sabato 15 agosto 2009

L’area off-limits del termovalorizzatore di Acerra


Sono solo voci infondate quelle che denunciano che dietro avamposti militari e filo spinato si nasconda inquinamento illegale e perdite economiche?




Di Stefano Crupi



Acerra – La zona intorno al termovalorizzatore di Acerra assomiglia sempre di più alla famosa “area 51” americana.
Come nel vasto territorio militare a nord ovest di Las Vegas vengono studiati misteriosi oggetti di provenienza extraterrestre, anche nel termovalorizzatore di Acerra si tenta di attivare una non ben identificata forma di smaltimento dei rifiuti.
Entrambe le zone sono state militarizzate al fine di non permettere l’accesso a curiosi giornalisti capaci solo di diffondere notizie false ed infondate.
Dopo l’inaugurazione in pompa magna del 26 marzo scorso, che ha visto la partecipazione di tutto il fronte governativo con a capo il suo presidente, Silvio Berlusconi, il termovalorizzatore ha iniziato a termovalorizzare i rifiuti, ossia a trasformarli in preziose fonti di energia. Almeno stando alle dichiarazioni del nostro premier. Tutto però senza che occhio umano potesse accedere, oltre il filo spinato allestito, per testimoniare quello che accadeva all’interno della struttura.

Numerose leggende sono allora cominciate a circolare. Voci hanno per esempio denunciato che quelle quantità di emissioni inquinanti, che gli inauguratori avevano definito “imbarazzanti” per la loro modestia, hanno superato, non una ma per ben 50 volte, il valore giornaliero prescritto dalla legge. In luogo dei 50 µg/m3, sanciti dal decreto ministeriale n. 60/2002, si è raggiunta spesso la quantità di circa 110 µg/m3.
Si tratta di voci, nulla di ufficialmente confermato, trapelate da anonime agenzie regionali (che sarà mai quest’Arpac?) e rese note da un ex parlamentare che non vuole mantenere l’anonimato, Tommaso Sodano, e che attualmente è sotto scorta.
La struttura che si trova nel mezzo del deserto campano è quindi circondata oltre che da un alone di polveri inquinanti anche da un alone di mistero.

Il fallimento dietro l’angolo. Per esempio risulta inspiegabile il curioso caso di 33 operai della Elettra Energia, l’azienda che si occupa temporaneamente del funzionamento del termovalorizzatore, che sono stati licenziati con una lettera consegnata dai militari in servizio. Perché farla consegnare dai militari? Che sia in atto un colpo di stato all’interno della segretissima area? Ma, soprattutto, come fa una struttura così recente, entrata a pieno regime solo nel mese di giugno, a trovarsi già in una crisi talmente profonda da arrivare a licenziare fino al 70 % della forza lavoro impiegata?
Le soliti voci infondate denunciano, contraddicendo i portavoce governativi, la disintegrazione (cioè l’assenza di qualsiasi integrazione) del sistema di raccolta differenziata campano e la forte dipendenza del termovalorizzatore dai finanziamenti europei. Ma anche qui si tratta di voci, né confermate né smentite, che pertanto rimangono tali.
Le stesse voci infondate hanno poi però avanzato il sospetto che le maggiori magagne si trovino nelle aree più nascoste, quelle di stoccaggio e di bruciatura, iperprotette da qualsiasi possibilità di infiltrazioni esterne da sofisticatissimi sistemi anti-intrusione. Qui avverrebbe la pessima selezione dei rifiuti che sarebbe alla base dell’eccessiva emissione di polveri nell’atmosfera.
Insomma nessuno sa, come accade nell’area 51, quello che avviene nel termovalorizzatore di Acerra.
Eppure è lecito chiederselo prima che la zona venga cancellata dalle mappe e cali per sempre il silenzio su questa misteriosa area del deserto campano.

Fonte:
Tuttiinpiazza
Leggi tutto »

Sono solo voci infondate quelle che denunciano che dietro avamposti militari e filo spinato si nasconda inquinamento illegale e perdite economiche?




Di Stefano Crupi



Acerra – La zona intorno al termovalorizzatore di Acerra assomiglia sempre di più alla famosa “area 51” americana.
Come nel vasto territorio militare a nord ovest di Las Vegas vengono studiati misteriosi oggetti di provenienza extraterrestre, anche nel termovalorizzatore di Acerra si tenta di attivare una non ben identificata forma di smaltimento dei rifiuti.
Entrambe le zone sono state militarizzate al fine di non permettere l’accesso a curiosi giornalisti capaci solo di diffondere notizie false ed infondate.
Dopo l’inaugurazione in pompa magna del 26 marzo scorso, che ha visto la partecipazione di tutto il fronte governativo con a capo il suo presidente, Silvio Berlusconi, il termovalorizzatore ha iniziato a termovalorizzare i rifiuti, ossia a trasformarli in preziose fonti di energia. Almeno stando alle dichiarazioni del nostro premier. Tutto però senza che occhio umano potesse accedere, oltre il filo spinato allestito, per testimoniare quello che accadeva all’interno della struttura.

Numerose leggende sono allora cominciate a circolare. Voci hanno per esempio denunciato che quelle quantità di emissioni inquinanti, che gli inauguratori avevano definito “imbarazzanti” per la loro modestia, hanno superato, non una ma per ben 50 volte, il valore giornaliero prescritto dalla legge. In luogo dei 50 µg/m3, sanciti dal decreto ministeriale n. 60/2002, si è raggiunta spesso la quantità di circa 110 µg/m3.
Si tratta di voci, nulla di ufficialmente confermato, trapelate da anonime agenzie regionali (che sarà mai quest’Arpac?) e rese note da un ex parlamentare che non vuole mantenere l’anonimato, Tommaso Sodano, e che attualmente è sotto scorta.
La struttura che si trova nel mezzo del deserto campano è quindi circondata oltre che da un alone di polveri inquinanti anche da un alone di mistero.

Il fallimento dietro l’angolo. Per esempio risulta inspiegabile il curioso caso di 33 operai della Elettra Energia, l’azienda che si occupa temporaneamente del funzionamento del termovalorizzatore, che sono stati licenziati con una lettera consegnata dai militari in servizio. Perché farla consegnare dai militari? Che sia in atto un colpo di stato all’interno della segretissima area? Ma, soprattutto, come fa una struttura così recente, entrata a pieno regime solo nel mese di giugno, a trovarsi già in una crisi talmente profonda da arrivare a licenziare fino al 70 % della forza lavoro impiegata?
Le soliti voci infondate denunciano, contraddicendo i portavoce governativi, la disintegrazione (cioè l’assenza di qualsiasi integrazione) del sistema di raccolta differenziata campano e la forte dipendenza del termovalorizzatore dai finanziamenti europei. Ma anche qui si tratta di voci, né confermate né smentite, che pertanto rimangono tali.
Le stesse voci infondate hanno poi però avanzato il sospetto che le maggiori magagne si trovino nelle aree più nascoste, quelle di stoccaggio e di bruciatura, iperprotette da qualsiasi possibilità di infiltrazioni esterne da sofisticatissimi sistemi anti-intrusione. Qui avverrebbe la pessima selezione dei rifiuti che sarebbe alla base dell’eccessiva emissione di polveri nell’atmosfera.
Insomma nessuno sa, come accade nell’area 51, quello che avviene nel termovalorizzatore di Acerra.
Eppure è lecito chiederselo prima che la zona venga cancellata dalle mappe e cali per sempre il silenzio su questa misteriosa area del deserto campano.

Fonte:
Tuttiinpiazza

Nessun commento:

 
[Privacy]
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Hot Sonakshi Sinha, Car Price in India