sabato 5 settembre 2009

La prefettura di Trapani (ente incostituzionale in Sicilia) nega al popolo la sovranità




La Costituzione italiana recita all’art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Ma pare che in Sicilia la sovranità la esercitino alcune istituzioni, nel caso di Trapani il prefetto, figura incostituzionale nell’Isola in quanto il rappresentante dello Stato in Sicilia è il Presidente della Regione, (ndr.: ARTICOLO 21 dello Statuto 1. Il Presidente è Capo del Governo regionale e rappresenta la Regione.
2. Egli rappresenta altresì nella Regione il Governo dello Stato, che può tuttavia inviare temporaneamente propri commissari per la esplicazione di singole funzioni statali.
3. Col rango di Ministro partecipa al Consiglio dei Ministri, con voto deliberativo nelle materie che interessano la Regione”.

Né si può affermare che il prefetto abbia funzioni di polizia nell’Isola in quanto le Forze di costituzionalmente sono alle dipendenze del Presidente della Regione Siciliana (ARTICOLO 31 dello Statuto: 1. Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il Presidente della Regione a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale. Il Presidente della Regione può chiedere l’impiego delle forze armate dello Stato.
2. Tuttavia il Governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale congiuntamente al Presidente dell’Assemblea e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza.
3. Il Presidente ha anche il diritto di proporre, con richiesta motivata al Governo centrale, la rimozione o il trasferimento fuori dell’Isola dei funzionari di polizia …).

Premesso e considerato che quando si parla in Sicilia di “giustizia e legalità” bisognerebbe che lo stato italiano applicasse la giustizia e la legalità anche nei suoi comportamenti e non limitarsi, come fa il presidente della Repubblica italiana a parlare di “rispetto della Costituzione” quando è lo stato che della Costituzione ne ha fatto carta straccia, vi presentiamo il caso.

L’ex Sindaco di Marsala Eugenio Galfano, qualche tempo prima della fine del suo mandato aveva sostituito un antico toponimo della città risalente al 1700, con il nome di un personaggio, Salvatore Amodeo, che proposto come garibaldino alla fine è stato promosso “imprenditore agricolo” perché per qualcuno impresentabile come “eroe” risorgimentale. Amodeo, figura discussa e controversa, alla fine e contro il volere della cittadinanza, vuoi anche per la spinta di qualche gruppo di potere locale vicino ai discendenti che neanche vivono in Sicilia, ha preso il nome della storica Via Favorita.

Il cambio di denominazione ha suscitato una vera e propria sollevazione popolare e nel giro di qualche tempo i cittadini residenti nella storica via e non solo, con una petizione popolare sottoscritta da oltre mille cittadini, hanno chiesto che venisse restituito l’antico ed originario toponimo “Via Favorita”.

Chiusura netta da parte dell’ex Sindaco che ha terminato il suo mandato senza mai dare risposte sulla possibilità di restituire alla città Via Favorita, e forse questo è anche uno dei motivi per cui il centrosinistra per la prima volta nella stotia del dopoguerra ha perso le elezioni nel 2007!

Con la sindacatura Carini la richiesta anche se a rilento, quasi che gruppi di poteri forti la osteggiassero, giunge alla Commissione Toponomastica che approva all’unanimità non il cambio di toponimo, ma la restituzione alla cittadinanza di un antico toponimo, anche in considerazione che Via Salvatore Amodeo non viene “riconosciuto” ed accettato dai cittadini che ancora oggi continuano a chiamarla Via Favorita ed alcuni residenti hanno addirittura cancellato, in segno di protesta, il nome Salvatore Amodeo e scritto su un pezzo di cartone l’antico toponimo.

Con nota dell’amministrazione n. 35 del 3/4/2009 invia alla Prefettura di trapani, seguendo una assurda procedura burocratica, la delibera di cambio del toponimo e nel mese di agosto 2009 dalla Prefettura giunta una lettera di diniego che appare come una lettera offensiva e provocatoria. Infatti si legge: “… con riferimento alla determina della S.V. n. 35, emssa in data 3/4/2009 relativa all’oggetto, visti i pareri espressi dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Trapani e dalla Società Siciliana Storia Patria di Palermo, si ritiene che il cambiamento,dopo pochissimi anni, del toponimo della “Via Salvatore Amodeo” con quello di “Via Favorita”, possa provocare disagi sia alla cittadinanza, che ai servizi pubblici, in quanto i repentini interventi non consentono alle comunità locali di assimilare e far proprio un riferimento alla memoria del territorio. Pertanto, al fine di conciliare le diverse esigenze, così come suggerito dalla Società Siciliana per la Storia Patria, si ritiene che il toponimo “Favorita” possa essere affiancato a quello di “Salvatore Amodeo“.

Chiunque legge questa lettera si può rendere conto delle enormi contraddizioni in essa contenute.

Infatti, se il cambio del toponimo può arrecare disagi ai servizi pubblici (non alla cittadinanza che ha richiesto fermamente la restituzione del vecchio toponimo), questo succede sia che si cambi sia che si affianchi il nome Favorita a Salvatore Amodeo.

In tutte e due i casi gli indirizzi dovranno essere modificati (anche se ci risulta che molti cittadini non hanno ancora sostituito la vecchia carta di identità e la patente che recano come indirizzo “Via favorita”) e quindi la proposta appare una escamotage per mantenere contro la volontà del popolo un toponimo che riferisce di una persona discussa e mai accettata dalla comunità locale.

Appare quantomeno provocatorio ed offensivo dell’intelligenza del popolo affermare che i repentini cambiamenti non consentono di assimilare e far proprio un riferimento alla memoria del territorio se la strada in questione via viene “continuamente” e si può affermare quasi ossessivamente, indicata dalla popolazione come “Via Favorita”.

Questa storia e queste affermazioni contrastano con la realtà popolare che, volendosi soffermare solo a Marsala, smentiscono le affermazioni della Prefettura.

Infatti, solo per fare alcuni esempi, la centrale Via XI Maggio (che ricorda lo sbarco di Garibaldi) è generalmente indicata dai cittadini come il “cassaro; Piazza Matteotti, punto centrale e nevralgico della città viene indicata da tutti come “Porta Mazara” e Piazza Marconi come Porticella.

Allora viene da chiedersi, al di là della considerazione già espressa che la prefettura è una istituzione statale che insiste in Sicilia in costituzionalmente, come si possa parlare di assimilazione alla memoria del territorio quanto il popolo indicata alfa e le istituzioni impongono beta?

Ed infine, chi vuole imporre Salvatore Amodeo contro la volontà del popolo ? Non sarebbe ora che la toponomastica diventasse ”veramente” quello strumento utile al ricordo della cultura e della storia di una città e non un mezzo per gruppi di potere mostrare l’influenza che riescono ad eservitare sulla comunità locale?

Fonte:OsservatorioSicilia
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La Costituzione italiana recita all’art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Ma pare che in Sicilia la sovranità la esercitino alcune istituzioni, nel caso di Trapani il prefetto, figura incostituzionale nell’Isola in quanto il rappresentante dello Stato in Sicilia è il Presidente della Regione, (ndr.: ARTICOLO 21 dello Statuto 1. Il Presidente è Capo del Governo regionale e rappresenta la Regione.
2. Egli rappresenta altresì nella Regione il Governo dello Stato, che può tuttavia inviare temporaneamente propri commissari per la esplicazione di singole funzioni statali.
3. Col rango di Ministro partecipa al Consiglio dei Ministri, con voto deliberativo nelle materie che interessano la Regione”.

Né si può affermare che il prefetto abbia funzioni di polizia nell’Isola in quanto le Forze di costituzionalmente sono alle dipendenze del Presidente della Regione Siciliana (ARTICOLO 31 dello Statuto: 1. Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il Presidente della Regione a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale. Il Presidente della Regione può chiedere l’impiego delle forze armate dello Stato.
2. Tuttavia il Governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale congiuntamente al Presidente dell’Assemblea e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza.
3. Il Presidente ha anche il diritto di proporre, con richiesta motivata al Governo centrale, la rimozione o il trasferimento fuori dell’Isola dei funzionari di polizia …).

Premesso e considerato che quando si parla in Sicilia di “giustizia e legalità” bisognerebbe che lo stato italiano applicasse la giustizia e la legalità anche nei suoi comportamenti e non limitarsi, come fa il presidente della Repubblica italiana a parlare di “rispetto della Costituzione” quando è lo stato che della Costituzione ne ha fatto carta straccia, vi presentiamo il caso.

L’ex Sindaco di Marsala Eugenio Galfano, qualche tempo prima della fine del suo mandato aveva sostituito un antico toponimo della città risalente al 1700, con il nome di un personaggio, Salvatore Amodeo, che proposto come garibaldino alla fine è stato promosso “imprenditore agricolo” perché per qualcuno impresentabile come “eroe” risorgimentale. Amodeo, figura discussa e controversa, alla fine e contro il volere della cittadinanza, vuoi anche per la spinta di qualche gruppo di potere locale vicino ai discendenti che neanche vivono in Sicilia, ha preso il nome della storica Via Favorita.

Il cambio di denominazione ha suscitato una vera e propria sollevazione popolare e nel giro di qualche tempo i cittadini residenti nella storica via e non solo, con una petizione popolare sottoscritta da oltre mille cittadini, hanno chiesto che venisse restituito l’antico ed originario toponimo “Via Favorita”.

Chiusura netta da parte dell’ex Sindaco che ha terminato il suo mandato senza mai dare risposte sulla possibilità di restituire alla città Via Favorita, e forse questo è anche uno dei motivi per cui il centrosinistra per la prima volta nella stotia del dopoguerra ha perso le elezioni nel 2007!

Con la sindacatura Carini la richiesta anche se a rilento, quasi che gruppi di poteri forti la osteggiassero, giunge alla Commissione Toponomastica che approva all’unanimità non il cambio di toponimo, ma la restituzione alla cittadinanza di un antico toponimo, anche in considerazione che Via Salvatore Amodeo non viene “riconosciuto” ed accettato dai cittadini che ancora oggi continuano a chiamarla Via Favorita ed alcuni residenti hanno addirittura cancellato, in segno di protesta, il nome Salvatore Amodeo e scritto su un pezzo di cartone l’antico toponimo.

Con nota dell’amministrazione n. 35 del 3/4/2009 invia alla Prefettura di trapani, seguendo una assurda procedura burocratica, la delibera di cambio del toponimo e nel mese di agosto 2009 dalla Prefettura giunta una lettera di diniego che appare come una lettera offensiva e provocatoria. Infatti si legge: “… con riferimento alla determina della S.V. n. 35, emssa in data 3/4/2009 relativa all’oggetto, visti i pareri espressi dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Trapani e dalla Società Siciliana Storia Patria di Palermo, si ritiene che il cambiamento,dopo pochissimi anni, del toponimo della “Via Salvatore Amodeo” con quello di “Via Favorita”, possa provocare disagi sia alla cittadinanza, che ai servizi pubblici, in quanto i repentini interventi non consentono alle comunità locali di assimilare e far proprio un riferimento alla memoria del territorio. Pertanto, al fine di conciliare le diverse esigenze, così come suggerito dalla Società Siciliana per la Storia Patria, si ritiene che il toponimo “Favorita” possa essere affiancato a quello di “Salvatore Amodeo“.

Chiunque legge questa lettera si può rendere conto delle enormi contraddizioni in essa contenute.

Infatti, se il cambio del toponimo può arrecare disagi ai servizi pubblici (non alla cittadinanza che ha richiesto fermamente la restituzione del vecchio toponimo), questo succede sia che si cambi sia che si affianchi il nome Favorita a Salvatore Amodeo.

In tutte e due i casi gli indirizzi dovranno essere modificati (anche se ci risulta che molti cittadini non hanno ancora sostituito la vecchia carta di identità e la patente che recano come indirizzo “Via favorita”) e quindi la proposta appare una escamotage per mantenere contro la volontà del popolo un toponimo che riferisce di una persona discussa e mai accettata dalla comunità locale.

Appare quantomeno provocatorio ed offensivo dell’intelligenza del popolo affermare che i repentini cambiamenti non consentono di assimilare e far proprio un riferimento alla memoria del territorio se la strada in questione via viene “continuamente” e si può affermare quasi ossessivamente, indicata dalla popolazione come “Via Favorita”.

Questa storia e queste affermazioni contrastano con la realtà popolare che, volendosi soffermare solo a Marsala, smentiscono le affermazioni della Prefettura.

Infatti, solo per fare alcuni esempi, la centrale Via XI Maggio (che ricorda lo sbarco di Garibaldi) è generalmente indicata dai cittadini come il “cassaro; Piazza Matteotti, punto centrale e nevralgico della città viene indicata da tutti come “Porta Mazara” e Piazza Marconi come Porticella.

Allora viene da chiedersi, al di là della considerazione già espressa che la prefettura è una istituzione statale che insiste in Sicilia in costituzionalmente, come si possa parlare di assimilazione alla memoria del territorio quanto il popolo indicata alfa e le istituzioni impongono beta?

Ed infine, chi vuole imporre Salvatore Amodeo contro la volontà del popolo ? Non sarebbe ora che la toponomastica diventasse ”veramente” quello strumento utile al ricordo della cultura e della storia di una città e non un mezzo per gruppi di potere mostrare l’influenza che riescono ad eservitare sulla comunità locale?

Fonte:OsservatorioSicilia

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