Padania, da conseguire “Con le buone o con le meno buone”. Tempo fa aveva detto “Con le cattive” e di avere i “Fucili caldi”, e vi era stato un gran coro di critiche.

Tralasciamo, per un momento, ogni disquisizione storica, sociale ed economica, e fingiamo di essere all’anno zero, così come la politica ci sta abituando. Senza passato e senza futuro.

La secessione, democratica e non violenta, di più Regioni che andrebbero a costituire un nuovo Stato, ovvero la Padania, si potrebbe realizzare solo con il voto favorevole della maggioranza dei cittadini che in quella parte del Paese risiedono.

Riteniamo infatti che il novello Stato ed il suo Governo, si costituirebbero in forma repubblicana parlamentare e non certo dittatoriale e che quel “Meno buone” proferito dal Senatore Bossi, certamente non allude ad atti di forza.

A questo punto è necessario andare a rivisitare i risultati delle recenti elezioni politiche del 14 aprile del 2008, per capire di quale consenso gode la Lega nel territorio interessato.

E così collegandoci col sito ufficiale del Ministero dell’Interno, abbiamo provato a fare i conti per accertare se dietro il programma politico separatista del Senatore Bossi, vi sia veramente una espressa volontà popolare maggioritaria.

Ritenendo che nel nuovo Stato confluirebbero le Regioni che fanno parte della Circoscrizione elettorale Nord, abbiamo esaminato il voto di:

Valle d’Aosta,

Piemonte

Liguria

Lombardia,

Veneto

Friuli Venezia Giulia

Trentino alto Adige

Emilia Romagna

Con riferimento ai dati relativi alla elezione della Camera dei Deputati, questi sono i risultati registrati in quel territorio:

Voti espressi numero 16.571.740

Voti ottenuti dalla Lega Nord 2.947.801

Percentuale voti Lega Nord 17,79%

Alla luce dei dati sopra riportati, nell’ambito territoriale che dovrebbe costituire il libero Stato della Padania, il partito del Senatore Bossi risulta ottenere un consenso pari al 17,79%, che non è sufficiente per la fondazione di un nuovo Stato repubblicano, a meno che appunto non si pensi ad un’altra forma di Governo.

Se invece l’alternativa è uno Stato più ristretto, anche considerando solo il Lombardo-Veneto, zona a più alta concentrazione leghista, il partito del Senatore Bossi non supera il 26% dei voti.

Solo quale ulteriore elemento matematico, ricordiamo che la percentuale nazionale della Lega è dell’8,29%.

La Lega Nord è quindi molto lontana da quel 51% che legittimerebbe la secessione della Padania dall’Italia, in forma democratica. Rimarrebbe la soluzione rivoluzionaria in cui una minoranza, “Con le meno buone” conquista il potere.

Insomma un colpo di mano contro l’Italia e in sostanza contro la volontà dell’82,21% degli stessi cittadini della erigenda Padania, che non hanno votato la Lega.

Ritornano in mente i “Volontari delle valli bergamasche” un bel dì evocati dal Ministro Bossi quali fautori della secessione, e che verosimilmente, paradossi della storia, sono i discendenti di quel nucleo di garibaldini che indossata la camicia rossa, andarono con Garibaldi ad unire le due Sicilie all’Italia. Era infatti costituito da bergamaschi il contingente più numeroso che si unì ai Mille, con oltre cento elementi.

L’eccezione che si può muovere ai nostri calcoli è che in caso di Referendum per la secessione, invero non previsto dalla Costituzione vigente, anche elettori di altri partiti voterebbero per la scissione. Ma questa ipotesi non appare verosimile.

Infatti l’elettorato “ideologico” della Lega Nord è già totalmente “fidelizzato” e coloro i quali hanno simpatie per la Lega e forse per la secessione, non ondeggiano in un campo elettorale ampio e indefinito: è possibile che un elettore di Franceschini o Berlusconi possa domani votare per Casini o Di Pietro, mentre un’oscillazione di questi verso la Lega, appare ideologicamente estremamente improbabile.

Che poi il PDL di Silvio Berlusconi, che miete, come spighe in un campo di grano, i suoi voti al Sud e nelle Isole, sia disposto a rinunciare al Governo del Paese per schierarsi a Nord con i secessionisti, appare inverosimile. E in quel caso la componente ex Alleanza nazionale, ancora ideologicamente esistente in quanto tale, e che si attesta al 10% nel Paese intero, uscirebbe da ogni coalizione secessionista.

Identico discorso vale per i separatisti del Sud, isole comprese: non ci sono né i numeri né le condizioni politiche.

L’elettorato italiano sembra attualmente saldamente schierato in modo tale da garantire un destino unitario all’Italia. Piaccia o no.

Infine, visto che in realtà non siamo all’anno zero, almeno in campo economico, vorrei evidenziare due elementi di riflessione: in caso di secessione, l’enorme debito pubblico italiano, del quale i creditori sono massimamente al Nord e i debitori al Sud, chi lo pagherebbe?

E mi chiedo ancora: gli Stati risultanti da un frazionamento in due o in tre dell’attuale Stato italiano, a prescindere dal fatto che nessuno di essi potrebbe accollarsi l’onere di rimborsare il debito pubblico ai sottoscrittori, avrebbero le specifiche economiche per rimanere nell’area Euro? O dovrebbero uscirne e svalutare la “nuova Lira” o la “Lega”, moneta padana in pectore, del 50%?

Fonte:
Siciliainformazioni

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