domenica 14 giugno 2009

Svimez: crisi soprattutto al Sud


Nel 2008 è recessione in tutte le regioni, ma la crisi morde di più in Campania (-2,8%), e al Centro-Nord si registrano 13mila euro all'anno in più di Pil pro capite rispetto al Sud. Sono queste le prime anticipazioni del Rapporto Svimez che sarà presentato il 16 luglio prossimo. Nonostante l'anno scorso abbia subito soltanto i primi segni della crisi - si spiega - il Pil 2008 ha registrato variazioni negative in tutte le regioni italiane, con valori compresi tra -0,1% del Trentino Alto Adige e -2,8% della Campania. In valori assoluti il Pil pro capite del Mezzogiorno è pari a 17.970 euro contro i 30.680 del Centro-Nord. In base alle stime Svimez, dunque, da sette anni consecutivi ormai il Mezzogiorno cresce meno del Centro-Nord: nel 2008 il Mezzogiorno ha segnato rispetto all'anno precedente un calo di Pil dell'1,1%, risultato lievemente peggiore del Centro-Nord (-1%). A livello regionale, la forbice oscilla tra la tenuta del Trentino-Alto Adige (-0,1%) e il crollo della Campania, che scende del 2,8%. A seguire, le perdite più forti riguardano regioni del Nord: il Friuli Venezia Giulia (-1,7%), la Liguria e la Lombardia (entrambe in calo dell'1,6%) e il Piemonte (-1,4%). All'interno del Mezzogiorno, la Puglia registra anche quest'anno l'andamento migliore, nonostante la forte decelerazione (+2,6% nel 2007, -0,2% nel 2008); Abruzzo e Calabria segnano -0,4%, Molise e Basilicata -0,5%, mentre più colpite dalla crisi, dopo la Campania, sono la Sardegna (-1%) e la Sicilia (-0,7). Dal 2000 al 2008, comunque, il Mezzogiorno è cresciuto in media d'anno circa la metà del Centro-Nord, +0,6% contro +1%, a testimonianza di una forte e persistente tendenza di riapertura del divario di sviluppo tra le due aree. Tra le regioni italiane, negli otto anni, è stato il Lazio a crescere di più (+1,8%), seguito da Marche (+1,3%) e Umbria (+1,1%). Nessuna delle regioni del Sud supera nel periodo 2000 - 2008 il tasso di crescita medio nazionale (+0,9%): si oscilla tra il +0,2% dell'Abruzzo e il +0,9% della Calabria e del Molise. Puglia e Sardegna segnano +0,7%, Sicilia +0,8%. Contenuta la crescita della Basilicata, ferma a +0,3%, e della Campania, a +0,4%. Nel 2008 il Pil pro capite nazionale in valori assoluti è stato di 26.276 euro, risultante dalla media tra i 30.680 euro del Centro-Nord e i 17.970 del Mezzogiorno. Il Pil pro capite al Sud nel 2008 è stato pari al 58% di quello del Centro-Nord e al 68% del dato medio nazionale. La regione più ricca è stata la Valle d'Aosta, con 33.833 euro, seguita da Lombardia (33.335 euro), Trentino Alto Adige (32.768) ed Emilia Romagna (32.301). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.662 euro), che comunque registra un valore di 3.200 euro al di sotto dell'Umbria, la regione più debole del Centro-Nord. Seguono la Sardegna (20.627), il Molise (20.429), la Basilicata (19.039 euro), la Puglia (17.955), la Sicilia (17.533) e la Calabria (17.285). La regione più povera é la Campania, con 16.746 euro. (ANSA)


MEZZOGIORNO: RONGHI (UGL), RAPPORTO SVIMEZ CONFERMA DISASTRO SOCIOECONOMICO

(IRIS) - NAPOLI, 12 GIU - "Dal Rapporto Svimez arriva una conferma sul disastro socioeconomico del Mezzogiorno". Lo afferma il segretario confederale delle politiche per il Mezzogiorno dell'Ugl. Salvatore Ronghi. "Negli otto anni esaminati - spiega Ronghi - appare evidente che il Sud è cresciuto meno della metà del centronord, nonostante l'utilizzo dei fondi strutturali. Questo - prosegue l'eponente dell'Ugl - è un dato preoccupante per due motivi. Nonostante le ingenti risorse, la qualità della spesa dei fondi comunitari delle regioni meridionali non ha determinato alcun incremento del Pil e, dunque, alcuna crescita socio economica del territorio. La crisi del Mezzogiorno è la crisi del sistema Paese Italia per far fronte alla quale occorre una assunzione di responsabilità da parte del governo per trasformare l'attuale crisi in opportunità e per rilanciare politiche industriali che garantiscano lo sviluppo equilibrato del Paese e non penalizzino il Sud. E' evidente che, se si intende avviare tale processo strutturale - conclude Ronghi -, non si puo' continuare a 'saccheggiare' le risorse Fas".
Segnalazione Redazione Due Sicilie
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Nel 2008 è recessione in tutte le regioni, ma la crisi morde di più in Campania (-2,8%), e al Centro-Nord si registrano 13mila euro all'anno in più di Pil pro capite rispetto al Sud. Sono queste le prime anticipazioni del Rapporto Svimez che sarà presentato il 16 luglio prossimo. Nonostante l'anno scorso abbia subito soltanto i primi segni della crisi - si spiega - il Pil 2008 ha registrato variazioni negative in tutte le regioni italiane, con valori compresi tra -0,1% del Trentino Alto Adige e -2,8% della Campania. In valori assoluti il Pil pro capite del Mezzogiorno è pari a 17.970 euro contro i 30.680 del Centro-Nord. In base alle stime Svimez, dunque, da sette anni consecutivi ormai il Mezzogiorno cresce meno del Centro-Nord: nel 2008 il Mezzogiorno ha segnato rispetto all'anno precedente un calo di Pil dell'1,1%, risultato lievemente peggiore del Centro-Nord (-1%). A livello regionale, la forbice oscilla tra la tenuta del Trentino-Alto Adige (-0,1%) e il crollo della Campania, che scende del 2,8%. A seguire, le perdite più forti riguardano regioni del Nord: il Friuli Venezia Giulia (-1,7%), la Liguria e la Lombardia (entrambe in calo dell'1,6%) e il Piemonte (-1,4%). All'interno del Mezzogiorno, la Puglia registra anche quest'anno l'andamento migliore, nonostante la forte decelerazione (+2,6% nel 2007, -0,2% nel 2008); Abruzzo e Calabria segnano -0,4%, Molise e Basilicata -0,5%, mentre più colpite dalla crisi, dopo la Campania, sono la Sardegna (-1%) e la Sicilia (-0,7). Dal 2000 al 2008, comunque, il Mezzogiorno è cresciuto in media d'anno circa la metà del Centro-Nord, +0,6% contro +1%, a testimonianza di una forte e persistente tendenza di riapertura del divario di sviluppo tra le due aree. Tra le regioni italiane, negli otto anni, è stato il Lazio a crescere di più (+1,8%), seguito da Marche (+1,3%) e Umbria (+1,1%). Nessuna delle regioni del Sud supera nel periodo 2000 - 2008 il tasso di crescita medio nazionale (+0,9%): si oscilla tra il +0,2% dell'Abruzzo e il +0,9% della Calabria e del Molise. Puglia e Sardegna segnano +0,7%, Sicilia +0,8%. Contenuta la crescita della Basilicata, ferma a +0,3%, e della Campania, a +0,4%. Nel 2008 il Pil pro capite nazionale in valori assoluti è stato di 26.276 euro, risultante dalla media tra i 30.680 euro del Centro-Nord e i 17.970 del Mezzogiorno. Il Pil pro capite al Sud nel 2008 è stato pari al 58% di quello del Centro-Nord e al 68% del dato medio nazionale. La regione più ricca è stata la Valle d'Aosta, con 33.833 euro, seguita da Lombardia (33.335 euro), Trentino Alto Adige (32.768) ed Emilia Romagna (32.301). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.662 euro), che comunque registra un valore di 3.200 euro al di sotto dell'Umbria, la regione più debole del Centro-Nord. Seguono la Sardegna (20.627), il Molise (20.429), la Basilicata (19.039 euro), la Puglia (17.955), la Sicilia (17.533) e la Calabria (17.285). La regione più povera é la Campania, con 16.746 euro. (ANSA)


MEZZOGIORNO: RONGHI (UGL), RAPPORTO SVIMEZ CONFERMA DISASTRO SOCIOECONOMICO

(IRIS) - NAPOLI, 12 GIU - "Dal Rapporto Svimez arriva una conferma sul disastro socioeconomico del Mezzogiorno". Lo afferma il segretario confederale delle politiche per il Mezzogiorno dell'Ugl. Salvatore Ronghi. "Negli otto anni esaminati - spiega Ronghi - appare evidente che il Sud è cresciuto meno della metà del centronord, nonostante l'utilizzo dei fondi strutturali. Questo - prosegue l'eponente dell'Ugl - è un dato preoccupante per due motivi. Nonostante le ingenti risorse, la qualità della spesa dei fondi comunitari delle regioni meridionali non ha determinato alcun incremento del Pil e, dunque, alcuna crescita socio economica del territorio. La crisi del Mezzogiorno è la crisi del sistema Paese Italia per far fronte alla quale occorre una assunzione di responsabilità da parte del governo per trasformare l'attuale crisi in opportunità e per rilanciare politiche industriali che garantiscano lo sviluppo equilibrato del Paese e non penalizzino il Sud. E' evidente che, se si intende avviare tale processo strutturale - conclude Ronghi -, non si puo' continuare a 'saccheggiare' le risorse Fas".
Segnalazione Redazione Due Sicilie

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