Ci sono momenti così drammatici, nella storia di un popolo, che non ammettono esitazioni. E, questo, è il caso del nostro Meridione, che scivola pericolosamente, giorno dopo giorno, verso un disastro economico e sociale che rischia di essere, ormai, irreversibile.
C'è un momento della storia che richiede a tutti i membri di una comunità solidale e civile di mettere finalmente da parte, individualismi, particolarismi ideologici, interessi spesso inconfessabili, per ritrovarsi, invece, uniti intorno ad un obiettivo comune.
Se i livelli di povertà, di disoccupazione, d'emigrazione, di criminalità, di devastazione ambientale sono così evidenti agli osservatori esterni ai territori meridionali, la nostra gente, impegnata nella difficile gestione del quotidiano e plagiata da un'informazione parziale ed ingannevole, sembra non rendersi conto della gravità della situazione e continua ad illudersi di vivere in un paese normale, cioè unito e disposto alla solidarietà.
La realtà invece è ben diversa.
Il Mezzogiorno non serve più a nessuno, neanche come mercato del Nord Italia.
La secessione, lo abbiamo detto tante volte, è ormai compiuta da tempo. Bisogna prenderne atto.
Mentre la nostra classe politica – in verità poco rappresentativa –, travolta da scandali, inchieste, sospetti, non riesce neanche a gestire l'ordinario e si limita solo a eseguire gli ordini dei poteri forti presenti nelle regioni economicamente più sviluppate, da tempo, piccole e grandi realtà associative di stampo meridionalista, cercano, anche se disunite e polverizzate in una pluralità di sfumature, di riaffermare la dignità del nostro Sud e di difenderne gli interessi.
Ma si sa il problema è storico. Sono decenni che si cerca di unire tutte queste realtà politico-culturali in un unico soggetto, ma puntualmente ed inesorabilmente ogni tentativo fallisce miseramente rendendo, in tal modo, fragile e perdente ogni capacità di reazione delle regioni meridionali. La scarsa propensione alla condivisione e il ruolo spesso strumentale di alcune leadership locali sono certamente tra le cause maggiori di queste divisioni.
Allora che fare? Si può mai disperdere una così grande energia che riesce tuttavia a motivare migliaia di persone, che ne hanno fatto tra l'altro motivo di vita, in un momento tanto preoccupante? Certamente no. Allora bisogna cambiare strategia. Bisogna, in altre parole, modificare la tattica di aggregazione.
Se è difficile, almeno per il momento, unificare le varie realtà in unica sigla e in un unico organismo, nulla dovrebbe ostacolare la convergenza di questa pluralità di soggetti su temi e battaglie politiche comuni. In pratica si tratta di spostare l'auspicata convergenza strutturale su una prettamente operativa.
Scelto, dunque, un tema di battaglia comune – ad esempio, il Federalismo fiscale, le Gabbie salariali, la rapina dei Fas, la povertà dilagante etc.. – tutte le organizzazioni meridionaliste, pur nella loro diversità associativa, potrebbero agire simultaneamente partendo da uno stesso giorno ed ognuna su un territorio di propria competenza, attivando una massiccia campagna politica e mediatica sul tema prescelto volta per volta.
Il risultato non potrà che essere clamoroso.
Per la prima volta, il Sud darebbe una prova di forza e di compattezza straordinaria. Agire in tutte le regioni meridionali (ma anche nel resto d'Italia) in contemporanea, in maniera organizzata con una pluralità di sigle – che in questo caso diventerebbero un valore e non un elemento di debolezza – non potrà che avere risonanza nazionale ed internazionale.
Naturalmente per la realizzazione pratica di questa strategia serve l'immediata creazione di un COU cioè di un Coordinamento Operativo Unitario costituito da selezionati rappresentanti per ciascuna delle organizzazioni aderenti all'iniziativa, che dovranno agire in tempi rapidi trasferendo le scelte effettuate sui territori di propria pertinenza, mantenendo nel contempo una necessaria discrezione.
Altro scopo di tale strategia sarà quello di far lavorare insieme persone e associazioni diverse, creando progressivamente i presupposti per la creazione di un organismo politico comune, indipendente dai partiti nazionali, nel quale dovrà prevalere come principale criterio di selezione dei vertici quello della meritocrazia.
L'Altro Sud-UDS che ha lanciato quest'iniziativa si mette, dunque, a disposizione di tutte le organizzazioni meridionaliste che concordano con questa strategia per avviare tale progetto di collaborazione operativa comune.
Antonio Gentile
Presidente nazionale de L'Altro Sud-UDS
www.laltrosud.it
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