domenica 19 luglio 2009

IL VERO MERIDIONALISMO, UN ORFANO DELLA COMUNICAZIONE




Di Gino Giammarino


Mentre si continua
a predicare
le cose giuste
nel modo sbagliato,
c'è chi confonde
polpette con hamburgers...

Scorrendo le pagine dei quotidiani, non può non balzare agli occhi il fermento che agita la nostra classe politica la quale, fulminata (purtroppo si tratta di un modo di dire) sulla via del meridionalismo, sta gareggiando per accreditarsi quale unico e credibile "Partito del Sud".

Naturalmente, senza possedere né i crismi dell'unicità (chi pratica il meridionalismo sa che ci vorrebbe un miracolo-ndr), né tantomeno quelli della credibilità, da lungo tempo dissipata dalla pratica quotidiana nello sfruttamento personale e svilimento della cosa pubblica.

Per la maggior parte dei casi, si tratta di politicanti estromessi dalle logiche di partito ed in cerca di riscatto attraverso quella che gli appare come un'ideologia, non solo facilmente sfruttabile, ma anche a buon mercato. Per dargli una definizione che sia facilmente comprensibile, li potremmo chiamare "Trombati in cerca d'autore".

Con tutti i difetti e i vizi della casta sopradescritti, però, il meridionalismo vero, quello che si danna l'anima da anni e anni per convincere i meridionali della necessità di avere un partito rappresentativo delle istanze del territorio che si identifica con i confini di quello che fu il "Regno delle Due Sicilie", non può non fare autocritica se qualcuno sta cercando di scippargli la cosìddetta "polpetta dal piatto".
E, per colmo del ridicolo, usando le stesse motivazioni, riferimenti, dati e cifre affannosamente veicolate dagli stessi meridionalisti nel deserto di qualche convegno salottiero o su improvvisati fogli senza alcuna finalità oggettiva oltre il velletarismo. Ciononostante, la gente del Sud, che non è stupida, ha respirato un humus diverso, ha capito che qualcosa deve e può cambiare.

Facile per un addetto ai lavori individuare, oltre la tradizionale incapacità di unirsi verso un obiettivo comune, in una mancata "Organica Strategia di Comunicazione" la pochezza percentuale dei risultati raggiunti.
Per dirla in breve, il meridionalismo continua a dire le cose giuste nel modo sbagliato.

Inoltre, il Sud attraversa un pericoloso momento, rischiando che le sue genti, orfane -perlappunto- di un'efficace comunicazione, non comprendendo le buone intenzioni di chi, generosamente, si propone come "vera ed inattaccabile nuova classe dirigente per il Sud", si consegnino nelle mani di chi è scafato da anni di approfittamento della buona fede dell'elettore.

In vita, come in guerra, tutto è possibile: ma che una banda di cialtroni ci rubi una tradizionale "polpetta al ragù" scambiandola, nell'ignoranza abissale e strafottenza verso la sua terra ed identità, per un rinsecchito "hamburger", mi sembra una cosa che non possiamo e non dobbiamo consentire a nessuno.
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Di Gino Giammarino


Mentre si continua
a predicare
le cose giuste
nel modo sbagliato,
c'è chi confonde
polpette con hamburgers...

Scorrendo le pagine dei quotidiani, non può non balzare agli occhi il fermento che agita la nostra classe politica la quale, fulminata (purtroppo si tratta di un modo di dire) sulla via del meridionalismo, sta gareggiando per accreditarsi quale unico e credibile "Partito del Sud".

Naturalmente, senza possedere né i crismi dell'unicità (chi pratica il meridionalismo sa che ci vorrebbe un miracolo-ndr), né tantomeno quelli della credibilità, da lungo tempo dissipata dalla pratica quotidiana nello sfruttamento personale e svilimento della cosa pubblica.

Per la maggior parte dei casi, si tratta di politicanti estromessi dalle logiche di partito ed in cerca di riscatto attraverso quella che gli appare come un'ideologia, non solo facilmente sfruttabile, ma anche a buon mercato. Per dargli una definizione che sia facilmente comprensibile, li potremmo chiamare "Trombati in cerca d'autore".

Con tutti i difetti e i vizi della casta sopradescritti, però, il meridionalismo vero, quello che si danna l'anima da anni e anni per convincere i meridionali della necessità di avere un partito rappresentativo delle istanze del territorio che si identifica con i confini di quello che fu il "Regno delle Due Sicilie", non può non fare autocritica se qualcuno sta cercando di scippargli la cosìddetta "polpetta dal piatto".
E, per colmo del ridicolo, usando le stesse motivazioni, riferimenti, dati e cifre affannosamente veicolate dagli stessi meridionalisti nel deserto di qualche convegno salottiero o su improvvisati fogli senza alcuna finalità oggettiva oltre il velletarismo. Ciononostante, la gente del Sud, che non è stupida, ha respirato un humus diverso, ha capito che qualcosa deve e può cambiare.

Facile per un addetto ai lavori individuare, oltre la tradizionale incapacità di unirsi verso un obiettivo comune, in una mancata "Organica Strategia di Comunicazione" la pochezza percentuale dei risultati raggiunti.
Per dirla in breve, il meridionalismo continua a dire le cose giuste nel modo sbagliato.

Inoltre, il Sud attraversa un pericoloso momento, rischiando che le sue genti, orfane -perlappunto- di un'efficace comunicazione, non comprendendo le buone intenzioni di chi, generosamente, si propone come "vera ed inattaccabile nuova classe dirigente per il Sud", si consegnino nelle mani di chi è scafato da anni di approfittamento della buona fede dell'elettore.

In vita, come in guerra, tutto è possibile: ma che una banda di cialtroni ci rubi una tradizionale "polpetta al ragù" scambiandola, nell'ignoranza abissale e strafottenza verso la sua terra ed identità, per un rinsecchito "hamburger", mi sembra una cosa che non possiamo e non dobbiamo consentire a nessuno.

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