venerdì 8 maggio 2009

Fiat-Opel: due stabilimenti in Italia chiuderanno




Scoppia la polemica sulla fusione fra Fiat e Opel. Oggi il quotidiano tedesco “Handelsbatt”, citando fonti vicine alla trattativa fra la casa torinese e la General Motors, proprietaria di Opel, afferma che la Fiat sarebbe pronta a chiudere due stabilimenti italiani (uno al Sud ed uno al Nord). Da segnalare che l’unico stabilimento Fiat al Nord è quelli di Mirafiori. L’altro stabilimento a rischio chiusura sarebbe quello della Opel a Kaiserslautern, mentre altri (a Saragozza in Spagna, a Trolhaetten in Svezia e ad Anversa in Belgio) potrebbero subire pesanti ridimensionamenti.

Secondo il quotidiano tedesco queste misure sarebbero previste dal piano stilato dall’amministratore delegato Sergio Marchionne ed esposto al ministro tedesco Karl Theodor zu Guttemberg. Non sarebbero colpiti, invece, gli stabilimenti Fiat in Polonia, Francia, Grecia e Serbia. L'ipotesi farebbe parte del cosidetto "progetto Fenice". Oggi l'agenzia americana Bloomberg riporta le dichiarazioni di Marchionne, che ha annunciato che sarà lui il prossimo amministratore delegato di Chrysler una volta che sarà portata a termine la fusione.

Duro il giudizio espresso in una dichiarazione da Giorgio Cremaschi (Fiom-Cgil): “Come si poteva prevedere, i raid senza controllo di Marchionne in giro per il mondo rischiano di fare pesanti danni all'industria e all'occupazione. Si tolgano dalla testa di poter chiudere stabilimenti in Italia, ovunque essi siano” ha dichiarato Cremaschi ed ha aggiunto: “Adesso basta. Il Paese si deve svegliare e dire al nuovo amministratore delegato della Chrysler che deve tornare con i piedi per terra e garantire l'occupazione e il lavoro. Altrimenti i problemi, enormi, li avrà in Italia e non in Germania”.

Molto duro anche il giudizio di Gianni Rinaldini, segretario della Fiom-Cgil: “"Per noi è inaccettabile qualsiasi ipotesi di chiusura di stabilimenti italiani. Un simile disegno porterebbe all'apertura di un pesante conflitto sociale"

Dubbi sull’ipotesi emergono anche nel Governo italiano. In una lettera scritta dal ministro per lo sviluppo economico Scajola a Luca Cordero di Montezemolo, si sottolinea come la centralità delle fabbriche italiane, nell’ambito dell’accordo fra Fiat e Chrysler, sia prioritario. “L'accordo raggiunto dalla Fiat con la Chrysler - scrive Scajola - ha costituito per l'economia del nostro Paese un fatto di grande rilievo: una nuova prospettiva di sviluppo, maturata nel pieno della crisi del settore, fa emergere i valori dell'industria italiana come poche volte era accaduto in passato”. In questo momento, scrive ancora il ministro, “fondamentale sarà il permanere della centralità del sistema produttivo italiano in un progetto che possa continuare ad essere sostenuto dal sistema degli incentivi pubblici disponibili per lo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese. Nella certezza che l'eccellenza degli stabilimenti italiani continui ad essere assicurata, anche in un contesto di globalizzazione della produzione, mi attiverò dunque per programmare un incontro a breve termine, anche alla presenza delle organizzazioni sindacali, al fine di condividere il contributo che il Governo potrà continuare ad offrire”.Giorgio Cremaschi, del sindacato dei metalmeccanici Fiom-Cgil

Già le ipotesi previste dal precedente “Project Football” prevedevano la chiusura di Pomigliano e Termini Imerese ed erano state anticipate dal quotidiano “Faz” e poi smentite dalla Fiat.

Altre indiscrezioni sono di segno diverso. Secondo l’agenzia di stampa “Dpa”, Roland Berger, membro del consiglio di amministrazione della Opel, avrebbe dichiarato che la Fiat chiuderebbe, in realtà, due stabilimenti Opel: uno nel Regno Unito ed uno in Polonia. Inoltre, secondo Berger, il piano messo a punto da Marchionne prevede la quotazione in Borsa entro tre anni del nuovo gruppo che nascerà dalla fusione fra Opel, Fiat e Chrysler.

Secondo il “Financial Times”, la Fiat, per portare a termine l’operazione, avrebbe bisogno di crediti per 6,4 miliardi di euro.

Fonte:
Indymedia lombardia
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Scoppia la polemica sulla fusione fra Fiat e Opel. Oggi il quotidiano tedesco “Handelsbatt”, citando fonti vicine alla trattativa fra la casa torinese e la General Motors, proprietaria di Opel, afferma che la Fiat sarebbe pronta a chiudere due stabilimenti italiani (uno al Sud ed uno al Nord). Da segnalare che l’unico stabilimento Fiat al Nord è quelli di Mirafiori. L’altro stabilimento a rischio chiusura sarebbe quello della Opel a Kaiserslautern, mentre altri (a Saragozza in Spagna, a Trolhaetten in Svezia e ad Anversa in Belgio) potrebbero subire pesanti ridimensionamenti.

Secondo il quotidiano tedesco queste misure sarebbero previste dal piano stilato dall’amministratore delegato Sergio Marchionne ed esposto al ministro tedesco Karl Theodor zu Guttemberg. Non sarebbero colpiti, invece, gli stabilimenti Fiat in Polonia, Francia, Grecia e Serbia. L'ipotesi farebbe parte del cosidetto "progetto Fenice". Oggi l'agenzia americana Bloomberg riporta le dichiarazioni di Marchionne, che ha annunciato che sarà lui il prossimo amministratore delegato di Chrysler una volta che sarà portata a termine la fusione.

Duro il giudizio espresso in una dichiarazione da Giorgio Cremaschi (Fiom-Cgil): “Come si poteva prevedere, i raid senza controllo di Marchionne in giro per il mondo rischiano di fare pesanti danni all'industria e all'occupazione. Si tolgano dalla testa di poter chiudere stabilimenti in Italia, ovunque essi siano” ha dichiarato Cremaschi ed ha aggiunto: “Adesso basta. Il Paese si deve svegliare e dire al nuovo amministratore delegato della Chrysler che deve tornare con i piedi per terra e garantire l'occupazione e il lavoro. Altrimenti i problemi, enormi, li avrà in Italia e non in Germania”.

Molto duro anche il giudizio di Gianni Rinaldini, segretario della Fiom-Cgil: “"Per noi è inaccettabile qualsiasi ipotesi di chiusura di stabilimenti italiani. Un simile disegno porterebbe all'apertura di un pesante conflitto sociale"

Dubbi sull’ipotesi emergono anche nel Governo italiano. In una lettera scritta dal ministro per lo sviluppo economico Scajola a Luca Cordero di Montezemolo, si sottolinea come la centralità delle fabbriche italiane, nell’ambito dell’accordo fra Fiat e Chrysler, sia prioritario. “L'accordo raggiunto dalla Fiat con la Chrysler - scrive Scajola - ha costituito per l'economia del nostro Paese un fatto di grande rilievo: una nuova prospettiva di sviluppo, maturata nel pieno della crisi del settore, fa emergere i valori dell'industria italiana come poche volte era accaduto in passato”. In questo momento, scrive ancora il ministro, “fondamentale sarà il permanere della centralità del sistema produttivo italiano in un progetto che possa continuare ad essere sostenuto dal sistema degli incentivi pubblici disponibili per lo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese. Nella certezza che l'eccellenza degli stabilimenti italiani continui ad essere assicurata, anche in un contesto di globalizzazione della produzione, mi attiverò dunque per programmare un incontro a breve termine, anche alla presenza delle organizzazioni sindacali, al fine di condividere il contributo che il Governo potrà continuare ad offrire”.Giorgio Cremaschi, del sindacato dei metalmeccanici Fiom-Cgil

Già le ipotesi previste dal precedente “Project Football” prevedevano la chiusura di Pomigliano e Termini Imerese ed erano state anticipate dal quotidiano “Faz” e poi smentite dalla Fiat.

Altre indiscrezioni sono di segno diverso. Secondo l’agenzia di stampa “Dpa”, Roland Berger, membro del consiglio di amministrazione della Opel, avrebbe dichiarato che la Fiat chiuderebbe, in realtà, due stabilimenti Opel: uno nel Regno Unito ed uno in Polonia. Inoltre, secondo Berger, il piano messo a punto da Marchionne prevede la quotazione in Borsa entro tre anni del nuovo gruppo che nascerà dalla fusione fra Opel, Fiat e Chrysler.

Secondo il “Financial Times”, la Fiat, per portare a termine l’operazione, avrebbe bisogno di crediti per 6,4 miliardi di euro.

Fonte:
Indymedia lombardia

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